10.11.22

Pillole di Buio in Sala: Riflessioni su "L'angelo dei muri", "Doppia Pelle", "Christian", "Apollo 10 e mezzo", "Quicksand", "The Old People", "The Supernatural", "Ultrasound" e "Soft Air"

Questo è stato sicuramente l'anno con meno post e recensioni.
Faccio sempre più fatica a scrivere, anche se non c'è nessun motivo negativo, anzi, nessun motivo in generale.
Ho visto abbastanza cose questi mesi delle quali non ho poi tenuto traccia nel blog.
E allora provo a recuperarle nella memoria (si va da visioni di 8 mesi fa ad altre di 10 giorni, con inevitabili ripercussioni nella memoria).
In questo abbastanza inedito post per il Buio in Sala parlo quindi di tante cose diverse, con minirecensioni o "medie" recensioni.
Abbiamo un film italiano bellissimo, un Dupieux sempre geniale ma forse non ai livelli dei suoi capolavori, una serie italiana straordinaria e l'ultimo film di quel regista unico che è Linklater, regista che non fa solo film ma veri e propri progetti.
E poi una bella miniserie svedese su una strage scolastica, un dimenticabile film horror tedesco (o austriaco?) su una casa di riposo dove i vecchi diventano spietati assassini (e con una retorica insopportabile), un tremendo film italiano e uno ancora più brutto, ma così brutto, così brutto che più de due righe non posso dagliele.
E poi un gran bel film "alla Guardaroba" su ipnosi, tecnologia futuristica e manipolazione.
E poi basta



Bellissimo, forse in tutta questa carrellata il titolo del quale più mi dispiace non averne scritto.
Siamo a Trieste.
Un vecchio uomo che vive in una grande e vecchia casa (vera protagonista del film) scopre che verrà sfrattato.
Ma quella casa è tutta la sua vita (e nel finale capiremo perché) e lui non vuole andarsene. Decide quindi di murarsi in un piccolo stanzino, nessuno se ne accorgerà.
Film italiano di quel Bianchini di cui provai a vedere "Radice quadrata di 3" (abbandonando dopo 10 minuti senza averne capito una parola) e del quale amai invece molto "Across the river", horror di pura atmosfera, quasi muto e con un solo protagonista assoluto.
L'Angelo dei muri è senz'altro il suo film più sentito, maturo, complesso, e anche quello che scavalca di più il genere puro.
Pellicola dalla grandissima anima che in un finale davvero struggente rivela una storia di profondissimo dolore, certo prevedibile da uno spettatore attento e scafato (noi avevamo previsto il colpo di scena a metà film) ma che non perde minimamente d'emozione.
Prima abbiamo un film girato in maniera straordinaria (ricordo dei movimenti di macchina di un'eleganza incredibile, e un piano sequenza iniziale tra i corridoi della casa che è qualcosa di bellissimo), con un attore principale indimenticabile e con una storia al tempo stesso minuscola ma anche gigantesca, esistenziale e, in qualche modo, "nuova".
Il film è perfetto nel miscelare un lato drammatico impressionante con delle venature ghost mai pacchiane, quasi sussurrate.
Più temporalità iniziano a mescolarsi tra loro, qualcosa di terribile successo nel passato entra nel presente. Bianchini è perfetto in questo bilanciamento e il film riesce ad essere per tutta la sua durata un mirabile ibrido tra cose diverse.
Come "Across the river" anche questo è un film di silenzi (il protagonista non parla mai se ricordo bene) e dalla grandissima atmosfera, anche se rispetto a quella inquietante e misteriosa ne prevale una maledettamente malinconica.
Proverete una rara empatia per quest'uomo, cercherete insieme a lui di ricordare e, nel finale, il vostro cuore sarà spezzato.
Bianchini forse esagera (nello stesso finale) in retorica e spiegazioni varie ma il suo film e i suoi personaggi erano così belli e credibili che l'emozione, anche se ci viene quasi imposta, resta intatta.
Film di volti, di atmosfera, di regia, di emozioni, di dolore.
E di senso di colpa.
E di vuoto pneumatico.
E di voglia di riabbracciarsi

