25.10.22

ToHorror 2022 (3/3) - Recensioni: "Mandrake" - "Il Cameraman e l'Assassino", "Polaris" e "A Wounded Fawn"

La mia ultima giornata al ToHorror 2022 (terza per me delle 6 totali, di cui solo 4 con film in concorso) è buona, come media direi ai livelli della prima.
Un buonissimo film, Mandrake, ambientato in Irlanda del Nord, che racconta di streghe, bambini, omicidi, mamme incapaci di esser tali, amore e disamore.
Un buon film, Polaris, ambientato nel 2144 in una Terra, come in Snowpiercer, ormai rimasta solo neve e ghiaccio. La storia di una bambina e di qualcosa che deve raggiungere, probabilmente molto simbolico.
Poi un film bruttino, una specie di revenge movie in cui la prima parte, quella del serial killer che deve uccidere la ragazza, è completamente realista, mentre la seconda, tutta metaforica, simbolica e giocata su effetti visivi, è davvero debole e retorica.
Ma il mio ToHorror si conclude ottimamente con Il Cameraman e l'Assassino, film che volevo vedere da 20 anni e che sì, merita la fama che si porta dietro.
Divertente, assurdo, anarchico, a suo modo inquietante.
Una troupe segue un serial killer nelle sue gesta. 
Da recuperare subito


 

L'Irlanda - e gli irlandesi con essa - è uno di quei luoghi che, come la giri la giri, sono già cinema.
In realtà, nel caso di Mandrake, ci troviamo in Irlanda del Nord, terra che, a differenza della sorella a sud, viene vista sempre in modo diverso da noi europei.
Come l'Eire è sinonimo di terre verdi sconfinate, paesaggi mozzafiato e piccole città caratteristiche quella del Nord, invece, forse per una personificazione con la sua capitale Belfast, ci sembra una terra grigia e operaia piena di uomini grigi e operai.
Chissà dove sta la verità.
In ogni caso quando sento parlare di "horror irlandese" vado sempre in fibrillazione (al volo ripenso a The Canal e A Dark Song ma ce ne sono sicuramente tanti altri).
E Mandrake mantiene sicuramente alto il livello.
Siamo all'ennesimo film sulle streghe (evidenti, anche poi confermati dalla stessa regista, i rimandi a The Witch, Hereditary e altri film sul filone) ma per ambientazione e svolgimento del plot Mandrake ha una sua assoluta originalità.
E' la storia di Bloody Mary (così viene chiamata), una donna che nel passato uccise in maniera brutale il marito e adesso è appena tornata - in libertà vigilata - dalla prigione. Vive in una casa fatiscente in cima al bosco e vuoi per questo, vuoi per l'omicidio del passato, vuoi per le leggende del luogo, Mary è considerata una strega.
Un giorno, lo stesso giorno che la donna è uscita di prigione e tornata a casa, spariscono nel bosco due bambini. Fare 2 + 2 per gli abitanti del luogo è immediato...
Film benissimo girato, ancora meglio interpretato e che ha la sua forza nell'ambientazione (la piccolissima comunità, il bosco, la casa della "strega") e nel saper sapientemente fondere insieme l'elemento horror (con nemmeno troppe derive paranormali) e una componente molto più intima e delicata, ovvero la maternità (che possiamo tranquillamente individuare come tematica principale del film).
In questa storia di donne e streghe si parla quindi di amore verso i propri figli, di disamore verso gli stessi, di disagio nell'esser madri, di voglia di esserlo di nuovo, di invidie e gelosie femminili. Quasi tutto è poggiato sulle spalle delle due protagoniste, la strega Mary e l'assistente sociale Cathy, donna probabilmente incapace di amare il proprio figlio ma, forse, altrettanto desiderosa di averne un altro (e qui gioca l'ambiguo, splendido e tronco finale).
Il film è molto particolare anche nel NON sorprendere. Tutti pensano che le tragedie che stanno accadendo siano colpa di Mary e, incredibile, proprio di Mary sono colpa. Di solito in sceneggiature del genere la figura della strega (falsa o vera che sia) viene sempre inquadrata come quella della donna innocente accusata di cose terribili. Qui no, qui Mary è veramente il mostro, la colpevole, anche se resta un personaggio complesso con il quale è possibile provare pure una certa empatia.
Bello il costume da Diavolo del figlio, belle molte sequenze nei boschi o nella casa, affascinante la sequenza della mandragora (che dà titolo al film). Curiosamente questo che è sulla carta uno dei film più "sovrannaturali" del festival ha in questa scena l'unico elemento trascendentale (mentre quasi tutti gli altri film paiono realistici per poi virare nel soprannaturale).
Un gran bel film, forse sul mio podio del festival (tra quelli in concorso)

