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22.8.19

Il 6 settembre Umberto Maria Giardini suonerà al raduno, il post "atto d'amore" (e presentazione di alcuni dei suoi brani più belli) di un mio grande amico


Ho deciso di non scrivere nulla riguardo il concerto di Umberto al raduno.
Semmai parlerò a voce là.
Lascio quindi la parola al mio grande amico Federico

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2006, fine mattina di un mese imprecisato. Italia, Umbria, Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia. La lezione di estetica è appena terminata. Bella, brutta, insignificante, appassionata, edificante, chissà... Giuseppe è un ragazzo più grande di me ed è mio "compagno di panca" e quello che si suol dire "un conoscente".


Qualche parola scambiata più o meno fortuitamente e adesso frequentiamo le lezioni insieme. Siamo soliti, dopo la lezione, andare alla ricerca di una buona pizza per le vie della nostra Perugia. Giuseppe è un formidabile mangiatore e per questo uno scopritore seriale di buon cibo. Inoltre mi piace la sua compagnia che trovo sana e genuina. E' un "lettore forte" e soprattutto un appassionato di cinema, non un esperto, un vero e proprio appassionato. Ed è meglio così. Ma non c'è solo la letteratura e il cinema, parliamo tranquillamente di un po' di tutto. 

Quel giorno non posso però, devo scappare. Sì, certo che mi piacerebbe ma non posso proprio.

- Ho fretta! 
- Cosa dovrai fare di così importante? 

- Devo assolutamente comprare un cd. Sta per chiudere il negozio. 
- Che cd? 
- Dai lascia perdere, lasciami andare che ho fretta ti dico! 
- (Parolaccia, probabilmente) 
- ... 
- Ma dimmi almeno che cantante è! Cosa ti costa? 
- Mi costa il tempo che sto perdendo! Tanto non lo conosci! 
- (seconda probabile parolaccia!) 
- Moltheni! Moltheni! Si chiama Moltheni! 
- Ma sei impazzito? E' assurdo! Clamoroso! Certo che lo conosco! 
- ...

Riportate tutto il dialogo al dialetto perugino e saprete grosso modo com'è cominciata la storia. 
Sono passati tredici anni e da allora non abbiamo mai smesso di conoscerci.

Dal 1999 ha pubblicato sotto il nome d'arte Moltheni, fino al 2010, anno della fine del progetto, non dell'artista. 

Dopo una breve parentesi con i Pineda, rinasce infatti a nuova vita musicale nel 2012, araba fenice vestita col suo nome reale. 
Moltheni oggi è Umberto Maria Giardini, UMG. 
Aldilà dei cenni bio\discografici, facilmente rintracciabili su wikipedia o nelle decine di recensioni presenti nell'universo internettiano, chi scrive è e resta interessato alla personalissima (giacché priva di qualsiasi competenza) descrizione della pura e semplice dimensione cantautorale. 
Mi piace la musica, Amo la musica del fu Moltheni e di Umberto Maria Giardini. 
Ho scoperto questo cantautore grazie a quelli che sono gli amici di una vita. Come in un rituale, condividiamo da anni ormai i primi ascolti, le prime impressioni e le prime emozioni di ogni nuovo album, di ogni nuovo brano, di ogni nuova singola nota. E' una esperienza epifanica, nuova e bellissima, approcciare il lavoro di un artista che nel tempo è stato in grado di rinnovarsi ed evolversi nella scrittura e nel suono, restando sempre figlio del proprio audace temperamento. 
Certo, l'argomento arte possiede senz'altro gli sconfinati confini invisibili del cosmo e tutto il relativismo vacuo della soggettività. E la musica, in particolare, in quel susseguirsi di note prive di significato, pare esserne la conferma. 
Non è ozioso parlare e soprattutto scrivere di musica in questi tempi dove tutto scorre velocissimo? 
Forse sì, ma come scrisse qualcuno "niente è più necessario del superfluo". 
Superfluo... 
Eppure sappiamo che la musica ha un effetto portentoso sull'essere umano e miliardi di persone lo sperimentano, magari anche consapevolmente, ogni giorno. 
Lunga parte di questa sperimentazione, chi scrive la prova con la musica di Umg. 
E se esiste una singola parola che possa esprimere il concetto, questa potrebbe essere EUFONIA. 
Eufonia: l'effetto piacevole prodotto da un suono o dall'accostamento di più suoni che si incontrano. 
Suoni e parole, parole e suoni. Parole che sono suoni. Suoni che sono parole.