8



Il solito soggetto incredibile e geniale di Dupieux.
Un uomo è ossessionato dagli abiti in pelle, specialmente dalla sua giacca. E' convinto che tutto il mondo la trovi bellissima, che tutti parlino di "lei".
E' talmente ossessionato che decide che quella deve essere l'unica giacca al mondo.
Le altre persone devono quindi o buttarle o essere uccise.
Film a tratti straordinario e comicissimo Doppia Pelle non riesce però, a mio parere, a raggiungere i livelli dei veri capolavori di Dupieux (Realitè, Wrong, Wrong Cops).
La sensazione è che il soggetto faccia fatica a reggere la durata del film anche se grazie al suo talento Dupieux riesce sempre a intrattenerti.
Come al solito ci saranno moltissimi discorsi metacinematografici (nei suoi film quasi sempre Dupieux parla di Arte e Industria cinematografica) con questo personaggio che si finge regista senza, probabilmente, non solo non aver mai girato una scena ma nemmeno aver visto un  solofilm.
I momenti migliori sono senz'altro quelli surreali in cui la giacca è protagonista (il tipo di humour che adoro) e alcuni degli efferati ed irresistibili omicidi.
C'è anche una piccola vena malinconica, il protagonista del film è un uomo solo e triste a cui niente è rimasto se non questa sua ossessione.
Dupieux, come al solito, fa ridere con soggetti e sceneggiature talmente sceme che solo un'accurata lettura permette di capire che se sono così sceme è perchè, in realtà, non lo sono per niente.

7




No, ho cambiato idea, sta serie è troppo troppo bella per scriverne poco. Ma ormai avevo caricato la locandina e la lascio qua, in attesa (spero!) de rivedella e parlarne al meglio.
Il voto però intanto lo metto

9


Linklater è un mezzo genio, senz'altro uno degli autori più originali e, per certi versi, "estremi" del cinema moderno, almeno di quello emerso e alla portata di tutti.
I suoi film, più che semplici film, sono quasi sempre progetti quasi unici nel suo genere.
Partendo da quei due gioielli in rotoscope di Waking Life e A Scanner Darkly, continuando con la trilogia "Before" (in cui il regista ha raccontato - con 3 film a distanza 10 anni l'uno dall'altro - 3 singoli giorni di una sola coppia, tra l'altro interpretata dagli stessi due attori ovviamente nel frattempo invecchiati anch'essi del medesimo intervallo) e finendo con quel film assurdo che è Boyhood, altro progetto sul Tempo ancora più estremo dei Before (la vita di un bambino che diventa adolescente tutto realizzato usando stessi attori cresciuti nel tempo, con pochi minuti di ripresa fatti ogni anno. 
Ecco che adesso, nel suo ultimo film, si torna all'animazione (direi a tecnica mista vista la quantità finita di disegni diversi ma, come i due precedenti rotoscope, usando spesso attori anche reali) con un film molto piccolo, quasi documentaristico, ma che è in tutto e per tutto il solito Linklater, ovvero un autore malinconico, legatissimo all'adolescenza, al tempo e al ricordo, con spesso anche derive filosofiche ed esistenzialistiche.
Apollo 10 1/2 è la storia, ambientata nel 1969, di un bambino di 10 anni  (Linklater è del 1960, quindi è evidente quanto il film sia quasi del tutto autobiografico) che si troverà a vivere un'esperienza incredibile, pazzesca, unica, storica, ma che nessuno potrà mai conoscere, ovvero l'essere andato sullo spazio (anzi, sulla Luna) prima dell'Apollo 11, in un esperimento segreto di prova tenuto nascosto a tutti (da qui il titolo).
Una specie di ucronia quindi, anche se assolutamente sui generis (visto che per tutta l'umanità l'unica Storia conosciuta sarà quella ufficiale).
Bisogna dire che uno spettatore non informato (come eravamo noi) può rimanere spiazzato nel ritrovarsi davanti un film che, alla fine, per tre quarti della sua durata è "solo" un documentario animato sulla fine degli anni 60.
Linklater racconta quegli anni in maniera incredibile, sia a livello macroscopico (politica, sociale, grandi avvenimenti) che intimo e personale.
I flipper, i vecchi telefoni, le partite a ping pong, le grandi mangiate di famiglia in cui si prepara tutti assieme, i programmi televisivi e la stessa televisione come momento comune, i giochi semplici dei bambini, i gelati, il troppo cloro delle piscine, le cadute e le fratture, i film horror noleggiati, gli scherzi telefonici, i petardi, il drive in e mille altre cose si mischiano all'allunaggio, al Vietnam, a Nixon e alla Storia.
Sarà che ero l'unico ultraquarantenne della combriccola ma rivedere tutte queste cose mi ha profondamente colpito avendole vissute veramente tutte (che tempi meravigliosi).
Ma il punto forte del film è senz'altro in questa incredibile (anche nel senso di non credibile) trovata, quella del bimbo mandato per primo sulla Luna.
E c'è poco da fare, le scene di lui che arriva, che scende, che la vede per primo, sono eccezionali.
Anche se il momento più bello, malinconicamente geniale del film, è quando poi ci sarà il vero allunaggio e lui se ne sta lì annoiato sul divano, insieme alla famiglia. Quella famiglia - e tutto il mondo con loro - che sta assistendo a qualcosa di mai vissuto prima, ad uno dei momenti storici più importanti di sempre. E lui, lì, che (in un montaggio alternato davvero emozionante) rivive il suo viaggio, le sue emozioni, lui, un bambino annoiato in un divano che in realtà è stato lassù prima di tutti.
Sono minuti bellissimi ed emozionanti in un film che, per il suo taglio quasi solo documentaristico, potrebbe annoiare i più.
Ma resta un'opera personale, intima.
E qualcosa che fa sognare

