31.3.17

Recensione "Nocturama"




Un grande film francese che in maniera nuova racconta de clima di terrore in cui vive ormai l'Occidente da anni.
Un gruppo di ragazzi e il loro tentativo, a modo loro, di diventare storia.
E poi un Grande Magazzino che diventerà luogo di riparo, di paura e, forse, anche luogo simbolo di ciò che siamo.

Presenti spoiler sempre più grandi più la rece va avanti

Film disponibile nel Guardaroba



Emanuele viene ammazzato a calci, pugni e sprangate ad Alatri, nella profonda provincia italiana.
Il primo posto dove lo scopro è su fb, come spesso accade.
E leggo post durissimi verso questi albanesi che l'hanno ammazzato come un cane.
Un branco di albanesi.
Anzi no, ce n'erano 3,4, dicono ore dopo.
Anzi no, ce n'erano 2 forse.
Anzi no, erano tutti italiani.
Il fatto è che ci piace sempre pensare che il nemico sia l'altro, che quelli che fanno del male non siano uguali a noi, che mangiano i nostri stessi piatti, che parlano la nostra stessa lingua, che hanno le facce come la nostra.
Già.

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Parigi, appena dopo l'ora di pranzo.
Seguiamo ragazzi che entrano ed escono dalle carrozze, apparentemente quasi a caso.
Ogni tanto si sfiorano, la maggior parte delle volte fanno finta di non conoscersi, una volta si toccano la mano.
Arrivano messaggi nei loro cellulari, messaggi che qualcuno di loro manda e qualcuno riceve.
Dieci minuti di quasi solo montaggio, caratterizzato dal silenzio assoluto e da long take alla Elephant (mica lo dico a caso) dove seguiamo i protagonisti da dietro.
Hanno facce di tutti i tipi. Alcuni di origine nordafricana, altri francesi purosangue, alcuni vestiti in maniera anonima, altri in sgargianti abiti da scugnizzi di strada, altri ancora in perfetti completi eleganti.
Tante etnie, tante scale sociali diverse.
Ma qualcosa li ha messi insieme.
E quel qualcosa è quello forse di cui parla Nocturama, è quella noia, è quella voglia di fare qualcosa di grande e sbagliato, sono quelle nozioni spicce di politica usate come pretesto per combattere una democrazia sbagliata.
Non c'è religione sotto, non sono quelli diversi, non sono gli stranieri, non sono gli albanesi di Alatri.
Siamo "noi", sono i parigini che metteranno a ferro e fuoco Parigi, sono i parigini che vogliono mettere paura, terrore, ma in un modo nuovo, in un modo ancora più terrorizzante, perchè hanno le facce dei figli dei terrorizzati, perchè sono insospettabili, perchè non si troverà motivo ad una cosa del genere, perchè non c'è Allah, che fa sempre paura certo, ma almeno ci rassicura, ci dà un nome e un motivo ai gesti, ci dà il nome del diavolo.

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Nocturama presenta tre parti ben distinte.
La prima è quella muta e misteriosa degli spostamenti, poi ci sarà quella di preparazione dei luoghi per gli attentati e poi quella, lunghissima, del post attentati.
Sinceramente funzionano tutte anche se qualche lungaggine di troppo la trovi ovunque. A volte dispiace quando vedi film bellissimi che con solo un pò più di attenzione potevano essere perfetti per tempi.
Ma questa, ovviamente, è solo una considerazione personale.
Quando scoppiano le bombe ti accorgi di una cosa nuova, quei ragazzi non volevano uccidere, solo far qualcosa di "storico" e che avrebbe messo nel panico la società in cui vivono.
Macchine vuote parcheggiate, una statua (ecco, lì siamo davvero alla bomba simbolica, Giovanna d'Arco), un piano disabitato di un palazzo, una stanza praticamente mai usata al Ministero (perchè tra i ragazzi c'è uno talmente su nella scala sociale da poterlo frequentare).
A tal proposito non si capisce infatti la scena dell'attentato omicida di uno di loro, forse il capo, l'unico anche che non riuscirà ad entrare nel Grande Magazzino.
Su questo personaggio, su quell'attentato e su quello che può aver significato il suo non entrare nel luogo di ritrovo aleggiano i misteri più grandi e, forse, abbiamo la soluzione del finale (vedi anche incubo del piccoletto nero).
C'è una sequenza bellissima, quella in cui una delle ragazze aspetta lo scoppio della sua bomba nel palazzo. Quello scoppio che causerà una ferita nello stesso palazzo praticamente identica all' 11/9.
Come del resto perfetta è la sequenza appena prima su quel palazzo, con quello sparo in cui non si capisce chi ha sparato a chi (lo vedremo poi),
Ma, forse, nella prima parte la scena più bella e significativa è quel ballo dopo il briefing omicida. Tanti ragazzi che si muovono come sotto ipnosi, che forse realizzano cosa stanno per fare, che si abbracciano e danno la carica.