In sostanza: perchè ci piace la musica di Umg?




La musica di UMG è inconfondibile: allieta e trascina, culla e ipnotizza, turba e si apre, ferisce, confonde e ammalia, medica, si fa immagine sensibile, visiva, paesaggistica; è sempre in simbiosi con la voce perchè l'ha partorita, ne è Madre. 

La voce di UMG è inconfondibile: eterea accarezza, placa, risveglia, graffia, turba, si innalza, si lamenta, si perde, si estende, ammorbidisce, diventa ruvida, esplode; è sempre in simbiosi con la musica perchè da essa nasce, ne è Figlia. 
In diverse interviste Umg ha infatti dichiarato di avere come consuetudine una particolare tecnica di scrittura del testo, inversa alla maggior parte dei cantautori: le parole nascono dalla musica e non viceversa. 
E' la musica quindi a generare\evocare la parola e da questa inversione di causa-effetto scaturisce probabilmente una potente e magica comunione perchè la parola, posandosi aderisce, diventa essa stessa strumento musicale, essa stessa suono, essa stessa musica. 
Da qui forse il segreto di una spiccata e raffinata sensibilità di paroliere e musicista (musicofilo, varrebbe la pena di dire oggi..) che contraddistingue tutta la produzione del Nostro, che, nel corso di una carriera ormai ventennale, ha raggiunto vette di una bellezza a dir poco vertiginosa. 
Una carriera in cui è facile rintracciare in ogni dove una facoltà di immaginazione musicale illimitata, degna di un vero e proprio sinesteta. 
Se il connubio tra musica e testo genera un prodotto finale armonioso, concentrandosi solo sul secondo elemento il discorso si fa più ostico. 
La scrittura quasi mai segue una narrativa facile: si produce spesso per immagini, flash, diapositive, e i nessi che ne scaturiscono non sempre sono facilmente assimilabili alla logica. 
Le parole difficilmente assecondano, spesso disilludono, a volte scuotono, rimandano simbolicamente. 
Il linguaggio si permea a volte di un ermetismo spigoloso e sembra chiudersi a qualsiasi ermeneutica; le metafore sono ardite; gli accostamenti azzardati spiazzano e conducono dove non vorresti, dove sembra non esserci scampo, dove la materialità diventa melliflua e mobile e nel passato si fondono i piani della geometria spaziale e le corrispondenze cromatiche. 
Il tutto però, è fondamentale evidenziarlo, lontanissimo dal naif o dal nonsense che troppo spesso invade il nostro tempo. 
E' in realtà, quella di Umg, una visione chiarissima e intima, è la soglia che l'artista ci fa attraversare per renderci fruitori delle proprie emozioni, dei propri pensieri, del proprio materiale onirico, delle visioni psichedeliche, della versicolore immaginazione, con una paradossale quanto potente presa diretta sulla realtà. 
Una scrittura autentica, un riconoscibile e dunque originale marchio di fabbrica. 
Il tutto, allietando le orecchie e tanto basta!

E allora proviamo a scrivere su quello che a parole è indescrivibile, sulle canzoni.
In ordine sparso, come direbbe qualcuno.


MONDODOWN "Dormi che domani il mio burro piegherà il tuo acciaio" è la possibile vendetta dopo un amore finito. Ma in fondo, "merita pena colui o colei che lascia". Brillante intramontabile, graffiante episodio moltheniano.

L'AMORE ACQUATICO, contenuta ne "I segreti del corallo", concreta e dolce onomatopea che ravviva l'ascoltatore con rovesci di godurie rinfrescanti, "cascate ripide" di sonorità lenitive. Chitarre di Acqua limpida, la si può sentire sulla pelle.




