19.3.25

Recensione: "Red Rooms" (Les Chambres Rouges)




Un film straordinario, uno dei più belli visti questi ultimi anni (ai tempi del Guardaroba l'avrei amato e sponsorizzato come pochi altri).
Vorrei scrivere il meno possibile perchè il mio averlo visto senza sapere nulla (sono due anni che mi dicono di vederlo dopo che ha vinto il ToHorror) ha sicuramente reso la mia visione ancora più bella, ancora più misteriosa e stimolante.
Quindi, se potete, non leggete in giro, nemmeno le trame, alcune svelano molto.
Dico solo 3 righe innocue.
Siamo in Canada.
C'è il processo a un presunto mostro, un pedofilo autore di crimini indicibili.
Tre ragazzine violentate, uccise e smembrate, tutto poi ripreso da una telecamera per avere degli snuff movie da vendere nel dark web.
Una bellissima ragazza, modella, partecipa a tutte le udienze.
Perchè?

Un film in cui la violenza non viene MAI mostrata, senza una goccia di sangue, senza scene minimamente esplicite ma che mette a disagio lo spettatore per tutta la sua durata, grazie soprattutto alla scrittura di devastante bellezza della una protagonista, misteriosa, ambigua, magnetica.
Uno di quei film che non se ne vanno più via.

 La macchina da presa si muove nella sala d'udienza.
Comincia il processo a Ludovic Chevalier, un presunto pedofilo autore di atti indicibili, che solo a scriverli tremano le mani.
Violenza, torture, omicidio, mutilazioni - tutto con annessi filmati video - a 3 minorenni, 2 delle quali bambine.
La macchina da presa si muove per la stanza seguendo prima l'Accusa, poi la Difesa, intente a presentare il caso alla giuria.
Parte un piano sequenza magistrale, formidabile, che non poteva che essere l'opening ad un film che formidabile e magistrale lo è praticamente tutto.
E' un piano sequenza che nella mia testa è diventato geometria, tanto che avrei voluto disegnarlo.
Per una decina di minuti l'inquadratura si sposta in modo pulito e al tempo stesso confuso, andando qua, andando là, curvando, tornando indietro, allargando il campo e stringendolo, cercando di farci percepire il totale della stanza e le posizioni di tutti i partecipanti.
Ci sono gli avvocati, c'è la corte, c'è il banco dei giurati, c'è quello dei semplici visitatori.
Ci muoviamo qua e là "cullati" dalle voci dei due avvocati, avvocati che, come fanno con la giuria, tentano di iniziare a farci entrare nell'orrore del caso.
Poi, ad un certo punto, la macchina di presa si ferma (ma non finisce ancora l'inquadratura).
Ho subito detto a mio fratello "Ora va dritta verso di lei, sicuro".
Lei è la nostra protagonista ed è lì, in fondo in fondo, sulla panca dei visitatori.
E sì, avevo ragione, dopo tutti quei giri, dopo tutti quei ghirigori, adesso la macchina da presa va dritta, in una lentissima carrellata avanti verso di lei.
Ma lo sguardo di lei è sghembo all'inquadratura, è uno sguardo fisso verso il presunto colpevole, in questo momento fuori campo.


Quindi abbiamo prima 10 minuti di movimento in ogni direzione, poi una linea diretta verso di lei mentre proprio lei "disegna" un'altra linea diretta, invisibile, verso il colpevole.
So che sembro malato a scrivere 20 righe di questo incipit ma mi ha emozionato troppo.
E su, ci faccio il disegnino, di pura memoria eh, e ovviamente solo esemplificativo, non sono quelli i movimenti reali.


Ora...
Visto l'intero film questa prima scena, questo primo sguardo di lei incapace di smettere di guardare lui, diventa ancora più importante, più emozionante.
E, attenzione, non è "solo" lo sguardo di qualcuno che sente il bisogno/voglia/fascino di guardare l'altro (non scrivo ancora i motivi, dando tempo a chi sta leggendo ma non ha visto il film di abbandonare prima che può) ma quello, probabilmente, di qualcuno che vuole essere visto dall'altro.
Ma no, Chevalier non alza mai la testa, Chevalier quella ragazza che non riesce a staccargli gli occhi di dosso, quegli occhi, quindi, non li incrocia mai.