7


30 anni fa uscì un minuscolo film, realizzato con pochissimo, che in qualche modo entrerà poi nella piccola storia del genere.
Curioso caso vuole che il titolo originale francese, quello internazionale e quello italiano non c'entrino niente l'uno con l'altro (caso più unico che raro credo).
Quel film è - almeno qui da noi - Il Cameraman e l'Assassino e io finalmente sono riuscito a vederlo.
Dico subito che il suo "mito" e il fatto che 30 anni ancora se ne parli a mio parere ha assolutamente senso.
Ci troviamo infatti davanti ad un film che, visto adesso, ci appare straordinario per l'epoca. Geniale, originale, pazzo, anticipatore dei tempi.

La trama si può riassumere in una riga.
Una troupe decide di seguire un serial killer.
Punto.
Il film è ironico, a tratti comicissimo, altri violento, altri surreale. Per almeno mezz'ora si fa fatica a respirare tanto alto il ritmo e tante le trovate.
Un Benoit Poelvoorde al debutto, nemmeno professionista al tempo (se ho capito bene tutta la troupe e gli attori erano amici reali di vita) ci regala un'interpretazione straordinaria, prendendo il film tutto su di sè (e da lì partirà una lunghissima ed esaltante carriera per lui).
Il suo Benoit (il personaggio si chiama come lui) è irresistibile, istrionico, folle.
Un uomo razzista, misantropo, anarchico, a cui ogni tanto parte la capoccia e ammazza gente senza quasi un perchè (all'inizio erano i soldi il motivo ma poi la sua pazzia lo porta ad omicidi del tutto gratuiti).
La troupe lo segue e lui spiega loro i trucchi del mestiere (ad esempio nel folgorante incipit sulla zavorra da mettere in un corpo morto per farlo affondare nell'acqua), si lascia seguire negli omicidi e, nel frattempo, disserta di tutto, dall'immigrazione all'accoppiamento degli uccelli, dalle case popolari agli omosessuali.
Non sappiamo perchè quella troupe lo segua, non c'è un prima.
E il montaggio, specie nel primo tempo, è straordinario nell'alternare momenti di vita normale di Benoit con velocissimi estratti dei suoi omicidi.
Tante le scene da ricordare, come la vecchia fatta morire per infarto, come la splendida e lunga sequenza della fabbrica (la regia, tutta camera a mano, è di altissimo livello), come l'omicidio del "nero che non si vede di notte" o il massacro famigliare con quel bambino prima perso e poi riacciuffato (e l'anarchia e follia di questo film e del suo personaggio principale la vedi specie qua, con questa scena di omicidio di un bambino che viene mostrata e raccontata come niente fosse, con serenità e divertimento).
Poi il film cala, secondo me molto (ma io ero al 12imo film in 3 giorni e non ce la facevo a stare sveglio) per poi riprendersi nel finale con la splendida sequenza della cava senza più acqua (in cui riemergono tutti i corpi buttati negli anni) o con quella, deliziosa e assurda, dell'omicidio a tavola, uno dei momenti più arbitrari e comici del film.
Ma questo resta un film che già nel 1992 raccontava l'ossessione del voler essere davanti alla telecamera, quella della strumentalizzazione della morte, quella dell'eterna lotta tra cinema e tv (nella scena delle due troupe che si ritrovano nello stesso luogo), quella, se vogliamo, di come anche la morte ad un certo punto diventi una cosa così di routine che pure l'empatia di persone neutrali se ne va via (vedi la troupe, che diventa ormai presenza quasi attiva negli omicidi).
Come detto il film ha momenti di stanca nella parte centrale, la sua inventiva iniziale ad un certo punto sembra mostrare la corda, ha più di una scena difficile da comprendere (tutte quelle in cui ai protagonisti viene sparato addosso, non ho capito mai da chi) e si vede che è un film fatto da amici abbastanza in fretta e portato a un minutaggio eccessivo.
Ma resta una perla e un'opera che funziona ancora adesso.
E Benoit nel finale che piange per quella ragazza è, a suo modo, il "colpo di scena" del film, l'arrivo dell'empatia in un uomo completamente folle.
Il finale, sbrigativo e "definitivo" non convince ma, a ben pensarci, era davvero l'unico possibile

