presenti spoiler
Purtroppo essere uno dei pochi autori rimasti caro Lars è una condanna.
Se poi sei un testa di cazzo come sei, un furbetto che si sa vendere benissimo e uno che dice panaccio al pane e vinaccio al vino sei ancora più nei guai.
I tuoi film son massacranti, troppo pessimisti, senza speranza, cattivi, a tratti disgustosi, perversi, come te.
E sto dicendo quello che penso eh, senza ironia.
Ma vivaddio, c'è ancora qualcuno che scrive film, che prova a metterci dentro tutto, che cura la scrittura e l'estetica, che si espone. Vivaddio Lars. Sei un grande stronzo e dopo quest'ultimo film te lo dico ancora più forte. Ma non ho paura di te. Perchè chi ti distrugge ha paura. Perchè nei tuoi film c'è tanta verità, tantissima, ma non ci piace saperla. Fai una cosa però la prossima volta. Di verità mettine anche altre, che ce ne son tante anche di bellissime.
La vita è tante più cose.
Ma ci sono anche le tue, non so se soprattutto le tue, ma anche le tue.
Nymphomaniac è certamente il film più ambizioso di Trier, a mio parere quello definitivo.
O almeno il definitivo per una certa poetica che film dopo film ha portato a questo.
Senz'altro il più importante perchè qui, solo qui, Trier riesce a parlare di tutto.
Il sesso è solo il mezzo.
Già, il sesso.
Nei suoi film c'è sempre, ed è sempre visto in maniera negativa.
Da quello umiliante e "costretto" de Le Onde del destino, a quello violento e di sopraffazione di Dogville, da quello metaforico e automutilante di Antichrist a quello stanco e senza significato di Melancholia.
E anche qua il sesso fa una pessima figura.
Ma del resto la protagonista è una ninfomane, ed il sesso la sua malattia, e non ci può essere bellezza in una malattia anche se credo che se solo essendo stati malati si può apprezzare fino in fondo la bellezza del non esserlo.
Joe ha molte meno colpe di quello che può sembrare, Joe soffre per quello che è.
Perchè non la porta nulla, solo a tanta sofferenza nascosta dietro piaceri fittizi.
Non gli porta benessere, non gli porta felicità, non gli porta gioia, niente.
Ad un certo punto, nel magnifico sfogo dalle sesso-dipendenti lei rivendica quello che è, ne va orgogliosa quasi. Ma perchè non riesce a combatterla, non perchè gli piaccia. E via l'ipocrisia, io sono malata e preferisco dire al mondo che lo sono che far finta di non esserlo. Potete aiutarmi? no.
Impossibile parlare di questo film, almeno per me che amo questo regista. Impossibile darsi un'ordine, sempre che un ordine sia meglio del disordine.
Mentre Lars, come sempre, un ordine se lo dà.
La sua schematicità, i suoi immancabili capitoli, il suo dare una forma definita a tutte le informi tematiche che presenta, il suo fare film a tesi, beh, anche Nymphomaniac è così.
Come una novella Kaiser Soze Joe osserva la stanza di Seligman e per ogni oggetto che vede o ogni storia che Seligman le racconta lei inventa il nome di ogni capitolo.
E ogni capitolo è un capitolo della sua vita.
La scoperta di quello che si è, la voglia irrefrenabile di perdere la verginità, con quella prima volta e quella sequenza matematica che sempre le resterà in testa, così fredda e inesorabile, sequenza che come un contrappasso tornerà poi alla fine.
E sta proprio qui uno dei paradossi del film, nel fatto che l'amore, l'unico amore di Joe sia poi quell'uomo che in quella maniera così abitudinaria e disinteressata l'avviò al sesso. E Jerome, lui, sarà infatti il film rouge dell'intero film, presente in ogni capitolo, e fonte per Joe, forse l'unica, di tutti i sentimenti che una persona può provare, l'amore, l'odio, l'affetto, l'attrazione.
C'è una scena, la scena che è poi il finale del volume uno, che da sola vale più di tante parole.
"Non sento niente" dice Joe, per poi quasi urlarlo un'altra volta.
Lei che ha quella vagina così sensibile, così pronta a farle scoppiare ogni volta il cervello stavolta non sente niente.
E non sente niente proprio quando, in uno dei capitoli più belli, parla per la prima volta dell'amore, o di qualcosa che gli somiglia. Quella cosa che insieme all'abitudine rassicurante e alla trasgressione animale crea la polifonia del suo sesso, o forse, della vita stessa.
"Non sento niente" dice Joe perchè l'amore l'ha anestetizzata. Perchè lei non si piace, non ama quello che è e quello che la sua malattia la porta ad essere, e il suo corpo si rifiuta probabilmente di provare le stesse sensazioni che prova con gli altri con un uomo che ama.
