20.5.15

BuioLibri (N°2): Pancake - Trilobiti


A volte succedono cose strane, particolari, a cui è impossibile non dare la giusta attenzione. Nel post dei libri c'è stata una partecipazione impressionante. Tutti sono intervenuti, tutti hanno messo la propria lista, tutti hanno messo il proprio nome.
Tranne uno, un Anonimo restato poi tale.
E la cosa strana non sta solo nel fatto che sia stato l'unico Anonimo, ma anche che fu l'unico ad indicare UN solo libro, perlopiù sconosciuto.
Insomma, tra una marea di gente intervenuta e più di 400 libri citati:
- un unico Anonimo.
- un unico commento in cui veniva presentato un unico libro
- un libro sconosciuto.
Di uno scrittore sconosciuto poi, morto suicida a 26 anni.
E nemmeno un romanzo, ma 12 racconti.
Tutto troppo strano e affascinante. E con la buffa immagine e sensazione che forse quel messaggio l'abbia scritto proprio Pancake, lo scrittore di quel libro, non potevo far altro che andarmelo a cercare


Ho sempre creduto che ogni cosa debba essere chiamata col proprio nome.
Forse è proprio per questo che non ho mai provato a scrivere sul serio, per questa mancanza di esperienza, non esperienza di scrittura, ma esperienza di vita passata a sapere il nome delle cose.
Breece D'J Pancake di anni su questa terra ne ha passati pochi, solo 26, prima che quella notte decidesse che probabilmente erano persino troppi, ma questi pochi anni gli sono serviti per conoscere il mondo che lo circondava in maniera così viscerale, assoluta e completa che avrebbe potuto descrivere anche il colore cangiante di una vespa innamorata usando non le giuste parole, ma quelle vere.

