In questo periodo in sala non così ricco di bei film probabilmente Bad Roads è la miglior cosa che potrete vedere.
Siamo in Donbass (ma il film è del 2020, in tempi non sospetti).
Quattro piccole storie, quattro episodi tutti svolti in uniche location.
Un modo per raccontare il clima della guerra - di tutte le guerre - davvero notevole.
Dialoghi eccezionali, vicende tutte legate da fili sottilissimi che, in una sceneggiatura davvero stimolante, sarà bellissimo ricercare per lo spettatore.
Un posto di blocco, una panchina, un ex sanatorio distrutto, una fattoria.
Un film quasi teatrale che racconta dei "duelli psicologici" tutti giocati sul vero ed il falso, sull'impossibilità di capire le reali intenzioni dell'altro.
Ben recitato, benissimo girato, straordinariamente scritto.
Ben recitato, benissimo girato, straordinariamente scritto.
Sarebbe piaciuto a Gogol
presenti spoiler
Per prima cosa ringrazio la Trent Film, la casa di distribuzione italiana del film che mi ha invitato a vederlo in sala.
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Per prima cosa ringrazio la Trent Film, la casa di distribuzione italiana del film che mi ha invitato a vederlo in sala.
Per chi mi conosce sa che questa cosa non influisce per niente nel mio giudizio sul film.
Che è bellissimo.
Bad Roads non è un instant film, non è stato girato (e come sarebbe stato possibile poi) dopo l'inizio della guerra in Ucraina ma, al contrario, è forse grazie a questa tragedia che, per fortuna, ha potuto vedere la luce della distribuzione italiana (il film è del 2020).
Io sono uno a metà, abbastanza informato sulle cose ma che non le approfondisce quasi mai.
Quindi eviterò di spiegar bene la situazione geopolitica che racconta il film perchè non sarei in grado. Lascio questa incombenza a chi ha le competenze per farlo.
Ma non è per giustificare la mia "ritirata" che mi sento di dire che se è vero che Bad Roads è film molto ancorato alla realtà che racconta (ovvero quella degli scontri, già cominciati nel 2014, in Donbass, la regione-fulcro di tutto quello che poi ha portato alla tragedia di oggi) è anche vero che secondo me il film può essere analizzato anche eradicandolo da tutto questo.
Ma del resto spesso capita ciò, ovvero che un film che racconta una guerra può essere paradigma di tutte le guerre.
Quindi lo affronterò come affronto sempre i film io, cercando di coglierne il cuore, le tematiche, le emozioni e la scrittura.
Ho trovato eccezionale in questo senso la struttura di Bad Roads.
Quattro episodi, tutti assolutamente ben definiti e diverso l'uno dall'altro.
Eppure, con una scrittura davvero magistrale, i 4 episodi sono legati in una maniera sublime, non certo soltanto perchè ambientati nella stessa zona e perchè raccontano lo stesso scenario.
Tutto Bad Roads è praticamente basato sui dialoghi tra i personaggi.
Ogni episodio è in un'unica location (nessuno supera 20 metri di spazio) e, quasi in maniera teatrale, tutto il pathos e la narrazione degli eventi è appunto affidata ai dialoghi.
Nel primo episodio abbiamo un posto di blocco dove due guardie ucraine fermano un preside ubriaco.
Nel secondo avremo 3 amiche su una panchina della fermata del bus.
Nel terzo una ragazza e il militare che l'ha rapita per abusarne.
Nell'ultimo una donna e due contadini.
Cosa accomuna tutti questi episodi?
Il fatto che, tranne che nel secondo, si instaura sempre un dialogo tra i personaggi in cui è quasi impossibile capirne le intenzioni, quasi impossibile discernere tra la verità e la menzogna, quasi impossibile capire se questi personaggi stanno "scherzando" o dicendo la verità.
Dei veri e propri duelli psicologici, scritti in maniera divina, che raccontano una realtà impossibile da comprendere, una realtà per cui non sai mai chi sia la persona che hai davanti, se sia pericolosa e, nel caso, quanto pericolosa.
In tre episodi su quattro arrivi alla fine con una sensazione stranissima, ovvero quella di non essere sicuro di chi hai avuto davanti.
Nel primo episodio, ad esempio, hai sempre il terrore che quei due militari facciano qualcosa di brutto.
O che il preside stia inventando balle.
Poi, man mano che andiamo avanti, lo spettatore comincia a cambiare idea, forse quel preside sta dicendo sempre la verità e quei due militari si stanno solo divertendo con lui, per passare il tempo.
E' così bella, inafferrabile e complessa la scrittura dei dialoghi di questo film che persino la scena dell' "apparizione", quella in cui il preside è sicuro di aver visto una sua allieva dietro la trincea, alla fine pensi che possa essere successa veramente (anche alla luce di tutto quello che accade negli episodi successivi).
La stessa struttura, quasi identica, l'abbiamo nel quarto episodio.
Ancora una volta un personaggio (in questo caso la donna borghese) in una situazione disagiante e di possibile pericolo, marionetta di altri due personaggi (i contadini in questo caso come nel primo furono le due guardie).
Anche qui stessa sensazione, stiamo per assistere a qualcosa di terribile o tutto è solo un "gioco"?
E pure in questo caso arriviamo alla fine senza nessuna certezza.
I contadini sin dal principio avrebbero voluto lasciarla andare?
Oppure le loro intenzioni erano diverse ma poi, parlandosi, si sono "umanizzati" ?
(non è un caso che la vecchia cambi atteggiamento quando sente piangere un bambino, come se quel pianto "atavico" le faccia riacquistare la ragione).
Un episodio al limite del surreale (questo film ricorda molto un certo tipo di letteratura in cui ironia e terrore si fondono insieme) in cui si mantiene lo stesso canovaccio, ovvero un serrato dialogo tra due "parti" di cui una delle due non sa le intenzioni dell'altra (come il sindaco non sapeva le intenzioni dei militari così nel terzo la ragazza non sapeva quelle del soldato così qui la donna non sa quelle dei contadini).
E' incredibile come più volte mi sia ritrovato a ridere in questo episodio malgrado una piccola tensione che mai m'ha lasciato.
Se dovessimo dire che il film è un insieme di 4 cortometraggi, ecco, questo è forse quello che si regge meglio sulle proprie gambe, quello che potrebbe funzionare meglio anche senza nessun contesto.
Eppure anche qua, come in tutto il resto del film, la "guerra" se non presente direttamente è quella cosa che dà colore all'atmosfera, che rende ogni azione ed ogni dialogo come minaccioso.
In questa terra dove è quasi impossibile capire chi sono gli amici e chi i nemici, chi i fratelli e chi no, chi legato all'Ucraina tutta e chi magari vuole l'indipendenza del Donbass, ecco che qualsiasi persona si incontra può essere pericolosa.