Un esempio di memoria fonografica, uno scrutare con l'occhio della mente è VITA RUBINA, traccia che apre "I segreti del corallo". La vita di un individuo, il vissuto, concreta astrazione d'eccellenza, si antropomorfizza, diventa persona in grado di provare collera per quel che non si è voluto fare e dire, diventa specchio riflesso dell'io e inesorabilmente, a mo' di vendetta lo precipita nel passato, in un gorgo di immagini emblematiche, perso in una spirale fotografica che risucchia i sensi. E la musica accompagna incessante l'ipnosi verso la liberatoria confessione finale. Si potrebbe scomodare Schopenauer: "la musica non esprime che la quintessenza della vita e dei suoi avvenimenti" 





E noi ascoltatori non possiamo che attingere, rimestare e abbeverarci dei suoni e delle parole, e ripensarle e rielaborarle e riplasmarle attraverso il nostro vissuto, riuscendo nuovi.

Antri di cielo, turbinii emozionali, vedute interiori, pennellate melodiose, fiamme disperate che sanno di colpa, che bruciano campi e allora lasciamoci bruciare di un altro fuoco, nel lutto collettivo, nella natura che si ribella quando lassù splendono le Pleiadi, nell'individuale consolazione sessuale che forse non basterà: è "PLEIADI IN UN CIELO PERFETTO", stella splendente incastonata nel firmamento di Forma Mentis.

PREGANDO GLI ALBERI IN UN OTTOBRE DA NON DIMENTICARE è la degna quasi-chiusura dell'album Protestantesima. Un inno alla scrittura che consola e redime e insieme una celebrazione della Natura che acquieta i sensi. Molteplici le frasi manifesto. "L'inchiostro allaga, condanna chi non paga, nell'obiettivo di una bontà che filtri la verità"; "Povero l'uomo moderno, che cerca virtù, laddove la ruota in discesa temeraria corre di più"; "Alunno io, materia tu. La penna scrive, la mente trotta e ride"




Non mancano poi gli episodi mitologici da cui Umg attinge, e\o mitopoietici, in cui c'è un'elaborazione personale che si fa mito. La liquida SIBILLA; la norrena SAGA dove l'io si prefigura le porte del Valhalla, il fascino di un paradiso prefetto, bramando valchirie, navi, chili d'oro e cavalli, ruotando vicino a pianeti di fuoco. Epica.

IL VASO DI PANDORA Una volta sollevato il coperchio, Milano si mostra così com'è: denaro e cocaina. E allora, è preferibile il fango rispetto ad un attico. Un climax vocale\sonoro stratosferico canta il distacco da una città profondamente amata, fino alla disillusione del "chi se ne frega". Punta di diamante di Protestantesima.




TUTTO E' ANTICRISTO Reminiscenza forse di un film di Trier. Se ci si abbandona all'abbraccio del suono e della parola, magari in solitudine, magari ad occhi chiusi, la tenacia della scrittura musicale scolpirà nella memoria emozionale indimenticabili vedute. Maestria artigianale, con una coda strumentale di sconfinata bellezza. Chiude il quasi omonimo Ep. Un gioiello raro.




Ne LE COLPE DELL'ADOLESCENZA odori di fili d'erba tra parafanghi, la vergogna che si antropomorfizza davanti ad un tè, così come la paura di fronte al tocco del corpo femminile, il sapore di una lingua che sapeva (o sa ancora?) di caramella mou. Il livello del dolore è cambiato, ma restano gli stessi identici desideri di quando si era diciannovenni. Scrittura di una poesia sublime e voce che si fa soave.

LUCE "No che non verrò al mio funerale, credo piangerei come il temporale" Lugubre? Ma che cos'è questa frase se non un immenso inno alla vita? Una vita che sia circondata di luce. E che luce!... e che voce!

SECONDA MADRE Una delicata nostalgia poggiata sopra a suoni celesti: qui le note fanno l'amore. Ascoltarla, fermarsi e riflettere.




MEA CULPA Un intimo pianoforte incanta e sottolinea il desiderio di fuga da una realtà mal sopportata. Ma l'io lirico è carnefice e vittima di sé stesso, come tutti del resto. La melodia e la voce toccano lidi inesplorati di commozione. Un capolavoro. "Noi, l'antimateria della realtà, girati su di un fianco, restiamo a guardare".