7.5


Piccola miniserie svedese (durata complessiva 4 ore e mezza mi pare) su un argomento al quale non riesco mai a resistere, le stragi scolastiche.
Siamo a Stoccolma e nella scuola di un quartiere molto ricco c'è stata una strage.
Una delle sopravvissute, Maja, è in realtà la principale sospettata. 
Lei stessa sa di essere in qualche modo responsabile ma solo durante la prigionia ed il processo riuscirà a ricordare tutto.
La serie è molto bella nella costruzione, intersecando le due temporalità principali (l'oggi del post strage, della detenzione e del processo e lo ieri dei mesi precedenti il massacro) con dei flash della strage stessa che, velocissimi, compaiono a Maja e anche a noi spettatori.
Ho amato questo "nostro" non sapere, questo ricevere poco a poco sempre più informazioni, informazioni che, ad esempio, la polizia aveva già.
Ne nasce quindi una serie molto interessante a livello psicologico perchè raccogliendo pezzi del puzzle del passato riusciamo sempre di più a formare l'immagine di Maja e di tutto quello che le è successo.
L'attrice è formidabile, riesce ad essere 3-4 Maja una diversa dall'altra (la brava ragazza, la femme fatale, l'essere umano empatico, quello freddissimo) restituendoci un personaggio di altissimo livello, davvero complesso.
Quicksand ("sabbie mobili" la traduzione, perchè è questo che succede alla la protagonista, il ritrovarsi in una situazione - sia pre strage che dopo -  nella quale ogni mossa che si fa porterà solo a maggiore dolore o esiti negativi) è quindi una serie dalla grande connotazione psicologica, una di quelle che si prendono il tempo di analizzare le cose, delineare personaggi, fornire elementi, senza mai dare risposte.
Quanto Maja sia realmente responsabile, quanto succube del ragazzo, quanto davvero ragazza immatura, è un qualcosa difficile da capire. E la serie fornisce allo spettatore tutti gli elementi per riflettere.
Certo il finale fa storcere un pò il naso e pare un filo inverosimile (ma non sono esperto di giurisprudenza) ma la serie funziona.
Il personaggio di lui è forse ancora più complesso.
Insopportabile, tossico, violento, pazzo, razzista, narciso, pericoloso.
Tutto vero ma la serie è perfetta nel mostrare il disamore avuto da sto ragazzo in tutta la sua vita.
Anche qui nessun giudizio, ma uno spettatore non superficiale si troverà non dico a giustificarlo ma a capire il perchè sto ragazzo si sia rovinato la vita (e quella di tanti altri).
Il film più volte si fa anche manifesto di forte critica sociale, sia di classe che etnica (nel bel personaggio di Samir, anche lui molto ben costruito).
Certo niente di indimenticabile e probabilmente per chi vede tante serie sicuramente un'opera minore non imprescindibile.
Eppure queste 4 ore e mezza possono servire per capire tante cose dei giovani e non.
Quanto conti l'educazione, l'amore ricevuto, il saper non farsi manipolare.
Quanto invece di personalità forti a volte sarebbe meglio cercare persone che sanno farti stare veramente bene.
Da ricordare la stupenda scena della "ricostruzione" della strage fatta in loco con Maja e la polizia, la figura della madre dell'amica morta, quello della secondina.
In una serie con dentro molta umanità, della migliore e peggior specie.
Per chi non ama le serie lunghe qualcosa da consigliare, senza gridare al miracolo

