26.2.19

Recensione: "Tangerine" - Su Netflix

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Prima del magnifico The Florida Project ci fu Tangerine.
 E non serve un genio per notare la stessa mano dietro la cinepresa.
Anzi, dietro uno smartphone in questo caso.
Baker e il suo semplice raccontare gli ultimi, i reietti della società.
Senza sensazionalismi, scene madri, retorica.
La storia di Sin-Dee, una trans appena uscita di prigione che va in cerca del suo fidanzato.
Lei, la sua amica Alexadra e un tassista armeno.
Poco altro.
Ad accadere, semplicemente, la vita


C'è un finale prima.
Ed è il finale, meraviglioso, di The Forida Project.
Quelle bimbe che cominciano a correre per salvarsi dal mondo degli adulti e rifugiarsi in quello dei castelli incantati.
Fuggono, si tengono per mano.
E il film cambia, anche a livello fotografico.
Si passa in un nanosecondo dalla classica grana cinematografica a quella che, sembra evidente, è la ripresa fatta con un IPhone.
Solo per quei 30 secondi finali Baker ha usato quella tecnica in quel film.
E poi vedi Tangerine e Tangerine è girato completamente con un IPhone.
E pensi allora che il finale di Florida è ancora più bello, quasi una citazione di sè stessi.
Ma del resto i punti in comune tra questi due film sono tanti ed evidenti.
In realtà ne basterebbe soltanto uno  di punti in comune, ovvero Sean Baker.
Lo Sean Baker uomo.
Perchè è evidente come a questo regista piaccia parlare degli ultimi, degli emarginati, dei losers.
E' evidente quanto voglia bene ai suoi personaggi, quando quello che mostra nei suoi film sia veramente quello che gli sta a cuore.
Florida e Tangerine trasudano verità, onestà, vicinanza al mondo che raccontano.
Li guardi e ti immagini Baker lì in mezzo a loro, come uno di loro.
Sono quei film "personali" che io non riesco a non amare.

Che poi Tangerine, se vai a guardare, non ha tanto da offrire.
Ha una storia quasi inesistente, roba che scrivi in qualche oretta dopo cena.
Ha una regia-non regia con queste immagini da telefonino.
Ha degli attori quasi al limite dell'amatoriale.
Non ha nemmeno tante vicende dentro, plot twist, scene madri, tragedie.
Ma allora perchè Tangerine è così bello?
Perchè un film fatto col telefonino che parla quasi di niente convince così?
Perchè è fatto col cuore.
Perchè non ti inganna mai, perchè non vuole stupirti mai, perchè non "usa" i suoi personaggi, perchè non tenta mai la strada della retorica, perchè non vuole darti insegnamenti, perchè non ha personaggi solo buoni e solo cattivi.
Perchè è umano, perchè racconta la vita così com'è, poco più di un documentario.

Sin-dee è una prostituta transgender appena uscita di prigione.
Vuole tornare dal suo ragazzo, nonchè suo pappone.
La accompagna in questa ricerca la sua migliore amica, Alexandra, anche lui trans e prostituta.
Se ne vagano per Los Angeles a cercare questo ragazzaccio e la ragazza bianca con la quale, si dice in giro, lui avrebbe tradito Sin-Dee mentre questa era in carcere.
Intanto, un tassista armeno porta in giro i suoi clienti.
Non c'è altro.