7.5/8


Come sapete la tematica della violenza femminile e dei film che raccontano femminicidi e (a volte) le vendette delle vittime è qualcosa che mi prende sempre molto.
E quasi sempre trovo film, a volte anche cazzoni (Revenge?) che però sanno portare con forza e genuinità fuori questo grido di aiuto e di dolore.
E poi ci sono film invece  - come A wounded fawn - dove la tematica è talmente esposta, spiegata ed esasperata da sortire l'effetto opposto, ovvero diventare stucchevole e priva di forza.
Una ragazza ha un appuntamento con un uomo che, in realtà, è un serial killer di donne, guidato negli omicidi da una specie di entità/seconda personalità (un gufo gigante) che lo porta a commetterli.
Tutta la prima parte del film è su lei e lui su una baita nel bosco, con lo spettatore che si aspetta l'omicidio da un momento all'altro.
Tutta la seconda parte si riferisce invece al poi, con l'uomo inseguito e martoriato dai suoi demoni e dai sensi di colpa per quello che ha fatto (demoni e sensi di colpa che prendono spesso le sembianze delle donne che ha ucciso, così da farlo diventare una specie di revenge paranormale).
Il film è debole, corto ma lunghissimo per me (basta la prima scena dell'asta per far capire quanto non ci sia il senso della misura), senza un minimo di scrittura "importante" ma basato solo - nella seconda parte - su una trovata visiva dietro l'altra (che sia metaforica, simbolica o altro) per gridare allo spettatore "questo è quello che meritano gli uomini che uccidono".
No, il messaggio non arriva, è troppo urlato, troppo declinato, con mezz'ora di delirio visivo estenuante (e anche un filo trash).
Qualche buon momento nella parte in casa, qualche assurdità (lei che usa il cel ma non chiama la polizia), una piccola tensione ma per il resto un goffo tentativo di realizzare un film metaforico d'impatto ma fatto da mani abbastanza grossolane