Questa ragazza, bellissima, fa la modella ma, in qualche modo, è ossessionata dal caso.
Vive in un attico, alquanto spoglio (ci torneremo) ma, incredibilmente, tutte le notti esce di casa per dormire per strada, come una homeless.
Lo fa, lo spettatore può capirlo subito, presto, tardino, tardi o mai, per essere il più vicina possibile al Tribunale, e quindi non perdersi quel posto - limitato - tra i visitatori del processo.
Insomma, quel processo, e forse quell'uomo processato, sono in questo momento della sua vita l'esatto senso della stessa.
Noi abbiamo avuto una fortuna, ovvero arrivare al film senza aver letto nemmeno una riga di trama (ma nemmeno una eh, che poi ieri notte leggendole anche soltanto due ti spoileravano mezzo film) e quindi è stato meraviglioso cercare di capire perchè quella ragazza fosse là, quale fosse il suo passato, quale il suo collegamento con il caso, quale quello con il presunto colpevole, quale il suo fine ultimo.
Tante teorie abbiamo fatto, per questo film che proprio in questo suo lato misterioso, reticente, lentamente rivelatorio, nasconde gran parte della sua grandezza.

Abbastanza presto scopriamo che Kelly (Kelly-Anne in realtà, ma abbrevierò) fa sì la modella ma la sua attività principale (o comunque la sua ossessione e impegno principale) sia fare "cose" al pc (anzi, ai 2 pc, emblematico).
Gioca a poker online (guadagnando moltissimi soldi) e si percepisce essere anche molto dentro a pratiche misteriose non legali, sia nel deep web che nel dark web (c'è profonda differenza tra i due mondi ma, insomma, le cose terribili e difficilmente raggiungibili dagli utenti normali accadono nel dark web).
Insomma, non ci vorrà molto a capire che Kelly è una hacker e che frequenta - non possiamo saperne ancora i motivi - il dark web con assiduità.

Dark web che è anche al centro dello stesso processo visto che l'indizio principale di colpevolezza verso Chevalier sta in due video per l'appunto usciti dal dark web.
Video dove si mostrano le torture, la morte e le mutilazioni di due delle tre ragazzine morte (di una, invece, il video non è stato ancora trovato).
Il tutto avviene nelle "red rooms" che sono, in gergo, le stanze dove vengono filmati questi snuff movie, video che poi, ovviamente, vengono venduti a peso d'oro nel dark web.
L'assassino ha il passamontagna ma gli occhi, la corporatura e le movenze sembrano proprio quelle di Chevalier, Chevalier che - tra l'altro - abitava proprio nella casa nel cui giardino sono stati trovati i corpi.
Quindi abbiamo un processo i cui indizi principali sono nel dark web e la nostra protagonista hacker, sempre più affascinante.
Qual è, quindi, il legame tra le vicende?



Allora, innanzitutto, Red Rooms è un film girato magistralmente.
Elegante, chirurgico, pieno di inquadrature, movimenti di macchina e location di grande "esattezza", minimali e perfette.
Comincia con questa ragazza che si sveglia per strada, in una fotografia sui toni del blu (probabilmente non naturale ma bellissima) e con una prima colonna sonora favolosa che accompagna la nostra protagonista in tribunale, tribunale dove sta per cominciare il processo Chevalier e dove avremo quella prima scena lungamente descritta prima.
Probabilmente a livello puramente visivo e registico queste due prime scene resteranno le migliori, vero, ma senza che il film perda poi nulla perchè
 già dopo 10 minuti iniziamo ad avere un'atmosfera densissima e una sceneggiatura che tiene il film in altissimo, anche quando, per buona parte della sua durata, non avremo altre scene visivamente notevoli.