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C'è solo la storia di queste due amiche e quella del tassista. Storie che, ovviamente, poi si incroceranno.
Ma quello che accade non è tanto importante quando si ha la sensazione che, semplicemente, stiamo solo assistendo all'Accadimento per eccellenza, ovvero la vita.
Quando guardo questi film a me dei possibili sviluppi frega quasi niente, io mi limito lì ad andare dove vanno i personaggi, a caso, vagando con loro, e anche solo questo vagare casuale è per me già bello.
Come non ripensare all'immenso Victoria, un film dove tutto quello che poteva accadere era secondario al fatto più importante, ovvero che noi eravamo lì mentre accadeva.
E così io ho seguito Sin-Dee, Alexandra e Razmik senza chiedermi tante cose, senza pensare tanto al cinema.
E ho visto un film che mi ha portato nei sobborghi, che mi ha fatto conoscere tanti personaggi laterali, che mi ha mostrato un sesso frugale, laido e proibito, che mi ha fatto vedere una trans cantare davanti a 4 persone, cantare di luoghi dei Balocchi dove andare a rifugiarsi, come il Castello finale di Florida Project.
E ci sono tanti momenti di stanca, tanti momenti in cui questa simbiosi vita-cinema uccide un pochino troppo il secondo.
Non c'è niente di memorabile in Tangerine, c'è solo il racconto di personaggi ai quali è difficile non voler bene.
Si ride anche, ci sono scene davvero gustose (come quella coi poliziotti o tutte quelle di insulti).
Ci sono anche tante scene di sesso che ti lasciano un senso di tristezza e fastidio insieme, come l'irruzione nella stanza-bordello, come quella del tassista che manda via la prostituta perchè non ha l'uccello, come quella dello stesso tassista che lo prende in bocca ad Alexandra dentro l'autolavaggio.
E poi quell'uomo torna a casa, in mezzo a tutti i familiari, a festeggiare la vigilia di Natale.
Eppure malgrado quello che abbiamo visto, malgrado la presenza della splendida bambina, malgrado quello che sappiamo, noi questo personaggio non lo odiamo, ti sembra quasi più un uomo imprigionato in un'ossessione che un mostro.
E se è un mostro, allora, questo è un mondo popolato solo da mostri.
Intanto la vicenda va avanti, Sin-Dee trova la ragazza bianca, una prostituta che sembra anoressica (o solo eroinomane), l'ennesimo essere umano disperato di un film in cui nessuno è vincente, nessuno è felice, tutti sono dentro prigioni mentali e sessuali.
E in questo film che è quasi un aspettando Godot finalmente Godot arriva, anzi, siamo noi ad arrivare da lui.
Chester è lì, in quel locale di ciambelle semplice e amorevole come semplice e amorevole è tutto il film che gli sta intorno.
E tutte le vicende collimeranno, quelle delle due amiche, della prostituta bionda e del tassista armeno.
Ma collimeranno quasi per caso, senza sensazionalismi.
E poi tutti andranno via sconfitti.
Il tassista torna a casa sua e si mette le mani nei capelli.
La ragazza bionda gira disperata per la città, scalza e senza più nessuno.
Sin-Dee fugge via tradita dalla sua migliore amica.
E in questo triplo montaggio parallelo c'è tutta l'umanità di Baker, c'è la prova finale dell'operazione che ha voluto intraprendere con Tangerine, ovvero raccontare senza pietismi la vita degli ultimi, o anche quella di tutti noi, uomini che sbagliano e che devono pagare le conseguenze dei loro errori.
Cinque minuti bellissimi che, in piccolo, mi hanno ricordato il finale di Magnolia, uno dei più belli di sempre.

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Ma c'è ancora tempo per altro.
C'è una trans che ha subito l'ennesima umiliazione.
C'è un'amica che torna indietro a soccorrerla.
E poi c'è una lavanderia a gettoni.
E due donne che si tolgono le parrucche.
E si mostrano per quello che in realtà sono, due uomini.
E Sin-Dee che non vuole togliere il reggiseno perchè quel petto nudo senza seno la fa star male, è una realtà che non bisogna svelare.
Roba da andar là ed abbracciarla.
Due donne, due uomini, non importa.
Sono due anime che si danno la mano.
Un altro finale dove due si danno la mano, come in Florida.
Loro non corrono via, loro se ne rimangono lì, in una lavanderia a gettoni.
Ma alla fine quello che accade è la stessa cosa che accade, anzi accadrà, alle due bambine di Florida.
Quel senso di reciproco aiuto, quel riconoscersi, quel sentirsi fuori dal mondo, quel sentirsi sole contro tutti.
Ma quel non esser sole.