Qualcuno la vedrà come una frase che annienta definitivamente l'amore, io come una che lo esalta.
Trier ci parla dell'inesistenza dell'amore o della mancanza di esso, del suo bisogno?
Il film, e la sua protagonista con esso, sembrano ogni volta dare una risposta diversa.
Perchè, a differenza di altri Trier qua e là ci sono degli sprazzi di luce, delle speranze, dei sentimenti, persino, e questa è quasi una novità, degli uomini di valore.
C'era stata la Grace di Dogville, la Selma di Dancer in the Dark, la Bess de Le onde del destino.
Tutte anime pure, poi magari travolte dagli eventi, ma anime pure.
Ma mai, o molto difficilmente, avevamo visto con Trier un uomo che ci rendesse orgogliosi del nostro sesso.
(a questo proposito l'arringa che fa Seligman nell'ultimo capitolo sulla differenza tra l'esser uomo o donna è chiaramente esplicativa della visione di Lars)
Qua c'è il padre di Joe, un padre che la ama, un padre che le insegna la bellezza della natura.
Un padre che cerca negli alberi le anime delle persone.
E anche Joe poi, dopo una ricerca lunga quasi una vita, troverà la sua.
E sarà un albero che malgrado tutto sta ancora in piedi, storto e distrutto dalla vita. Come lei.
Ma che sta ancora in piedi. Come lei.
Ed è solitario, come lei.
Ed è nato in una zona arida, come lei.
Quando Joe cancellerà come terapia tutto quello che la riconduce al sesso, praticamente ogni singolo oggetto di casa sua, resterà intatto un solo libro, quello con le foglie di suo padre.
Perchè lei ha bisogno di lui. E in una scena stupenda in un capitolo che di trieriano ha tanto poco per quanto è emotivamente bello e positivo, in questa scena la bellezza non è lei che piange nel vederlo morire, non è nelle immagini, ma è in quello che lei gli chiede, ripetergli ancora una volta, l'ennesima dopo centinaia, la storia del frassino.
"Non me la ricordo" gli dice lei, con quella bugia così pacchiana e dolce. Una meraviglia.
Avevo parlato un giorno delle costanti, di quelle cose che in vita ti fanno star bene e ogni tanto ci devono essere, stupide o importanti che siano. La storia del frassino era una delle costanti di Joe, probabilmente l'unica che la faceva stare realmente bene.
E forse non è un caso che l'uomo migliore del film muoia divorato dalla malattia, perchè Lars è uno stronzo e questo lo sappiamo tutti.
Che poi Seligman all'inizio lo dice a Joe.
"Non ho mai incontrato un pessimo essere umano" le dice.
Ma che significa? Vuole metterla a suo agio, si vuol dire pronto a tutto quello che gli racconterà, ha in mente qualcosa?
Ma Joe racconta, e racconta e racconta.
E lui ascolta.
E giustifica tutto.
E non si capisce se giustifichi tutto dall'alto della sua cultura, dall'alto della sua umanità o dall'alto della sua esperienza.
Che non ha.
Perchè la ninfomane Joe sta raccontando tutte le sue "nefandezze" a un uomo che non ha mai conosciuto il sesso, un vergine, un puro, uno che non può giudicarla male semplicemente perchè non ha i mezzi per giudicarla, la sua mente non ha tutte le sovrastrutture, i moralismi e le implicazioni che l'esperienza del sesso ti dà.
Già, puro, vergine, ma la purezza esiste? o è solo ipocrisia?
I due parlano di tutto, lei di vita, lui di libri, musica, storie che possono essere metafora di quelle esperienze di vita.
Lui è la cultura, lui è il padre e il prete, il confessore che però non ti darà la punizione, un prete laico che non giudica perchè non ha le armi per farlo.
Tante sue frasi, ma anche tante di Joe, sono la voce di Trier stesso che con pretesti a volte forti a volte labili parla di tutto, della società, della cultura, della religione, persino dell'antisemitismo (e sapete cosa gli è successo...). Insomma, la visione del mondo di Trier è tutta qua dentro.
E forse il "pezzo" più forte e coraggioso è quello sulla pedofilia, quasi disgustoso e pericoloso ma solo se facciamo finta di "coprirci" di una moralità di facciata.. Perchè quello che Joe dice è una verità che ci dà fastidio. Il malato è malato e non ha nessuna colpa finchè non fa male a nessuno. Se mette in atto la sua malattia è un mostro (e non ci sono dubbi) ma se la reprime e vive una vita di solitudine, tristezza e rinunce è solo da capire e, tiro fuori un parolone, voler bene.
