Phantom Thread è cinema talmente grande da andare al di là dei giudizi.
Paul Thomas Anderson è regista talmente grande da andare al di là dei giudizi.
Una storia di ossessioni, perfezioni, dipendenze, forze e debolezze, gote rosse e coraggio, silenzi e rumori, apparire ed essere, avvicinamento alla morte per respirare vita.
Forse un cinema troppo perfetto e cerebrale.
Di sicuro qualcosa più grande di noi.
Immaginate di essere all'università.
In una facoltà che amate molto però, è importante.
C'è un professore straordinario, oggettivamente il migliore.
Lo andate ad ascoltare, seguite le sue lezioni.
E sì, potete confermarlo, questo professore è il migliore di tutti. Eppure per quanto restate affascinati dalle cose che dice, da come le dice, per quanto ne percepite la grandezza, ecco, in qualche modo sentite anche che ci sono professori magari meno bravi di lui ma che ti danno qualcosa in più.
Che ti lasciano qualcosa in più, magari anche l'emozione delle loro lezioni.
Ecco, ora immaginate che quella facoltà sia il cinema, che quel professore migliore di tutti sia Paul Thomas Anderson e che gli altri professori siano i vostri registi preferiti.
Se volete rileggete tutto in quest'ottica.
Io penso questo di Anderson.
Penso che anche quando i suoi film non ci entrano nel cuore, anche quando restiamo interdetti, succubi e in soggezione delle sue opere, anche quando percepiamo chiaramente la sua grandezza ma non riusciamo a farla nostra, ecco, dobbiamo -e sapete che io in questo mondo di "dovere" non parlo mai- ripeto, dobbiamo riconoscere che questo è un maestro di cinema, se non il più grande di tutti uno che comunque sta lassù nell'Olimpo e bere e donare ambrosia.
Ora, ricordo che quando vidi The Master e Vizio di forma pensai questo: "Giusè, sti film sono più grandi di te, non li hai amati fino in fondo perchè c'è troppo cinema dentro".
Ricordo che come un bambino dicevo agli altri "Ascoltate, per me sono 7.5 ma in realtà sono 9, il problema sono io".
Ecco, ieri vedo Phantom Thread e stavo quasi per pensare la stessa cosa, sto film è enorme, troppo più grande di me, sto regista è enorme, troppo più grande di me, cavolo che bellezza, cavolo che bellezza, cavolo che bellezza, me tra due mesi mi resterà qualcosa dentro?
La risposta è "non lo so".
Non lo so se Il Filo Nascosto mi resterà nel cuore, forse no, che a me nel cuore restano solo le cose che quel cuore me lo sconquassano, non tanto queste così cerebrali, così dannatamente perfette ma cerebrali, così schifosamente perfette ma cerebrali.
Eppure Anderson è lo stesso di Magnolia, quello sì un film che è carne della mia carne, uno che ogni inquadratura, ogni dialogo, ogni personaggio è un'emozione.
Ma del resto questo è un regista che può far tutto, dai film corali (Magnolia, Boogie Nights) alle commedie surreali (lo splendido Ubriaco d'amore), dai film più classici (i due con Day-Lewis) ai suoi penultimi film, quelli di cui parlavo sopra, così "strani", così inafferrabili, come The Master e Vizio di forma.
Ho parlato di perfezione.
Ma del resto questo stesso film parla di perfezione, la perfezione che ricerca ossessivamente Reynolds Woodcock, stilista londinese degli anni 50.
Per certi versi, per questo verso, Phantom Thread può ricordare Il Cigno Nero o Whiplash, ovvero quei film sull'ossessione della perfezione. Forse, a differenza dei due citati, tutto è leggermente meno agonistico e più cerebrale, ma poi mica tanto diverso, pensate ai malanni di Reynolds quando qualcosa non va bene, pensate al suo fisico che somatizza le imperfezioni, gli errori, le dissonanze, i rumori.
In questa recensione che, come mio solito, procederà zoppicante, senza ordine e struttura, mi piace in questo senso saltare già ad una scena sul finale, talmente meravigliosa che l'avevo immaginata come vero e proprio finale.
Reynolds si reca alla festa di capodanno, non ce la fa a resistere alla partenza di lei, non ce la fa a far finta che non ci sia un minimo di dipendenza.