7



In ordine cronologico l'ultimo visto di questo recap.
Old People ha un problema, ovvero quello di rendere un possibile pregio un suo grandissimo difetto.
Perchè questo horror parla di anziani, di case di riposo, di abbandono.
Il problema è che questo non è solo il contesto ma diventa vera tematica del film, tanto da farlo risultare, almeno nelle volontà, un horror "impegnato".
Il fatto è che proprio questo suo pregio, il voler essere profondo, gli si ritorce contro in maniera devastante.
Perchè, letteralmente, la questione "sociale" e umana del film è gestita in maniera disastrosa.
Discorsi senza senso, altri incomprensibili, una scrittura pessima tanto che lo spettatore capisce sì che il film è un grido d'accusa contro l'abbandono dei vecchi ma fa fatica a capire ogni volta che parlano della cosa.
E' brutto dirlo ma sembra quasi che sia un discorso intelligente fatto da uno scemo, il che rende lo stesso discorso scemo o incomprensibile.
Andando alla parte non impegnata del film che dire, un buonissimo prologo che lascia sperare tanto, un paio di scene horror girate molto bene, un villain abbastanza riuscito.
Il resto un disastro, come ad esempio una fotografia inconcepibile, tanto che ogni volta i personaggi sembrano essere ospiti ad uno show della D'Urso tanta è la luce sparata in faccia, una regia televisiva come poche, un paio de morti assurde, il cattivo che per uccide sceglie metodi da McGyver, una rottura de coglioni che fa capolino 30 volte.
E poi, come detto, quella cosa che t'ammazza, ovvero quando il film prova a fa discorsi seri.
Ce sono un paio de frasi retoriche e alte che me so girato verso il mi fratello per chiedeglie "ma che cazzo voleva dì????".
Resta un film con qualche buona scena, i vecchi che funzionano, una cornice abbastanza originale e tante, tante, troppe cose veramente brutte.