FORMA MENTIS al pari delle sopracitate Mea Culpa e Vita rubina, tra le vette più alte. La densità delle emozioni si fa più rock, le parole più ruvide, la voce: una potenza di fuoco. Tagliata in due dalla chitarra di Viterbini, nella seconda parte vola. E' un lavoro enorme di poesia introspettiva, uno scavare profondo nei sotterranei della mente, negli anfratti dell'anima. E' ancora una volta un viaggio a ritroso, un fare i conti con sé stessi, con la propria forma mentis, con ciò che ognuno di noi ineluttabilmente è stato ed è. Desiderio di metanoia, di cambiamento radicale del modo di pensare di un intera vita. Uno sfogo possibilmente catartico, che porterà una pace, anche se per sfinimento. 




Impossibile citare anche solo una frase, un momento: tutto, tutto, tutto, profuma di capolavoro.

Tante altre rimaranno fuori da questa lista... 


Nel corso degli anni, insieme agli amici di sempre, si è provato più volte a fare una raccolta delle migliori canzoni: ad ogni aggiunta l'orizzonte si allontanava. 

Beh, naturalmente queste sono le parole di un fan, e si portano dietro tutta l'ingenuità e forse la stupidità che il termine possiede, vista anche l'età di chi scrive. 
Ma, insomma, ascoltare per credere!

Infine, dunque, la musica di UMG mi piace perchè mi piace! Lo direbbe un bambino, lo dice spesso il mio io bambino e non c'è niente di più giusto, puro e semplice.

1.7.19

"Il Corpo del reato", quando la musica diventa letteratura, emozione, cronaca e cinema


C'è un brano di un cantante non troppo conosciuto.
Quel cantante si chiama Iosonouncane, col nome così, tutto attaccato.
Ha 35 anni, sardo.
E quel brano si chiama "Il corpo del reato".
Ascolto cantautori italiani da una vita, eppure negli ultimi 15 anni non mi è mai capitato un pezzo che riuscisse ad essere così tante cose come questo.
Il corpo del reato è musica, certo.
Ma è anche una storia.
Ed è anche cronaca.
Ed è anche denuncia sociale.
Ed è anche letteratura.
Ed è anche, e forse questo è il motivo più forte per avermelo fatto portare qua, cinema.
Ascoltate questo brano e vedrete davanti ai vostri occhi tutto quello che racconta.
Non solo, il brano usa delle vere e proprie tecniche cinematografiche, lo vedremo.
Per favore ascoltatelo bene.
Poi leggete il testo e poi, se vorrete, tutta la mia lunga analisi.