Ragazzi, Reynolds che arriva alla festa, che guarda quel caravanserraglio di carri, maschere, festoni, gente mascherata e trombette, Reynolds che scende giù e si muove insofferente e impacciato, ma vi rendete conto della bellezza della cosa?
E' forse una delle scene madri del film, l'uomo dell'ordine, della perfezione, del silenzio che si muove nel Caos, nel disordine, nel rumore. Incredibile come Anderson abbia costruito questa scena, incredibile la potenza del contrasto con tutto quello che avevamo visto fino ad adesso.
Ho sognato che il film finisse là, in quello sguardo, l'ennesimo di un film che gioca tutto sugli sguardi ("vediamo chi abbassa prima lo sguardo" gli disse lei al primo appuntamento), in quello sguardo tra lui e lei appoggiata al muro.
E invece no, e invece il film andrà avanti. Perchè deve ancora rivelarci la sua anima, perchè è un maledetto thriller dello spirito, un giallo dei rapporti umani, e alla fine un thriller e un giallo vogliono la loro risoluzione.
Prendo fiato.
Torno indietro.
Dove dio santo però.
O.k, a loro due.
Loro due.
Non so se mi basta una mano per citare le scene di loro due insieme che una specie di Re Mida del Cinema ha reso dorate.
Andiamo in quel caffè, al primo incontro.
Le gote rosse di lei, il mezzo inciampo, questo mostrarcela impacciata, dolce.
Eppure Alma che, per inciso, resterà probabilmente il più grande personaggio di questo 2018 per me ( e lei, l'attrice, una sorpresa senza pari), eppure Alma anche se impacciata e dolce ha un carattere mica da ridere, una che sa già dove vuole arrivare, una che se ne frega delle differenze sociali, una dall'incredibile naturalezza. E allora Alma ha sì le gote rosse e i modi maldestri ma quel fogliettino, quel fogliettino che lui le richiede per il primo appuntamento, l'aveva già preparato.
Personaggio impressionante, sto qua e ancora mi chiedo chi è o chi non è, se era sempre stata così o ci è diventata, se è bianca o nera. Chi è Alma, quella ragazza capace di amare e voler bene come poche oppure quella che sembra calcolare tutto e che, vedi le due sequenze con i funghi, ha addirittura un animo malato, perverso?
Cavolo, ma se fosse entrambe le cose?
Se il suo fosse veramente amore sincero, se i suoi gesti fossero tutti veri, se quella dolcezza fosse autentica non potrebbero essere anche veri e autentici i modi che ha trovato per restare con Reynolds?
Ma certo che sì.
Perchè Phantom Thread, alla fine, di questo parla, di un amore malato e strano, un amore di dipendenze e libertà, di prendersi e lasciarsi, di battere e levare.
Principalmente, però, è un film di ossessioni.
La già sopracitata ossessione della perfezione di Reynolds (in senso lato, anche riguardo quel silenzio che ogni rumore può "sporcare", vedi magnifica scena dei a colazione), l'ossessione di lei per lui, quella di lui per lei, quella di lui per la sorella, quasi un cordone ombelicale impossibile da tagliare ("Dov'è Cyil?" quando torna a casa e non c'è nessuno, "Dov'è Cyril?"), quella di lui per la madre.
Reynolds è una persona difficile da giudicare, per il mio modo di vedere la vita un essere davvero spregevole, uno che mette sempre sè stesso e il suo maniacale lavoro davanti ad ogni moto dell'animo, uno che si crede Dio in terra, uno che crede di poter stare da solo meglio che con chiunque e invece no, e invece no, questo è un uomo di 60 anni che senza la sorella si sente perso, che senza il ricordo di sua madre si sente perso che senza Alma (che poi significa anche anima, pensa te) si sentirebbe perso.
Uno che crede di avere tutto sotto controllo, cose e persone, e che invece è solo controllato dalle cose e dalle persone, uno che senza quei rapporti e senza quei vestiti sarebbe perso, una marionetta che si crede burattinaio.
Ma Alma nei suoi modi dolci e compiti ha coraggio di contrastarlo, fin dal primo giorno. E porta dentro quella casa un qualcosa che in quella casa nessuno ha visto mai, ovvero l'autenticità, il poter dire cosa si pensa, la distruzione dell'ordine, della convenzione, dello status quo.