Sta qui la mancanza di ipocrisia di Trier, quel suo essere unico in questo.
Quello che mi piace di Trier è che non sembra mettersi mai seriamente su un piedistallo, o meglio, magari lo fa sempre ma sa anche essere ironico, prendersi in giro. E non parlo solo dei giochi grafici con cui si diverte a "sporcare" i suoi film ma anche di moltissime scene nelle quali il grottesco, l'ironico, persino il comico fanno capolino.
La sequenza dei dadi, la rassegna dei cazzi, la fantastica scena con la Thurman, così drammatica, intensa, distruttiva ma anche capace di tirarti fuori più di una risata, l'incredibile e quasi ridicola scena dei cucchiai, i due neri che discutono in erezione, la "battaglia" sul treno, Trier sa prendersi in giro, tutti lo prendono troppo sul serio, sia nel bene che nel male ma lui nel suo sentirsi onnipotente sa anche sdrammatizzare.
Incredibile il rimando ad Antichrist, talmente referenziale da dar fastidio ma anche lì, poi, il suo si rivela solo un gioco con lo spettatore.
Sto andando a casaccio, me ne rendo conto, ma parlo e scrivo di getto.
Torniamo al sesso. A proposito, ce n'è tantissimo di esplicito, non so cosa abbiano tagliato ma vi assicuro che la "censura" per una volta ha avuto maglie molto larghe.
C'è il sesso per avere un orgasmo, quello perchè il richiamo è troppo forte, quello perchè si è soli, quello per noia, quello per farsi male e punirsi, quello, e Joe ci prova in almeno due occasioni, per vivere sensazioni uniche, belle.
I capitoli vanno avanti, la vita di Joe va avanti.
Il primo racconta la sua iniziazione con quel sesso visto come gioco e conquista da ragazzina, poi nel secondo c'è la scoperta che quel ragazzo, Jerome, le dà sensazioni che altri non le danno, poi con la Signora H vediamo una tra le tante possibili conseguenze che la sua malattia o il suo modo di fare possono arrecare ad altri anche se per Joe tutto quello che succede non è importante, se fai una frittata devi rompere le uova e lei quella frittata non potrà mai rifiutarsi di mangiarla.
Poi il bellissimo capitolo della morte del padre in salsa Poe, poi quello straordinario sulla musica (e il sesso) polifonico, poi quello del dolore, della punizione, del calvario, con quella specie di crocifissione coi lacci, capitolo di una violenza inaudita ma che regala a Joe, dopo moltissimo, un autentico orgasmo, come quello quasi mistico che ebbe spontaneamente sull'erba a 12 anni.
E poi c'è lo specchio, Joe inizia a conoscersi davvero e per la prima volta vuole guarire.
E alla fine, il capitolo della perdita di tutto, di lei e di lui che la umiliano, le uniche due persone, probabilmente, che le hanno regalato emozioni vere e positive in vita sua, o almeno nel sesso.
E il racconto di Joe è una catarsi, una purificazione, quella sola notte lei farà più bene a sè stessa che in una vita intera. Ma poi, poi, quel finale...
Ma prima del finale parliamo un pò più di cinema e meno di scrittura.
Gli attori sono tutti ad altissimo livello, la solita straordinaria Gainsbourg che adesso merita però altre parti, merita meno sofferenza, merita di allontanarsi per un pò da Lars.
Ma spicca su tutti la splendida Stacy Martin, vera protagonista del film, una sorpresa incredibile per qualità recitativa e coraggio.
Inutile parlare della bellezza estetica del film, forse l'unico aspetto che anche gli haters di Trier non riescono ad attaccare. Quel prologo su quella piazzetta nel vicolo, quel volteggiare sotto una finissima neve in un ambiente piccolissimo, circoscritto. La camminata di lei in bianco e nero verso l'ospedale, la scena replay di Antichrist, l'eleganza in alcune scene di sesso, i flash back col padre, l'albero solitario della montagna...
Non tutto funziona, un film di 4 ore ha inevitabili cali di ritmo, la ridondanza della cultura di Seligman a volte è davvero eccessiva, alcuni passaggi di sceneggiatura sono mal curati (o almeno in questa versione tagliata. Ad esempio, che fine ha fatto lui? perchè non vive più con lei?).
E la parte finale, quella del "recupero crediti" l'ho trovata davvero irreale, una deriva che un personaggio come Joe non mi suggeriva proprio, troppo labile la motivazione che lei conosce gli uomini e le loro perversioni per intraprendere un lavoro che fino a quel momento col personaggio non ci azzeccava nulla.
