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5.7.16

Recensione: Due occhi diabolici - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 12 - di Miriam



Quella di Miriam è ormai una rubrica "storica", ben 12 appuntamenti. Ma se si inizia una cosa bisogna finirla, specie se si è presi la briga di voler recensire l'opera omnia di un autore. Ed è così che Miriam si trova a dover fare delle specie di salti mortali per poter parlare nella maniera migliore possibile anche dell'ultimo, quasi sempre disastroso, Argento.
In questo Due occhi diabolici del 1990 il Nostro si trovò addirittura a "collaborare" con un altro grandissimo, Romero (anche lui, ahimè, autore di più di uno scivolone nella seconda parte della carriera). In Due occhi diabolici si traspone nientepopodimeno che Edgar Allan Poe. Gli episodi dovevano essere 4, gli altri due affidati a due altri mostri del genere, Craven e Carpenter. Credo che rifiutarono. Visti i risultati fecero bene.
La solita divertentissima e tremendamente "esperta" Miriam.

Qui le altre 11 puntate, dai primi capolavori agli anni 90

Ancora ci spero, che D, magari venendo invitato a una di quelle mega proiezioni dei suoi vecchi film che fanno in Giappone (anche negli stadi) abbia un insight e si alzi gridando: Giallo! E riprenda con i capolavori. Di certo questo non potrebbe mai accadere se proiettassero Due occhi diabolici.
Se Romero e Argento sono garanzia di figaggine per quanto riguarda i primi film, sono, allo stesso tempo, due tra i migliori registi horror che sono andati incontro a un declino qualitativo di proporzioni incredibili. 

23.3.16

Recensione "Il Fantasma dell'Opera" (1998) - D(i)ario Argento, La mia storia d'amore con il re del Giallo - 11 -


Dopo parecchi mesi torna Miriam e la sua cavalcata nella filmografia di Dario Argento (trovate le altre puntate nell'etichetta).
Siamo ormai all'ultimo Argento, il peggiore.
Anche se, a mio parere, il film successivo a questo qua, Nonhosonno, ci regalerà un pò del buon vecchio Dario.
Sicuramente ci troviamo davanti ad uno dei suoi più brutti film.
Possiamo dire che questo è Il Fantasma di Dario, in tutti i sensi.
Al solito, passione, competenza (Miriam fa una carrellata di tutti i fantasmi dell'Opera portati al cinema) e tanto divertimento.


Ci eravamo lasciati alla Sindrome di Stendhal e avevo iniziato a scrivere un post su Il fantasma dell’opera, un film che ho faticato a recensire e che mi dispiace attribuire a Dario Argento per svariati motivi:
1.       È orribile
2.       Tra tutti, anche quelli brutti, sicuramente uno dei meno argentiani in assoluto; non c’è una traccia che sia una dello stile del Maestro
3.       Julian Sands è un cane quasi peggio di Asia Argento (Lon Cheney, santo cielo)
4.       Il film è una sorta di love story che appiattisce in ogni modo il rapporto tra i due protagonisti per il semplice fatto che IL FANTASMA DOVREBBE ESSERE DEFORME E ORRIPILANTE non un essere umano normale con le unghie e i capelli un po’ troppo lunghi a cui piacciono tanto i ratti (altrimenti pare la solita romcom alla Kiss Me con tanto di makeover e qualche morto qua e là, che non spaventa nessuno, però)

16.9.15

Recensione: "La sindrome di Stendhal" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo (N°10)



Torna finalmente la grande Miriam di Mirigoround ed il suo appassionato, personale e competente viaggio nella filmografia di Argento.
Siamo ormai all'Argento definitivamente quasi perduto.
Prima però una prefazione su un film "saltato" in questo viaggio, Trauma (per colpa mia che l'avevo già recensito).

Prima o poi arriva, nella vita, un momento cruciale che definisce quello che diventeremo. I momenti di crisi sono, etimologicamente, degli spartiacque (ricordo un mio bravissimo professore che diceva che crisi deriva da krinein, dividere/scegliere - sempre che mi ricordi bene e che la vecchiaia non abbia soffocato la mia memoria), non per forza negativi. Il trauma, invece, è un evento negativo che resta indelebilmente impresso nella nostra mente e può essere foriero di una slavina di conseguenze negative. Ecco, Trauma è stato un trauma, per me. E uno spartiacque: da qui in poi, tra me e Dario, niente è più come prima.