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Ma quasi tutto Nocturama racconta il dopo.
E non è tanto importante soffermarsi su come Parigi ha reagito a quelle bombe.
A Bonello interessa stare lì con quei ragazzi e farci vivere letteralmente le ore che passano.
E per far questo sceglie un luogo magnifico, un Grande Magazzino immenso, piani su piani.
Grazie alla complicità di uno della sicurezza i ragazzi passeranno la notte là, per poi uscire al mattino e ricominciare le proprie vite.
Probabilmente la mossa di Bonello è anche furba visto che raramente ho visto in un film degli anni 2000 tanta pubblicità. Ogni marchio (profumi, vestiti, articoli per la casa etc..) è inquadrato in maniera visibilissima e continuativa. Un modo geniale per unire un luogo perfetto per il film a soldi che entrano probabilmente.
E così Nocturama si trasforma ancora, anche se resta sempre un film sull'attesa e sulla minaccia. Se nella prima parte la minaccia veniva dai ragazzi adesso si rivolta contro di loro, terrorizzati come sono di esser stati scoperti.
Giriamo tra i negozi, tra i piani, i ragazzi si dividono, alcuni si divertono, altri sono solo preoccupati, altri ancora si riposano.
E solo qui capiamo quanto in realtà solo questo siano, ragazzi che hanno compiuto un gesto senza senso, che ora hanno paura, che si preoccupano se ci sono state vittime.
Solo uno, timidamente, tira fuori la questione religiosa del paradiso che lo attende, ma in maniera infantile.
Uno dei leader non ce la fa a star chiuso dentro e se ne esce, tra le strade di Parigi. Ci sono sirene ovunque, macchine della polizia che passano, la città è in stato di allerta quasi pre guerra. In realtà incontra persone tranquille che gli spiegano quello che è successo (che lui, ovviamente, sa, ma tasta il terreno per capire se si è raggiunta qualche pista per scoprire chi è stato).

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Nel Grande Magazzino si accendono le tv e si seguono i telegiornali.
E tv e gli schermi a circuiti chiuso saranno onnipresenti. ad esempio là dentro ci seguiremo parte del magnifico e terribile finale.
In questo senso mi ha ricordato l'incipit del bellissimo Violet o il finale di 11 minuti.
Purtroppo c'è un disastro di sceneggiatura e sono i due clochard fatti entrare. Non c'è alcun senso, se non l'ennesima cosa folle di una mente onnipotente e malata. Ma non c'azzeccano niente e, anzi, sono protagonisti di sequenze quasi ridicole.
Ma quello che ho adorato sono i manichini.
Almeno due personaggi si ritrovano davanti manichini vestiti identici a loro, dalla testa ai piedi. E altri si cambiano continuamente d'abito prendendo, appunto, vestiti dai manichini.
E' come se Bonello, in un modo superbo, ci abbia voluto suggerire un'identità tra questi giovani e quei manichini, ci abbia voluto far capire l'assoluta piattezza dei nostri protagonisti. E' un male banale il loro, pieno di abiti firmati e profumi costosi. Non c'è niente di profondo nelle loro menti, sono soltanto un prodotto in serie della nostra società, dei ragazzi standard senza alcuna personalità.
Dei manichini.
Del resto anche Greg, nell'incubo, non si trasforma in manichino?
In questo senso diventa ancora più grande la scelta della location.
E così tra una magnifica sequenza con My Way ("a modo mio", "a modo loro" fanno le cose, già, ma che modo?), tra un breve ma emblematico racconto su Iraq e bombe (anche gli animali a volte sono più intelligenti di noi) e tra tensioni che salgono arriviamo al finale.
E saranno 20 minuti di apnea, terribili.
Mi è tornato alla mente l'impressionante finale di Sto Lyko.
C'è poco da commentare, c'è solo sa riflettere, da ascoltare quegli spari.
C'è solo da aspettare la propria morte.
E da capire a che pro.
A che pro.

29.3.17

Recensione: "La Cura dal Benessere"

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Un thriller psicologico visivamente straordinario, con una grande location, un grande soggetto iniziale, delle tematiche molto interessanti.
Il problema è che più si va avanti più tutto sprofonda in una confusione, un non sense, un appiattimento delle tematiche iniziali, che quasi non ci si crede.
Fino a un finale di raggelante bruttezza

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Mica mi capita molto spesso una cosa del genere.
Vedere un film che parte formidabile, visivamente eccezionale, con un soggetto interessantissimo, pieno di simboli, pieno di possibili deviazioni o sviluppi, psicologicamente pregno, con una location da favola, con un bravo attore principale, con tutto tutto tutto ma che poi, più va avanti, più fa crollare tutte le premesse che aveva costruito, le idee si ingarbugliano, si fanno confusissime, i possibili sviluppi si appiattiscono, le tematiche perdono così tanta profondità da tornare a galla morte e il finale, beh, uff, boh, mah, ne parliamo dopo.
In realtà di una delle tante magagne de La Cura dal Benessere ci si accorge sin da subito, ovvero il livello appena sufficiente della recitazione (protagonista e pochi altri a parte).
Ma poco male.
Perchè per il resto l'inizio non solo è promettente ma davvero notevole.
E ci accorgiamo sin da subito dell'importanza dei dettagli in una regia che quasi di soli dettagli vivrà. Si sa che per creare film psicologicamente potenti uno dei mezzi più efficaci è proprio questa attenzione al dettaglio, questo senso di realtà sovraesposta, in cui ogni piccolo oggetto o spazio diventa importante. E sin da subito vediamo questo indugiare nella macchina da presa in elementi d'acqua, bicchieri, il bottiglione rovesciato post infarto. Non solo, anche nel sonoro questa realtà sovraesposta, sensorialmente acuita, viene fuori, come nel sentire continuamente deglutire i protagonisti mentre bevono.
Insomma, che l'acqua sarà elemento importantissimo lo si capisce anche da queste piccole cose.