Nell'impressionante scena della cena in solitaria, quella degli asparagi, è struggente il suo pianto nel quale rinfaccia a lui tutto questo mondo del "sì madame" e degli obblighi, tutta questa perfezione senz'anima, sublimata da quel "non so cosa ci faccio qui, non so perchè sono qui".
O prendiamo la scena precedente, quella in cui dice a Cyril della sua sorpresa a Reynolds.
Anche qui vediamo una ragazza che sta cercando di far entrare umanità e vita reale, rapporti reali, in un mondo di perfetta routine.
E Cyril, altro personaggio memorabile, è forse in quella scena che capisce, che cede, che si rende conto di qualcosa. E' in quella scena che diventa un essere umano.
Anche qui Anderson è impressionante nella scrittura. Vedi questa sorella e ti sembra la stessa fino alla fine. E invece no, e invece i suoi occhi dicono altro, e invece questa donna mantiene fuori quello che era ma dentro è stata completamente sconquassata, ha scoperto cose nuove, ha scoperto la dolcezza dell' insubordinazione, la bellezza della vita che sconfigge la graniticità dei ruoli e delle competenze.
Alma è la vita, con i suoi pregi e difetti, con le sue dolcezze e le sue perversioni, con il suo dare e pretendere di ricevere, Alma è la vita che entra nel castello delle etichette, dell'apparire, del far apparire, delle misure perfette al cm.
Eppure Reynolds non sembra cambiare, eppure quest'uomo che pare forte ma, l'abbiamo detto, è manichino, ama solo quello che è e che fa. E non è un caso, in quella che è un'altra perla di sceneggiatura, che baci per la prima volta appassionatamente Alma quando è quest'ultima a entrare nella sua ossessione, nel suo mondo, quando lo convince e lo aiuta a riprendersi il vestito della riccona grassa e depressa.
E anche qui ci chiediamo se Alma sia stata vera, se quella sua azione dipenda dall'amore per il suo uomo oppure da un volersi mostrare vicina a lui per non perderlo.
E qual'è la scena opposta a questa e sua complementare?
E' quella di quando Reynolds guarisce dalla prima febbre, quando si sveglia e va da lei.
C'è quel vestito da sposa pronto dopo una notte di disperatissimo lavoro. C'è quel vestito da sposa che per Reynolds significa tutto.
Eppure lui nemmeno lo guarda, nemmeno un singolo dannato sguardo.
Va da lei, ci scherza, l'abbraccia, le dice per la prima volta ti amo.
E' l'opposto della scena di prima, adesso è lui ad entrare nel mondo di lei, nell'ossessione di lei, quella di amarsi.
E Anderson ci regala una carrellata avanti di lentissima perfezione (come quella indimenticabile nel finale di Magnolia, quella che arrivò come una carezza al viso di lei).
Partiamo dal campo medio, il vestito da sposa a sinistra, il divanetto con loro due a destra.
Alla fine dell'inquadratura il vestito da sposa non c'è più, restano solo loro due, nient'altro che loro due.
Perchè a volte anche le tecniche cinematografiche possono essere significanti e significati, superbo.
Potrei parlare di qualche piccolissimo difetto, come quella bellissima ma troppo presente e ridondante colonna sonora, come quel titolo e quell'aneddoto sul nascondere messaggi nei tessuti che poi, alla fine, non sarà elemento così importante come mi aspettavo (lo rivediamo solo in quel suo decidere di non essere maledetto dal vestito da sposa).
O come quel finale, anche questo ambrosia di cinema, quel finale di funghi, burro e frittate, di sguardi consapevoli, di accettazione di amori malati, di dipendenze, di star male per poi stare bene.
Un finale al quale forse non sarebbero servite troppe spiegazioni. E invece, un filo didascalico, lei ce le dà.
Io mica lo so se sto film mi resterà dentro, se nel tempo queste sensazioni me le sentirò ancora addosso.
Ma so per certo che questo è cinema talmente grande che alla fine quello che penso poco conta.
Non posso non finire che con lui.
Insomma, ci lasci anche te Daniel.
Dopo PSH perdiamo forse i due più grandi di una generazione, forse di due generazioni.
Sai, mi ricordo la prima volta che ti vidi, ero un ragazzetto tutto horror che, piano piano, si stava avvicinando alle cose belle.