5




 Eravamo a casa del mi fratello e mettemo "horror" come categoria su Prime.
Appare Midsommar e VICINO Midsommar un certo "The Super Natural", a noi sconosciuto.
"Cazzo", dicemo," vicino a Midsommar sarà bellissimo anche solo pe osmosi"
Vedemo che è italiano, la 10 righe de trama banalotte ma anche intriganti, alla Blair Witch Project.
Cercamo du notizie in rete e praticamente non c'è nulla, e nella casa arriva così una cappa de mistero alla "cazzo, film maledetto di cui nessuno parla".
Parte il film e dico a mi fratello de ricaricallo, che è mezzo sfocato, se vede troppo male.
Scopriamo che è normale, è il film.
Che in effetti è found footage - capiamo - quindi ok.
Sui titoli appaiono 4 nomi di ragazze tutti con lo stesso cognome, capiamo che sarà un'intera famiglia, e così è in effetti, 3 sorelle e la mamma.
Il film è ambientato in Puglia, me pare a Mesagne.
Parla de un gruppo de ragazzi che va a vedè na villa abbandonata dove non me ricordo che cazzo era successo, me sa era morta na figliola e allora c'è ancora il fantasma.
Questo lo dice il guru, o un ragazzo presuntosi tale.
Ah, come partecipazione straordinaria c'è un certo Mandrake, evidentemente sarà il meglio attore - ci diciamo -, sarà invece il peggiore - ci diremo -.
I ragazzi vanno in collina su sta villa parlando in macchina del più e del meno (4 ragazzi che in macchina in un quarto d'ora non parlano de fica già capisci che è tutto finto).
Poi li vediamo sul boschetto vicino alla villa, dove conoscono l'allegra famigliola delle attrici col cognome uguale.
De ste ragazze quella che parla con meno inflessione pugliese parla così tanto pugliese che se nel mondo dovesse restà una sola persona a tramandà il pugliese sarebbe lei.
Da lì partono 10 minuti DEVASTANTI, de questi intorno al falò che parlano e cantano.
Indovinate che pezzo fanno con la chitarra intorno al falò?
ESATTO! quello! manco lo scrivo.
Ecco, ci tengo a dire che sto facendo vedere il film a tanti miei amici e questi primi 25 minuti sono già le loro Colonne d'Ercole, oltre non se riesce ad andà.
Io e mi fratello, perchè siamo decerebrati mentali, siamo andati avanti invece.
Porco ...
Il gruppo de 8 - me pare questo il numero - poi decide de abbandonà i peggiori 15 minuti della storia del cinema per andà a vedè la villa.
Qui comincia la parte horror del film.
Ovvero questi che caminano intorno alla villa o dentro de essa in cerca de fantasmi.
Ora, me fermo n'attimo.
Perchè a me e mi fratello c'è venuto il dubbio - e questo avrebbe reso non il film - che resta orribile - ma l'operazione davvero interessante. Ovvero che sto film in realtà sia uno scherzo di alcuni dei ragazzi, mentre altri erano ignari de tutto. Insomma, un prank che mostrava paure reali - almeno de alcuni - poi diventato lungometraggio.
E oh, fino a quasi la fine il dubbio resta.
Poi, ahimè, con un finale da ergastolo (anzi, come in certe condanne da 7 ergastoli, sia mai che ne tolgono qualcuno e l'imputato esce de galera) capiamo che no, tutti sapevano che era un film.
Insomma, birillo o baralla vedemo inquadrature super notturne de sta villa, una specie de Urbex de notte. Chi fa le riprese sa che deve apparì qualcosa prima o poi, e infatti a volte stanno lì sullo stesso muro 7 minuti, sperando che gli attori che magari dovevano fa i fantasmi se ricordano de uscì.
Se ho visto bene - ma è molto probabile de no, impossibile sta attenti 80 minuti - una volta la cosa riesce e in una finestra appare una presenza. Le ragazzine e la mamma urlano e ridono, anche la risata è in pugliese tra l'altro.
Poi niente, altri 50 minuti de riprese notturne, un solo accenno di sceneggiatura (la botola), dove al solito Mandrake è quello che rovina sempre tutto e fa sempre capire che è davvero finzione.
E arriviamo così al finale.
Qualcuno s'è perso, qualcuno torna a cercallo.
Tra quelli che tornano a cercallo c'è una ragazza, che poi torna di nuovo al falò e niente, è catatonica (tanto che parla anche meno pugliese).
Dice per 27 volte la stessa frase, una cosa a che fa col foco che non ricordo.
Ad un certo punto me sa che sti freghi (ragazzi in perugino) se erano dimenticati come andà avanti e allora c'è uno scatto di inquadratura terribile dove niente, questa se alza e tutti cadono all'indietro tipo onda energetica.
E poi boh, me sa che alla fine se vede il viso de questa mezza demoniaca.
Tipo avessero messo l'ananas insieme alle cime de rapa





Io spero che fosse uno scherzo, non un film.
Manco ve dico de che parla, manco riesco a scherzacce sopra.
Ve lascio solo con la scritta finale che compare dopo la fine del film, film dove me sembra ce sono dei ragazzi che giocano a soft air e alcuni pazzi che li ammazzano (guardatevi At the end of the day piuttosto!!)

"Dopo alcuni mesi i ragazzi continuarono a praticare il gioco della soft air"

Porco D..

1


A me sto film è piaciuto tantissimo.
Tanto che al raduno del Buio in Sala l'ho voluto proporre a tutti (in realtà l'ho fatto anche per me, perchè il film è difficilotto e volevo una seconda visione per capirlo tutto).
E' piaciuto agli altri ma non così quanto io (e anche mio fratello) ci aspettavamo.
Pace!
Ultrasound è uno di quei film che avrei inserito senza ombra di dubbio nel Guardaroba.
Un uomo buca una ruota, chiede aiuto nella casa lì vicino e finirà la stessa notte, spronato dal marito, a far sesso con la moglie dello stesso.
Tornato a casa gli verrà detto che la donna è incinta.
Poi i due si ritroveranno in una specie di laboratorio dove vengono effettuati strani studi sulla mente umana.
Insomma, un qualcosa di molto complesso e affascinante.
Film bello, difficile, stimolante, girato benissimo, interpretato meglio, originale.
Lo spettatore fino alla fine farà molta fatica ad unire tutti i pezzi, specie capire come le due storie parallele che vengono raccontare siano legate tra loro.
Opera sulla manipolazione psicologica (anche tramite ipnosi), portata a livelli talmente estremi (si parla di donne che pensano di essere incinte senza esserlo o di uomini che credono di essere handicappati da perfettamente sani) da portare veramente lo spettatore a confondere il vero dal falso.
E poi amo i film sugli esperimenti, amo i film dei bunker di ricerca (consiglio il nostro "L'arrivo di Wang" e il piccolo cult "The Signal" con queste ambientazioni), amo i film "colti", con regia e scrittura sopraffini.
Davvero straordinarie alcune trovate (SPOILER!! ad esempio immaginare che scene su scene del film fossero in realtà semplicemente dinamiche avvenute in una sola stanza), ambigui e perfetti i personaggi, aperto e misterioso il finale (quel suo trovare i biglietto della lotteria forse a significare di essere ancora nel mondo sotto ipnosi).
Film affascinante, ostico, da recuperare subito