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E niente, il protagonista è abbastanza ben caratterizzato, a volte bastano due occhiaie per fare un personaggio.
Giovane rampante all work no funny, Lockhart (assonanza con la sua chiusura? la sua freddezza?) viene mandato in Svizzera a cercare di riportare indietro un importatissimo dirigente senza il quale, negli Usa, non si può firmare un importantissimo contratto.
Sto dirigente del resto ha mandato una lettera molto inquietante in cui fa capire che lui in quella Spa ha trovato la sua vera dimensione, la cura dal benessere del titolo.
Tutto è GIA' abbastanza confuso ma tra soggetto in qualche modo originale, regia e costruzione psicologica, ci dimentichiamo presto di queste prime confusioni di sceneggiatura.
Non potremo farlo dopo.
E niente, in una sequenza identica al prologo di Shining arriviamo in questa splendida location nelle Alpi Svizzere. E ci sembra di essere catapultati in Shutter Island.
Luogo quasi identico, stessi movimenti dei pazienti, dottori ambigui e, se non bastasse, l'attore probabilmente più simile a Di Caprio sulla piazza, Dane DeHaan.
Insomma, Shining e Shutter Island citati in maniera evidentissima.
Ma del resto Verbinski è maestro delle citazioni, basti Rango per tutti.
Purtroppo in questo inizio molto interessante notiamo ancora di più un basso livello recitativo. Ma l'ho detto già due volte e non lo ripeto più.
Il film ha quindi mostrato tutte le sue carte iniziali.
E sono ottime.
Oltre alla splendida regia infatti anche le tematiche iniziano a fare capolino.
E sembrano interessantissime, una su tutti quella che pare una profonda riflessione sulla fuga dal successo, sulla guarigione da una vita basata tutta su soldi e lusso, su queste persone che in quella clinica, non si sa in che modo, sembrano finalmente trovare un senso della propria vita e vedere tutto il resto come una specie di tenebra nella quale avevano sempre vissuto fino a quel momento.
In ogni caso Lockhart non può ancora vedere il dirigente, deve dormire una notte a Zurigo, torna indietro.
E abbiamo così l'impressionante sequenza dell'incidente col cervo, magnifica.
E ce lo ritroviamo con una gamba rotta (in faccia e altrove nulla, con un incidente di quel tipo...).
E parte il vero La cura del benessere, ovvero quello in cui lo stesso Lockhart si ritrova, suo malgrado, ad essere paziente di quella inquietante clinica.
E se già prima la componente psicologica, minacciosa, quasi onirica del film aveva fatto capolino adesso ci troviamo veramente in una di quelle pellicole perfettamente lynchiane in cui tutto diventa inafferrabile, ogni personaggio si fa ambiguo, ogni vicenda insidiosa, ogni passaggio un enigma.
Ma se in Lynch tutto questo affascina, sempre, anche a discapito della comprensione, qui ci troviamo davanti un film che in mezzo a queste nebulose un filo logico, un plot, ce lo mette, e anche parecchio definito.

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Il problema è che lo fa in una maniera quasi disastrosa, piena di buchi, di scene senza senso, di passaggi al limite del ridicolo.
Non si riesce nemmeno a provar tensione tanto è lo sconcerto per alcune sequenze.
Ma quello che più dispiace è che tutte le interessanti tematiche che il film sembrava affrontare alla fine non solo non hanno seguito, ma vengono letteralmente fagocitate e annullate dalla arzigogolata trama del film.
Tutto il discorso dei vecchi ricchi e di quello che trovavano in quella clinica, ad esempio, che cazzo c'entra con tutto quello che scopriremo?
Niente.
E quei discorsi sul senso di colpa, quelle immagini di Lockhart e del padre, quello che lui vede nel momento dell'annegamento?
Niente, alla luce degli sviluppi rimangono anch'essi lettera morta.
Ma si va oltre, si assiste a scene ai limiti del trash come quella dentro lo spartano pub del paese.
All'inizio sembra di essere in Un Lupo Mannaro Americano a Londra, poi boh, vedete voi stessi.
Nel frattempo il giovane arrivista era andato da una specie di veterinario-macellaio (???) solo per regalarci un'altra (s)perla di sceneggiatura.
Ma di lì in poi è un continuo scendere, una confusione terribile, degli spiegoni ancora più terribili.
Anche quando capisci il senso di tutto, quando sai le cose, allora tutto, paradossalmente, diventa più insensato.

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Perchè creare tutta quella cosa così gigantesca solo per avere, se ho capito bene, quel siero in fialetta che rende immortali?
Ma il Barone non cercava una cura per l'infertilità?
Dite che son due cose in una?
E perchè non utilizzare direttamente queste anguille magiche anzichè passare da tutti quei millemila processi con i corpi umani?
E perchè lei ha 18 anni in 200 anni?
Cresce 5 anni ogni 50 anni? (vedere la foto in cui sta per mano al padre bendato, è più piccola).
E poi alla fine che succedeva a sti anziani? Perchè erano così contenti? 
E la scena della cena con quei vecchi zombie che lo assalgono?
Ma da cosa deriva tutto questo?
Perchè????
Glisserei sulla scena del dente trapanato, evidente segno di uno stato psicofisico dello sceneggiatore abbastanza alterato.
Un casino assurdo.
E c'era tutto diomio per fare un gran film, avevi azzeccato soggetto,regia, location, tematiche.
Il film diventa talmente tanto assurdo che ad un certo punto dico ai miei compagni di visione
"A sto punto, perso per perso, auspico una svolta horror"
E, incredibile, la svolta horror c'è davvero, ma così brutta ed insensata che dico ai miei amici:
"Scusate se l'avevo auspicata"
Terribile, nemmeno nei peggio horror amatoriali italiani degli anni 70, quasi offensiva una svolta del genere per un thriller psicologico che sembrava tremendamente d'autore all'inizio.
E' come se questo film fosse un continuo climax discendente, dalle stelle agli inferi.
Già, proprio gli inferi... Perchè avremo anche il mezzo demone e le fiamme.
E niente, se possibile il finale finale è anche peggio, con quei capi di Lockhart che arrivano, con quella domanda "Ma che cosa hai fatto??" vedendo l'incendio.
Insomma, a un sopravvissuto si dà subito la colpa.
E il suo sorriso finale, quel "Ora sto veramente bene" è la firma di una sceneggiatura disastrosa, quasi offensiva per l'intelligenza dello spettatore.
Mamma mia che peccato