E, che buffo, ieri ho immaginato di unire la prima volta che t'ho visto a quest'ultima.
E t'ho immaginato a star lì, a dare di ago e di filo, in un modo stranissimo.
A dar di ago e di filo col tuo piede sinistro.
8.5
Ho aspettato tanto questo film, immaginandolo magnifico, un capolavoro. Poi l'ho visto.
RispondiEliminaHo aspettato tanto che tu lo commentassi, temendo che forse non rientrasse nei tuoi interessi. Poi l'hai visto.
E mentre aspettavo ho anche pensato che se per caso tu l'avessi visto, lo avresti amato tantissimo perché perfetto.
Invece no. E allora anch'io ho tirato un sospiro di sollievo, perché ecco, non sono solo a me non ha toccato nel più profondo, come mi capitò con Magnolia,ma anche a Giusè, che di film se ne intende.
Così ho concluso che non sempre la perfezione fa un film indimenticabile. E questo è ciò che penso de Il filo nascosto. Film perfetto da ogni punto di vista, ma che probabilmente non ricorderò per sempre.
eh però credo che te de recensioni qua ne hai lette, quindi sai che non è che sono uno che ama le cose perfette ;)
Eliminaperò in questo caso era talmente grande sto film che forse grido al mezzo capolavoro anche se non m'ha toccato nel profondo
ti dico che tornerei al cinema
che poi è un film su un mondo talmente lontano da me che se non era PTA non sarei mai andato a vederlo (infatti il tuo dubbio se l'avrei visto è sensato)
in ogni caso Magnolia resta per me una cosa gigantesca, quello davvero ce l'ho completamente dentro
vediamo se il filo nascosto mi resterà
ma no, la perfezione non fa un film indimenticabile, anzi, a volte la perfezione è proprio ciò che rende un film imperfetto
un abbraccio
Ci vorrebbero pagine e pagine per rispondere al tuo bellissimo commento...Paul Thomas Anderson è, nel mondo del cinema, testimone di un modo di lavorare che ormai è quasi completamente scomparso, di cura maniacale, di lavoro collettivo pieno di fatica e soddisfazioni, di ricerca di bellezza estetica e contenutistica assoluta. In questo è simile ai suoi personaggi, sempre in qualche modo testimoni di mondi in via di estinzione, siano essi registi di film porno o detective hippie nella California degli anni '70 (anche se il vero personaggio in via di estinzione lì era Bigfoot). Questo filo nascosto spiazza perché alla fine dei conti, nonostante la perfezione delle immagini che ti scarica addosso, è un film che dissacra la sua stessa perfezione, quello stesso "sentirsi fuori dal mondo" dei suoi personaggi (definizione che infatti Woodcock rivendica con orgoglio), in maniera spesso assurdamente divertente, come se questo elitarismo alla fine fosse una cosa puerile. Certamente anche negli altri film alla fine di tutto l'ambaradam si capiva che per Anderson l'unica cosa importante erano comunque gli affetti e le relazioni, ma questa è forse la prima volta in cui mette in campo con questa intensità anche l'oggetto di questi affetti, che diviene finalmente soggetto. Neanche in Ubriaco d'amore, in cui la donna era sì portatrice di salvezza, ma restava inerte, non agiva. Poi c'è stata Shasta fay in Vizio di forma, in grado di portare sia distruzione che salvezza nella vita di Doc. Invece qui abbiamo Alma. Il caos, la modernità che travolge il vecchio, sconvolge e mette in discussione tutto ciò che si pensava come sacro e immutabile. In questo Anderson fa un passo avanti anche rispetto a film come Mother! e Anomalisa, dove nel primo la Lawrence assisteva impotente alla creazione e portava solo la sua stessa distruzione, e nel secondo erano proprio le stesse idiosincrasie à la Woodcock del protagonista (il fastidio nel sentire lei mangiare) a vincere. Qui i "messaggi nascosti " nei vestiti sono le superstizioni di artista,per questo alla fine non hanno una grande importanza. Sono come una maledizione che Woodcock si è auto-scagliato, una maledizione che grava sul castello incantato dove si è auto-recluso, che verrà stavolta spezzata da una donna e non da un uomo, in una sorta di fiaba gotica alla rovescia, in cui è Cappuccetto rosso a salvare il lupo. Mi rendo conto di aver scritto troppo, ma Anderson mi tira sempre fuori molto di più di quanto riesca ad esprimere.
