Dopo 1166 post per la prima volta ne Il Buio in Sala ne vedrete uno di un certo impegno sociale e politico.
Ovviamente non è mio.
Io sono veramente un analfabeta in questo campo.
Non so nemmeno, true story, di cosa tratti realmente il referendum prossimo.
Però questo post mi è stato chiesto da un amico, Emmegì, che stimo molto.
E, ovviamente -altrimenti anche l'amicizia non sarebbe bastata- il post presenta un "film".
Ed è il documentario che racconta la storia, appassionata, militante e travagliata di una band musicale che è molto di più che una semplice band musicale, la Banda Bassotti.
Una storia che è bello leggere (e vedere)
Mauro (Emmegì) ha intervistato il regista
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Una famiglia larga un pianeta.
Una famiglia che se sei con loro, mangi e dormi in ogni dove. E
suoni, pure.
Una famiglia che per aiutare un fratello, si becca le pallottole.
Una famiglia orgogliosamente internazionalista.
Una famiglia, anzi una Banda, comunista.
Sigaro, Picchio, David e Pasquale negli anni ’80, fanno
i manovali nei cantieri di Roma. La pausa pranzo è una tribuna politica, un
giorno leggono su Il Manifesto: “si
formano brigate del lavoro per il Nicaragua”.
Laggiù, il Fronte Sandinista combatte contro la
dittatura, c’è la guerra e la guerra distrugge. Così i quattro manovali partono
con pala e piccone perché la libertà si può costruire.
Di ritorno a Roma i manovali continuano a fare i
manovali, tirano su palchi per i concerti dopo i cortei, è il modo di contribuire
alla causa.
Un giorno, i Clash,
gli Specials e ritmi latini nel
cervello, i manovali salgono sul palco. Così nasce Banda Bassotti.
In quegli anni in Inghilterra c’è la musica della working class.
In Italia c’è la classe operaia che fa Ska–Punk-Oi!
In trent’anni la Banda viaggia dal Giappone al Sud America
per sostenere le lotte di
liberazione e di indipendenza.
In valigia si accumulano i colori di tante bandiere diverse, ma c’e un simbolo che non manca mai: la falce e martello.
liberazione e di indipendenza.
In valigia si accumulano i colori di tante bandiere diverse, ma c’e un simbolo che non manca mai: la falce e martello.
A raccontare questa storia, il 23 ottobre scorso è
uscito su Vimeo il documentario Banda Bassotti – La Brigata Internazionale.
Il regista, classe 1978, è Antonio Di Domenico, gavetta da fotografo e cameraman, poi DOP per
documentari e programmi tv, è uno abituato a sbattersi e sudare sul campo; uno
che sogna ancora tanto, però. Sono vent’anni che, un ciak dopo l’altro, sta
costruendo, letteralmente con le sue mani, il suo sogno di “fare cinema”.
E come la Banda, su quel palco che, per lavoro, passione
ed esperienza ha costruito per anni agli altri, ora c’è salito lui.
Ed è così bravo però, che lui, pur alla prima esperienza
di regia, nel film scompare.
Antonio,
com'è nata l'idea di “Banda Bassotti – La Brigata Internazionale”?
Già
negli anni ’90 ero un loro fan. Avevo la cassettina di “Balla e Difendi”, una
raccolta in cui c’erano brani di Banda e di altri gruppi dell’underground
romano. E’ stata la colonna sonora della mia adolescenza. Poi nel 2013 li ho
conosciuti. Stavo seguendo e documentando il tour europeo a sostegno della Revolucion Ciudadana ecuatoriana. In
Ecuador era stato finalmente eletto democraticamente un nuovo governo socialista
e le associazioni dei migranti si riunivano per sostenerlo. La Banda Bassotti
partecipava portando in giro la sua musica e aveva anche scritto un brano per
l’Ecuador, “Rumbo al socialismo del siglo
XXI”. Mi ha colpito molto vedere quanto fossero attivi in campo
internazionale, e mi ha colpito la forza e la trasparenza con cui portavano in
giro le loro idee. Così abbiamo parlato e gli ho fatto capire che volevo
assolutamente raccontare la storia della Banda Bassotti in un documentario.