6

28.3.17

Recensione: "Skumtimmen"




Drammatico svedese che unisce almeno tre temporalità e due luoghi diversissimi tra loro, la Svezia -appunto- e Cuba.
Una madre che cerca la verità su quello che successe a suo figlio 20 anni prima.
E questa verità la ricerca insieme all'anziano padre.
E questa verità forse può avere a che fare con un uomo cattivissimo fuggito dalla Svezia nel 1945.
Un thriller sotto le righe, doloroso e pacato

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E' buffo come per quasi tutta la durata di questo bel Skumtimmen abbia cercato nella mia memoria dei film che avessero potuto somigliargli e che, tra i 3,4 che mi erano venuti in mente, ci fosse la trilogia Millennium.
Buffo, sì, perchè solo adesso, 5 minuti fa, appena prima di scrivere mi sono andato a cercare chi fosse il regista del film e, sorpresa, è proprio l'Alfredson di quella trilogia.
In realtà la coincidenza non è così impressionante, anzi, tutt'altro, che quando uno vede un film thriller svedese alla fine là finisce, quasi per forza.
E, a ben pensarci, non sono nemmeno poi tante le analogie tra Skumtimmen e la saga con protagonista la Salander se non questa storia dolorosa, questa ricerca, questo ponte col passato in più temporalità (mi riferisco specialmente al primo Millennium).
E poi, caspita, la Svezia, i suoi luoghi, i suoi abitanti e il torbido e il marcio che si nasconde dietro alla loro apparente freddezza.

27.3.17

Recensione "Victoria"




Un film bellissimo che, per quanto mi riguarda, va diritto nella storia del cinema.
E lo fa grazie al piano-sequenza più lungo e pazzesco di sempre.
Due ore e un quarto in tempo reale.
Due ore e un quarto di vita reale in cui ti ritroverai dal ballare di notte in discoteca senza alcun pensiero ad una camera d'albergo in un'alba lorda di sangue.
Straordinario.

presenti spoiler sempre più grandi più la rece va avanti

se potete cercatelo al cinema

Sturla Brandt Grøvlen
Norvegese.
Nome che non dirà niente a nessuno e che, scommetto, nessuno ricorderà i prossimi anni.
Eppure per quanto mi riguarda questo direttore della fotografia e operatore va diritto nella storia del cinema.
Ripeto, nella storia del cinema.
Perchè, checchè ne dicano gli haters dei piano-sequenza (questione che ho già affrontato su Pvc-1 e altrove) quello realizzato da Grovlen è, per quanto ne sappia, il più lungo e grande (per livello unito alla durata) piano-sequenza della storia.
Due ore e un quarto, pazzesco.
E sì cazzo, Victoria è un film grandissimo perchè è in piano-sequenza, c'è qualcosa di male in questo?
No, se fosse stato girato in maniera classica ci saremmo trovati davanti ad un bel film sì, ma nemmeno paragonabile a quello che è venuto fuori usando questa pazzesca tecnica.
Ecco, una meraviglia. E bisogna saperla sta cosa, bisogna vivere il film sapendo e accorgendosi della mancanza di stacchi, perchè è come se così assistessimo ad un doppio film, quello nella diegesi e quello dell'impresa di questo operatore.
Esaltante.

Victoria è una giovane spagnola a Berlino.

25.3.17

Recensione Moonrise Kingdom

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Mentre me ne stavo a vedere l'ennesimo Wes Anderson in cui, più ne ammiravo l'estetica, più sentivo che le emozioni non arrivavano, ecco che, finalmente, in Moonrise Kingdom trovo la sequenza che rappresenta quello che è per me tutto il cinema di questo regista. E del rapporto che ho io con lui.


Moonrise Kingdom è la prova definitiva di quanto io possa stimare, ammirare e farmi gli occhi belli con Wes Anderson ma no, amarlo no.
E mentre guardavo il film, mentre mi rendevo conto che stavo provando tutte le stesse identiche sensazioni che provo coi suoi film, mentre me ne stavo lì a vedere quelle straordinarie composizioni di scene, quei colori incredibili, quelle location e tutto quello che fa di Moonrise Kingdom l'ennesima perla fotografica wesandersoniana, mentre mi struggevo di avere davanti tutto sto popò de roba senza che il cuore facesse click, mentre ripensavo a quella frase un pò forte che scrissi sul cinema di Wes

" film di Wes Anderson, i suoi personaggi, sono come una magnifica scatola colorata che, quando la apri, dentro non c'è nulla o comunque niente che fa pendant con la scatola, semmai un topo morto con un papillon rosa."

 mentre me ne stavo lì a dire "No, basta, farai la solita recensione identica su Anderson", mentre mentre mentre penso tutto questo arriva una scena.
E sta scena per me è la metafora perfetta del cinema di questo regista.
Anzi, la metafora perfetta del rapporto che ho io con il cinema di questo regista.
Ma mica ve la dico subito eh, che forse è l'unica parte interessante della rece, lasciamola a dopo.