RispondiEliminanon hai scritto troppo, anzi, hai scritto una cosa che mi costringe a datte un'abbraccio quando vieni
Elimina(e poi chiederai a mio fratello cosa gli ho detto all'orecchio sulla scena dei rumori nel mangiare)
Film davvero grandissimo, al quale mi ritrovo a pensare sempre di più man mano che passa tempo dalla visione, così come aumenta la voglia di rivederlo.
RispondiEliminaPer spiare nell'"alma" di Alma, negli occhi freddi di un Daniel Day-Lewis meraviglioso e nell'espressione altera della splendida Cyril, così da impadronirmi anch'io di un po' di perfezione.
"Film davvero grandissimo, al quale mi ritrovo a pensare sempre di più man mano che passa tempo dalla visione, così come aumenta la voglia di rivederlo.
EliminaPer spiare nell'"alma" di Alma, negli occhi freddi di un Daniel Day-Lewis meraviglioso e nell'espressione altera della splendida Cyril, così da impadronirmi anch'io di un po' di perfezione."
la mia risposta al tuo commento è il tuo commento
Io l'ho trovato bellissimo. Raramente ho visto due personaggi così complessi rappresentati in maniera tanto efficace. Temevo di assistere ad un'opera algida e cerebrale ed invece ho già trovato un film da podio (per la tua classifica dei migliori film del 2018 😉). Ah e comunque SBR (superbella recensione)!
RispondiEliminaIl film rimane comunque un film molto cerebrale ma così ben scritto, interpretato e con due personaggi, come dici, così complessi che quell'emozione dal cervello ti arriva fin giù
Eliminasì, sarà in alto a fine anno
grazie mille ;)
Io ho solo una curiosità: come fai a vedere tutti 'sti dettagli e a ricordarti la costruzione di una scena? Dimmi che te lo vedi almeno tre volte, altrimenti non sei umano!
RispondiElimina(Ottimo come sempre! ;)
No Vale, tutto il contrario, io sono uno che non rivede mai film
Eliminadiciamo che ci sono due componenti
al 32% sono uno a cui rimangono molto addosso i film che ama
al 68% c'ho il...taccuino, dove mi appunto in diretta le cose (solo una parola per ricordarmi tematiche o scene)
te mai fatto per le tue?
dovresti provare
Certo che lo faccio, note sul cellulare in realtà, ma mi sorprende sempre la quantità delle cose che noti tu, lo spirito di osservazione dei dettagli. Capita anche a me, solo coi film che mi prendono tantissimo... probabilmente questo non è stato uno di quelli.
Eliminaeh, allora sarà il 32 % ;)
Eliminano, a parte gli scherzi, mi piace ricercare i dettagli, sia visivi che di scrittura. Non è retorica dire che la differenza, nei film o nella vita, la fanno sempre i dettagli
e si solito le cose più emozionanti sono in quelli
poi alla fine è come te, mi succede con i film che mi prendono tanto. Il problema è che son quasi tutti ;)
Pezzo come al solito molto sentito e profondo, decisamente denso.
RispondiEliminaIl film inizialmente mi aveva colpito negativamente per la sua freddezza - difficile essere perfetti e di cuore come era Kubrick -, ma alla distanza è uscito alla grande.
avevo letto la tua recensione James, e anche la tua postilla su quanto il film poi fosse cresciuto
Eliminaconfermo anche con me, lo sento ancora più grande dopo giorni
Film immenso e quasi ingestibile, vicino e lontano al contempo, perfetto ma irraggiungibile. Eppure, benché cerebrale, non privo di un suo calore particolare.
RispondiEliminaHo letto questa recensione e mi sono trovata pienamente d'accordo, oltre che stupita da una capacità d'osservazione e di attenzione a struttura e dettagli, veramente fuori dal comune. D'accordo sopratutto sulle impressioni, su questa sorta di resa di fronte ad una bellezza più grande, che non può essere pienamente contenuta e fatta propria e, forse, proprio per questo, rischia pian piano di svanire.
Quello che mi è molto piaciuto di questa recensione è proprio il fatto che la grandezza viene riconosciuta e apprezzata variamente, ma ponendola come qualcosa di superiore, che sovrasta, e di fronte alla quale non si possa far altro che prostrarsi, accogliendola, per quanto possibile, con i propri scarsi mezzi.