E
loro come hanno reagito?
All’inizio
ne ho parlato con i manager, Luca Fornasier e David Cacchione. Mi sembravano
interessati. Però mi hanno detto che dovevano discuterne con gli altri. Mi sono
immaginato una scena tipo quella di “Terra e Libertà” di K.Loach, in cui i
miliziani e i contadini si riuniscono, dopo aver liberato il villaggio dai
Franchisti, per discutere se adottare la proprietà comune delle terre:
quaranta, cinquanta persone in uno stanzone, ognuno può prendere la parola,
ogni parola ha lo stesso valore. Non si decideranno mai, ho pensato. Invece
dopo qualche settimana mi hanno risposto e per fortuna hanno accettato.
Il film è in perfetto equilibrio tra racconto
umano, musicale e politico. Anche questo è stato deciso insieme?
L'equilibrio,
nel racconto, è una cosa che abbiamo ricercato in modo maniacale al montaggio
con Luigi Conte. Abbiamo scomposto e ricomposto la storia diverse volte perché
quello che scrivi, in un documentario, non sempre trova una corrispondenza
nelle immagini. Questo equilibrio c'è nella vita dei Bassotti, è reale ed è un
aspetto affascinante. Si fanno in quattro per sostenere le cause dei compagni
in ogni angolo del pianeta. Poi c'è il lavoro. I Bassotti sono operai, contadini, netturbini e la loro musica
nasce da queste esperienze. Racconto umano, musicale e politico sono
effettivamente inscindibili dal mio punto di vista.
E' un equilibrio prezioso che consente a
"Brigata internazionale" di parlare a e con tutti, anche chi è al di
fuori del percorso militante della Banda. La sensazione è che siate stati bravi
e pazienti come autori ad arrivare a questo risultato, dove forse non c'era
interesse a mettersi in gioco nel lato più privato e famigliare in favore di un
discorso politico militante e attualissimo che, invece, di carne al fuoco ne
tira fuori parecchia.
-'Sta
moria de polli, 'sta processione d'abbacchi, rosari de sarsicce! -
"Sigaro" descrive così le scene della "braciata", che
personalmente sconsiglio ai non carnivori. In effetti di carne al fuoco c'è n'è
tanta. Ma non ti prendo in giro, non sto uscendo fuori tema. Perché è proprio
durante il pranzo, al cantiere come nei giorni di festa, che si discute di
politica. E per la Banda Bassotti fare politica vuol dire prima di tutto agire
in aiuto dei popoli oppressi in qualsiasi parte del mondo essi siano. Nel 1984
fecero il loro primo viaggio internazionalista in Nicaragua arruolandosi nelle
brigate del lavoro. Portarono con loro gli attrezzi dal cantiere perché la
guerra civile laggiù stava distruggendo ogni cosa e c'era bisogno di
ricostruire: scuole, case e anche trincee. Oggi la Banda Bassotti è cresciuta ed è in grado di creare corridoi
umanitari e di portare medicine, viveri e beni di prima necessità nelle zone di
guerra, oltre alla musica naturalmente!
L'ultima di queste carovane è diretta in
Donbass. I compagni della Banda sembrano molto legati a quella regione e
attenti a quello che succede.
Nella
regione del Donbass, ad est dell'Ucraina, dalla primavera del 2014 è in corso
un conflitto armato. Da una parte c'è l'esercito del governo di estrema destra
di Kiev, dall'altra ci sono le milizie armate formate dai cittadini del Donbass
che sono per lo più operai con una tradizione culturale comunista. Le guerre sono controverse e difficili da
capire ma per i Bassotti, da sempre operai sotto il segno della falce e del
martello, è stato facile capire da che parte stare. E nell'era cibernetica
gli operai non hanno bisogno dei partiti per mettersi in contatto fra loro.