5.5


Siamo - vado a memoria - nel 2144.
Non ricordo bene i titoli iniziali ma credo che ormai l'intera Terra sia un accumulo di neve e ghiaccio, come in Snowpiercer (a parte i titoli non avremo mai altri elementi per dire se quello scenario che vediamo sia globale o circoscritto. Senza titoli iniziali potremmo addirittura dire che Polaris è ambientato ai giorni nostri in una zona del circolo polare).
I sopravvissuti che vediamo nel film sono tutte donne, parlano una lingua strana incomprensibile allo spettatore (anzi, più di una lingua visto che a volte non si capiscono nemmeno tra di loro), girano in tribù, sono spesso mascherate e vestite in modi stranissimi (che richiamano inevitabilmente Mad Max) e sono ancora però provvisti di mezzi funzionanti e potenti, come gatti delle nevi, quad e cose simili.
La nostra protagonista è una bambina solitaria che ha l'ossessione per qualcosa in cielo, qualcosa che deve raggiungere...
Inutile dire che l'ambientazione è bellissima.
Il film non ha difetti evidenti se non un passo forse troppo lento e una storia di non proprio facile presa.
Ad esempio è davvero difficile capire il ruolo della ragazza di colore che la protagonista decide di salvare e portare con sè.
Come sapete non amo informarmi sui film e sulle cose intorno ad essi ma sicuramente quella donna avrà una valenza simbolica riconoscibile (non per me).
Orsi, aurore boreali, omicidi con sangue che lorda la neve, piccoli inserti soprannaturali (quella bimba ha un potere che probabilmente gli arriva dal cielo - cielo con il quale è collegata -), gli elementi suggestivi ci sono.
Il film ha in realtà una storia molto povera (la bimba deve raggiungere la stella polare mentre è braccata dalle componenti delle tribù) ma anche perchè credo che Polaris si possa inserire in un filone esistenziale che, in quanto tale, funziona quasi sempre meglio lavorando sull'essenziale.
A questo proposito il binomio bimba-stella polare mi ha richiamato un minuscolo e ostico film come Morgenrode (tutto ambientato in un deserto e con due soli personaggi) o il gioiello The Lighthouse. Tre film che non c'entrano niente l'uno con l'altro ma in cui abbiamo un solo personaggio che deve raggiungere qualcosa, che sia una luce o una stella. E quel qualcosa ha un significato profondamente esistenziale.
In realtà la figura di quella bambina sembra andare anche "oltre". La vediamo infatti soffrire per gli alberi, quasi parlare con loro, e anche il finale (bellissimo) ci suggerisce una figura di questa bimba talmente grande da farla sembrare quasi importante per l'intero Universo.
Prima di accennare a questo finale bello ricordare quell'aereo "spiaggiato", le scene nella casa con la scoperta del fuoco, le maschere. Per un film, ripeto, senza difetti evidenti ma a tratti abbastanza faticoso da seguire (più che altro perchè ha pochissimi cambi di passo).
Eppure il finale, a suo modo, è bellissimo.
La bimba raggiunge finalmente la sua stella.
E lo fa non nel cielo ma nell'acqua che la riflette.
E va a formare così le costellazioni delle due Orse (e solo ora capiamo il legame fortissimo con quell'orsa).
E' bellissimo perchè oltre che molto evocativo gioca sul paradosso temporale che un film ambientato nel 2144 racconti la nascita di due costellazioni che, in realtà, esistono da quando esiste l'universo.
Non so che significhi, forse il sacrificio di quella bimba ha riportato qualcosa di bello (e perduto) agli uomini, forse grazie a lei ora è nuovamente visibile qualcosa che era rimasto nascosto (come se la Purezza possa riconsegnarci le stelle).
O forse non so.
In ogni caso un film con un cuore

6.5/7

14 commenti:

  1. Ma dai... Avevo pensato al Mandrake con frac e cilindro, pensa te

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    1. sta zitto che io scoperto solo ora che Mandrake è la mandragora...

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  2. Mandrake è sul mio podio personale appena sotto Syk Pyke, ma ho apprezzato tanto anche A Wounded Fawn, quello sì un delirio sensato a differenza della meenchiata coi vermi. Il cameramen e l'assassino lo riguarderò il prima possibile, ero troppo stanca per godermelo come avrebbe meritato ma anche nella stanchezza ha fatto presa, quindi è sicuramente un film grandissimo!

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    1. Ahah, ciao compagna di viaggio ToHorror

      sì sì, il fauno due spanne sopra i vermi, a me non è piaciuto perchè l'ho trovato ripetitivo e retorico ma almeno...era un film

      Syk Pike e Mandrake se la lottano anche per il mio podio (di quelli in concorso)

      quoto per il Cameraman, anche riguardo la stanchezza

      devo venitte a legge

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  3. Il tohorror ve lo do io fra pochi minuti , il cameraman e l'assassino lo ricordo come un gran film che ti porti dietro per un po'.
    Quel devo venitye a leggere mi intriga visto il mio interesse per altri blog cinematografici che non conosco

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    1. Ah, ma Erika è bravissima e anche lei, come me, si impazzisce con un blog da 12-13 anni...

      siamo tra i pochi rimasti dell'epoca ;)

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  4. Polaris onestamente non m'ha fatto impazzire, belli i paesaggi ma tra quelli, la mancanza di cambi di ritmo e le musiche suadenti mi stava veramente crollando la palpebra haha. Brava la bambina e la vecchia, carina l'idea ma le altre attrici non sono granché in parte, gli effetti pacchiani e il worldbuilding fa acqua da tutte le parti. Ironica però la scritta iniziale, sulla "bambina destinata a portare la pace"... sì, porta la pace ma facendo una strage hahaha.