Realismo si diceva una volta, ma io ho sempre visto questa parola come uno stile, come una cifra autoimposta, come una tecnica.
Trovo invece che quello di Pancake non sia uno stile, non abbia niente a che fare con la scelta del modo con cui dire le cose, nè con la denuncia, nè con la voglia di rappresentare la società o il mondo in cui  vive.
Trovo che quello di Pancake sia un realismo necessario, intimo, naturale, non una maniera scelta, ma l'unica conosciuta. Mi fa pensare a quei pittori "primitivi", tipo Seraphine de Senlis che mettevano cose su tela senza saperne nulla di tecnica, di storia e di stili pittorici.
Pancake mi ha riportato così a Tozzi, un misconosciuto scrittore italiano di inizio 900 così "puro", ingenuo ed immediato che qualsiasi cosa ne leggevo mi dicevo "sta semplicemente raccontando il suo mondo e sè stesso, non sa neanche come, ma lo sta raccontando".
Come la campagna toscana di Tozzi così è la Virginia di Pancake, una terra grezza popolata da uomini grezzi, una terra di mestieri, animali, istinti primordiali e null'altro.
Ma se in Tozzi avvertivo un grido di dolore, una non raffinata ma fortissima consapevolezza psicologica-esistenziale che lo portava a turbe e struggimenti, in Pancake non c'è niente di tutto questo, il suo realismo è così assoluto da rendere descrivibili e freddi anche i moti dell'anima.
Probabilmente perchè i racconti di Pancake non hanno speranza dentro e quando non c'è speranza anche tutte le altre cose, persino le più alte nell'universo, si appiattiscono e perdono d'importanza.
Pancake racconta degli uomini che conosce, di minatori, di meccanici, di cacciatori, di camionisti, una vita più stanca e ripetitiva dell'altra. Sono tutt'uno con l'ambiente dove vivono del resto, fatto di terra secca ma anche di tanti fiumi, di boschi e asfalto. Tutti hanno almeno un genitore morto, tutti hanno un ricordo da riportare alla mente, tutti vivono delle vite fatte di nulla che non portano a nulla.
Pancake prende un pezzo della loro vita, a volte nemmeno importante, e poi li lascia, così, nello stesso modo in cui aveva iniziato a raccontarceli.
Quello che sorprende in queste narrazioni è il senso fastidioso di perfezione che ti lasciano addosso. Pancake è essenziale, mai una parola di troppo con il paradosso però che in questa essenzialità, e qui torniamo a sopra, lui riesca a mettere dentro la ricchezza del mondo.
Perchè puoi pure descrivere soltanto la scena di un animale che si nasconde nell'erba ma se sai perfettamente quali sono le abitudini di quell'animale, se sai perfettamente il nome dell'erba in cui si è nascosto, se sai addirittura le sfumature di colore che quell'erba, muovendosi, riesce a mostrare, allora tu sei nato per raccontare le cose.
Pancake è nato per scrivere, è talmente assoluta la sua padronanza della lingua e della struttura e il suo riucire ad essere sempre allo stesso tempo così essenziale e completo che mette quasi paura.
Leggi i suoi racconti e anche se durano pochissime pagine ci metti tanto per entrarci dentro, perchè sei sempre (sor)preso in media res, come se quei nomi che leggi, quelle cose che racconta, quei ricordi che descrive tu li conoscessi già. Poi piano piano ogni racconto si mette a fuoco, acquisisce una sua struttura nell'assoluta non struttura del tutto (non c'è inizio e nemmeno fine a volte) e quando lo finisci ti arriva una sensazione strana, quella di credere che non potesse essere aggiunta una riga in più nè una in meno.
Nessuno riesce a scappare da quei luoghi, nessuno. E chi era scappato in qualche modo poi ci torna. Non è un caso che l'unico racconto dove il protagonista si immagina fuori, a Chicago, sia solo dovuto al sogno. Anzi, lo stesso titolo del racconto, La mia salvezza, lascia presagire che, alla fine, non c'è niente di meglio che restarsene là e che chi è andato via ottenendo magari successo poi alla fine si sia solo "ammalato" e, addirittura, tornando, rischia di ammalare gli altri. "Non la specie di germe che fa crescere le piante; piuttosto una malattia, un virus, qualcosa di contagioso".
E' il germe di "potercela fare".
Ci sono racconti di disarmante perfezione, come quello, cortissimo, Ora e ancora, nel quale stiamo soltanto dentro uno spazzaneve che fa andata e ritorno per un breve tratto di strada. Poco più di 6 pagine che raccontano l'eterno ripetersi delle cose. E il dolore di un figlio scappato via. E una chiave inglese che con un brivido si collega al racconto di unn serial killer. Magistrale.
Ma non ci sono racconti minori, tutti sono compiuti, tutti parlano di tutto e niente. Di piccoli drammi personali, come la donna che sogna un figlio ne Il Marchio ma poi sommessamente e con rassegnazione accetta il ritorno del mestruo (e che bellezza la desrizione del sesso tra le scimmie), di ricordi di infanzia poi distrutti dalla vita e dal dolore ("Ricordo la sua mano che stringeva una punta di freccia o svitava il dado di un cerchione ma non riesco a ricordarmi il suo viso" da Onore ai morti), di vite già finite a 14 anni (la struggente ragazzina de Una stanza per sempre), di ragazze che per amore o per mancanza di alternative accettano di passare la vita vicino a delinquenti (Come dev'essere), di gente talmente stupida e ormai disumanizzata che tortura e uccide animali senza batter ciglio (è incredibile come quasi sempre gli animali, di tutte le specie, siano associati alla morte, o procurata dai protagonisti o echeggiante nelle fredde ossa).
Non c'è mai una sola riga in cui Pancake voglia stupire od emozionare il lettore, mai.
Forse non è un caso che il suo primo racconto, quello che in Italia ha preso il titolo di tutto,, Trilobiti (pubblicato nel 1977, anno della mia nascita, brividi), parli proprio di un ragazzo appasionatissimo di fossili millenari. Credo che non ci sia metafora migliore per descrivere i personaggi e le vite della raccolta.
Questo era un uomo che conosceva tutti i colori dell'alba, tutte le sfumature della polvere, tutte i nomi delle piante e delle acque, tutti i piccoli gesti degli uomini.
E ce li restituisce in queste pagine.
Poi uno, dietro ad un suicidio, peraltro presunto, si immagina sempre mille motivi.
Non c'è niente di più sbagliato che fare congetture su vite autoterminate.
Ma quando ripenso a questo giovane ragazzo che mi racconta ogni piccolo dettaglio del suo mondo, ma al tempo stesso non è capace di immaginarsi un mondo altro, allora qualche domanda me la faccio.
E' come poter vivere una sola vita di cui conosci già tutto.
E allora, perchè andare avanti?

"Un rumore metallico. Si fermò. Fuoco. Si appiattì al suolo nel più nero terrore, con i piccoli aggrappati più stretti al pelo. Passi pesanti, sordi e irregolari le fecero ribollire il sangue. Sprofondò più in basso. Con il giorno e il pericolo che avanzavano, la paura le avvampava dentro mentre arretrava con cautela verso cespugli più fitti"

In 12 racconti che parlano semplicemente di uomini e delle poche ore della loro vita che a noi lettori è dato conoscere, alla fine è la paura di una mamma opossum terrorizzata che i suoi cuccioli possano essere uccisi l'emozione che mi voglio portare dietro di questo fantastico scrittore.

45 commenti:

  1. Ce l'ho lì da leggere, mi aveva colpito il titolo...

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    1. Chissà se anche te l'avevi letto qua con quell'anonimo o altrove.
      Nel primo caso allora confermeresti la stranezza e potenza di quel commento...

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  2. Bellissima questa idea del "BuioLibri". E bellissima anche questa recensione: non avevo mai sentito nominare questo "Trilobiti" e non conoscevo lo scrittore ma, da come ne parli, sembra davvero interessante (e poi io adoro le raccolte di racconti).