In più ho trovato assurdo cambiare attore per il personaggio di Labeouf e i soli 3 anni trascorsi per passare dalla Martin alla Gainsbourg (non era meglio i molto più credibili 10 o via di lì? qualsiasi ellisse temporale non avrebbe danneggiato il film).
Ma incredibilmente Nymphomaniac era un film che qua e là mi aveva regalato bagliori di speranza, una visione che dai soliti 180° neri di Trier aveva cominciato ad acquisir gradi anche dall'altra parte, quella bianca.
Come quello spicchio di sole che vede Joe nel muro sulla finestra.
La catarsi è forse completa e Joe, anche se attraverso una modalità ingiusta, quella dell'annullamento di sè, è forse riuscita a capire come guarire. E lo ha fatto anche, o forse soprattutto, grazie all'incredibile aiuto di Seligman, uomo così straordinario da risultare quasi tragico nella sua figura.
Ma questo è Trier signori e in due minuti può farvi rileggere tutto in una nuova prospettiva, come la macchia di thè sul muro della casa.
E forse quando Joe stava per uscire da un vero inferno, di vita e mentale, poi strapiomba in uno ancora più infuocato. E ancora una volta per colpa dell'uomo e della mancanza di purezza che Trier da anni ci urla contro.
Trier è Trier e a volte quanto vorrei non fosse lui.
"L'amore è l'ingrediente segreto" dice però l'amica B. a Joe.
Già, l'amore è l'ingrediente segreto.
Trova l'albero giusto, trova l'anima giusta.
Trova l'albero giusto e anche il tuo tornerà su.
E compariranno le foglie più belle di tutte.
Quelle di frassino
( voto 8.5)
Bravo, cazzo! Magnifico testo il tuo, come sempre, escluso quando parli di horror...eheh...Vedere solo la prima parte e poi a distanza di mesi la seconda non ha senso. Comunque la serie di Fibonacci secondo me ha più importanza in questo film di quella che immaginiamo, Trier è anche un fine matematico, si vede da come usa i capitoli, e le sue logiche sono misteriose, come misteriosa è la successione di Fibonacci e molti aspetti mistici della filosofia di viaggio (Il pendolo di Foucalt...) del 1200. Lars mi ha sempre fatto pensare a Shangri La, alla ricerca di qualcosa di meraviglioso perduto nell'uomo, pur rimanendo sempre nei suoi "180 gradi neri". E forse rimane in essi proprio perchè non ammette che si possa parlare di luce senza Shangri La. Magnifico Lars, basta mi fermo qui, sennò faccio come te e mi ci vuole mezz'ora per leggermi...un abbraccio
RispondiEliminaMica sapevo che l'avevi visto Paolo...
EliminaComunque hai perfettamente ragione, la componente matematica, scientifica di Trier ha un'importanza impressionante.
Io credo che la usi un pò come "terapia" per sè stesso, per dare una forma e un ordine alla massa informe e debordante dei suoi pensieri.
Pensa anche alla scena del parcheggio, a quell'evidenziare le traiettorie, non è un pò trovare le coordinate giuste per dare lo spazio adatto ad un pensiero?
Molto interessante la storia di Shangri La ma non faccio il furbo, ti dico che l'ho sentita nominare ma non la conosco.
Quindi adesso vado a conoscerla meglio :)
Grazie, un abbraccio anche a te
Complimenti per il pezzo, davvero.
RispondiEliminaMolto, molto bello, e lo dico dopo aver giudicato il film di Von Trier - soprattutto la prima parte - come meno peggio del suo solito, ma comunque tutto fumo e niente arrosto, come ormai da anni pare essere il suo Cinema.
Bravo.
Ti ringrazio immensamente Cow Boy,
EliminaE ricevere i complimenti di uno dell'altro parte della barricata è molto bello
sì, è il film definito di von trier. ed è imperfetto come lui.
RispondiEliminaperò chissà, magari la versione da 1000 ore con il montaggio definitivo di lars ci regalerà pure la perfezione :)
"definitivo" :)
Eliminache dici, ce la vediamo quando esce?