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Perchè Moonrise Kingdom è anche tante cose belle.
Come detto la composizione dell'inquadratura di Anderson è, come sempre, impressionante.
Ma più che i suoi celeberrimi campi medi col protagonista centrato, io ho trovato due campi lunghi straordinari.
Uno su tutti quello del campo di grano dell'incontro tra i due ragazzi.
Ragazza, diciamo bambini va.

20.3.17

Recensione: "Dear Zachary" - BuioDoc - 34 -

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Visto ieri per una serie incredibile di coincidenze Dear Zachary è un documentario a tratti di devastante dolore.
In realtà questo doc è un atto d'amore verso un uomo ucciso e amato da tutti.
Ma non solo verso di lui.
La conferma, se ce n'è una, che l'Uomo è l'essere vivente capace di tutto, dai gesti più inumani ai comportamenti e alle reazioni più meravigliose.

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Ieri sera un lettore mi consiglia questo film praticamente sconosciuto.
Senza sapere che solo poche ore prima questo film mi era stato mandato da vedere.
Non so quante probabilità ci possano essere in tal senso, un film che nessuno conosce e che, nello stesso giorno, una persona ti manda e una ti consiglia.
E io che di solito rimando e rimando le visioni stavolta l'ho visto come un segno.
Ma non finisce qui.
Finisco di vedere il film e mi accorgo che è il 19 Marzo, Festa del Papà. Mi viene un brivido perchè probabilmente in 1200 film recensiti nessuno più di Dear Zachary è adatto a questa giornata.
Tre coincidenze pazzesche, roba da uno su un milione.
Dear Zachary è un documentario che racconta una vicenda pazzesca, terribile, a tratti devastante.
E' la storia di Andrew Bagby, un ragazzo di 28 anni ucciso a sangue freddo dalla sua ex compagna.
Un ragazzo amato da ogni singola persona lo avesse incontrato in vita, amici, parenti, colleghi.

18.3.17

Recensione: "Fuga"



Il primo film, quasi sconosciuto, di quel grandissimo regista che è Larrain.
E tutto fuorchè un'opera prima sembra questo Fuga, opera dura, ossessiva, sofferta, sulla storia di un musicista e del suo componimento maledetto, un componimento nato da un terribile fatto di sangue nel suo passato.
Musica che è vita e morte, riparo e dannazione.
Sì, Larrain era già grande.

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"Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra"
Questa la prima frase della prima inquadratura del primo film in carriera di Pablo Larrain.
Nemmeno un secondo nel mondo del cinema e c'è questa frase.
"Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra"
A pronunciarla è un nemmeno trentenne musicista.
Ecco, mi piace pensare che questa prima frase di questa prima inquadratura di questo primo film di Larrain -detta poi da un personaggio praticamente coetaneo del regista (all'epoca aveva 28 anni) - sia il manifesto dello stesso regista, il suo immediato presentarsi, il suo comunicarci intenti ed ambizioni.
Quel musicista giovanissimo è il regista che ha già in testa la grandezza di quello che potrà fare.
E, proseguendo la metafora, dobbiamo dire che sì, che il talento nella musica di Eliseo Montalban è pari a quello nel cinema del suo "pigmalione" (passatemelo) ed alter ego Pablo Larrain.
A 28 anni sapeva già quanto grande poteva diventare.

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E ci regala un film che non è un'opera prima, che non è acerbo, che non è sperimentale, che non è un gioco d'esordio.
No, è la prima sinfonia di un direttore d'orchestra che vuole tutto.
E può tutto.

15.3.17

Recensione: "Train to Busan"

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Probabilmente una delle meglio cose in genere zombie viste in questi anni.
Ma quello che rende grande Train to Busan (film tremendamente ripetitivo a volte) è da cercare altrove.
E quell'altrove è un rapporto padre-figlia raccontato in maniera straordinaria.
Fino ad un finale struggente, da pelle d'oca

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Non ho mai visto un solo episodio di The Walking Dead.
Già con le serie non ce la faccio, figuriamoci quelle così lunghe.
Ho sentito parlarne benissimo e malissimo.
Ma poco importa.
Questa piccolissima prefazione per dire che nel sottogenere zombie Train to Busan è per me, senza ombra di dubbio, una delle meglio cose che grande schermo e piccolo schermo ci hanno dato nell'ultimo decennio.
Se proprio devo sparare un nome al primo posto probabilmente citerei Dead Set.
Resta il fatto che questo sottogenere di capolavori non ne porta ormai più. 
E, a mio parere, non lo è nemmeno questo Train to Busan, film osannatissimo da tanti "colleghi" (mi è parso).
Li capisco eh, il film è davvero bello ed emozionalmente è quasi una perla.

Il suo problema sta nel fatto di essere talmente ben realizzato, talmente adrenalinico, talmente perfetto nel tratteggiare i rapporti che c'è il rischio di non "accorgersi" di un aspetto quasi inquietante.
Il film è la ripetizione quasi ad libitum di una stessa scena.
Ora capisco farla una volta, capisco due, capisco tre, ma qui stiamo parlando di almeno una decina di sequenze una uguale all'altra.
Mi riferisco ovviamente alle corse in treno per scappare dagli zombie e alle porte chiuse in faccia a questi.
Credo che almeno un'ora e venti delle quasi due di durata raccontino questo, tanto che potremmo montare il film anche in maniera completamente diversa senza quasi accorgercene.

14.3.17

Recensione: "Kong: Skull Island"


Dovuto vedere "per forza" alla fine mi sono ritrovato davanti un gran bel film d'avventura, anche più curato di quanto il genere richiederebbe.
Cast impressionante, bella fotografia, grandissimi effetti visivi per un film che dopo la sua metà diventa, per mio gusto, troppo di genere e schematico.
Ma il cinema è anche questo a volte, ben venga.

