IL SUONO DELLA MORTE: VOTO 6
Mi imbatto casualmente per la prima volta in un Fear Itself, e a quanto pare anche tra i migliori della serie. Davvero tanta la potenzialità, ma o non completamente espressa o espressa in maniera sbagliata. I primi 20 minuti sono straordinari, ambientazione perfetta (una quasi deserta stazione di polizia) facce giuste, storia giusta (un orribile serial killer, divoratore delle sue vittime, da controllare in cella) e soprattutto tensione a mille. Poi c'è il solito scalino che molti horror non sanno superare, quello della manifestazione susseguente all'attesa, del momento cioè in cui al clima psicologicamente importantissimo della suspense( etimologicamente sospensione, attesa) si sostituisce quello dei fatti, delle azioni, dell'horror "visivo". E qui "il suono della morte" diventa quasi un baraccone. Addirittura deprimente e disastroso il finale in cui si susseguono in pochi minuti diversi errori di sceneggiatura.
- La ragazza viene ferita all'orecchio (forse addirittura le viene amputato) ma nella scena successiva non ha niente.
- La stessa ragazza assume del veleno per topi affinchè una volta che fosse stata morsa dal mostro glielo avesse trasmesso (piano machiavellico). Il piano riesce e il serial killer ha in 5 secondi tremende convulsioni che lo portano alla morte. E lei che l'ha preso 5 minuti prima, perdipiù in maniera diretta (per bocca) stava bene?
- Una creatura del genere (il mostro) che prende la forza e le sembianze di tutti, soprannaturale, mi muore così, come un addetto delle pulizie?
Insomma, Gordon crea un'ottima atmosfera ma non riesce a tradurla, o meglio "proseguirla" con le immagini, i fatti. Peccato. Ottima la protagonista, un pò troppo macchiette gli altri 2 poliziotti.
P.S: titolo italiano incommentabile, fuorviante e senza senso.
LA COMUNITA': VOTO 6
Come detto da altri il difetto più grande di quest'episodio è nella buona idea di base svolta troppo frettolosamente. Eppure il mediometraggio prende spunto da moltissimi capolavori, quasi fondendoli in un tutt'uno. C'è la comunità d'elite divisa dal resto del mondo come nel magnifico La Zona; c'è un progetto portato avanti da tale comunità che ricorda quello Dharma di Lost; c'è (lampante) il riferimento a Truman Show con la vita controllata da telecamere, l'impossibilità di andar via e addirittura 2 sequenze quasi identiche: il disturbatore che vorrebbe dire la verità e avvertire le ignare vittime e la ricerca da parte di tutti del protagonista scappato;c'è un alone di The Village; c'è, infine, un accenno al quasi inarrivabile Rosemary Baby nell'ambiguità dei vicini, nell'importante attesa del parto.
E' questo uno dei punti che meno mi convince; non so se sia una mia mancanza ma non mi sembra che sia stato sviluppato il perchè fosse così importante che i ragazzi avessero un bambino, nè si capisce cosa rappresentino i bambini in generale: la prosecuzione della comunità? Sono moltissime altre le incongruenze o i veri e propri errori che potrei elencare, ma per stavolta mi fermo qua. Rimane un episodio girato abbastanza bene pervaso da una discreta atmosfera di pazzia latente. Anche i comportamenti dei protagonisti( vera cartina di tornasole di molti horror) mi sembrano comunque verosimili nell'inverosimiglianza dell'intera vicenda.
UN MOSTRO NASCOSTO: VOTO 6
Sufficienza molto stiracchiata per un episodio che ha secondo me un solo merito: l'originalità nel seguire quasi perfettamente le 3 unità aristoteliche. Unità di Tempo (intera vicenda entro 12,24 ore) rispettata in pieno dato che tutto l'episodio si svolge in appena 3 ore; Unità d' Azione(no trame secondarie o parallele) anch'essa rispettata dato che l'intero film racconta del solo tentativo del protagonista di procurarsi dei soldi da un antiquario; Unità di Luogo ( tutta la vicenda in un medesimo spazio) soltanto sfiorata poichè il 90% dell' episodio si svolge nel negozio dell' antiquario ma ha un prologo e un epilogo ( quasi da cornice decameroniana) nella casa del protagonista. Per il resto si affronta il solito tema della doppia personalità, ma in un modo molto scolastico e scontato con il colpo di scena (l'arrivo del doppio) dopo soltanto un quarto d'ora di visione e molti passaggi di sceneggiatura, specie la faccenda dello specchio, appena accennati o buttati lì quasi a caso. L'atmosfera soprattutto per merito del luogo c'è e l'episodio si lascia guardare. Non ammirare però.
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