devo trovare un partner, da solo non ce la faccio
Davvero un film riuscito. Nessuna morale e intento educativo. L'umanità è condannata e questa condanna è inemendabile. La condanna dell'umanità è supplire i propri bisogni in maniera creativa, ogni tendenza si soddisfa in un istituzione originale, ma se ogni tendenza si soddisfa in un istituzione, l'istituzione non si spiega con la tendenza. Ogni istituzione è frutto dell'immaginazione, è un atto di creazione, una menzogna, "ipocrisia". Qui nasce l'inquietudine e la critica demistificatoria di Von Trier ,secondo me, perchè ci spinge a vedere le fondamenta marcescenti della società borghese, fino alle estreme conseguenze e fino allo strumento e istituzione principale del sociale ovvero il suo linguaggio. "La sovrastruttura è una menzogna e le fondamenta sono una paura trepidante. Se a intervalli di secoli compare un uomo con uno sguardo disperato, affamato, nell'occhio, un uomo capace di rovesciare il mondo per creare una razza nuova, l'amore che egli porta al mondo si tramuta in bile ed egli diviene un flagello. Se a volte incontriamo pagine che feriscono, che bruciano, che strappano gemiti. lacrime e bestemmie, sappiate che sono parole di un uomo alle corde, un uomo a cui non resta altra difesa che le parole e le parole sono sempre più forti della menzogna, peso schiacciante del mondo, più forte di tutte le ruote e tutti i cavalletti che i vili inventano per infrangere il miracolo della personalità" (H.Miller, Tropico del Cancro).
RispondiEliminaSolito intervento bellissimo Rocco.
EliminaNon ho parlato di questo nella rece perchè sapevo, dopo la chiacchierata di ieri, che lo avresti fatto tu in commento.
E 1000 volte meglio di come avrei potuto io.
La paura delle parole, la censura rassicurante del linguaggio molto più prosaicamente c'è anche nel rivendicare di Joe sul termine nimfomane anzichè sesso-dipendente, definizione che in qualche modo, come dici te, è già "istituzionalizzata"
Sono d'accordo, infatti utilizzare il linguaggio è già classificare, e dunque l'unica ribellione che c'è a questo è l'atto sessuale pornografico perché con esso si diventa oggetti l'uno per l'altro
EliminaPerò così quasi la fai diventare una scelta consapevole, eversiva, completamente libera.
EliminaInvece, ricordiamolo, Joe è comunque malata, non riesce a controllarsi. La sua ribellione, se c'è, è una ribellione sofferta che rovina e annichilisce lei per prima.
Il bellissimo sfogo in terapia è dovuto alla ormai completa e sofferta accettazione di quello che è e all'impossibilità di guarire, non tanto ad uno status sociale e sessuale a cui si ambisce o in cui si crede.
O almeno penso così
Vero, ma se lo guardi dal punto di vista dello sceneggiatore e regista la creazione della sua figura non può che essere in radicale opposizione, o meglio ancora preferisco, un autentico punto di fuga del vivere borghese.
EliminaAssolutamente.
EliminaTutti i personaggi, tralasciandone la caratterizzazione o le motivazioni, sono mezzi con i quali Trier ci dà la sua visione del mondo.
E, ovviamente, è molto netta e politicamente scorretta.
Io che di Von Trier non ho visto nulla (ehm) mi fermo solo a farti i miei complimenti. Sei incredibilmente bravo.
RispondiEliminaSei incredibilmente generosa, grazie di cuore.
EliminaNon riesco mai a consigliare Trier a nessuno, o comunque a nessuno che conosco personalmente.
Se vuoi iniziare lascia perdere i primi 3 e gli ultimi 3.
I primi 3 sono molto sperimentali e inferiori.
Gli ultimi 3 troppo tosti se non lo si conosce.
Semmai parti dal centro, da un Le onde del destino, o ancora meglio da un Dancer in the Dark o da un Dogville.
Grazie ancora
Wow, una scrittura fiume per un film che non può che lasciare il segno!
RispondiEliminaNon sapevo bene cosa aspettarmi, fortunatamente Lars ha mantenuto le attese, con un film dove il sesso c'è, vero, ma c'è molto molto molto altro: c'è Lars stesso.
Una scrittura senza un minimo senso, di palo in frasca senza poi soffermarmi su nulla.
EliminaMa non riesco ad organizzarmi. Grazie Lisa,
Sì, è il film con più Trier dentro, ci sono una ventina di frasi o "teorie" che sono puramente sue.
Ha usato questo film per dire definitivamenre come la pensa sul mondo e, a differenza di Melancholia, ha lasciato pochissimo alla metafora o alle immagini, ma quasi come un docente ci ha quasi spiegato ogni cosa.
Vengo a leggerti.
La recensione è bellissima, davvero scritta bene con tanta passione.
RispondiEliminaSfortunatamente io sto film l'ho odiato, ma si sa, de gustibus ;)
Poi con lui il de gustibus non è mai così vero...
EliminaTi ringrazio Faina.
Ci vediamo alla tua storia
Sei riuscito a massacrarlo elogiandolo! :)
RispondiEliminaNo dai, mi è piaciuto da morire.