27.5.15

Recensione: "Opera" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il re del Giallo - 9 - di Miriam


Eccoci arrivati al nono appuntamento con Miriam e la sua carrellata cronologica nella filmografia argentiana. Potete trovare tutti i precedenti appuntamenti nell'etichetta apposita e, da pochi giorni, anche nel suo blog, nel quale piano piano riproporrà tutte le recensioni postate qua.
Orami i grandi fasti del Maestro sono alle spalle. Ma di questo film non dimenticherò mai i mitici aghi negli occhi anti sbattimento di palpebra ;)
E ora la solita appassionata, competente (anche se di parte...), personale (c'è anche la mamma stavolta) e originalissima Miriam

(mammma mia quanto è che non vedo e recensisco veri horror... Solo 3,4 quest'anno, devo recuperare)

Ho rivisto Opera con mia mamma. Era venuta a trovarmi e le ho detto: mamma, devo scrivere un post su Opera (forse l’ultimo film ben riuscito all’interno della sequenza di Dario, cioè una sfilza di capolavori horror senza sbagliare un colpo (Inferno fa interferenza, devo ammetterlo).

Ecco. Mia madre sicuramente è stata, nel corso degli anni, temprata alla visione di sgozzamenti, torture, sequenze di suspense e giù di lì: il grosso del tempo da ragazzina l’ho passato in compagnia del cinema e, una buona fetta delle mie visioni preferite, erano i film horror. Tiravamo giù le tapparelle quando c’era il sole o gioivamo nei giorni di pioggia (con i temporali anche meglio) e guardavamo quelli che, da piccola, chiamavo i film “ di spavento di paura”. Eh, siamo stati tutti bambini - alcuni di noi sono ancora là. Quindi mi fa compagnia mentre guardo Shining, Rosemary’s baby, viene a conoscere il dottor Caligari che mi piace tanto, si subisce i pipponi adulatori sui vari Suspiria ecc., si rifiuta di vedere L’esorcista e cose così. Ed è a lei che devo il mio affetto per Dario: se non mi avesse detto che da ragazza aveva visto 4 Mosche e che le era piaciuto un sacco, forse l’avrei visto in un altro momento, l’avrei negletto. Forse si sarebbe realizzata una situazione raccapricciante alla raccapricciante Sliding Doors e quella notte di insonnia torturante non avrei premuto OK per 4 Mosche, ma avrei optato per (di nuovo) Velluto blu (che è fighissimo né, Lynch è il migliore, ma vederlo all’infinito non fa bene) e chissà se 4 Mosche, in futuro, avrebbe avuto lo stesso effetto benifico-distensivo sui miei nervi.

20.4.15

Recensione: "Phenomena" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 8 - di Miriam


A me piace il Dario sguaiato. Quello che prende una manciata di topoi dell’horror e te la sbatte in faccia senza pietà alcuna. Le vocine sibilanti al telefono, che non sai chi sia ma sai che quella vocina è la Morte, i guanti di pelle nera che rivestono due mani in tensione, protese alle spalle della vittima, il sangue, che fiotta e scorre come se non ci fosse un domani. In Phenomena il discorso è un po’ diverso, ma Dario è sempre sguaiato. Solo che qui al posto delle voci sibilanti ci sono dei ronzii. E tanti.
Se mi avessero detto che, prima o poi, qualcuno sarebbe stato in grado di farmi apprezzare gli insetti, sarei scoppiata a ridere. Ma chi poteva immaginare che la magia della macchina da presa quando c’è dietro il nostro Dario, avrebbe potuto trasformare la mia fobia in timorosa curiosità?

27.3.15

Recensione: "Tenebre" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 7 - di Miriam

Settimo appunto con Miriam del blog Mirigoround nel viaggio dentro la cinematografia argentiana.
Quasi in montaggio analogico da Inferno passiamo a Tenebre.
Ma sarà davvero così analogico?