    È da parecchio tempo ormai che non leggo un libro. Negli ultimi tempi ho dato la priorità ai fumetti e quindi mi sono allontanato dal mondo dei romanzi: ora fatico a ricominciare. Ci ho provato con un libro di Asimov, che ancora adesso considero come il più grande scrittore in cui mi sia mai imbattutto, ma ho abbandonato la lettura dopo il primo capitolo. Non perché il racconto fosse poco interessante, anzi. Ma è venuta a mancare quella passione, quella curiosità che mi spingeva a divorare un libro dall'inizio alla fine.
    Voglio ritrovare quella passione.
    Sono stato al Salone del libro di Torino e, oltre alle solite opere a fumetti, ho preso anche "Oggetto Quasi" di José Saramago (guarda caso è proprio una raccolta di racconti). E, partendo da questo libro, voglio ricominciare a leggere.



    Oh, se non hai idee per il prossimo libro, io ti consiglio nuovamente "Il Signor Cravatta", di cui avevamo già parlato nel post sui libri. Potrebbe piacerti come potrebbe non piacerti (soprattutto per via dello stile della scrittrice), ma ti prego di dargli una possibilità. Personalmente considero quel libro una delle cose più emozionanti, umane e "vere" che io abbia mai letto. Dopo aver letto l'ultima frase avevo le lacrime agli occhi, e non mi era mai successo con un romanzo (anche se con uno di Asimov ci sono andato pericolosamente vicino).
    Poi, ovviamente, sei tu che devi decidere :)



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    1. Beh, per prima cosa non lo conosce quasi nessuno...
      E poi se non conosci il libro non puoi conoscere nemmeno lo scrittore visto che ha scritto solo questo :)
      Quindi o entrambi o nessuno...

      E' incredibile come leggendo i tuoi messaggi sembra quasi sempre che tu abbia tipo 40 anni, parli di passioni perse da ritrovare, di giudizi definitivi, di poco tempo per vedere le cose etc...
      Ma hai 15 anni! non hai avuto nemmeno il tempo di iniziare una passione e poi finirla, cribbio!

      sei un divoratore di cose, ne vuoi far mille e ti sembra di farne poche quando invece ne fai troppe, fidati... :)

      Sai che di Oggetto Quasi non ricordo nulla?
      Se non ti piacesse non usarlo come motivo per non leggere più Saramago, io lo scrittore portoghese per i racconti non lo ricordo proprio...

      Non ho idee??

      no, solo un centinaio di libri sul comodino (mobile) e 400 titoli consigliati su quel post...

      ahahh

      come ti ho sempre detto devi scrivermi una mail con film/corti/libri, una cosa comoda, capisci che altrimenti tra centinaia io mi dimentico appena dopo

      credo che i film/corti arriveranno molto prima del libro, anche perchè leggo talmente poco che le possibilità che quello sia quello giusto tra 500 rispetto ai film (che vedo tanto e mi hanno consigliato di meno) sono bassine...

      Ma ne parli col cuore in mano, bene!

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  3. Non è(ancora) materia mia...ma ci tenevo a dire che quando lessi i commenti di quel magnifico post(15 libri...), non potei non notare quell' utente senza nome, il quale, con un commento, in qualche modo..."isolato", menzionò un libro e un autore che scaturì(rono) in me una tale curiosità da pensare di (ri)avvicinarmi alla lettura...quel (ri), ahimé, si riferisce soltanto alla lettura obbligatoria delle scuole elementari e medie; io gli unici libri che ho letto di mia volontà sono: "La Metamorfosi", "Il processo"(per ora il mio preferito), "Il Castello" -tutti di Kafka- "Volevo solo averti accanto"- un romanzo piuttosto recente- di Ronald H. Balson, "Il Rifugio" -romanzo digrande successo firmato William P. Young, una rilettura del Dr. Jekyll stevensoniano e una rilettura del "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman...mi dovrei vergognare! I motivi di questa (sorta di) idiosincrasia credo siano gli stessi del famoso Anonimo; la lettura è un passatempo troppo duraturo, anche se bellissimo(e io in qualche occasione l' ho anche provato), però preferisco di gran lunga l' arte cinematografica...

    Comunque quest'estate mi acquisterò e leggerò "Trilobiti", dopodiché mi interessava leggere José Saramago...essendo campo tuo, Caden, vorrei avere qualche consiglio sui libri migliori dello scrittore portoghese;)

    Ciao Caden!

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    1. No, ma lo vedi quel commento i danni che ha fatto?
      Ed è quasi fastidioso perchè 50 persone si sono impegnate e hanno fatto liste lunghe e laboriose, arriva "lui" e con nonchalance dice "a me non piace tanto leggere, dico Trilobiti". In 5 secondi, anche manifestando scarso amore per la lettura, ha attirato più attenzione di tutti. E aveva ragione! ahaha

      Vergognare?

      non mi far ridere...