EliminaPoi come ho scritto pochi giorni fa il mio motto è "vaffanculo Lars, ti voglio bene", quindi è normale che ogni giudizio che esprimo su di lui è molto sofferto e combattuto.
Se avesse limato alcuni difetti per me questo sarebbe stato il suo capolavoro.
Sempre che non lo sia.
Lo capirò magari più avanti, difficile dirlo ora.
Recensione superlativa, come sempre :)
RispondiEliminaSul film comunque la mia opinione la sai. Ed è meglio che mi fermo qui, prima di far venir fuori un altro casino XD
Grazie!
EliminaE sì, fermiamoci qui che altrimenti mi trasformo in Poor Yorick :)
E' un peggioramento che non ti meriti XD
Eliminaio non dico niente x rispetto a te e a questa ottima rece, la mia opinione su Von Trier la sai :-)
RispondiEliminaCmq ripeto, voto alla rece 10
Sei un amico, grazie Myers...
EliminaLa so la so la tua opinione... :)
Gius, ti ricordi quando ti ho detto che la scena con la Thurman mi ricordava la Medea di Pasolini? Beh ho appena scoperto che Lars Von Trier ha curato la regia televisiva per una "Medea" su una sceneggiatura di Carl Dreyer (scusa se è poco)... Devo assolutamente vederlo
RispondiEliminaRocco, non solo lo sapevo ma pensavo che tu quel riferimento l'avessi fatto apposta per questo :)
EliminaComunque non l'ho visto il Medea di Trier, è tra i 2,3 che mi mancano
MARONNEEEEE!!! FIGLIOLO TU SCRIVI TANTO!!!
RispondiEliminaNon tanto, troppo!!
EliminaMaronneeeeeeeeeee
Mi attacco all’ultimo commento. Chemmalec’è nello scrivere troppo? Il tuo blog (come il mio) è il paradiso dei cinefili morbosi a cui piace ricamare, cesellare, contorcersi sui propri pensieri dopo aver visto un film che è piaciuto un casino, oppure ammazzarsi dalle risate per esorcizzare l’orrore di un film schifoso. E con schifoso intendo dire del calibro di Parentesi Tonde (che ho provato a vedere. 3 minuti e mezzo li ho retti, stop). E dalle parentesi tonde di Parentesi Tonde mi riaggancio alle parentesi tonde di Nymph()maniac e ovviamente questa è l’unica tangenza! Complimenti per la rece, soprattutto per l’apostrofe al caro Lars e per la riflessione finale che mi fa venire voglia di rivederlo per intero (in tutti i sensi) e vederci anche quello che ci hai visto tu, le foglie di frassino!
RispondiEliminaE grazie per il riferimento a Keiser Soze!!!!!!!!
RispondiEliminaChe te devo dì?
EliminaGrazie mille!
Sai che m'ero accorto anche io di quella inquietante analogia tra Parentesi Tonde e Nymphomaniac?
Parlo appunto della parentesi tonda nel titolo che nel film di Trier sappiamo cosa rappresenta, in quello di non so chi spero non la stessa cosa.
Ma per Lars avevo fatto un post anche a parte, appena prima della rece del film mi pare.
Grande Soze :)
Vado a cercare tale post allora!
RispondiElimina:)
certo che non si possono fare altre analogie tra i due film (santo cielo, parentesi tonde non si riesce manco a descrivere, nemmeno con tutto l'impegno del mondo)!
Sottoscrivo ogni singola parola della tua rece.
RispondiEliminaSolo che inizio a pensare che Lars non veda il sesso di buon occhio, eh?
Chissà come mai ha questa visione così negativa del sesso.
Mi vado ad informare se c'è qualcosa sul web.
Ps: 4h di film al cinema??? Cazzo, non sei impazzito?
Considera che è dalle 6 di pomeriggio che lo sto vedendo ed ho finito ora! 4h di seguito sono deleterie >.<
Ecco,il sesso che ci mostra Lars nei suoi film distrugge invece di creare.
EliminaBeh, che il sesso per Trier sia sempre e solo malato, regalato o senza emozione è dato super appurato.
EliminaBasterebbe solo Le onde del destino volendo.
Ma anche la sveltina di Melancholia.
Anche se mai come in Antichrist si affronta l'argomento.
Quindi sì, dato di fatto.
Grazie Rachele.
Ma fatico a capire come una che, a quanto dice, guarda serie tv come una pazza si sorprenda se uno vede un film di 4 ore ;)
Anzi, almeno il film è un corpo unico, ha senso vederselo tutto insieme. Le serie tv invece no, sono staccate, e per me 4 ore di fila sono inconcepibili.