7.5 / 8


6 commenti:

  1. Ma la recensione di The Supernatural non era già stata pubblicata da qualche parte? Giuro che l'ho già letta prima ma non riesco a trovarla, confermami se è un deja vu perché sono due giorni che mi ossessiona questa cosa :,)

    Benvenuto nel club comunque di chi ha visto Soft Air, uno dei film più brutti della storia, con almeno un paio di dialoghi che basterebbero a riaprire la rubrica Grande Letteratura nel Cinema. Adoro quello all'autolavaggio ("tua sorella computerizzata") ma non posso esimermi dal citare l'unico, il solo, il capolavoro assoluto:

    "Oh ragazzi" (qualcuno lo distrae) "fa un po' come vuoi, è domenica, alle sei. Partenza ALLA - GRAN - DE!"
    "Alle sei?"
    "Per che cosa?"
    (La realtà per un attimo viene destrutturata, implode poi torna al suo posto) "SOFFI TEIR!"

    (Uno di loro si accorge della pronuncia) "CHE?"

    (Imperterrito) "Andiamo alle sei, mi raccomando eh!"

    "No, è Brest!" (Il gentiluomo voleva dire "è presto" ma ha preferito fare un sagace riferimento al trattato di Brest-Litvosk, un uomo di cultura chiaramente)

    Viva Soft Air, spazzatura di prima qualità!

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    1. Ahah, sì sì, c'avevo fatto un post su fb
      Ma ho approfittato di questa miscellanea per metterla anche nel blog e "freezarla" ;)

      ahahha, assurdo, visto un mese fa e non ricordo il dialogo. Non ricordo NIENTE, è stata un'agonia senza fine

      però ricordo che c'erano un paio di attori identici ad altri più famosi, forse uno a Placido?

      mamma mia che schifo

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    2. Ah ecco dove l'avevo letta!
      Cavolo pensavo di stare impazzendo haha, avevo totalmente rimosso il post.

      Se non ricordi niente prego: https://youtu.be/CFBiCt99nHs
      così ti ripassi bene bene questo dialogo scult haha. Nel mio caso sono stato introdotto a questa "meraviglia" dalla recensione di Yotobi, un vero classico, e forse per questo ci sono quasi affezionato haha. Ma sì, integrale è una specie di crimine contro l'umanità.

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    3. AHah, madonna che schifo. Era la scena devastante della cena me sa, in un locale se non sbaglio

      ah, ma allora me la recupero la recensione di Yotobi

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  2. Ho visto solo Wrong cops di Dupieux e faccio il filo da non so da quanto ad un introvabile Rubber.
    Troppo poco per giudicare questo Doppia pelle alla luce di un solo film del regista.
    Però l'ho trovato sotto tono , non mi è dispiaciuto ..ha un soggetto molto originale che forse poteva essere sviluppato meglio , insomma è come assaggiare un cibo poco salato.
    Ho notato un trait d'union con Wrong cops, non so se mi sbaglio eh..?
    La presenza fisica del Daino/ cervo in entrambi i film.
    Chissà che sta a significare?
    Ciao

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    1. la penso come te, Doppia Pelle è un pò un'occasione mancata e sicuramente uno dei minori di Dupieux

      guarda che quello che vuoi vedere assolutamente forse è il suo peggiore eh...

      ahah, vero!

      su Wrong Cops però è indimenticabile

      (Terrifier 2 è salvato il commento eh, non lo perdo)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao