The Beast è uno dei film più complessi, "importanti" e belli di quest'anno.
Siamo nel 2044 e Gabrielle, per trovare lavoro, affronta un colloquio in cui un'intelligenza artificiale (io la chiamerò Il Sistema) le dice che deve purificare la propria anima.
E questo significa eliminare tutte le emozioni, una specie di Atarassia del futuro che è condizione necessaria per fare sempre la cosa giusta, senza farsi condizionare dal proprio stato d'animo.
Per farlo Gabrielle deve "rivivere" le sue vite precedenti ed eliminare ogni fonte d'emozione.
In qualche modo, disconoscere quindi la sua stessa capacità di amare.
Gabrielle che ha vissuto tutte le sue vite sentendo sottotraccia la presenza di una Bestia, di un qualcosa o qualcuno che l'avrebbe portata alla tragedia.
Film che analizza tantissime cose, le possibili derive della nostra società, la spersonalizzazione, la realtà vera e quelle virtuale che ci costruiscono intorno.
E la forza - che a volte è anche necessità - di difendere il proprio amore e la propria possibilità di emozionarsi ancora contro tutto e tutti, contro il Tempo, contro il Sistema, contro il non amore.
Siamo nel 2044 e Gabrielle, per trovare lavoro, affronta un colloquio in cui un'intelligenza artificiale (io la chiamerò Il Sistema) le dice che deve purificare la propria anima.
E questo significa eliminare tutte le emozioni, una specie di Atarassia del futuro che è condizione necessaria per fare sempre la cosa giusta, senza farsi condizionare dal proprio stato d'animo.
Per farlo Gabrielle deve "rivivere" le sue vite precedenti ed eliminare ogni fonte d'emozione.
In qualche modo, disconoscere quindi la sua stessa capacità di amare.
Gabrielle che ha vissuto tutte le sue vite sentendo sottotraccia la presenza di una Bestia, di un qualcosa o qualcuno che l'avrebbe portata alla tragedia.
Film che analizza tantissime cose, le possibili derive della nostra società, la spersonalizzazione, la realtà vera e quelle virtuale che ci costruiscono intorno.
E la forza - che a volte è anche necessità - di difendere il proprio amore e la propria possibilità di emozionarsi ancora contro tutto e tutti, contro il Tempo, contro il Sistema, contro il non amore.
Tra le tante, tantissime, cose e suggestioni che ti lascia The Beast credo che la più interessante - e sulla quale non avevo mai riflettuto prima d'ora - sia lo "stato" in cui il Sistema vigente nel 2044 ti vuole portare, ossia quello di poter vivere sentimenti ma non emozioni.
Cristo, io che di sentimenti ed emozioni provo a interrogarmi e viverne da una vita non c'avevo mai pensato, non sono alla fine la stessa cosa?
Oddio, no, ovviamente no, ma, voglio dire, se è vero che un'emozione non nasconde per forza dentro di sè un sentimento (anzi, ce ne sono millemila staccate da esso) può esser vero il contrario?
Può il Louis del 2044 rispondere al "ti amo" di Gabrielle - un "ti amo" che era probabilmente in punta di labbra da 134 anni - può rispondergli "Anch'io" senza provare emozioni?
Perchè di film e libri distopici in cui le emozioni e/o i sentimenti vengono banditi o ripudiati nel futuro ne esiston tanti (voglio citare uno dei film in questo caso più sottovalutati, lo straordinario Non Lasciarmi) ma è la prima volta che mi ritrovo in questa situazione, sentimenti sì ma emozioni no.
Cristo, io che di sentimenti ed emozioni provo a interrogarmi e viverne da una vita non c'avevo mai pensato, non sono alla fine la stessa cosa?
Oddio, no, ovviamente no, ma, voglio dire, se è vero che un'emozione non nasconde per forza dentro di sè un sentimento (anzi, ce ne sono millemila staccate da esso) può esser vero il contrario?
Può il Louis del 2044 rispondere al "ti amo" di Gabrielle - un "ti amo" che era probabilmente in punta di labbra da 134 anni - può rispondergli "Anch'io" senza provare emozioni?
Perchè di film e libri distopici in cui le emozioni e/o i sentimenti vengono banditi o ripudiati nel futuro ne esiston tanti (voglio citare uno dei film in questo caso più sottovalutati, lo straordinario Non Lasciarmi) ma è la prima volta che mi ritrovo in questa situazione, sentimenti sì ma emozioni no.
Ecco, ovviamente quella di "The Beast" è una provocazione (come si fa ad amare senza che il cuore ti batta all'impazzata? senza che il solo pensiero di lei/lui non ti faccia sussultare? senza un occhio lucido, una mano che trema, un abbraccio che coccola?) ma - anche se forse non è il tema principale - potrebbe rappresentare una nemmeno troppo velata critica alla piega che sta prendendo il mondo, ovvero quella dove le emozioni "reali" sono sempre più rare o bypassate da quelle virtuali, dove ci si ama ma con poche lacrime e poco sudore, dove tante coppie vanno avanti in un modo non tanto "finto" (che di amori finti ne esistono dall'alba dei tempi) ma freddo, superficiale, calcolato, come freddo, superficiale e calcolato è il mondo dei computer e della rete che, per nostra fortuna e sfortuna, stiamo vivendo.
E questa lettura non è qualcosa di buttato là o metafora forzata eh, chè The Beast ha veramente dentro tutto il nuovo mondo, le intelligenze artificiali, le realtà virtuali e alternative, you tube, i vlog, i green screen, la rete, qualsiasi cosa.
Proprio con un green screen comincia il film, con Gabrielle (una sontuosa Lea Seydoux) che viene "istruita" su una scena da recitare, una scena che racconta di coltelli e bestie, qualcosa che ovviamente non possiamo per ora capire e che solo poi, ma tanto poi, potremo provare a darne un significato.
Eppure già in quei primi due minuti abbiamo un "motivo forte" del film, ovvero quello del concettò di realtà "vera" e virtuale.
E questa lettura non è qualcosa di buttato là o metafora forzata eh, chè The Beast ha veramente dentro tutto il nuovo mondo, le intelligenze artificiali, le realtà virtuali e alternative, you tube, i vlog, i green screen, la rete, qualsiasi cosa.
Proprio con un green screen comincia il film, con Gabrielle (una sontuosa Lea Seydoux) che viene "istruita" su una scena da recitare, una scena che racconta di coltelli e bestie, qualcosa che ovviamente non possiamo per ora capire e che solo poi, ma tanto poi, potremo provare a darne un significato.
Eppure già in quei primi due minuti abbiamo un "motivo forte" del film, ovvero quello del concettò di realtà "vera" e virtuale.
Non è un caso che, a pensarci, possiamo immaginarci The Beast come un intero film in green screen, ovvero con una protagonista reale, Gabrielle, e tutto quello che le succede una realtà aggiunta in post produzione o, con tecnologia ancor più avanzata, come realtà "live" aumentata (ovvero vissuta in "diretta" da lei), virtuale.
Ma alla fine ci sono almeno altri due tipi di realtà virtuale nella nostra vita, i sogni e l'ipnosi, non a caso presenti entrambi nel film.
Ma alla fine ci sono almeno altri due tipi di realtà virtuale nella nostra vita, i sogni e l'ipnosi, non a caso presenti entrambi nel film.
(ci sono un paio di scene stupende in voice off sotto una specie di ipnosi, mi hanno ricordato da morire Europa di Lars Von Trier o il finale di Oldboy).
E, attenzione, non sto mettendo tutti questi elementi a caso tipo a dire "inserisco tutto almeno qualcosa la prendo sicuro" ma The Beast è realmente un film sul collasso e sulla compresenza di tantissimi elementi tra loro.
E quindi se quello che Gabrielle vive sia una ipnosi regressiva, un sogno, una tecnologia avanzatissima che le permette di rivivere le sue varie incarnazioni o un visore di realtà aumentata, tutte restano in ogni caso, ognuna a suo modo, ipotesi valide.
Ovviamente la diegesi del film è abbastanza esplicitamente quella della sci-fi (sci fi che è quasi soltanto nel contesto e nell'ambientazione, The Beast è un film che si sradica dal genere o che comunque usa quello soltanto come mezzo) ma questo è un film talmente stratificato che qualsiasi lettura è possibile.
E, ripeto, non è un non riuscire a prendere una posizione chiara, è così.
La Gabrielle del 2044, un 2044 molto simile al nostro presente ma con - ovviamente - tecnologie avanzatissime, molti automi al posto degli esseri umani e una straziante e quasi imposta solitudine (le persone girano per strada sempre sole e con un visore che gli preclude qualsiasi interazione con gli altri) sta cercando un lavoro, mi pare non specificato.
Viene richiesto un solo requisito, ovvero quello di non essere sopraffatti dalle emozioni, non provarne più, perchè solo il nostro distacco da quelle (potremmo azzardare una specie di Atarassia) ci può permettere di rendere al meglio, di compiere sempre le scelte giuste, di affrontare le cose con la perfetta serenità.
E, attenzione, non sto mettendo tutti questi elementi a caso tipo a dire "inserisco tutto almeno qualcosa la prendo sicuro" ma The Beast è realmente un film sul collasso e sulla compresenza di tantissimi elementi tra loro.
E quindi se quello che Gabrielle vive sia una ipnosi regressiva, un sogno, una tecnologia avanzatissima che le permette di rivivere le sue varie incarnazioni o un visore di realtà aumentata, tutte restano in ogni caso, ognuna a suo modo, ipotesi valide.
Ovviamente la diegesi del film è abbastanza esplicitamente quella della sci-fi (sci fi che è quasi soltanto nel contesto e nell'ambientazione, The Beast è un film che si sradica dal genere o che comunque usa quello soltanto come mezzo) ma questo è un film talmente stratificato che qualsiasi lettura è possibile.
E, ripeto, non è un non riuscire a prendere una posizione chiara, è così.
La Gabrielle del 2044, un 2044 molto simile al nostro presente ma con - ovviamente - tecnologie avanzatissime, molti automi al posto degli esseri umani e una straziante e quasi imposta solitudine (le persone girano per strada sempre sole e con un visore che gli preclude qualsiasi interazione con gli altri) sta cercando un lavoro, mi pare non specificato.
Viene richiesto un solo requisito, ovvero quello di non essere sopraffatti dalle emozioni, non provarne più, perchè solo il nostro distacco da quelle (potremmo azzardare una specie di Atarassia) ci può permettere di rendere al meglio, di compiere sempre le scelte giuste, di affrontare le cose con la perfetta serenità.
Concetti in realtà "pericolosi" ma anche inquietantemente giusti potremmo dire, senza emozioni, passioni, paure ed entusiasmi le nostre scelte, come un freddo calcolatore, saranno sempre quelle giuste.
Per arrivare a questo stato bisogna ripercorrere le nostre vite precedenti (ovviamente il film mette alla base di tutto l'esistenza e veridicità di questo concetto) e "ripulire" la nostra anima, eliminando tutte le cose che in tutto il suo percorso l'hanno resa "viva", fragile, "umana".
Non è un caso che la primissima scena che vediamo della vita di Gabrielle (nella Parigi del 1910 che, di lì a poco, verrà sommersa dalla storica alluvione della Senna), primissima scena che per tecnica (piano sequenza) e ambientazione (palazzo signorile e tutti in costume) non può non rimandarci ad Arca Russa, dicevo non è un caso che una delle prime frasi che dirà Gabrielle sia "Io tengo alla mia anima".
Come se, in qualche modo, la Gabrielle che si sta sottoponendo a quel trattamento fosse già in "protezione" e in conflitto con il procedimento stesso.
"Sto facendo questo processo ma tengo alla mia anima, non voglio che scompaia"
(e il film poi confermerà quanto quella frase fosse sentita e profonda).
Per arrivare a questo stato bisogna ripercorrere le nostre vite precedenti (ovviamente il film mette alla base di tutto l'esistenza e veridicità di questo concetto) e "ripulire" la nostra anima, eliminando tutte le cose che in tutto il suo percorso l'hanno resa "viva", fragile, "umana".
Non è un caso che la primissima scena che vediamo della vita di Gabrielle (nella Parigi del 1910 che, di lì a poco, verrà sommersa dalla storica alluvione della Senna), primissima scena che per tecnica (piano sequenza) e ambientazione (palazzo signorile e tutti in costume) non può non rimandarci ad Arca Russa, dicevo non è un caso che una delle prime frasi che dirà Gabrielle sia "Io tengo alla mia anima".
Come se, in qualche modo, la Gabrielle che si sta sottoponendo a quel trattamento fosse già in "protezione" e in conflitto con il procedimento stesso.
"Sto facendo questo processo ma tengo alla mia anima, non voglio che scompaia"
(e il film poi confermerà quanto quella frase fosse sentita e profonda).
Ma c'è subito un altro caposaldo del film che viene fuori sin dalle primissime battute, ovvero quello che dà titolo al film, La Bestia.
Gabrielle vive la propria vita con la costante sensazione che stia succedendo qualcosa di terribile, una tragedia, una sciagura, un qualcosa che può annientarla.