Praticamente hai visto Nymphomaniac come avresti visto una serie, a puntate un pò per volta
oh, se poi mi dici che anche per le serie 4 ore non le hai fatte mai ti chiedo scusa. Ma, ripeto, è molto più comprensibile farlo con un film, e non perchè io preferisco i film, ma perchè, come detto, sono più giuste 4 ore con un corpo unico che spezzettato, anche solo per rispetto dell'opera e intenzioni di chi l'ha fatto.
Le serie, ad esempio, sono state concepite per essere guardate una puntata la settimana (tutte vengono dalla tv con questo format), un film no ;)
però, ammetto, è stata un'esperienza mica facile
ma molto bella ;)
Guardavo serie tv come una pazza ;)
EliminaSolo Breaking bad e Il trono di spade mi hanno coinvolto così tanto da non riuscire a staccarmi dal pc/televisore.
E poi, alla fine di ogni puntata, c'è sempre qualche colpo di scena, che ti invoglia a proseguire la visione. Aspettare una settimana è da masochisti!
Nei film è diverso.
Il malato della famiglia è mio padre!!!
Tu non hai idea di quante ore passa davanti la tv.
Però capisci che il film per sua natura non è da interruzioni, mentre le serie tv, anche solo per cambiare puntata, sì ;)
Eliminaquindi le 4 ore, ripeto, per natura, è più normale passarle con un film
fallo votare allora
io adesso, ma non so se ci riesco, provo a recensire un film visto 3 giorni fa
salutalo!
Si, ma 4h al cinema sono una tortura >.<
EliminaConsidera che sono una persona che non riesce a stare ferma per più di 5 minuti, potrei anche impazzire 4h seduta!
Già mi provoca ansia un film da 2h, ahahahha
Tanto voterà il gladiatore!!! È il film della sua vita.
Gli dico : ti saluta Caden, Giuseppe o il tizio del buio in sala?
Ma c'è stata una pausa di almeno mezz'ora e abbiamo mangiato una pizza
Elimina"il tuo omonimo"
Premetto: Lars Von Trier mi sta parecchio sui coglioni!
RispondiEliminaHo guardato con attenzione questo film, e trovo la tua recensione (come sempre) precisa e intelligente, per cui non mi stupisco se mi bollerai per un ignorante che non ha saputo coglierne la profondità e la bellezza. E probabilmente hai ragione.
Tuttavia, mi permetto ugualmente di esprimere il mio giudizio fortemente negativo per quest'oper(etta).
Hai presente quei quadri d'arte contemporanea indecifrabili e spesso orridi che proprio perché nessuno li comprende (sovente nemmeno l'artista che li realizza) diventano l'oggetto di mille pregevoli significati? Questo è per me Nymphomaniac.
Una storia piuttosto banale nel suo insieme, con tanti personaggi poco originali che diventano un semplice mezzo per mostrare sesso a gogò e attirare così un vasto numero di curiosi. So di passare per superficiale nel bistrattare così un regista autoriale, ma non riesco a non pensare alla favola del re nudo (favola peraltro danese, come Von Trier). Emblematica a tal proposito è l'intervista rilasciata dal regista poco prima dell'uscita in sala, dove assicura al pubblico che le scene di sesso sono reali ed esplicite (ah bé allora!!).
Ho provato disgusto nel vedere su schermo il suo personalissimo pessimo rapporto con il sesso, ma ancor più fastidioso ed irritante della "malattia" dei personaggi, ho trovato la loro antipatia come persone.
Mi spiace ma l'ho trovato un film stupido, noioso, realizzato con la tipica arroganza degli "autori non commerciali", che mira più a far scalpore che a parlare di qualcosa, che finge di scavare in profondità ma che di fatto rimane in superficie, che pretende di mostrare i dolori dell'anima ma che rimane ancorato alla pelle.
Voto 5
Il rapporto malato di Trier col sesso c'è sempre stato nelle sue opere. Al volo mi viene in mente soprattutto Le onde del destino. Ma anche Idioti, Melancholia, Dogville, il sesso non è mai bello. E molti dei suoi personaggi, anche quelli "positivi" sono spesso antipatici. Insomma, Trier è così e capisco benissimo quanto odio possa suscitare (tra l'altro lui è un gran bastardo che si pone sempre male).
EliminaQuindi è solo una questione di sintonia, entrare o no nella sua poetica, nella sua visione delle cose, nella sua malattia.
Io lo adoro, forse è il mio regista preferito.
Ma, come scrissi una volta, lo odio anche.
Quindi nojn trovo per niente stupide o sbagliate le tue critiche. Sono le critiche giuste di chi odia l'universo Trier, hanno delle motivazioni.
Ovviamente per me è tutto l'opposto, anche nello stesso Nymphomaniac.