Ci sono giorni in cui ho fisiologicamente bisogno di guardarmi un film horror. È un bisogno fisiologico perché ha un effetto benefico sul mio sistema serotoninergico: ragazzi, per farla breve, gli horror mi fanno da antidepressivo.
Se avete il cuore spezzato cosa fate, vi guardate Amour?
Se siete depressi vi guardate Melancholia? (beh, quasi quasi)
Se siete nostalgici vi guardate Pollo alla prugne?
No, accidenti (e vorrei far notare che ho citato 3 film che adoro – i primi due sono tra i miei preferiti di sempre). Le soluzioni, in questi casi, sono due: o Woody Allen degli anni ’70 e ’80 come se non ci fosse un domani, o un bel film horror, possibilmente con i mostri (una cosa alla Carpenter, magari) o con tanto Sangue e Tensione, che è una delle coppie più belle del cinema. So bene che WA e l’horror non vanno a braccetto, ma, in realtà, condividono più di quanto si possa immaginare: entrambi, per funzionare come si deve, necessitano di cura per il dettaglio, inquadrature potenti (la faccia espressiva di WA o i volti deformati dall’orrore, tipo la nostra screaming queen del cuore ), sequenze che fanno dei mini-film a sè (i siparietti di WA come McLuhan che si materializza in coda al cinema vs. le sequenze di Morte, che, se fatte bene, sono dei corti-capolavori horror) e, infine, importantissimo, il divertimento. Perché se con Woody Allen è il divertimento a mischiarsi all’amarezza (pensate allo straordinario Harry a pezzi) e al dolcissimo cinismo di cui solo lui è signore e padrone, nei film horror è la Morte a mischiarsi con il divertimento (vedi Quella casa nel bosco, ma anche tutti i Darii, la saga dei Nightmare di cui il terzo è, secondo me, una notevolissima perla, gli esercizi ben riusciti della serie Masters of Horror – nota dolente per il nostro adorato Maestro, ma ne riparleremo a tempo debito).

8.3.15

Recensione: "Inferno" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 6 - di Miriam

Sesto appuntamento con la grande Miriam e il suo viaggio cronologico nell'opera argentiana (trovate tutto qui). Ed ecco che incominciamo a intravadere i primi cali...
Mi sono permesso di linkare alle mie rece qualche titolo che cita Miriam nel caso a qualcuno interessasse approfondire.
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Inferno (stay together for the kids)

Dario Dario Dario (scuotendo flebilmente la testa, con un tenero sorriso, come la mamma quando per l’ennesima volta disegnavate sui muri). Premetto che Inferno non è uno dei miei Darii preferiti, ma, ciononostante, lo trovo un horror dignitoso. Che non è un commento tiepido, ma, anzi, vale quanto una critica positiva, dato che gli horror dignitosi non sono molti.

8.2.15

Recensione: "Suspiria" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 5 - di Miriam

Quinto appuntamento con la rubrica di Miriam (questo il suo blog).
Siamo arrivati a quello che lei, ma non solo lei, considera il vertice più alto della filmografia argentiana.
Buona lettura :)


Suspiria, o La morte si fa bella.

Chi mi conosce lo sa che ho un’autentica adorazione per il buon Dario Argento. Ormai lo sapete anche voi e sono ben quattro puntate che sto facendo tutto quello che è in mio potere per convincervi della sua grandezza. Dario Argento è un genio. Punto. Quanti registi horror vi vengono in mente che siano riusciti a partorire più di cinque capolavori? Nessuno (per quanto riguardo il di lui declino, sono ospite di chi, a ragione, nemmeno riesce a concepire che l’autore di Do you like Hitchcock? e Il gatto a nove code siano la stessa persona, quindi sono su terreno amico). Il regista horror che è anche un serial masterpiecer non esiste. A meno che non sia un unicorno, come Dario Argento. Un angelo del focolaio. Puro di spirito. Un cantore della morte. Un artista che con la sua spiccata immaginazione – e con tanto, tantissimo sangue – dipinge scenari che hanno un punto in comune, un punto che fa funzionare tutto anche quando – qua e là – c’è qualche buco di sceneggiatura e qualche imperfezione.

18.1.15

Recensione: "Profondo Rosso" - D(I)Ario Argento, la mia storia d'amore con il Re del Giallo - 4 - di Miriam


Che cos’è quella cosa che ti entra in testa e non ne esce mai più? Beh, ci sono più risposte a questa domanda e non mutamente escludentisi (meno male che devo scrivere e non parlare, altrimenti sarei già inciampata su me stessa). Ovviamente, se siete Dario Argento, le risposte sono: le musichine infantili e i traumi. Come correlano (oh, lo so che non correlano statisticamente, ma questo è un luogo di pace, horror e gioia e la statistica è vietata pena la morte per noia) queste due cose? Più rivedo i suoi film, più mi accorgo – oddio, non che non l’avessi già notato, ma da qualche parte devo pur iniziare – che il trauma ha un ruolo fondamentale nelle opere di DA. E questa tendenza cresce di film in film e, da qui in poi, a rappresentare l’oscuro oggetto che, nel passato del killer, ha avuto un ruolo tale da trasformarlo in un maniaco, ci saranno, talvolta, delle agghiaccianti musichine che rendono il buon Dario, a pieno titolo, un juke-box del trauma.