Questo qualcosa è reificato in questa Bestia che però, a sua volta, sempre astratta rimane, (alla faccia della reificazione...), reificazione che, in qualche modo, è quindi soltanto semantica.
Ora...
Questa Bestia pare tanto, alla fine, un altissimo concetto alla Babadook, ovvero un "mostrificare" qualcosa di cui abbiamo paura, o un nostro trauma, o una nostra fobia, o una nostra condizione esistenziale.
Probabilmente nel film La Bestia è l'amore (mi pare venga anche esplicitato), quell'amore che, lo sappiamo, ci ucciderà.
La Bestia potrebbe quindi diventare Louis, ma ci torneremo.
Eppure pensateci, zoomiamo indietro, tanto indietro, allarghiamo più che possiamo questo concetto e ci renderemmo conto che forse The Beast altro non parla che della condizione esistenziale di ogni essere umano, ovvero quella di vivere costantemente nel terrore di morire.
La Bestia è la Morte e molto spesso non riusciamo a vivere completamente le nostre vite, o a non godere appieno delle cose belle che facciamo o che potremmo fare, perchè tanto quel velo nero di tristezza e di fine ineluttabile ci copre gli occhi, quella bestia è sempre lì dietro l'angolo, possiamo restare nella nostra stanza (vita) quanto tempo vogliamo ma prima o poi in quell'angolo dobbiamo passare.
Tornando invece a zoomare avanti questo terrore atavico potrebbe anche riguardare gli altri, ovvero vivere costantemente con la paura che possa perdere la vita qualcuno vicino a noi.
Gabrielle vive la propria vita con la costante sensazione che stia succedendo qualcosa di terribile, una tragedia, una sciagura, un qualcosa che può annientarla.
Questo qualcosa è reificato in questa Bestia che però, a sua volta, sempre astratta rimane, (alla faccia della reificazione...), reificazione che, in qualche modo, è quindi soltanto semantica.
Ora...
Questa Bestia pare tanto, alla fine, un altissimo concetto alla Babadook, ovvero un "mostrificare" qualcosa di cui abbiamo paura, o un nostro trauma, o una nostra fobia, o una nostra condizione esistenziale.
Probabilmente nel film La Bestia è l'amore (mi pare venga anche esplicitato), quell'amore che, lo sappiamo, ci ucciderà.
La Bestia potrebbe quindi diventare Louis, ma ci torneremo.
Eppure pensateci, zoomiamo indietro, tanto indietro, allarghiamo più che possiamo questo concetto e ci renderemmo conto che forse The Beast altro non parla che della condizione esistenziale di ogni essere umano, ovvero quella di vivere costantemente nel terrore di morire.
La Bestia è la Morte e molto spesso non riusciamo a vivere completamente le nostre vite, o a non godere appieno delle cose belle che facciamo o che potremmo fare, perchè tanto quel velo nero di tristezza e di fine ineluttabile ci copre gli occhi, quella bestia è sempre lì dietro l'angolo, possiamo restare nella nostra stanza (vita) quanto tempo vogliamo ma prima o poi in quell'angolo dobbiamo passare.
Tornando invece a zoomare avanti questo terrore atavico potrebbe anche riguardare gli altri, ovvero vivere costantemente con la paura che possa perdere la vita qualcuno vicino a noi.
In ogni caso questa bestia è un terrore cieco (perchè ciechi siamo in qualche modo noi nel cercare di indentificarlo) che ci condiziona la vita, perchè qualcosa di brutto sta per accadere.
Non è un caso che Bonello inserisca nel film anche due disastri naturali, un'alluvione (reale, Parigi 1910) e un forte terremoto, come a dare una conseguenza e una deriva "non umana" ad una paura fottutamente umana.
Ricorda un pò le cose che accadevano intorno alla protagonista a causa delle sue emozioni nello splendido Thelma.
E, se ci pensate, le "due" Gabrielle moriranno proprio a causa dell'alluvione e, implicitamente, del terremoto (torneremo su queste morti/non morti).
In ogni caso il "Sistema" del 2044 molto probabilmente identifica la bestia che Gabrielle deve eliminare in Louis.
Ricorda un pò le cose che accadevano intorno alla protagonista a causa delle sue emozioni nello splendido Thelma.
E, se ci pensate, le "due" Gabrielle moriranno proprio a causa dell'alluvione e, implicitamente, del terremoto (torneremo su queste morti/non morti).
In ogni caso il "Sistema" del 2044 molto probabilmente identifica la bestia che Gabrielle deve eliminare in Louis.