7.5

9 commenti:

  1. Lo vidi al TFF del 2015, e, a differenza di TFP l'avevo trovato davvero molto interessante.
    E comunque - per completezza di informazione - bisogna dirlo che lei si chiama Sin-Dee Rella! :)

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    1. eh, lo so, ma è una cosa che ho scoperto su Wikipedia questa, nel film il "cognome" (e quindi il gioco di parole) non viee mai detto

      o almeno me pare!

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  2. Lo cercai l'anno scorso, dopo essere stata travolta dalla folgorante sensazione di soddisfazione che mi aveva lasciato la visione di Florida Project.
    Beh, se non fu del tutto la stessa, gli si avvicinava molto. Trasudano umanità questi due film e sì, non puoi fare a meno di amarli i personaggi di Baker.
    E poi mi citi... Victoria e Magnolia, cavolo che perle.
    Questi sono i film che non si scordano!!!! ;)

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    1. direi che le tue righe sono il perfetto riassunto di quello che ho scritto ;)
      eh, oh, a me lo hanno ricordato, Victoria per quel seguirli anche sul niente, Magnolia per quei 5 minuti finali in cui vediamo la fine di ogni personaggio ;)

      parliamo di un capolavoro assoluto e di un aspirante capolavoro

      ovviamente in ordine inverso ;)

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  3. Teofilatto dei Leonzi27 febbraio 2019 alle ore 12:17

    E allora devi riprendere anche Starlet, a 'sto punto. :-)

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  4. Film interessantissimo. Trovato per caso su Netflix e mi sono ricordato che ne avevi parlato, quindi gli ho dato una possibilità prima ancora di leggere la recensione. Che dire? l'ho trovato una piccola 'perla'... non un film eccezionale, ma molto interessante e soprattutto come scrivi te pieno di umanità. La prima parte forse un po' stucchevole, poi però mi ci sono perso dentro e l'ho sentito. C'è molta amarezza dentro sto film, ma l'ho trovato profondamente sincero... Quindi chissenefrega della sceneggiatura scarna e della regia a tratti così "sbagliata". Ci ho respirato dentro la stessa aria dei film di Korine o Vincent Gallo, o dei primi dischi di Tom Waits... ho pensato a quelli... Come atmosfera e scelta dei soggetti soprattutto.

    "Ma quello che accade non è tanto importante quando si ha la sensazione che, semplicemente, stiamo solo assistendo all'Accadimento per eccellenza, ovvero la vita.
    Quando guardo questi film a me dei possibili sviluppi frega quasi niente, io mi limito lì ad andare dove vanno i personaggi, a caso, vagando con loro, e anche solo questo vagare casuale è per me già bello.
    Come non ripensare all'immenso Victoria, un film dove tutto quello che poteva accadere era secondario al fatto più importante, ovvero che noi eravamo lì mentre accadeva."
    Difficile davvero scriverlo meglio.Con queste parole secondo me hai proprio fatto centro, cogliendo l'essenza del film. E poi mi piace il riferimento a Victoria, altro film conosciuto grazie a te che ho davvero adorato.

    E poi c'è quella scena. Quella scena di lei che canta nel locale. Tu l'hai solo citata, io l'ho trovata stupenda. Per me rientra nella mia personale categoria di "scene che valgono un intero film". Bellissima. Difficile da dimenticare per quanto mi riguarda. Ed è bello come in film così 'piccoli' possono esserci delle 'piccole' scene così 'grandi' per chi guarda.

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    1. non me ricordo, sempre se l'abbia mai saputo, se hai visto anche The Florid Project

      se non l'hai fatto fallo

      concordo sulla prima parte più debole e su quella sensazione di verità che trasmette

      sembra quasi un piccolo documentario, con una sceneggiatura appena abbozzata

      ma quei personaggi, le loro dinamiche e i loro dolori sono tutti veri, lo si sente

      sai che di Korine ho visto solo il suo film hollywoodiano eppure anche io, senza averli mai visti,ho pensato a lui? ahah

      grazie per la citazione...


      parto dalla fine

      se ci credi è anche la mia scena preferita, stranissimo che l'abbia solo citata

      anche se credo di sapere perchè, ovvero l'aver pochissimo tempo per scrivere questa recensione e il non volermi soffermare sulle cose che forse mi avrebbero fatto partire di più la penna...

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