      A parte che hai 60 anni per leggere, e poi chi l'ha detto che la lettura debba per forza affiancare altre passioni?

      se ti chiamerà bene, altrimenti sticazzi

      o.k, prova a cominciare con L'uomo duplicato allora, che un pochino c'entra il cinema... ;)

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Ti confondi con Enemy ;)

      lo conosco talmente bene che non l'ho visto apposta...

      il mio scrittore preferito, nelle mani di uno dei miei registi preferiti, con uno dei migliori attori americani esistenti

      mi ha sempre bloccato la cosa

      ne parlai anche in un post, ma non ricordo quale ;)

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    4. Scusami, Caden, mi sono accorto che mi si è mozzato il commento...
      Nel commento parlavo proprio di enemy;)
      A me il film è piaciuto tantissimo...però non ho letto Saramago, quindi ti capisco se sei bloccato;)

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    5. Ma infatti mi sembrava Pietro...

      Quel "canta" iniziale era strano, e ho pensato subito che potesse essere "tratto" da la donna che canta, sbaglio?

      (che film, che film)

      comunque Enemy verrà. Più che altro il blocco dipende che mi sono ripromesso di rileggere il libro prima di vederlo ;)

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    6. Esatto, non sbagli;) purtroppo il commento mi si è mozzato, avendolo scritto al cellulare, mi si sarà cancellato un pezzo senza accorgermene...
      Eh sì, La donna che canta è veramente un gran film...ti dirò però che è il Villeneuve che adoro meno, essendomi piaciuti maggiormente Polytechinque, Prisoners e Enemy.

      Meno male:) spero, inoltre, che ne scriverai come sai fare tu;)

      A presto!

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    7. Beh, ma se ricapita non cencellarlo poi ;)

      tanto ci si spiega sotto

      no, per me La Donna che canta è grandioso, da 9
      Prisoners il best nel suo genere da anni

      gli altri 2 devo vederli

      in realtà Plytechnique lo cerco da 4 anni ma in streaming è introvabile

      l'altro, come ti dicevo, era una grande scusa per rileggere prima il libro

      ma, insomma, arriveranno al 100%, questi sì ;)

      ciao!

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    8. No no non è introvabile...io lo vidi in streaming, purtroppo non ricordo esattamente dove...forse qui: http://streamay.com/8447-polytechnique.html

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    9. No, ma aspetta, io dico in sub ita.
      Altrmenti di link ne ho trovati tanti.
      Anche questo mi sembra sia solo francese.
      Io di un film non voglio perdermi nemmeno una battuta se posso ;)

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    10. Ah, aspetta te...se vuoi una versione in sub ita, credo che puoi anche smettere di cercare perché non ce ne sono.
      Io me lo vidi in streaming fra con accanto i sub ita scaricati da opensubtiles.

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    11. Ecco, lo vedi che avevo ragione? :)

      sentirò qualcuno per scaricarmelo allora, film e sub

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  4. Hai detto tutto e come sempre molto bene cogliendo in pieno la perfezione amara di quei racconti.
    Sembrano davvero scritti da uno che ha l' esperienza di una vita intera, la maturità di una vita intera. .. lui aveva 26 anni .. boh non so dire.
    Di te so dire invece ed a costo di essere palloso : scrivi uomo!!

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    1. E' proprio così...
      Sembra saper tutto e, non solo, saperlo così bene che te lo racconta con stanchezza, quasi senza impegno, come se quello di cui parlasse lo padroneggiasse così bene che per lui è automatico riportarlo in quella maniera. Non sembra ci siano "ricerche" dietro, solo uno che conosce tutto quello che gli sta intorno, comprese le sfumature.

      E io a costo di diventare palloso ti dico ancora "grazie", ma non credo di esserne in grado

      (oh, almeno te eri uno che l'aveva già letto, non sei stato "anonimizzato)

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  5. l'ho letto anni fa, prima di avere i blog, quindi almeno 7 anni fa, è un gran libro.

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    1. Oh, vaffanuculo Ismaele, te lo dico.
      Va bene sui film, ma anche su sti libri no.
      E che palle....

      :)

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    2. ritrovo quello che avevo scritto, nel 2009, magari anche Tristan Egolf e John Kennedy Toole li metti in lista :)


      Tristan Egolf - Il ragazzo della fattoria
      A maggio 2005 è morto suicida a 33 anni Tristan Egolf, un ragazzo che ha scritto un libro, pubblicato da Frassinelli, qualche anno fa, passato quasi inosservato. Il libro è “Il ragazzo della fattoria”, racconta la storia di John Kaltenbrunner, un personaggio solo contro tutti, una storia epica, quasi con un respiro biblico, che affronta prove terribili, e solo alla fine incontra dei compagni veri e solidali, ma muore come una bestia. Gli Stati Uniti d’America producono molti scrittori longevi, ma anche molti che muoiono giovani, per propria mano, come Breece D’J Pancake o John Kennedy Toole. Come Ignatius Reilly di “Una banda di idioti”, anche John Kaltenbrunner non ci lascia indifferenti, ci tocca dentro e nel profondo. E quando un personaggio “inventato” ci dice più di tanti in carne ed ossa che incontriamo tutti i giorni, riusciamo ancora a commuoverci. Se per qualche motivo non l’avete letto o non conoscete nulla di Tristan Egolf, prendete John per amico e recitate una preghiera per Tristan.

