15.6.18

Recensione: "Eastern Boys"

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Un film potenzialmente molto bello ma con, a mio parere, dei problemi di scrittura.
La storia di un uomo d'affari, della banda di ragazzi dell'est che lo rapina e del morboso rapporto che inizia a crearsi con uno di loro.
Un film coraggioso, con scene al limite della pedofilia, ma che sembra non aver le sfumature per raccontare il cambiamento di rapporto che avverrà

Si comincia che par d'essere dentro un altro film, sempre francese, a mio parere una spanna superiore a questo ma di tutt'altro genere, Nocturama.
Per almeno 10 minuti vediamo una macchina da presa che si aggira per la città, in particolare nella zona della stazione di Parigi.
Nessun dialogo, nessun focus su qualche persona in particolare, solo rumori d'ambiente.
Riprese dall'alto, dal basso, alcune nitide altre più confuse, senza un apparente obiettivo di focalizzazione.
Poi, come in Nocturama, ci accorgiamo che i protagonisti di queste riprese apparentemente casuali sono un gruppo di ragazzi.
Nel film di Bonello erano dislocati in più punti della città, qua si muovono qua e là, divisi perlopiù ma gravitanti tutti in un unico luogo, la stazione sopracitata. Ed è buffo pensare che come Nocturama raccontava di un un gruppo di giovani che si apprestava a compiere atti terroristici anche qua abbiamo una banda. Ma mentre in uno ci trovavamo davanti ragazzi francesi, enfant du pays (tanto da rendere quel film molto politico, come a dire che i nostri stessi figli possono compiere quelle cose) qui sono tutti giovani dell'Est (vedi titolo), perlopiù russi o comunque ex sovietici.
Girettano, la gente li scansa, si danno occhiate, scelgono prede.
Un uomo d'affari, Daniel, si avvicina ad uno di essi.
Subito il ragazzo capisce che quell'uomo cerca sesso a pagamento.
Si mettono d'accordo per vedersi l'indomani a casa dell'uomo.

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Eastern Boys è un film potenzialmente molto interessante, abbastanza coraggioso (specie nelle abbastanza esplicite scene di sesso omosessuale, ai confini della pedofilia. Ma ha ancora senso di parlare di coraggio in tal senso nel 2018?) dal soggetto sicuramente molto adatto ai miei gusti ma che ha, secondo me, più di un problema di sceneggiatura.
Diviso in 4 parti talmente distinte tra loro da avere veri e propri titoli a sè stanti, Eastern Boys è un film dove accadono strane cose, nessuna inverosimile, ma probabilmente legate tra loro in maniera non del tutto convincente. E non mi riferisco solo ai meri sviluppi di plot ma anche ai cambiamenti dei vari personaggi.
La prima parte, quella vagante nella stazione, m'è piaciuta molto, questo ibrido col documentario, questo suo al tempo stesso raccontare o mostrare soltanto. 
Poi siamo a casa di Daniel.
Suonano al campanello, lui crede sia Marek, il ragazzo che doveva prostituirsi con lui. Invece ne arriva un altro, un bambinello, un altro della gang. Gli entra in casa, minaccia di urlare se lo manda via, Daniel non sa che fare. Poi, piano piano cominciano ad entrare altri, sempre di più.
Ci troviamo davanti a una ventina di minuti quasi surreali ma davvero riusciti. Daniel ormai non è più padrone di casa propria (mi ha ricordato lei in Madre!), i ragazzi fanno di tutto, si divertono, bevono, mangiano, giocano alla play, come lui non esistesse. Sono minuti di buon disagio che esprimono benissimo lo "stupro" che uno può provare in queste situazioni. Ad un certo punto Daniel, vuoi perchè impaurito vuoi perchè assolutamente incapace di capire quello che sta accadendo, inizia a ballare con loro. Nel frattempo i ragazzi gli svaligiano tutta casa.
Lo spettatore è confuso ma anche affascinato da questa sequenza così drammatica  in sè ma talmente strana nello svolgimento da apparire quasi divertente.