Son piccolo, credo 8,9 anni.
Vado a qualche famoso parco-giochi del "Nord", quasi di sicuro Mirabilandia.
Era un'occasione irripetibile, dicevano.
Sì, perchè c'era King Kong.
Quello vero, quello Hollywoodiano.
Arrivamo in questa stanza enorme, quasi un hangar, e lo scimmione è là, gigantesco, steso.
Ci vogliono minuti per percorrere tutto il suo perimetro.
Non ho mai saputo se quello fosse veramente il vero King Kong (ma chi avrebbe mai costruito un falso King Kong lungo, che so, 100 metri?), se, come poi si vede nei suoi film, l'avessero portato in Italia dentro una nave o un jumbo, ma di sicuro, passati trent'anni, ancora mi ricordo la cosa.
Ecco, quel bambino che perimetrava lo scimmione e si fermò a guardarlo negli occhi -occhi più grandi del bambino stesso- rimane l'unico mio ricordo di King.


Sì perchè il film originale non l'ho visto, quello di fine anni 70 credo di sì ma ricordo cazzi, quello di Jackson me pare de no.
Quindi anche se sono dovuto andare al cinema "costretto" (domani scadono i punti Uci, e io in due anni avevo accumulato punti solo per due film...) in qualche modo ero lo spettatore perfetto per questo film.

11.3.17

Recensioni "Vase da Noces" - "Control" - "Extra Action and Extra Hardore" - Cinema e Musica - di Alex Cavani

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Oh, finalmente dopo 7 anni e mezzo in questo blog si parla un pò di musica...
Io, da capra quale sono una volta su dieci cito le colonne sonore.
E allora mi viene in soccorso Alex Cavani, un giovane lettore del blog musicista e studente.
Lo so, studia a Bologna, il che lascia sempre un pò di perplessità ;)
A parte gli scherzi, gran bel pezzo, molto ben scritto e competente.
22 anni eh, ma con già più di un decennio di musica alle spalle.
Prima si presenta, poi i film.


Mi chiamo Alex Cavani, sono un ragazzo di 22 anni della provincia di Modena; studio Lettere moderne a Bologna, suono la chitarra e studio musica da quando avevo sei anni.
Faccio parte di una band da anni che si chiama "Le Piccole Morti", con cui ho pubblicato due dischi (sotto un altro monicker però) e ho pubblicato un demo solista quando avevo 13 anni.
Faccio parte anche di un'ensemble di musica e canto a cappella, Ekos Vocal Ensemble, con cui quest'anno festeggeremo il decennale.
Mi sono appassionato al cinema in realtà pochi anni fa, una passione che è nata soprattutto dalla ricerca di un cinema "estremo", da ogni punto di vista, infatti ho conosciuto il blog proprio cercando una recensione di "Gummo" :)  (che non c'è... N.D.R)
E quindi mi piace e mi è sempre piaciuto guardare i film facendo attenzione alla musica, specialmente quando questa non è una semplice soundtrack formata da canzoni o brani (orchestrali o sinfonici che siano), ma quando diventa anch'essa qualcosa di più interessante da analizzare. 
Tutto qui insomma :)
Ho sempre voluto scrivere qualcosa a riguardo e anche se non ho mai commentato con frequenza sul blog, l'atmosfera di amicizia e scambio che si respira tra le vostre pagine mi ha sempre fatto trovare bene e quindi questa volta ci ho provato :)

VASE DA NOCES (1974) - Thierry Zèno

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Conosciuto anche come "The Pig Fucking Movie" dagli amanti del cinema weird (ma il titolo originale è di dubbia traduzione: tra "fango delle nozze" e "vaso da notte"), il film narra le vicende e le relazioni di un uomo, Dominique Garny, unico protagonista umano, e degli animali che lo circondano, il tutto ambientato in una fattoria fatiscente nelle campagne belghe.
L'uomo, affetto da problemi mentali, vive in simbiosi totale con i suoi animali, e compie ogni sorta di azione malsana a cui forse sarebbe difficile anche solo pensare, verso se stesso e verso di loro, fino allo snodo della trama (sempre che si possa trovare una reale trama), cioè l'innamoramento verso la sua scrofa e la volontà di "creare una famiglia" con lei.

10.3.17

Recensione: "Europa Report"

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Un fantascienza quasi unico.
Ibrido tra mockumentary e tecnica di telecamere a circuito chiuso Europa Report racconta della missione di sei astronauti, la missione che porterà l'Uomo verso distanze mai raggiunte, verso un satellite di Giove dove potrebbe esserci vita.
Ansiogeno, benissimo costruito, forse un filo troppo scientifico e tecnico, Europa Report ha il merito della sobrietà, della scelta del non mostrare, della vera e propria ancestrale paura dell'ignoto

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E' il 2000.
Il sottomarino russo Kursk affonda nel mare.
Dentro ci sono più di 100 persone.
Impossibile comunicare con loro.
Il mondo sta con il fiato sospeso per giorni e giorni, non si capisce come sia possibile che quel sottomarino non venga soccorso. 
Arriveranno tardi, tutti morti.
Io ho 23 anni e ricordo che scrivo un racconto, chiamato proprio Kursk, in cui mi immaginavo gli ultimi giorni passati dall'equipaggio chiuso in quella trappola mortale. Dall'iniziale calma alla pazzia finale.
Ecco, ieri la vicenda raccontata in questo davvero bello Europa Report, ovvero la storia di sei astronauti persi nello spazio e con cui si sono persi tutti i contatti, mi ha ricordato tantissimo la vicenda del Kursk.
Cambiano solo le altezze, lo spazio profondo e il mare profondo.