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    3. Beh, contributo bellissimo Ismaele. Ho solo paura di "perdermi" questa grande segnalazione, visto che non ho mai avuto la forza di crearmi un luogo dove appuntarmele tutte.
      Ormai userò come guida il famoso post sui libri.
      Non è che mi vai a mettere sta cosa là?
      ahhha

      che coglione che sono

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  6. "sta semplicemente raccontando il suo mondo e se stesso, non sa neanche come, ma lo sta raccontando"
    Ecco, credo che questa frase stia alla base di ogni cosa scritta. Hai centrato perfettamente il punto, come sempre. Poi dici che non hai esperienze per scrivere qualcosa?

    Comunque non conoscevo questo autore. Mi devo segnare la raccolta.

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    1. Non ho esperienze di vita concreta, ne conosco troppi pochi ambiti.
      Forse conosco la vita interiore, i sentimenti, i pensieri, questo sì.
      Ma ho poca ciccia da mettere intorno.

      Comprala Jacq

      e grazie, come sempre

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  7. Una gemma preziosa nata dalla calma disperazione dell'America profonda.
    12 racconti meravigliosi che ho letto con fatica e che mi sono rimasti dentro.
    Questa tua recensione mi regala ulteriori chiavi di lettura.

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    1. Bravissimo Jacopo, hai evidenziato un punto che nella rece ho sfiorato solo un nanosecondo.
      La fatica.
      Perchè sono letture difficili, piombi in mezzo alle storie, con tutti quei nomi, quelle storie pregresse che non conosci, quei dettagli su animali/azioni/motori/colori etc..., e rimani un pò spaesato...

      L'avevi già letto no?
      O anche te l'hai visto la prima volta in quel commento?

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    2. L'ho scoperto e letto un mese fa quasi per caso (era un'offerta del giorno su Amazon Kindle) e ne sono rimasto affascinato e colpito.
      Purtroppo ho avuto poco tempo ultimamente per visitare il blog e non ho letto quell'articolo ed i relativi commenti... recupererò quanto prima!

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    3. Ma che fai Jacopo, cambi faccia in 24 ore?

      aahaha

      beh, ma allora è una coincidenza visto che quel post è appena poco più di un mese fa

      non è che quelli di Amazon l'avevano letto e anche loro colpiti dal potere di quel commento hanno poi messo il libro tra le offerte?

      sto scherzando, ma mica tanto sai, dentro ste aziende ci sono persone che fanno proprio questo, girano blog e simili per vedere di cosa si parla, sfruttare minitrend.

      Il Mistero Trilobiti è sempre più fitto...

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    4. Odio le mie foto e quando ne ho una adatta per il profilo la uso ovunque... questo capita una volta ogni 2-3 anni :-)
      Sui misteri imperscrutabili delle moderne strategie di marketing non mi pronuncio!

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    5. Ah no, ma io mi riferivo solo al fatto che in 24 ore avevi cambiato foto ;)

      quindi ho beccato il momento del cambiamento annuale ;)

      te odi le foto? ahah, io non ne ho una...

      manco sui social

      non le sopporto, manco so perchè...

      sul resto mah, i cospiratori avrebbero materiale...

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  8. Minchia che trip m'hai messo addosso!

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  9. Nemmeno io conoscevo questo libro , nemmeno sentito parlare., poi in questi giorni è saltato fuori anche su instagram...
    Bel commento. Riesci a solleticare le menti curiose , e per quanto mi riguarda , ogni tanto mi vien voglia di racconti o romanzi brevi; questi ultimi in particolare sono quelli che più apprezzo, forse perchè negli utlimi anni ho scoperto autori in grado di racchiudere in poche pagine molto più che ad altri che riempiono chilometri di carta., quasi fossero pagati un tanto a metro.
    " E come poter vivere una vita di cui conosci già tutto "
    Mmmmhhhh....discuteremo , so già che discuteremo .....
    Vado , lo leggo e torno.
    Un saluto dalla Dolly

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    1. No, ma guarda cosa ho scritto a Jacopo, a sto punto davvero sta diventando un mistero...
      Troppe coincidenze...

      E' vero, il romanzo breve, quando è incisivo, è il formato più bello e completo, sono d'accordo.

      (e la tua frecciatina a Murakami è evidente :) )

      sono sicuro come non mai su quella frase

      lui sapeva tutto della vita che lo circondava. Purtroppo, se immaginiamo le nostre vite come campane di vetro nelle quali ci troviamo dentro, la sua campana era troppo piccola, e conoscendone ogni centimetro ormai poteva solo sbattere nel vetro