Alzati, andiamo, non fare il cretino non fare il bambino ti porto a casa ti porto in braccio tornando a casa ci fermiamo a fare colazione un cappuccino le paste alla crema una sigaretta andiamo a casa
cosa vuoi fare? vuoi stare lì tutta la notte sull'asfalto vuoi riposare? non lo senti il maestrale? che umidità! mi spezza le ossa mi sento male andiamo a casa
lasciati andare ti tengo forte ve l'ho detto mille volte di rallentare, andiamo
non ci pensi a tua madre? non ci pensi a tua madre? ci sta aspettando ha appena preso la pensione ma pensa a tua madre
pensa a tua madre
pensa a tua made rimata lì inchiodata crocefissa sul portone di casa in bella mostra in mezzo alla strada Attenti al cane! attenti al cane! no! attenti a tua madre! attenti a tua madre! attenti a tua madre! non dice niente non si lamenta sospira soltanto dovresti vederla sulla pancia con lo spray le hanno scritto JUVE MERDA coi piedi coperti di fiori si guarda la pancia, la scritta intendo e lo sa meglio di me
lo sa meglio di te che per un figlio appena dato uno nuovo tale e quale è ricevuto e me lo ha chiesto balbettando di prendere in ostaggio il direttore
di una qualche agenzia di viaggio ma gliel'ho detto non c'ho le palle, non c'ho il coraggio Alzati, andiamo è quasi mattino mi sto addormentando pulisciti il viso mi fai impressione mi stai spaventando andiamo, lasciati sollevare che pensi di fare? se pensi di fare qualcosa di originale ti stai sbagliando non c'è niente di più scontato di più normale e molto meno originale di quelle scarpe che detto tra me e te davvero le ho viste ai piedi di almeno 300 persone andiamo, torniamo in paese
torniamo in paese
torniamo in paese dovresti vedere cos'è successo, ma non sei un po' curioso? ma te lo giuro, sembra di stare in un posto nuovo Dopo trent'anni abbiamo vinto le elezioni, te lo giuro è stato proprio un colpo duro per loro mia madre ha pure pianto ed io ho fatto lo stesso si respira un'aria nuova c'è un bell'entusiasmo e da quest'anno si balla in un chiosco appena aperto sulla spiaggia tutti i giorni tutti a bere sulla sabbia e i balli di gruppo, i latino americani, poi fino all'alba con la tecno e stiamo già organizzando un bel torneo di pallavolo di calcetto di biliardo la caccia al tesoro la sagra del pane del pesce del maiale e se ti perdi tutto questo sei proprio un fesso Allora hai deciso sei proprio convinto di fare qualcosa
qualcosa di originale non vuoi tornare ma sai che ti dico? sei proprio un cretino non ci stupisci non mi sorprendi stammi ad ascoltare un pochino quelli come te lo sappiamo stanno al mondo solo perché c'è spazio mani strappate all'enalotto le tue, mani strappate all'enalotto quelli come te lo sappiamo son stati vivi solo quando sono morti mani strappate al voto di scambio le tue, mani strappate al voto di scambio ma lasciati abbracciare, ti riporto a casa, ti riporto da tua madre ma guardami in faccia
non mi riconosci? andiamo a casa
non farmi disperare non so che cosa fare, ormai non mi rispondi, hai deciso sei testardo sei convinto ascoltami bene ti stai sbagliando ascoltami bene ti stai sbagliando la verità sta nei dettagli e allora te li elenco ti regalo altri minuti del mio tempo Strada provinciale 160 in lontananza un pezzetto di mare notte fonda cielo sereno l'estate alle porte un leggero maestrale Fiat punto nera del 2000 trecentomila i chilometri percorsi cerchi in lega da quindici pollici un impianto stereo davvero eccezionale il corpo steso sulla schiena di un trentenne sull'asfalto ha già smesso di respirare abbigliamento sportivo curato costoso nella norma niente di originale nelle tasche cinque euro e pochi spicci un mazzo di chiavi due cellulari sul braccio destro un tatuaggio tribale e sulle mani calli e vesciche profonde da muratore.


ANALISI

Siamo sulla strada.
Il brano inizia in medias res, qualcosa è già successo, dobbiamo capire cosa (è già cinema).
Ad un primo sbadato ascolto si potrebbero perdere molti dettagli e non capire bene ma poi, ascoltando o leggendo con attenzione, tutto è molto palese.
Siccome questa è una analisi "post ascolto" me ne frego degli spoiler.
C'è stato un incidente stradale, chi canta è sopravvissuto, il suo amico no, è già morto (e questo rende il tutto più surreale) o sta morendo.

Tutto il brano va letto come l'urlo disperato di un uomo che ha visto il suo amico morire.
Nella prima parte cerca di minimizzare l'accaduto

Alzati, andiamo, non fare il cretino non fare il bambino ti porto a casa ti porto in braccio tornando a casa ci fermiamo a fare colazione un cappuccino le paste alla crema una sigaretta andiamo a casa
cosa vuoi fare? vuoi stare lì tutta la notte sull'asfalto vuoi riposare?