Attrice principale favolosa (mi ha ricordato, per bravura e tipo di film, quella di Starry Eyes) e, in generale, anche gli altri tutti in parte, in un film dove però - inutile dirlo - tutto è "lei", non solo per il suo magnetismo, non solo per il suo ruolo ovviamente predominante, ma anche perchè la grandezza di Red Rooms sta nel fascino, nel "lavoro" e nella voglia di scoprire che ha lo spettatore riguardo Kelly.
Kelly, quello che è, quello che pensa, quello che vuole, quello che nasconde, quello che cerca, è Red Rooms, ennesima prova di come il cinema più bello e perturbante sia quello del non detto e manifestato, quello che al tempo stesso ti arrovella il cervello e ti muove dentro qualcosa.
E il capolavoro del film di Pascal Plante sta nel fatto che anche quando è finito, anche quando ti ha praticamente dato tutte le risposte, comunque ti lascia mille dubbi e mille zone grigie.
Son queste le sceneggiature, queste.

Ora, prima di addentrarci, come mi piace fare, in analisi contenutistiche e psicologiche parliamo di quello che, forse, è l'unico difetto che ho riscontrato nel film o, più che difetto, un aspetto che avrei preferito fosse trattato in altra maniera o, comunque, avesse un altro finale.
Mi riferisco alla coprotagonista, la ragazza "fan" di Chevalier, Clementine.
Intendiamoci, è un personaggio ottimo e funzionale.
E' l'unico, infatti, che riesce a interagire con la nostra Kelly e "serve" al film più di una volta in modo convincente, specialmente quando Kelly gli fa guardare i primi due snuff movie di Chevalier.
E' molto interessante anche per il fatto che, a ben pensarci (ovviamente queste considerazioni sono a film finito), entrambe le ragazze sono ossessionate da Chevalier e attratte da lui ma mentre Clementine lo è per il semplice fatto di ritenerlo innocente Kelly, se vogliamo, lo è per l'esatto opposto, perchè sa quello che Chevalier ha fatto, perchè l'ha visto, perchè sa che è un mostro.
E proprio in quanto mostro lo ama.
Quindi in sceneggiatura questa coppia così vicina e così lontana è perfetta.

Però non convince del tutto Clementine, leggermente resa macchietta, esagerata, esaltata, forse troppo stereotipata.
E non mi è piaciuta nemmeno l'intervista finale a film finito.
A che pro?
Non migliora il film, anzi, è una cosa posticcia, "buonista" e abbastanza inutile.
Ma vi dirò di più, vi dirò una mia suggestione avuta per tutto il film che secondo me avrebbe reso quel personaggio grandioso.
Guardate gli occhi di Chevalier, guardate le sue occhiaie.
Guardate gli occhi di Clementine e guardate le sue occhiaie.
Identici.
Ecco, io ho pensato fino alla fine del film che lei fosse sua figlia (magari illegittima, mai vista da lui) e questo oltre a rendere quel personaggio (e il film con lei) ancora più bello avrebbe spiegato in maniera clamorosa tutto, quel bisogno assoluto di difenderlo, quell'affetto verso di lui e, all'opposto, lo shock di vedere nello snuff movie quegli occhi, "riconoscerli" e per questo piangere e sparire per sempre.
Ovviamente io non sono nessuno rispetto a qualsiasi sceneggiatore vivente, men che meno a quello di Red Rooms, ma questa scelta avrebbe - per me - elevato il film.

In ogni caso Clementine resta personaggio molto funzionale non solo per il rapporto con Kelly ma anche perchè esponente di una categoria di persone realmente esistente (anche se di solito queste "groupie" lo sono proprio perchè gli adulati sono assassini, non perchè li credono innocenti).

Kelly....
Kelly, lo scopriremo nella mezz'ora finale (sempre che non ci sia arrivati prima) è una ragazza apparentemente "sana", perfetta, stabile che, invece, ha questo terribile disturbo, ovvero l'essere affascinata e ossessionata dalla violenza estrema, inumana e devastante.
Credo che la sua vita "di fuori" (fuori dalla sua mente) sia in un certo modo non tanto per "copertura" (quello lo è, semmai, il lavoro da modella) ma perchè le serve proprio per "contrastare" il caos, lo schifo e il casino che ha in testa.
Per questo mangia sanissimo (toglie anche gli avocado dal poke), pratica costantemente due sport (il fitness e lo squash), ha una vita, una casa e delle abitudini talmente sane e "pulite" da far paura.