Risultati immagini per europa report film

Eh, proprio di "profondità di altezza" bisogna parlare perchè la missione Europa è quella che si spingerà più lontana di tutte nella nostra storia.
Verso, appunto, Europa, nientepopodimeno che un satellite di Giove.
Si è scoperto che sotto il ghiaccio di cui è ricoperto potrebbe esserci dell'acqua.
E acqua, lo si sa, è sinonimo di possibilità di vita.
Europa Report è un mockumentary un pò sui generis.
Già una volta avevo affrontato la questione sulla differenza tra mockumentary e found footage.

8.3.17

Nasce "Il Guardaroba de Il Buio in sala", la costola (su facebook) del blog per poter vedere facilmente i film difficilmente reperibili


Da almeno un annetto capitava che io "spacciassi" su facebook i link dei film che recensisco qua.
Quelli più difficili da trovare, spesso i film più belli.
Ieri m'è venuto in mente (perchè tanto già il blog e facebook me portano via il 70% del tempo, dovevo fa 90) di creare un posto organizzato, un gruppo, dove poter mettere questi link.
In nemmeno 24 ore più di 100 persone hanno chiesto di entrare dentro.
Cos'è Il Guardaroba de Il Buio in Sala?
E' un gruppo facebook aperto a tutti (ma "chiuso" come impostazione, nel senso che non sei membro non vedi i post) dove a cadenza settimanale (credo) metterò i link di film difficilmente reperibili.
Tanti li ho già recensiti, tanti spero di vederli e recensirli.
Invece che scervellarmi a scrivere tanto vi copio incollo i due post che ho messo nel gruppo.

Il Link è questo

Il Guardaroba de I Buio In Sala

Buongiorno a tutti, sono Giuseppe Armellini de Il Buio in Sala.

Qualcuno mi conosce personalmente, altri per il blog, altri ancora, i più fortunati, per niente.
Siccome ogni volta che in questi anni avevo dei link per bei film non distribuiti avete risposto molto positivamente, ho pensato di creare questo gruppo dove organizzare la cosa.
Ovvero un gruppo ESCLUSIVAMENTE di link di film difficili da reperire.
Alcuni li abbiamo nel nostro pc, altri magari li troviamo in qualche altro gruppo fb di film irreperibili, altri ancora sono proprio delle chicche trovate da ricerche personali (non mie, io sono una capra).
Magari nel tempo mi verranno in mente cose nuove ma per ora le regoline sono queste


1 Metteremo MASSIMO un film a settimana, non più
2 Il film sarà un link we transfer. Praticamente voi dovrete solo scaricare il film, a prova di analfabeti informatici come me
3 Essendo we trasnfer i link SARANNO A TEMPO, una settimana. Metterò la data di expire nel post ben evidente. Questo però non vuol dire che scaduto il tempo non potete chiedere il film, ve lo rimando io personalmente semmai
4 per adesso ho pensato di fare un gruppo organizzato solo per i link. Questo vuol dire che voi non potrete pubblicare nulla, per quello ci sono già tanti altri gruppi o pagine. Io poi ho il blog. Questo non significa che nei commenti non potete scrivere, anzi, sarebbe bellissimo instaurare discussioni. Io, e chi mi conosce lo sa, seguirò tutto col massimo impegno possibile
5 I film probabilmente potrebbero anche venire da altri gruppi, penso ad esempio CineSuggestion. Questo è un luogo dove organizzare e far vedere quelli che ci sono piaciuti a noi, da dove provengano non è importante, siamo tutti sulla stessa barca
6 Potete invitare chi volete!
7 Potete richiedere qualsiasi film, proveremo a trovarlo. Anche se è molto probabile che prima di metterlo qua io li vedrò, mi piace far vedere e parlare di cose che conosco
8 Per questo motivo molto spesso affiancherò ai link le mie recensioni. Anche se sarebbe sempre meglio leggerle dopo
9 Qualsiasi idea è ben accetta ;)
2

100 iscritti in nemmeno 20 ore. E io che pensavo che 30/35 sarebbero stati abbastanza...
Questo è l'ultimo post scritto che voglio fare prima di iniziare a mettere film e, di conseguenza, "chiudere" il gruppo (ma iscriversi sarà sempre possibile)
Volevo dire due cose sui film che metteremo perchè si sono già create delle incomprensioni.
L'unica caratteristica comune che avranno i film è di non esser stati distribuiti (o magari sì, ma poi sono scomparsi) e di non poter essere trovati facilmente in streaming.

Per il resto qua ci potranno essere TUTTI i film possibili.

Insomma, non è un gruppo di fighetti o alternativi che metterà film impossibili, anti narrativi, super ricercati.

Non siamo Francesco Cazzin insomma, con tutto il rispetto che posso avere per lui (e riguardo le sue conoscenze ne ho moltissimo, come si pone zero).
Magari ne capiteranno anche di film-non film estremi, ma come possono capitarne di qualsiasi tipo.

Altra cosa. Questo gruppo non vuole essere esclusivo, siamo semplicemente un gruppo di appassionati che vuol far vedere film meritevoli e che la gente comune (ossia quelli non malati e ricercatori di download) di solito non vede.

Indi per cui può darsi che alcuni film li prenderemo da siti specializzati nel dare questo servizio. Non c'è niente di male. Quindi non mi dite "Eh, ma questo un mese fa era su CineSuggestion". Proprio perchè era là e meritevole magari lo abbiamo portato qua. Noi non siamo un sito che dà un servizio, solo un gruppo di amici che raccoglie cose.
E le raccoglie da ricerche personali, da altri siti o da dove volete.