sono le parole di qualcuno che non ha realizzato o non sta realizzando quello che è successo.
Alzati dai, che andiamo a casa, andiamo a far colazione, non te lo far ripetere due volte, alzati.
Iniziano a manifestarsi i primi disagi fisici, in realtà psicologici

che umidità! mi spezza le ossa mi sento male andiamo a casa

ecco poi che accade un'altra cosa che è puro cinema, ovvero che mentre l'uomo urla all'altro di alzarsi gli arriva in testa come un flash di quello che è in realtà accaduto

ve l'ho detto mille volte di rallentare

una sola frase, quasi un inciso, che è un bagliore di lucidità, lucidità che poi sarà completa nel devastante finale

ecco poi che comincia una delle parti più struggenti del brano, quella in cui l'uomo, per convincere l'amico morente (morto...) ad alzarsi gli ricorda sua madre

non ci pensi a tua madre? non ci pensi a tua madre? ci sta aspettando ha appena preso la pensione ma pensa a tua madre
pensa a tua madre
pensa a tua made rimata lì inchiodata crocefissa sul portone di casa in bella mostra in mezzo alla strada

è un'immagine tristissima e malinconica questa della madre davanti alla porta di casa ad aspettare.
Immagine che poi diventa addirittura surreale in quello che è il passaggio più indecifrabile (ma forse non c'è niente da decifrare, è letterale) del pezzo

dovresti vederla sulla pancia con lo spray le hanno scritto JUVE MERDA
juve merda coi piedi coperti di fiori si guarda la pancia, la scritta intendo

immagine spiazzante che ci suggerisce molto degrado e, forse, anche un problema mentale della madre

poi un passaggio molto difficile, secondo me di alta scrittura

e lo sa meglio di me
lo sa meglio di te che per un figlio appena dato uno nuovo tale e quale è ricevuto

che significa?
forse il figlio "appena dato" è quello appena morto, sostituito proprio da colui che parla, considerato da quella donna alla stregua di un figlio
Oppure "dato alla luce".
Sta di fatto che molto probabilmente chi sta parlando si sente come un secondo figlio per quella donna che, addirittura

e me lo ha chiesto balbettando di prendere in ostaggio il direttore
di una qualche agenzia di viaggio ma gliel'ho detto non c'ho le palle, non c'ho il coraggio

altre immagini di profonda povertà e degrado, come chiedere all'amico del figlio di fare una rapina per salvare tutti loro

appena dopo secondo flash cinematografico di lucidità

pulisciti il viso mi fai impressione mi stai spaventando

poi, però, appena la riga dopo, ricomincia a insultarlo

che pensi di fare? se pensi di fare qualcosa di originale ti stai sbagliando non c'è niente di più scontato di più normale e molto meno originale di quelle scarpe che detto tra me e te davvero le ho viste ai piedi di almeno 300 persone

ed è geniale questa similitudine tra la banalità di "fare il morto" e le scarpe che indossa l'amico. Paragone assurdo ma che viene fuori in questo delirio di non lucidità mentale.
L'occhio del lettore diventa sempre più spettatore, ormai da tempo abbiamo davanti quest'immagine dell'amico morto. E iniziamo ad entrare nel dettaglio per arrivare poi a quello che sarà un incredibile finale in questo senso

Comincia adesso un'altra parte bellissima, ancora un cambio di scenario.
Qui il brano diventa simbolo di una denuncia sociale, quella di quei paesini dove tutto è sempre uguale da anni, dove tutte le cose si ripetono, dove le sagre e il biliardino diventano importanti e "belle".
Questa morte in provincia si fa sempre più struggente.

Righe meravigliose:

andiamo, torniamo in paese
torniamo in paese
torniamo in paese dovresti vedere cos'è successo, ma non sei un po' curioso? ma te lo giuro, sembra di stare in un posto nuovo Dopo trent'anni abbiamo vinto le elezioni, te lo giuro è stato proprio un colpo duro per loro mia madre ha pure pianto ed io ho fatto lo stesso si respira un'aria nuova c'è un bell'entusiasmo e da quest'anno si balla in un chiosco appena aperto sulla spiaggia tutti i giorni tutti a bere sulla sabbia e i balli di gruppo, i latino americani, poi fino all'alba con la techno e stiamo già organizzando un bel torneo di pallavolo di calcetto di biliardo la caccia al tesoro la sagra del pane del pesce del maiale e se ti perdi tutto questo sei proprio un fesso

Poi, dopo questo ultimo disperato e patetico tentativo di far rialzare l'amico (attirarlo con le "bellezze" del loro paesino) chi canta ha perso ormai la pazienza e comincia la parte più dura del brano, quella di vere e proprie offese all'amico morto a terra