18.12.14

Recensione: "4 mosche di velluto grigio" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il re del Giallo - 3 - di Miriam


Quattro del mattino, mezz’ora di sonno alle spalle, gli occhi sbarrati al soffitto che rimirano le increspature create dalla luce della tv. L’insonnia è stata, per anni, una fedele e fastidiosa compagna quando ancora abitavo dai miei (qualunque psicospicciolo tenterebbe ora di stabilire una correlazione di natura freudiana tra i due eventi, ma non è questo il caso) e l’ho odiata come Zenigata odiava Lupin, che però poi se una notte dormivo più di tre ore mi sentivo stordita e pure un po’ indispettita. Ecco. Una di quelle notti, zappingando e guardando le rispettive increspature luminose, ho incontrato Quattro Mosche di Velluto Grigio. Era la prima volta che vedevo un film di Dario Argento per intero e per davvero (di suo conoscevo solo gli esperimenti del rapitore che si spaccia per lui/l’alieno che lo ha rimpiazzato, scegliete voi). E non ho più smesso.

23.11.14

Recensione: "Il Gatto a Nove Code" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il re del Giallo - 2 - di Miriam

Seconda puntata del viaggio nella filmografia argentiana di Miriam (qui il suo blog)




Vi piacerebbe stare contemporaneamente a Roma e a Torino? Nel (magico) mondo di Dario Argento questo è possibile – ora avete un altro motivo per amarlo. Il Gatto a Nove Code (1971) è uno dei tre film torineschi (torinesi e romaneschi) di Argento: girati a Torino e ambientati a Roma.
Con quest’opera Dario Argento lascia il caso in mano a uno dei protagonisti più brillanti e geniali della sua filmografia. Chi meglio di un enigmista può risolvere un enigma? Franco Arnò, affettuosamente chiamato “Biscottino” dalla nipote, un enigmista cieco, è testimone di un crimine. Inoltre, con questo micetto, Dario ci fa le fusa regalandoci una serie di morti spettacolari (dico solo: garrota, sbattimento di faccia compulsivo, ASCENSORE) e di momenti di grande suspence (cimitero).
Tutta la trama ruota attorno a un istituto di ricerca in cui ci si occupa di genetica. L’istituto è avvolto dal mistero, sono tutti omertosi e nessuno vuole rivelare di cosa si occupino.

1.11.14

Recensione : "L'uccello dalla piume di cristallo" - D(i)ario Argento, la mia storia d'amore con il re del Giallo - 1 - di Miriam

(prima puntata sulla filmografia argentiana della nostra bravissima  Miriam. Andatela a trovare NEL SUO BLOG, merita)

Quando ho fatto il mio primo disegno con l’acquerello il foglio è poi diventato una barchetta chè il bosco con le lumachine che avevo disegnato si era trasformato nel giro di pochi secondi in una landa desolata dal colore improbabile. Quando ho tentato di cucinare la mia prima torta multistrato per il compleanno del mio ragazzo sono riuscita a far prendere fuoco alla carta forno nel forno (lo so, lo so). Quando ho fatto il mio primo parcheggio ho occupato tutta la carreggiata.
E invece Dario Argento è riuscito con il suo primo film a fare subito una bomba assoluta.
Tutta questa lunga e tediosa intro solo per avvalorare la mia tesi, quella che a costo di sfiancarvi cercherò di sostenere fino alla fine dei miei giorni: Dario Argento è il Maestro. 
Il Maestro del Giallo ma pure del rosso sangue e di tutti gli altri colori (penso ad esempio a Suspiria, ne parleremo in futuro). E questo titolo, quello di Maestro, se lo conquista da subito, con quel capolavoro assoluto che è L’uccello dalle piume di cristallo (1970), un film che fa gridare di paura per un’oretta e con un whodunnit che è una bomba.