      mi dirai

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    2. ...eccomi di ritorno , appena terminata la lettura di questo meraviglioso , emozionante e sconvolgente insieme di vite stravissute e straraccontate , e si capisce subito che concordo al 100% con il tuo commento.
      Sulla tua frase " come poter vivere una vita di cui conosci già tutto "
      che in un primo momento mi ha lasciata interdetta , ecco...se poi mi dici " purtroppo se immaginiamo le nostre vite come campane .....", allora torna tutto , e torna anche con una frase riportata nell'introduzione scritta a suo tempo nella postfazione dell'edizione americana "..assorbiva velocemente le cose e le invecchiava in fretta....sembrava che avesse catturato l'esperienza di una generazione precedente insieme alla sua , non al suo posto"
      Nei suoi racconti tutti i personaggi vivono all'interno di un mondo ristretto, realtà chiuse in se stesse quasi come tanti satelliti isolati uno dall'altro nell'universo, mentre nell'unica storia dove un personaggio "scappa" poi torna con quello che viene considerato un " virus " , quello del successo .
      Un modo di scrivere splendido che io apprezzo tanto , e che trovo anche in altri , ad esempio in Cormac McCarthy che nel suo " Suttree" è pure in sintonia con l'ambiente e la psicologia dei personaggi, molto molto simile a questi di Pancake.
      Poi il primo che mi torna in mente ora è il nostro Gran Vecchio Rigoni Stern, che aveva il dono di raccontare la vita di tutti giorni , le storie semplici di persone modeste ,come fossere vere e proprie epiche , epopee ; nel suo caso oltretutto c'era il fatto , cosa secondo me esemplare, di trovare un senso a tutto , niente a che fare con la disperazione fine a se stessa ma una sana e costruttiva voglia di vivere a prescindere, un pragmatismo eccezionale , l'istinto alla vita
      ; persone che nella loro povertà non erano mai miserabili ma dignitose , vere e vive.
      Nei racconti di Pancake si sopravvive , e spesso questa sola sopravvivenza è condizionata dal fatto che , non solo di miseria tratti, ma anche e sopratutto di chiusura ...appunto...all'interno di una campana...più ancora psicologica che fisica.

      Gran belle letture !!

      ...poi in questi giorni ho scoperto una piccola raccolta di interventi fatti da Kurt Vonnegut e penso ad una sua affermazione utilizzata poi come titolo del libro ...." Quando siete felici , fateci caso ".

      Un saluto dalla Dolly

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    3. Cazzo, hai visto che avevo ragione? ;)

      non hai avuto la sensazione fortissima che lui sapesse veramente tutto della vita che lo circondava, e non solo le dinamiche, ma anche il nome di tutte le cose, di ogni fiore, di ogni animale, di ogni azione, di ogni luogo. Attenzione, non è un particolare marginale questo eh? ad esempio io non me la sento di scrivere proprio perchè conosco i nomi di pochissime cose.
      La vita è un cassettiera con tanti cassetti, lui ne conosceva solo 1 o 2 ma di quello che c'era dentro a questi due sapeva tutto, anche l'odore di ogni calzino.
      Non conoscevo quella frase, e ovviamente la trovo perfetta, riassume tanto.
      Esatto, tutte chiusure che purtroppo sanno benissimo che resteranno sempre tali anche se, e qui sta il paradosso, sembrano volute, visto che c'è a volte anche un certo orgoglio del posto dove si vive e come avevo scritto io e ribadito te quell'unico ragazzo che ce l'ha fatta si è infettato.
      E rischia di spargere il virus tornando, meraviglioso quel passaggio.
      A te ha ricordato Rigoni Stern, a me Tozzi, ma siamo lì credo.

      Sono contentissimo che ti sia piaciuto anche perchè non è affatto una lettura facile, solo apparentemente lo è.

      Bellissima la citazione finale.

      Ci avrà mai fatto caso lui?
      O, forse, sarà mai stato felice?

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    4. ...si ...la sensazione è proprio quella che lui sapesse tutto della vita che lo circondava e lo si avverte benissimo; non si tratta di " buona descrizione " o di " cura dei dettagli", qui siamo di fronte ad una persona che conosce perfettamente le cose di cui scrive e ce ne parla in modo tale da trasmetterci la vera essenza , si sentono gli odori si vedono i colori , ma più di tutto, si percepisce il loro ruolo nella vita dei personaggi.

      Ah certamente le chiusure sono spesso volute , quell'orgoglio del posto dove si vive , malato, perchè non accetta nemmeno per un istante il pensiero che ci possa essere un altrove, psichico e fisico.
      E nel momento in cui qualcuno viene a contatto con quell'altrove non è in grado di affrontarlo e , spesso , lo subisce anzichè viverlo .

      Io su quella pagina dello spargere il "virus" ci sarò tornata tre quattro volte....

      Un giorno dovrò incontrare pure Tozzi.

      Non so se Pancake sia mai stato felice , non mi posso certo permettere di giudicare, ma da quanto ho letto sulla sua vita son convinta che avrebbe potuto trovare qualche momento felice ; momenti che molto spesso non consideriamo tali come dice Vonnegut.