Poi, certo, ad andare in una zona di guerra ci vuole del coraggio. Anche se si
va con l'intenzione di aiutare la popolazione civile, si può diventare facilmente
un bersaglio militare, e anche politico naturalmente.
I Bassotti come "Famiglia" come
sono? chi fa parte della "banda"?"
La
Banda Bassotti è la dimostrazione che i
comunisti non hanno nessuna intenzione di distruggere i valori della famiglia
tradizionale. La famiglia dei Bassotti è tradizionale, proletaria,
inclusiva e al passo con i tempi. Nella prima scena del documentario c’è
proprio questa famiglia, fatta di tanti colori, unita e forte. Non si vedono
molto le donne nel documentario ma è solo perché chi in genere va sul palco è
meno intimidito dalle telecamere. Donne e uomini nella Banda Bassotti si
battono fianco a fianco per le stesse cause. La “banda” che fa la musica esiste
per gridare più forte, ma della “banda” fa parte chi ha voglia di lottare, chi
non accetta che il capitalismo divori la natura del pianeta terra. Non ci sono
esclusioni di alcun genere, neanche di specie o regno! Perché nel brano “No
Tav” “Sigaro” canta per le montagne e in “Negli Occhi il Buio”, brano
bellissimo a mio avviso, “Picchio” canta gli orrori della vivisezione visti
dagli occhi di un cane.
Come vi siete finanziati il film? Avete un
piano per la distribuzione?
Il
documentario è stato autoprodotto e autofinanziato dalla Rizoma Film. Ma questo
è stato possibile anche grazie alla rete sociale della Banda Bassotti. Prima di
tutto quando sei con i compagni dei Bassotti puoi stare sicuro che, dovunque
vai, mangi, bevi e dormi. Ma anche tecnicamente siamo stati aiutati. La Video
Master digital ci ha offerto i suoi studi per la color correction grazie all’amicizia del colorist, Andrea Faro; Radio Venceremos, grazie alla militanza
nelle sue fila di Federico Mariani, da sempre anche membro della Banda, ci ha
concesso l’utilizzo delle immagini d’archivio, che sono state preziosissime; il cinema Tibur di Roma ci ha offerto la
sala per l’anteprima. E non solo! Ci sono arrivati foto e video da ogni
parte del mondo dai compagni che hanno condiviso tante avventure con la Banda
Bassotti. Senza questa rete sociale non sarebbe stato possibile ricomporre un
mosaico di trent’anni di storia al di fuori dei circuiti convenzionali. Senza
questa rete non saremmo riusciti a realizzare il film.
E
per la distribuzione sarà lo stesso. Per noi questo tipo di produzioni sono un’esigenza.
La storia della Banda Bassotti andava
raccontata perché la Banda è nata per “dar voce a chi non ce l’aveva”, come
dice Luca Fornasier nel film, e Rizoma Film ha voluto dargli anche un’immagine.
Il documentario è disponibile
on demand su Vimeo e da gennaio stiamo cercando di farlo girare in alcune sale italiane grazie ad un accordo con un
distributore.
Il 2 dicembre invece ci sarà la prima proiezione pubblica, alle ore 19, a Roma, prima del concerto al CSOA La
Strada. Tutte le info si trovano sulla pagina
facebook di Rizoma Film o su quella della Banda Bassotti. Quindi per ora siamo
tutti responsabili della diffusione di questa storia.
La
solidarietà fra i popoli, la giustizia sociale, la lotta per la libertà, sono
idee e valori che non basta esprimere su un social network.
Il
nostro auspicio è che arrivi al maggior numero di persone possibile perché lo
spirito della Banda Bassotti è coinvolgente, al di là delle idee politiche che
ognuno di noi può avere.