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Ma la parte più importante di Eastern Boys è senz'altro la terza. E' la parte più intima, quella dell'anima del film, quella più delicata. Ma, purtroppo, anche la più debole.
Marek (e qui accade una delle prime stranezze del film) decide di tornare a casa di Daniel per "mantenere" il patto, per prostituirsi. Daniel, che ha reagito finora a tutto quello che gli è capitato in modo passivo e apparentemente tranquillo (tipo la protagonista di Elle) senza batter ciglio lo fa entrare. Fanno sesso. Il ragazzo tornerà più volte, comincia una morbosa, "sbagliata" e particolare relazione.
Ovviamente il ragazzo ha bisogno di soldi ma pare esserci anche qualcos'altro, non si sa se un'attrazione o la ricerca di un padre che non ha.
Ecco che Eastern Boys svela le sue carte, si mostra come film che vuole raccontare una relazione difficile da giudicare e capire. Perchè se all'inizio è puro sesso (con almeno 3 scene, forse anche troppe, molto esemplificative) poi il rapporto tra i due cambia. E cambia non si sa bene perchè. Marek racconta a Daniel alcuni aspetti della sua vita, specie l'essere un orfano di guerra in Cecenia. E non si capisce se Daniel da quel giorno lo veda in maniera diversa perchè non gli crede o perchè inizia a sentirsi in colpa per approfittarsi di un ragazzo che ha quella storia. Il film in questo è molto ambiguo ma qualsiasi delle due strade scegliessimo avremmo elementi per smentirla e preferire l'altra.
In ogni caso questo è il primo passaggio brusco secondo me mal gestito. Che un uomo da "pedofilo" diventi padre, che una libido diventi sentimento per un racconto al supermercato è davvero poco credibile. Tra l'altro continuano gli errori di sceneggiatura, alcuni veramente stranissimi. Da una scena all'altra vediamo Daniel che insegna a Marek parole base della lingua francese come, addirittura, "mano" o "dito" e poi il giorno dopo il ragazzo intrattenere con lui conversazioni in francese senza problemi.
In questa sezione c'è una scena però per me magnifica, ed è quella di Marek che va in crisi di panico quando confonde i fuochi artificiali per (credo) le bombe della sua infanzia. Questa sì grande sequenza e grande esempio di sceneggiatura immediata, che racconta tanto col niente.
Il film è benissimo girato, molto bravi gli attori (incredibile che lui assomigli tantissimo a Kevin Spacey ed interpreti proprio un ruolo che, trasposto nella vita reale, ha praticamente fatto finire la carriera all'attore americano), molto interessante la divisione in capitoli ma poca, poca fluidità e ritmo.
Molto interessante (ma non so se sia scelta del regista) il fatto di non avere sottotitoli nelle parti in russo quando queste frasi sono sentite da Daniel. Come se noi, l pari suo, ci ritrovassimo nell'assoluta incapacità di comprendere quello che gli stanno dicendo (quando invece i russi parlano tra loro, vedi nell'hotel, ci sono sottotitoli).
A tal proposito, però, devo notare un altro errore, ovvero quello di tutte le volte in cui Marek, senza apparente motivo, parla a Daniel in russo (o quello che è) sapendo benissimo che l'uomo non capisce e che, invece, conosce l'inglese, con il quale si erano parlati la prima volta.
Si arriva all'ultima parte, secondo me buona, forse molto buona, una specie di thriller ambientato tutto in un corridoio e due stanze. Con un personaggio davvero interessante, quello della responsabile dell'hotel, donna al tempo stesso tutta d'un pezzo ma che sembra anche non volere (o non potere) ficcare il naso in delle faccende che riguardano ragazzi molto pericolosi. Quando per la prima volta sente benissimo che qualcuno è rinchiuso dentro la stanza fa quasi finta di non vedere e sentire.

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In ogni caso c'è tensione, c'è una gestione perfetta di spazi e tempi.
Fino al bordello finale.
E anche qui accade un'altra cosa incredibile. Il Boss invece di disperarsi per la "perdita" di moglie e figlio va a casa di Daniel a cercare Marek. Non si capisce nè perchè quella casa sia aperta nè perchè lui, con tutti i problemi che ha (è pure braccato), si disperi così per la fuga del ragazzo.
E arriviamo così a un finale secondo me evitabile, quasi posticcio. Sarebbe stata bella un'ultima inquadratura di Daniel e Marek (Rouslan) andarsene insieme verso non sappiamo quale destino e quale rapporto, senza la didascalica e abbastanza improbabile scenetta del tribunale.
Peccato, un film che avrebbe potuto esser bellissimo, che ha dentro tante cose notevoli, che tratta di sentimenti delicatissimi ma che, a mio parere, ha troppi problemi di scrittura.

6.5/7

2 commenti:

  1. Che il protagonista somigli, ironia del soggetto, a kevin Spacey volevo scriverlo io a fine lettura. Mannaggia.

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    1. c'ho pensato un secondo dopo averlo visto. Tanto che è il primo appunto del taccuino. Ma che poi abbia questo ruolo è una coincidenza abbastanza incredibile. E non potevo saperlo ancora ;)

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due cose

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3 ciao