Non credo ci possano mai essere dei punti in comune, dei posti dove incontrarci a metà strada con Trier
oh, però tra Turistas e Nymphomaniac non te fai mancà niente eh ;)
buongustaio...
Ah ah ah! Che connubio poi Turistas con Nymphomaniac!! In realtà sono un divoratore di film, famelico e insaziabile: guardo tutto, cinema commerciale e cinema d'autore. Ma non pensare che io sia uno di quei bifolchi che "livella" tutto sullo stesso piano (come diceva Totò in una canzone).. Per farti un esempio, mi son guardato i vari Avengers-Spiderman-Ironman-Thor, (soprattutto per la presenza di Robert Downey Jr), che so che non ti stuzzicano; ma ho letteralmente amato un Film come "Picnic ad Hanging Rock", e tu che l'hai visto puoi capirmi! E credo tu mi capisca se dico che non posso metterli a confronto.. cinematograficamente parlando..
EliminaComunque sei stato molto indulgente e diplomatico in relazione al mio commento su questo film di Trier, te ne sono grato. Mi rendo conto di aver un po' calcato la mano.. Inoltre, come mi hai fatto notare fra le righe, un'opera ben fatta può generare anche antipatia e odio; in fondo è pur sempre una risposta emotiva, che si può attribuire solo ai grandi film.. cavoli, mi sa che devo correggere il mio voto!
Mamma mia Picnic ad Hanging Rock che roba...
EliminaRivederlo dopo tantissimi anni è stato bellissimo. L'ho trovato allo stesso livello di come lo ricordavo.
ti invidio per questo tuo onnivorismo, io ammetto di avere molte più barriere (ma più che barriere tantissimi generi proprio non mi piacciono).
L'importante, come dici, è sapere che ci sono dei film per divertirsi ed altri per pensare. Che i secondi sono "superiori" ai primi sì, ma che anche i primi, visti come devono essere visti, è un bene che ci siano.
No no, mai litigato per i film, figurati.
Per me potevi anche dire che era un nazista cerebroleso pervertito, ti avrei risposto solo divertito ;)
e sì, le opere che dividono così sono quelle più dense. Ovviamenente quelle che dividono ma comunque portano ad argomentare.
Cioè, anche Step Up divide ma non porta ad argomentare.
dai, 6 - - ;)
Visto per la prima volta in questi giorni, versione estesa. E averlo visto dopo The House That Jack Built - in particolare - non fa che rafforzare l'autoreferenzialità e la necessità di esporre metodicamente i quesiti, e i demoni, interiori di Lars nelle sue opere.
RispondiEliminaAlcune note puntuali, non elaborate, che possono essere spunto di ulteriori analisi:
- la protagonista femminile si chiama "Joe", nome perlopiù maschile, e, anzi, forse il nome maschile anglosassone generico per antonomasia (Joe/John Doe è il nostro Mario Rossi): cosa vuole dirci Lars? Se Joe e Seligman sono due caratteri di Lars stesso a confronto e in discussione, "Joe" può essere intesa come la parte più "comune"?
- Necessario quindi, in questo ragionamento, cercare un senso nel nome "Seligman": se nel film lo si traduce in "Happy man", secondo Wikipedia "Seligmann is a name meaning 'blessed man' in German and Yiddish"; "blessed man", uomo benedetto, uomo fortunato.
- Ultima nota per una scena che credo esista solo nella versione estesa: Joe e Seligman guardano lo specchio nella stanza e a noi spettatori vengono mostrati nel riflesso la macchina da presa, un operatore e (credo) Lars stesso. Ulteriore provocazione e/o ulteriore significante?
Trier è tremendamente autoreferenziale, su La Casa di Jack poi...
EliminaPer me un autore deve essere sempre autoreferenziale, ma nel termine bello del termine, ovvero mettere il suo mondo, i suoi pensieri, la sua cifra, in ogni cosa che crea
poi c'è l'autoreferenzialità fastidiosa, quella dove si vuole solo parlare di sè stessi in modo narcisistico
trier è il perfetto connubio dei due tipi, lo adoro per questo ;)
sui 3 punti
più che nome generico John Doe è quello usato quando non si sa il vero nome di una persona, ma alla fine è simile a quello che hai detto te. Non lo so, ma interessante quello che dici
- beh, direi che "blessed man" ci sta benissimo ;) e rende ancora più sorprendente il finale
- Ah, davvero? ma pensa te...
Credo potrebbero essere entrambe le cose, una provocazione che non rimane fine a sè stessa, ma può portare a interessanti riflessioni. Forse anche sul concetto di voyeurismo che in un film del genere certo non manca...