      " ...mio zio Alex. Una delle cose che trovava deplorevole negli esseri umani era che si rendevano conto troppo raramente della loro stessa felicità. [ ...] Diceva che quando le cose stanno andando a gonfie vele bisogna rendersene conto. Parlava di occasioni molto semplici , non di grandi trionfi. Bere un bicchiere di limonata all'ombra di un albero, magari, o sentire il profumo di una panetteria, o andare a pesca, o sentire la musica che esce da una sala da concerti standosene fuori al buio, oppure, oserei dire, l'attimo dopo un bacio. Mi diceva che era importante , in quei momenti, dire ad alta voce : " Cosa c'è di più bello di questo ? " Pensava che fosse uno spreco terribile essere felici e non rendersene conto."

      Buona notte dalla Dolly

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    5. A proposito di colori, hai visto come riesce a dirci tutte le loro sfumature? qualsiasi cosa ha più colori, e quelli "giusti".

      Io credo che quella chiusura sia anche metaforica, un pò la sto vivendo anche io, non spaziale ma mentale.
      Stai nella tua chiusura, magari ci stai anche male ma hai paura di affrontare quell'altrove, e allora ami star male nel tuo.

      Quella del virus la stavo riportando per intera nella rece ma era troppo lunga, andava contestualizzata.
      ma l'ho citata lo stesso, impossibile non farlo

      la citazione finale è una perla

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    6. Ehh... i colori ....è proprio vero che c'è tanta dfferenza tra guardare e vedere, lui sapeva vedere e poi raccontarlo

      Metaforica ....certo...anche ; forse nel suo caso più ancora metaforica , perchè poi , nel caso ci si trovi ad affrontare l'altrove non è detto che non si debba fare i conti con se stessi , con i propri difetti le proprie debolezze , mettersi in discussione , quindi paura su paura , tanto vale restare con quel male che si conosce già tanto bene...

      Ad ogni modo è possibile leggere quelle storie in più modi . Quella chiusura io la vedo spesso anche in contesti meno estremi e ci vedo tanta pigrizia mentale , e portare il cervello ad allargare lo spazio di ragionamento richiede allenamento, quindi se in in alcuni casi è paura causata da dolore o delusione , in altri è pigrizia che poi deriva anche dalla presunzione di avere già capito tutto o del " tanto è tutto uguale ",e non volere nemmeno provare a fare un'altro ragionamento , un tentativo di guardare da un'altra parte , basterebbe anche solo un pò di curiosità , perchè non è che si parla sempre di problematiche di vitale importanza , basta vedere l'utilizzo del tempo libero della maggiorparte delle persone......uno che ti dice che va in un dato posto " tanto per fare qualche cosa " e lo ripete per tutta la vita ...
      quindi metti la stessa persona in un ambiente isolato , magari in ristrettezze economiche e culturalmente inadeguato...ed il risultato è quello .....

      Mi hai fatto una bella sorpresa pubblicando la citazione ...
      ci sentiamo dalla Shelley....

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    7. Molto interessante questo tuo discorso sulla chiusura, specie in questo periodo per me.
      La chiusura può essere pigrizia, mancanza di coraggio, mancanza di stimoli, scoria di uno shock emotivo o situazionale, semplice attitudine, presunzione, mancanza di curiosità, paura del mondo, stupidità.
      E mille altre cose.
      Il paradosso è che Pancake in questa chiusura attuava però un'apertura incredibile, quel saper vedere al posto di guardare che dicevi te.
      Insomma, un'apertura mentale e sensoriale in una chiusura di vita.
      E da questo cocktail, solo da questo cocktail, poteva venir fuori quella roba

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    8. Allora, come ti dicevo ho letto un romanzo di Tozzi , Con gli occhi chiusi.
      Sotto un certo punto di vista avevi ragione dicendo che non mi avrebbe appassionato quanto Pancake. Prima di tutto a causa del periodo in cui è ambientato il romanzo di Tozzi e del suo modo di scrivere strano ; parlo proprio di determinati vocaboli che visti da altre parti avrei pensato ad errori ortografici grossolani, ma evidentemente non è così....eppure non è certo il primo autore che leggo della sua epoca e nemmeno in epoche precedenti ho mai trovato .....a pena al posto di appena, da vero ...davvero, provò uno spiacere, in fatti ...infatti, né meno...nemmeno, bevere...bere, leticare ...litigare, e tanti altri. MA è ovvio che poi si prende il ritmo e si procede , mentre per quanto riguarda la sue descrizioni del paesaggio o di certi personaggi ( esteticamente parlando ) allora è davvero molto simile a Pancake ; vere e proprie fotografie incredibili, roba da leggerle e rileggerle pensando ...ma dove accidenti è andato a scovare certe similitudini, stupende !

      Purtroppo il problema arriva quando deve raccontare gli episodi di vita vissuta perchè è molto confuso e spesso non si riesce a dare un senso al suo discorso ; poi pensi che , avendo letto un pò la sua biografia , ed avendo capito fin da subito che questo libro , così come credo gli altri, è completamente autobiografico, e la cosa è confermata anche dal figlio in un intervista , è di fatto lo specchio della sua esistenza.

      NE viene fuori una persona anafettiva , insofferente , annoiata da tutto e da tutti ; quindi sempre alla ricerca di compagnia eppure incapace di instaurare un rapporto di fiducia con nessuno, sempre perchè appunto non trova in nessuno un vero stimolo o interesse, direi addirittura molto presuntuoso.