    Molto bello invece Mandrake (anch'io non sapevo fosse mandragora in inglese), uno di quei folk horror moderni che piace a me. Brave attrici, bella atmosfera (quando Mary droga i bambini sembra di stare in Gretel e Hansel), ritmo qui quasi perfetto, finale cupo e meraviglioso. Forse gli manca quel colpo di genio per elevarsi davvero, si vede che la sceneggiatura è a tratti claudicante e va a merito della brava regista averci messo una pezza. Regista con cui io e il buon Riccardo ci siamo pure fatti una foto, a memoria di quella giornata, almeno per me, veramente speciale, e non sarebbe stato lo stesso senza la bella compagnia incontrata lì. Quindi grazie davvero Giuseppe, perché in fondo in quel gruppo eravamo tutti un po' figli del Buio in Sala :) al prossimo ToHorror!

    Ps ma alla fine li avevi i soldi per tornare a Perugia? Hahaha

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    1. Polaris la palpebra me sa t'è caduta più de na volta, ad un certo punto io e Vieri ce siamo accorti che dormivate in 3, ahah

      Non sono però d'accordo sui difetti che trovi ma, come sempre, è il bello delle opinioni (comunque nessuno ha capito il ruolo della nera, ecco)

      perfettamente d'accordo invece su Mandrake che sì, forse non osa tantissimo sulla sceneggiatura (anche se la sua prevedibilità è in qualche modo...sorprendente e coraggiosa). Avete fatto bene a facce la foto! in tutti i sensi

      ahah, è stato bellissimo vedere due giovani incontrarsi e sapere che in qualche modo c'entra sto blog

      oddio sì, non ho capito il riferimento, avevo detto di aver finito i soldi? ;)

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    2. Hahaha, chi era il terzo bel addormentato? Anche Riccardo accanto a me (mi ha detto poi) non era propriamente entusiasta, sugli altri non giurerei. Dal canto mio ero assonnato, ma curiosamente ho ricordi molto vividi di Polaris, si vede che era un sonno attento haha. Poi dai noi giovani eravamo giustificati, abbiamo girato mezzo centro di Torino per tutta la mattinata :,)

      Mandrake assolutamente, nella sua prevedibilità diventa paradossalmente un film più interessante della media...

      Non saprei di preciso, prima che ci separassimo avevi detto qualcosa sul "vedere se riesco a tornare in Umbria", io l'avevo intesa come una battuta sul non sapere nemmeno se avevate i soldi per tornare haha.

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    3. Avete dormito almeno un pò te, Stefano e Gaia, ahah

      semmai noi anziani dovremmo dormire, altrochè!

      ahah, non me ricordo quella battuta sul tornare, ma forse era riferito al fatto che non avevo ancora prenotato niente per tornare

      poi per fortuna trovato un blablacar ;)

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  5. Che gran film, "Il cameramen e l'assassino", un formidabile mix di generi che mischiava noir, grottesco e neorealismo, gettando pure le basi ai mockumentaries, ancora lontani a venire. Un film talmente originale ed unico da non aver praticamente avuto epigoni, negli anni a venire, lasciando però un'impronta evidente che ha sicuramente influenzato, magari inconsciamente, parecchia cinematografia cult dei decenni successivi. Cito un paio di pellicole, tra quelle che più mi sono rimaste nel cuore: "Behind the Mask - Vita di un serial killer" e "Contenders - Serie 7". P.S. La scena dello scontro a fuoco per me è un'ulteriore genialata, infatti mi pare di aver capito che la "gang" rivale fosse un'altra troupe al seguito di un altro assassino (!).

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    1. Ero stanco morto, credo avrei dormito a qualsiasi film avessero proiettato (cioè, dormito no, ma visto con molta stanchezza sì), solo un film come questo poteva (quasi del tutto) tenermi sveglio

      E' stato presentato lungamente da uno dei registi ma come forse sai non amo sapere e quindi ascoltavo a malapena, ahah

      film unico, geniale e con dei momenti straordinari

      l'altra troupe appare senza una motivazione, non mi pare ci fosse un altro assassino. Ma la scena è assurda e credo molto simbolica (noi lavoriamo per la tv, voi per il cinema)

      mi segno quei due!

      direi anche i due Creep, o almeno Creep 2 ;)

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  6. Sì, ottimi i due Creep, specie il secondo. Se ti sono piaciutti amerai i due che ho suggerito.

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