Grazie Giuseppe e grazie anche a Mauro per l'intervista! Stare su questo blog è una ficata!!!
RispondiEliminaMi raccomando adesso siate perfidi nelle critiche, ma prima guardatevi il film.
Vediamo se riusciamo a coinvolgere anche qualche Bassotto qui nei commenti...
Ma grazie a te, per me è sempre un onore ospitare qualcuno.
EliminaSpecie se, al di là di contenuti o preferenze (io son lotantissimo da quel mondo) vengono fuori cose ben fatte e interessanti come questa
eh, sai, sui pezzi "esterni" i lettori son sempre bloccati, commentano sempre poco
vediamo se qualcuno viene fuori...
speriamo
a presto!
Sarei curioso anche io per le critiche. Sapendo com è stata bella ma complessa la produzione peró secondo me hai fatto davvero un bel lavoro in tutti i sensi , antonio.
RispondiEliminaIo che non sono un fan della banda ho molto apprezzato la parte sulle vicende umane.come ti dicevo, mi sarebbe piaciuto piu materiale sulla parte personale, lavorativa soprattutto, ma del resto credo anche che in quel caso si sarebbe usciti da quella particolare energia che è la banda e che nel film viene fuori tutta.
Oh, ma perche non offri la visione gratis ai primi dieci commenti?
Mg
Molto interessante l'intervista.
RispondiEliminaNon conoscevo i Bassotti perchè ormai lontana dagli anni delle lotte sociali e anche da quel genere di musica.
Però apprezzo molto il loro coraggio e l'attivismo politico internazionale e i temi che trattano.
Magari ripasso dopo aver visto il doc.
In bocca al lupo per la distribuzione
In effetti Rachele è un film che scuote in quel senso, ti mette in gioco rispetto alla vita da spettatori poco partecipi che la maggioranza di noi conduce dal punto di vista politico e a volte pure sociale e umano, perché poi non credo che sti piani siano scollegati. Soprattutto rispetto alla dimensione di famiglia allargata e comunità che nella banda è così evidente.
EliminaCerto ci saranno anche i 'lati oscuri' e complessi, ma la schiettezza dei protagonisti e l'immediatezza e l'urgenza di ciò che portano avanti che sanno trasmettere sono evidenti.
È per tutto ciò' che lo trovo molto interessante e condivisibile, anche fuori dalla stretta militanza politica o musicale.
Per dirla più direttamente, sostenersi nella comunita' e sbattersi per chi è nella merda è sempre apprezzabile da chi ha un minimo di coscienza. O no?
Assolutamente.
EliminaIn fondo non è l'appartenza ad un movimento politico a rendere le persone "socialmente" migliori. Uguaglianza e solidarietà non dovrebbero essere ideali, ma la base del mondo e dell'agire di ognuno.
Comunisti e non.
chissà se una copia arriverà fino a Cagliari...
RispondiEliminaAntonio di Domenico, ciao, provate, per Cagliari, a chiedere qui.http://www.mymovies.it/cinema/cagliari/5091/
secondo me non diranno di no.
ciao f.
Il cinema Alkestis! Chiederemo al distributore di contattarlo. Grazie Ismaele
Eliminasu vimeo non lo vedresti, ismaele?
Eliminaantò, cmq se vuoi una lista di cinema di nicchia secondo me qui sul buio sei nel posto giusto
ciao Antonio Di Domenico, ho parlato con Roberto, va benissimo, il numero è 070668099
Eliminaciao francesco
Emmeggì, ciao, al computer non mi piace vedere i film, se non per emergenza estrema o i corti, alla tv guardo i dvd e dvix, non so ancora collegare, se è possibile, monitor tv al computer, col tempo... :)
EliminaGrazie davvero per l'aiuto Ismaele!
EliminaIo collego il pc alla tv con un cavo hdmi e se il file è in hd con una buona compressione è facile che si veda molto meglio della tv e del dvd che sono in sd. Ma sono d'accordo, il cinema è un'altra cosa. E mi piacerebbe che il mio film lo guardaste al cinema.