      Si potrebbe pensare che tutto derivi dalla situazione famigliare , dal fatto che il padre è uno zotico insensibile e ignorante, mentre la madre , succube del marito, cerca di dare al figlio il possibile per sopperire alle mancanze paterne , ma secondo me non dipende solo da quello ; stiamo parlando di un epoca e di una realtà sociale in cui la vita raccontata è identica a tante altre , non si tratta di una situazione diciamo , unica o speciale , assolutamente.

      Anzi ti dirò che ad un certo punto , nonostante il padre non sia d'accordo con la sua scelta di studiare perchè vorrebbe che seguisse il suo lavoro, poi alla fin fine gli accorda molto più credito di quanto tanti altri vrebbero dato, anche in virtù del fatto che realmente voglia di studiare poca, tanti sogni e mai nulla di costruttivo, anzi , come diremmo oggi, tanto cazzeggio, e ti assicuro che conoscendo bene il mondo rurale dell'epoca , sia che si parli di Toscana o Romagna cambia poco, quattro sberle e via andare , altro che danari e appartamento fino ai vent'anni......

      Anche nel rapporto con la famosa Ghisela dimostra tutta la sua difficoltà a rapportarsi con gli altri, insomma un personaggio a dir poco difficile e così nel trasportare sulla pagina scritta il racconto , non solo si evidenziano questi disturbi ma sono proprio scritti consfusamente come a testimoniare una personalità molto disturbata che aveva dei guizzi invidiabili ma che alla fine .....insomma non ci si affeziona perchè , almeno per me , non si riesce a farsi trasportare dalla storia ; resta il bel ricordo di quelle FOTOGRAFIE ....

      Un saluto dalla Dolly

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    9. Grande commento Dolly.
      intanto ti ringrazio per l'attenzione impressionante che dai ad ogni cosa di cui parlo, libri o film, mi metti quasi in imbarazzo.

      Andiamo:

      allora, quei vocaboli, locuzioni o quant'altro di cui parli sono un misto tra dialettismi (leticare si dice in toscana e anche un pò qui in umbria) e veri e propri errori.
      Ma tozzi è proprio questo, scrittura primitiva, immediata, priva di orpelli o tecnica.

      Bravissima, la capacità fotografica è uno dei suoi più grandi pregi, come il nostro amato Pancake.

      Ancora bravissima (scusa questo schematismo ma sto leggendo "live" i tuoi capoversi e rispondo uno a uno, vecchia tara che ho), tozzi a volte è molto confuso, le sue intelaiature scricchiolano. Ma è per il discorso di prima, ossia il suo essere completamente fuori dalla letterarietà. Non è una giustificazione eh, piace o non piace per questo.

      In altre opere vengono fuori anche altri lati del suo carattere ma la base è quella, un'insofferenza e un mal di vivere abbastanza pronunciato. Ma del resto alcuni di questi sono tratti che c'erano anche in Pancake, vedi la noia dell'esistenza.

      La tua solita "verità" e schiettezza viene fuori in quei capoversi in cui parli della vita di Tozzi. Assolutamente, la sua situazione è quasi quella paradigma delle campagne dell'epoca, hai perfettamente ragione.

      Ti dico la verità, non ho letto Con gli occhi chiusi ma Bestie (vero e proprio manifesto dell'immediatezza tozziana), Memorie di un impiegato e Tre Croci. Poco cambia, Tozzi è quello e lo hai inquadrato perfettamente. Per amarlo devi amare non "anche" i suoi difetti ma soprattutto i suoi difetti e imperfezioni.
      Altrimenti resta uno scrittore da evitare a priori.
      Sulla mancanza di empatia concordo in parte, nel senso che sì, è vero, la storia (le storie) non prendono, ma ci sono dei momenti, spesso legati agli animali di profondissima empatia. Per questo l'ho collegato al disegnatore di cui ho fatto il post poco tempo fa, Massi.

      Grazie Dolly, a presto

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  10. interessante il modo in cui sei arrivato a leggere questo libro.
    Da certe cose si viene attratti come calamite.

    Io per i racconti non nutro grande passione, questo me lo segno solo perchè mi hai fatto proprio incuriosire, ma visto il genere finirà un po' in fondo.
    anche se le mie ultime letture sono state emotivamente impegnative, potrei inserirlo nel trend!

    vedo comunque che hai ricominciato a leggere in maniera continuativa, sono proprio contenta!

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    Risposte
    1. Beh, 2 libri in più di 2 mesi è un pò pochino per dire che ho superato il blocco ;) uno poi, questo, una raccolta che volendo leggi in 3 ore

      guarda, il realismo è lontanissimo dalle mie corde ma questo è un libro diverso da tutti gli altri che ho letto

      e sì, è impegnativo, ma non nei contenuti, quanto nel metodo usato da Pancake per raccontarli

      magari prima o poi lo leggi ;)

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due cose

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