Non c'è alcuna pretesa d'aver colto e capito più di uno spettatore comune, non c'è traccia di quell'insopportabile gioco di detto, non detto e tratteggiato, tipico del del critico, che vuol far credere di appartenere a quella ristretta cerchia del eletti, per i quali la Bellezza è un mistero svelato.
L'ho apprezzato molto.
ti ringrazio molto Chiara ;)
Eliminaintanto complimenti per come scrivi
sì, vero, cerebrale ma riesce comunque a darti calore, forse un pò per gli attori, forse perchè storie del genere le abbiamo vissute tutti, forse per la regia, boh
eh, ma io credo sempre che il film sia più grande di me, le pochissime volte (10%) in cui ci vado pesante è proprio per quei film o monnezza pura oggettiva o che mi hanno infastidito per la presunzione
per il resto credo che bisogna avere sempre rispetto per le opere, anche quelle non grandi come questa
e io sono uno spettatore comune, magari ho qualche nozione in più dovuta a degli studi ma rimango un appassionato che scrive, non un addetto ai lavori
grazie ancora
ci si vede stasera semmai
Un capolavoro di stile
RispondiEliminaUna mattonata noiossima
Sono combattuto fra le due scelte, ma forse sono valide entrambe
Me la cavo con un 7 per la classe, ma non lo rivedrò mai neanche sotto tortura.
Perchè in fondo a me al Cinema piace emozionarmi, equi di emozioni non se ne trovano neanche nascoste dentro i vestiti del nostro amato sarto.
beh, in effetti una non esclude l'altra ;)
Eliminadiciamo che il tuo atteggiamento (e il tuo voto) è molto in buonafede e motivato
Mi pare che il mio primo commento qua fu proprio sotto la rece di Vizio di forma, che non mi era piaciuto per niente. E anzi prima d'ora nessun film di PTA (quel poco che ho visto) mi aveva colpito più di tanto. Ammirazione, reverenza, come dici giustamente tu, ma niente di più.
RispondiEliminaMa questo, dio mio. Ho dovuto rivederlo e non mi è bastato.
Nella tua rece ritrovo dettagli che anche a me hanno colpito, come il foglietto che lei si era preparata. E quell'inquadratura che pian piano esclude il vestito dall'orizzonte... rischia di essere un po' troppo cerebrale è vero, ma finisce con le matte risate di loro due sul divano e io mi metto a piangere.
Mi viene in mente un'altra cosa che avevo dimenticato, che c'è uno stacco improvviso (spoiler!) tra la luna di miele sulle Alpi (credo) e un crasso ricevimento con uno scalone scintillante, ma lì in mezzo, dio mio lì in mezzo PTA riesce a infilarci una nevicata, giusto il tempo di farci brillare gli occhi.
Non c'è nulla di cerebrale per me in tutto questo, questo film mi ha commosso fino alle lacrime, è raro, non so perché.
Non avevo notato che la scena del bacio e quella del vestito recuperato erano complementari, hai ragione, un'altra delle sorprese che ci riserva questo film.
Magari non ti è rimasto nel cuore, ma fa piacere comunque che tu l'abbia apprezzato, anche se non avevo dubbi.
Ciao!
domani vengo a commentare e anche a leggere la tua recensione
Eliminanotte Ivan :)
sono i commenti più gratificanti questi, quelli dove non sono c'è uno che sa vedere e leggere film come pochi ma anche uno che ti legge la recensione riga per riga, facendo riferimenti continui a dettagli
Eliminaad esempio vedere che anche te hai notato quella carreallata avanti lenta è davvero bello
son contentissimo che ti sia piaciuto così tanto...
e mannaggia, al momento non ricordo quel raccordo tra le due scene che citi. Ma lo rivedrò prima o poi, sicuro
per cerebrale intendo più che altro un rapporto di testa, psicologico, e un film a sua immagine e somiglianza. Non è nell'accezione di freddo ma di modo
e la tua mente, al tempo stesso scintillante e metodica, secondo me è perfetta per film così. Io, lo sai, sono un pelo più romantico, di pancia. Ma rimane un capolavoro anche per me
ho salvato la tua recensione, finchè non la leggerò e commenterò non la chiudo ;)