Però forse aspetto qualche giorno a chiamare Roberto perché stiamo definendo gli accordi con il distributore...
Come dicevo, se vuoi secondo me qui ti tiriamo fuori sale e contatti diretti relativi s tutta Italia
EliminaMandatemelo anche a me che lo giro al Postmodernissimo (ovviamente parlandoci anche).
EliminaVe lo chiedo perchè purtroppo da 3 anni non ho più alcun modo di spendere online, non ho postepay, paypal, carte, niente
e poi perchè per darlo al cinema meglio avere una versione sempre disponibile, non a tempo
Certo, pensavo che tu già l'avessi.
EliminaProvvederemo, grazie:)
Antò!
EliminaAggiornaci sulle sale e la distrubuzione!
Ciao Antonio, se mi ricordo bene, ci incontrammo qualche tempo fà a Spinaceto, fuori Mondo Gelo. Ti ho consegnato una chiavetta USB con dentro foto e video che avevo fatto nei vari concerti della Banda...Se te ne è servita anche solo una per il documentario ne sarei felicissimo. :) :)
RispondiEliminaA pugno chiuso, Marco Di Stefano
Ciao Marco, si ti ricordi bene. Avevamo un archivio video consistente quindi tante cose belle non siamo riusciti a metterle. Però il tuo archivio è stato utile per orientarsi nel web. Ti ringrazio tanto. Tu sei la dimostrazione di come la rete Banda sia stata fondamentale per la realizzazione del film.
Eliminagrande :) ci vediamo alla strada per la presentazione allora.
EliminaMarco
Post molto interessante, premetto che non li conoscevo prima di leggere l'argomento. Mi ricorda molto l'esperienza del collettivo letterario Wu Ming, tanto per l'approccio che per i temi trattati. Prometto di approfondire.
RispondiEliminaCiao Rocco...ecco io invece dei wu ming sono un...fan, ho letto tutto e wm1 gli ho offerto da bere una volta che era dalle mie parti :-) .
RispondiEliminaAlcun punti in comune secondo me ci sono rispetto alla comunità di affini che gli si è creata intorno, x loro i 'giapster'. Siamo sicuramente anche qui dalla parte degli ultimi e del loro agire organizzato. Però qui sono.intellettuali, scrittori, storici. Poi oh è gente pure che scala le montagne, suona, ec, ma è diverso. Anche il modp in cui i giapster interagiscono mi pare più da gruppo di studio e rete politica, perlomeno con i più,mentre per banda forse - ma lo dico solo per l'idea che ne ho avuto visionando il doc di Antonio - è quasi una fratellanza, una famiglia, cementata dai valori della classe lavoratrice e da un ideale comune molto chiaro
visto venerdì scorso al cineteatro Baretti a Torino.
RispondiEliminauna storia appassionante raccontata in modo appassionato.
una bella storia. e dietro (in questo caso davanti all'obiettivo) ci sono tante belle facce. e questo riempie il cuore.
grazie a emmegi che ha scritto il pezzo che mi ha permesso di conoscere la band e quindi di andare a recuperare il documentario al cinema non appena si è verificata l'occasione. (e grazie a beppe per lo spazio qui, naturalmente!)
Ciao elena, sono contento; comunque pure se vuoi fare qualche critica so che Antonio, il regista, apprezzerebbe!
EliminaMi piacerebbe vederlo in Dvd?
RispondiEliminaPoi mi piacerebbe chiedere al regista se pensa di avere in un certo senso realizzato un film/documentario dal sapore nostalgico e vintage.
Per quello che è diventato il comunismo negli anni qui in Italia.
Lo spirito vero incarnato da quel simbolo della falce e martello lo vede ancora da qualche parte qua in Italia.
Che nostalgia da bambino quando andavo con mio padre alle feste dell’unita del mio paese...
Massimiliano