Dobbiamo tutti lavorare per la medesima cosa, far vedere bel cinema. Non è una guerra a chi ha il film più introvabile, siamo tutti dalla stessa parte.

Poi capiteranno film che abbiamo solo noi (perchè ho messo 3 amministratori fenomenali per alcune ricerche e assemblaggi) ma con la stessa probabilità per cui ne metteremo altri che conoscete già in parecchi.
Se siete ricercatori di download seriali e siete iscritti a 1000 gruppi di questo tipo probabilmente qui troverete un film buono ogni 10.
Ma se siete solo amanti del cinema e non ricercatori magari ne conoscerete pochissimi invece.

Altra cosa. Questo spazio è una costola del blog (dopo la costola "fisica", quella del raduno di settembre, ho provato a fare questa virtuale) quindi capiteranno molti film che io ho amato, che chi legge il blog ha visto e di cui, magari, io avevo già "spacciato" il link qua su facebook.
Però questo spazio servirà come archivio, quindi li riproporrò. Tanto qualcuno che non li conosce ci sarà sempre.
Come detto i film saranno a tempo, una settimana. Ma se passata la settimana finite nel post di un film interessante me lo richiedete senza problemi. Io lo ricarico e aggiorno la nuova data di expire. E magari lo comunico a tutti, almeno altri possono recuperare.
Tutto qui. Scrivete scrivete, chiedete film, dialogate, fate diventare questo spazio una cosa virtuosa. Ho deciso di non far pubblicare post ai membri (a malincuore) perchè altrimenti sarebbe diventata una cosa selvaggia e i film si perdevano in mezzo a mille altre cose.
Ma potete scrivere e commentare ovunque anche se non potete fare post.
Ci tenevo a dire tutto questo per prevenire alcune critiche che non avrebbero senso.

W tutti i film, w tutti i siti o gruppi che aiutano a farli conoscere (ma abbasso quelli che fanno vedere roba nuova e distribuita perchè, sopra tutto, w la sala).

un abbraccio


Insomma, vi aspetto ;)

6.3.17

I Corti de Il Buio in Sala (17): Una casuale selezione

Risultati immagini per symphony 42

Dopo parecchi mesi torna l'appuntamento con i cortometraggi. 
A differenza di tutte le altre volte stavolta non ci sarà nè un genere unico, nè un tema nè una "monografia".
Semplicemente una rassegna di alcuni corti che questi mesi avevo salvato, la maggior parte consigliatimi.
Oggi li ho visti la metà (l'altra forse domani)

-PER VEDERE I CORTI CLICCARE SUL TITOLO-



Korea, 11 minuti (solo con sub inglese, molto facili peraltro)
Risultati immagini per human form short film

Inquietante e misterioso corto coreano sull'assoluta necessità di apparire ed essere "come gli altri".
Siamo ad un punto estremo della disumanizzazione, talmente estremo che anche gli ultimi esemplari "umani" bramano di diventare altro.
Attenzione, trame molto diverse ma particolarissime analogie con l'Anomalisa di Kaufman


England, 5 minuti (è in  inglese ma tranquilli, è praticamente muto)
Risultati immagini per eel girl

In un certo qual modo anche questo su una mutazione.
Trama quasi inesistente, durata brevissima, Eel Girl è un corto prettamente visivo e d'atmosfera.
La stanza laida e melmosa dove sta lei è magnifica.
Meglio innamorarsi di qualcun altro...
Anche questo mi ha richiamato un film, il norvegese Thale


Usa, 6 minuti
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La Pixar porca puttana.
La Pixar, che altro aggiungere?
Ah sì, la musica di Santaolalla


Italia, 6 minuti
Risultati immagini per remember zampaglione

Il ritorno dell' "amico" Federico Zampaglione è con un corto.
Davvero ben fatto per regia e location, la stessa di The Chernobyl Diaries.
Perfetto equilibrio tra storia, horror e componente emotiva.
Che buffo, terzo corto su quattro in cui ci sono malformazioni fisiche


Germania, 8 minuti
Risultati immagini per symphony 42

Impressionante collage animato che con malinconia e sarcasmo ci offre un assurdo viaggio in 47 scenette.
Una volpe che si spara davanti al mistero dell'Universo è il prologo per un cortometraggio che parla di tutto facendo finta di non parlar di niente.
Un' inventiva folle, visionario, concettuale.
Somiglia un pò all'Anderson del Piccione.
Del resto anche lì, come qua, c'era un animale che rifletteva sull'esistenza


Italia, 8 minuti

Riccardo Simoncini ha 18 anni, è un lettore del blog e un ragazzo che, seppur giovanissimo, ha una passione grande così per il cinema e per l'immagine.
Fa di tutto, scrive (ha recensito qua l'ultima mostra di Venezia), fa fotografie e realizza i suoi primi corti.
E qua dimostra già un grande occhio per l'inquadratura e, quel che è più importante, il bisogno di dire qualcosa.
Non è facile a 18 anni scrivere e pensare cose del genere, c'è personalità e coraggio.
Tra Alps ed Her la storia di un ragazzo che, probabilmente per un grande senso di colpa (l'incipit), si ritrova in una profonda depressione e crisi di identità.
Non gli resta che interpretare la vita degli altri per sentirsi nuovamente vivo.
Ma è una vita comunque priva di qualsiasi slancio vitale, solo un nuovo ruolo in un mondo di burattini e burattinai.