12.1.16

Recensione "Fuori Orario" - Scritti da Voi - 53 - di Antonio Niola


Antonio Niola è un lettore arrivato da queste parti da pochissimo, nemmeno un mese.
Dopo aver commentato parecchio ha voluto "saltare il fosso" proponendo delle recensioni.
Cosa che, ricordo, potete fare tutti.
Purtroppo non l'ho letta perchè il film non l'ho visto ed è uno di quelli che ho sempre voluto vedere.
Buona lettura.


Questo è film dal genere che non riesco a definire e non è detto che sia un male, anzi.

Probabilmente proprio questa constatazione racchiude l'essenza del lavoro fatto dalla produzione.
Fuori Orario è un film anomalo, schizofrenico, surreale.
Non intendo parlare di trama perché secondo me è uno di quei casi nei quali è l'aspetto meno importante, il film è importante per l'atmosfera, per la teatralità, per le maschere.
Dirò solo che il protagonista si ritrova coinvolto in una serie di eventi che lo fanno rimbalzare da una parte all'altra di in quartiere di NY che non conosce, nel tentativo di fare la cosa più banale possibile: tornare a casa sua.

In questo tragitto interminabile la sua nottata si mischia con pezzi di vita di personaggi bizzarri, eccentrici e leggermente patetici.




Ognuno di loro, benché spesso mosso da intenti benevoli, aggiunge un nuovo elemento che sommandosi ai precedenti fa sprofondare il protagonista in un oblio di negatività.
Col trascorrere della notte le vicende si intersecano (in modo surreale) a ritmo forsennato e la scena si incupisce mostrando un mondo di figure notturne che si muovono su uno sfondo metropolitano tetro ma reale.
La cosa più interessante è che i personaggi, benché molto caratterizzati nonostante il poco tempo nel quali sono effettivamente co-protagonisti, non sono mai invadenti e portano la propria maschera con naturalezza.
Non si incrociano col protagonista, non invadono la sua vita, accade il contrario. È lui che ci si imbatte e che scombussola in qualche modo il loro mondo, interagendo con loro secondo dinamiche allo stesso tempo contorte e casuali eppure lineari e naturali.
La regia ci mostra a tinte noir un mondo che vive in parallelo a quello che conosciamo, un mondo diverso ma altrettanto reale, che non viene mai giudicato ma semplicemente rappresentato.
Il filo conduttore che lega la maggior parte dei personaggi è la solitudine, condita da insicurezza, insoddisfazione ed una certa tristezza esistenziale.


La figura del protagonista è in assoluto contrasto con questo mondo: è un giovanotto dal capello "educato", che porta la giacca e ha maniere garbate con tutti.
Lui stesso, nonostante la frustrazione per la disavventure, si muove sullo sfondo in modo rispettoso ed educato, interagisce con i personaggi con accondiscendenza, è la trasposizione umana dell'intento della regia di non giudicare l'altro mondo mentre lo attraversa.
In conclusione è un film che mi è piaciuto e che meriterebbe la pena di essere visto, fosse solo perché è la dimostrazione della possibilità di creare qualcosa fuori dai banali standard commerciali, in questo il valore di questo lavoro cresce con gli anni, diventando oggi ancora più utile e rappresentativo che negli anni 80.

6 commenti:

  1. Pellicola sottovalutatissima del grande Martin Scorsese ma che merita tantissimo, la trovo quasi la sua più originale e intelligente della sua filmografia, una perla, una chicca che agisce tra sogno e realtà e lo fà con intuizioni e trovate raffinatissime, gioca su molteplici chiavi di lettura con un attore in partissima e una notte, forse la vera protagonista di un mondo, un sottobosco nel quale si potrebbe rimanere appigliati per sempre.

    Grande ripescaggio, Scorsese è conosciuto da tutti per altre opere più famose ma questa insieme ad altre meno conosciute secondo me fanno capire la grandezza di un autore unico e imprescindible.

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    1. Sono davvero felice di vedere che condividi il mio pensiero su questo film.
      Classico esempio di film che non vedi mai è quando lo fai dici "ma possibile che lo avevo li e non l'ho mai guardato prima?"

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  2. Hai scritto perfettamente "Ognuno di loro, benché spesso mosso da intenti benevoli, aggiunge un nuovo elemento che sommandosi ai precedenti fa sprofondare il protagonista in un oblio di negatività." Credo Scorsese abbia concepito l'impalcatura del lavoro come una spirale di intensità crescente a cui non è estranea la narrazione letteraria di Henri Miller (che viene anche citato esplicitamente) e che finisce per costruire una specie di viaggio al termine della notte che scorre senza blocchi. Un racconto utopico, assoluto, quello che cerca di scorrere all'unisono col tempo, proprio come un romanzo di Miller.

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    1. A questo punto dovrei proprio recuperare un libro di Henri Miller, mi hai incuriosito!
      Per quanto riguarda i "ripescaggi", spero piacciano davvero dato che sono un po' i miei preferiti, le altre recensioni sono su "Kramer contro Kramer" e su "il caso Thomas Crawford", il più fresco ha 15 anni! Ah ah ah...

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  3. Film preferito insieme a Taxi Driver, di Scorsese. La prima volta che lo vedi ha il sapore di una scoperta, se nessuno ti ha detto di vederlo, naturalmente. Quando hai scritto solitudine, insicurezza, insoddisfazione e tristezza esistenziale, hai descritto le sensazioni del film perfettamente, e anche della mia vita. Sarà che ci piacciono le opere in cui ci rivediamo? Film unico, irripetibile e quindi memorabile. Bravo Antonio, scrivi molto bene.

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    1. Grazie Dado, sono felice sia piaciuta la recensione.
      Credo che tutti ci siamo sentiti così qualche volta nella vita, ma la grandezza dei Maestri è duplice in questo senso: farci rivivere la nostra condizione ma anche, e sopratutto, farci entrare così tanto in una condizione da sentirla addosso anche se normalmente non ci appartiene.

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