Prima c'è questa frase quasi esistenziale

Allora hai deciso sei proprio convinto di fare qualcosa
qualcosa di originale non vuoi tornare

poi un fiume in piena di cattiveria

quelli come te lo sappiamo stanno al mondo solo perché c'è spazio mani strappate all'enalotto le tue, mani strappate all'enalotto quelli come te lo sappiamo son stati vivi solo quando sono morti mani strappate al voto di scambio le tue, mani strappate al voto di scambio

"mani strappare all'enalotto le tue"
"quelli come te son stati vivi solo quando son morti"

straordinario Iosonouncane in queste frasi, specialmente in quella seconda che sta a significare di come la vita dell'amico sia stata una completa nullità, insignificante, così insignificante che ci si accorge che è stato vivo solo ora che è morto

ed è qui che accade l'ennesimo cambiamento in questo brano che è quasi un flusso di coscienza emotivo, senza stacchi, un piano sequenza di mille stati d'animo

Dopo le offese più grandi che abbiamo appena letto, LA RIGA DOPO, c'è questo:

ma lasciati abbracciare, ti riporto a casa, ti riporto da tua madre ma guardami in faccia
non mi riconosci? andiamo a casa
non farmi disperare non so che cosa fare, ormai non mi rispondi

sembrano due persone diverse in questi due passaggi ma è sempre lui

è l'ultimo tentativo, l'ultimo, disperato
Ormai si rende conto che l'amico non gli ha mai risposto, la lucidità sta arrivando ed è qui che Iosonouncane costruisce un finale devastante e leggendario.
E, ancora una volta, sembra di essere al cinema.
Se prima abbiamo assistito ad un film a metà tra il drammatico, l'emozionale e il surreale adesso arriva il cinema verità, quello freddo e cinico, puro realismo, quasi parossistico

Ed è stupendo che i dettagli del "corpo del reato", della scena dell'incidente, siano raccontati al morto
Non sono dettagli che arrivano alla testa di chi parla, no, chi parla li "elenca" al morto, straordinario

la verità sta nei dettagli e allora te li elenco ti regalo altri minuti del mio tempo

ed ecco finalmente che tutta la scena che abbiamo intravisto durante questa "canzone-film" adesso ci viene mostrata
E non in campo largo, ma strettissimo.
Li leggiamo col groppo in gola

Strada provinciale 160 in lontananza un pezzetto di mare notte fonda cielo sereno l'estate alle porte un leggero maestrale Fiat punto nera del 2000 trecentomila i chilometri percorsi cerchi in lega da quindici pollici un impianto stereo davvero eccezionale il corpo steso sulla schiena di un trentenne sull'asfalto ha già smesso di respirare abbigliamento sportivo curato costoso nella norma niente di originale nelle tasche cinque euro e pochi spicci un mazzo di chiavi due cellulari sul braccio destro un tatuaggio tribale e sulle mani calli e vesciche profonde da muratore.

una strada vicino al mare, di provincia.
L'estate sta arrivando carica di promesse, c'è un leggero maestrale.
La macchina dell'incidente è vecchia, 300.000 km alle spalle. Se uniamo questo dato all'immagine poverissima della madre, al "sogno" della rapina in banca e ai 5 euro sulle tasche ci immaginiamo un povero ragazzo di famiglia anche più povera.
Ce lo immaginiamo come un operaio e, infatti, nell'ultima riga del testo, abbiamo le vesciche profonde da muratore.
E, come tutti questi operai squattrinati, ci sono però un paio di elementi formidabili ("un impianto stereo davvero eccezionale", "due cellulari") che rendo il quadro ancora più "vero".
Quanti trentenni senza una lira e che lavorano come muli conoscete che hanno però impianti stereo formidabili e due cellulari?
Tanti, tantissimi, due "status simbol" classici per stare al mondo, per divertirsi, per sentirsi fighi.

e in mezzo a tutto questo, finalmente, il corpo del reato
Nudo, definitivo

il corpo steso sulla schiena di un trentenne sull'asfalto ha già smesso di respirare

brividi