Ho deciso di non scrivere nulla riguardo il concerto di Umberto al raduno.
Semmai parlerò a voce là.
Lascio quindi la parola al mio grande amico Federico
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2006, fine mattina di un mese imprecisato. Italia, Umbria, Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia. La lezione di estetica è appena terminata. Bella, brutta, insignificante, appassionata, edificante, chissà... Giuseppe è un ragazzo più grande di me ed è mio "compagno di panca" e quello che si suol dire "un conoscente".
Qualche parola scambiata più o meno fortuitamente e adesso frequentiamo le lezioni insieme. Siamo soliti, dopo la lezione, andare alla ricerca di una buona pizza per le vie della nostra Perugia. Giuseppe è un formidabile mangiatore e per questo uno scopritore seriale di buon cibo. Inoltre mi piace la sua compagnia che trovo sana e genuina. E' un "lettore forte" e soprattutto un appassionato di cinema, non un esperto, un vero e proprio appassionato. Ed è meglio così. Ma non c'è solo la letteratura e il cinema, parliamo tranquillamente di un po' di tutto.
Quel giorno non posso però, devo scappare. Sì, certo che mi piacerebbe ma non posso proprio.
- Ho fretta!
- Cosa dovrai fare di così importante?
- Devo assolutamente comprare un cd. Sta per chiudere il negozio.
- Che cd?
- Dai lascia perdere, lasciami andare che ho fretta ti dico!
- (Parolaccia, probabilmente)
- ...
- Ma dimmi almeno che cantante è! Cosa ti costa?
- Mi costa il tempo che sto perdendo! Tanto non lo conosci!
- (seconda probabile parolaccia!)
- Moltheni! Moltheni! Si chiama Moltheni!
- Ma sei impazzito? E' assurdo! Clamoroso! Certo che lo conosco!
- ...
Riportate tutto il dialogo al dialetto perugino e saprete grosso modo com'è cominciata la storia.
Sono passati tredici anni e da allora non abbiamo mai smesso di conoscerci.
Dal 1999 ha pubblicato sotto il nome d'arte Moltheni, fino al 2010, anno della fine del progetto, non dell'artista.
Dopo una breve parentesi con i Pineda, rinasce infatti a nuova vita musicale nel 2012, araba fenice vestita col suo nome reale.
Moltheni oggi è Umberto Maria Giardini, UMG.
Aldilà dei cenni bio\discografici, facilmente rintracciabili su wikipedia o nelle decine di recensioni presenti nell'universo internettiano, chi scrive è e resta interessato alla personalissima (giacché priva di qualsiasi competenza) descrizione della pura e semplice dimensione cantautorale.
Mi piace la musica, Amo la musica del fu Moltheni e di Umberto Maria Giardini.
Ho scoperto questo cantautore grazie a quelli che sono gli amici di una vita. Come in un rituale, condividiamo da anni ormai i primi ascolti, le prime impressioni e le prime emozioni di ogni nuovo album, di ogni nuovo brano, di ogni nuova singola nota. E' una esperienza epifanica, nuova e bellissima, approcciare il lavoro di un artista che nel tempo è stato in grado di rinnovarsi ed evolversi nella scrittura e nel suono, restando sempre figlio del proprio audace temperamento.
Certo, l'argomento arte possiede senz'altro gli sconfinati confini invisibili del cosmo e tutto il relativismo vacuo della soggettività. E la musica, in particolare, in quel susseguirsi di note prive di significato, pare esserne la conferma.
Non è ozioso parlare e soprattutto scrivere di musica in questi tempi dove tutto scorre velocissimo?
Forse sì, ma come scrisse qualcuno "niente è più necessario del superfluo".
Superfluo...
Eppure sappiamo che la musica ha un effetto portentoso sull'essere umano e miliardi di persone lo sperimentano, magari anche consapevolmente, ogni giorno.
Lunga parte di questa sperimentazione, chi scrive la prova con la musica di Umg.
E se esiste una singola parola che possa esprimere il concetto, questa potrebbe essere EUFONIA.
Eufonia: l'effetto piacevole prodotto da un suono o dall'accostamento di più suoni che si incontrano.
Suoni e parole, parole e suoni. Parole che sono suoni. Suoni che sono parole.
In sostanza: perchè ci piace la musica di Umg?
La musica di UMG è inconfondibile: allieta e trascina, culla e ipnotizza, turba e si apre, ferisce, confonde e ammalia, medica, si fa immagine sensibile, visiva, paesaggistica; è sempre in simbiosi con la voce perchè l'ha partorita, ne è Madre.
La voce di UMG è inconfondibile: eterea accarezza, placa, risveglia, graffia, turba, si innalza, si lamenta, si perde, si estende, ammorbidisce, diventa ruvida, esplode; è sempre in simbiosi con la musica perchè da essa nasce, ne è Figlia.
In diverse interviste Umg ha infatti dichiarato di avere come consuetudine una particolare tecnica di scrittura del testo, inversa alla maggior parte dei cantautori: le parole nascono dalla musica e non viceversa.
E' la musica quindi a generare\evocare la parola e da questa inversione di causa-effetto scaturisce probabilmente una potente e magica comunione perchè la parola, posandosi aderisce, diventa essa stessa strumento musicale, essa stessa suono, essa stessa musica.
Da qui forse il segreto di una spiccata e raffinata sensibilità di paroliere e musicista (musicofilo, varrebbe la pena di dire oggi..) che contraddistingue tutta la produzione del Nostro, che, nel corso di una carriera ormai ventennale, ha raggiunto vette di una bellezza a dir poco vertiginosa.
Una carriera in cui è facile rintracciare in ogni dove una facoltà di immaginazione musicale illimitata, degna di un vero e proprio sinesteta.
Se il connubio tra musica e testo genera un prodotto finale armonioso, concentrandosi solo sul secondo elemento il discorso si fa più ostico.
La scrittura quasi mai segue una narrativa facile: si produce spesso per immagini, flash, diapositive, e i nessi che ne scaturiscono non sempre sono facilmente assimilabili alla logica.
Le parole difficilmente assecondano, spesso disilludono, a volte scuotono, rimandano simbolicamente.
Il linguaggio si permea a volte di un ermetismo spigoloso e sembra chiudersi a qualsiasi ermeneutica; le metafore sono ardite; gli accostamenti azzardati spiazzano e conducono dove non vorresti, dove sembra non esserci scampo, dove la materialità diventa melliflua e mobile e nel passato si fondono i piani della geometria spaziale e le corrispondenze cromatiche.
Il tutto però, è fondamentale evidenziarlo, lontanissimo dal naif o dal nonsense che troppo spesso invade il nostro tempo.
E' in realtà, quella di Umg, una visione chiarissima e intima, è la soglia che l'artista ci fa attraversare per renderci fruitori delle proprie emozioni, dei propri pensieri, del proprio materiale onirico, delle visioni psichedeliche, della versicolore immaginazione, con una paradossale quanto potente presa diretta sulla realtà.
Una scrittura autentica, un riconoscibile e dunque originale marchio di fabbrica.
Il tutto, allietando le orecchie e tanto basta!
E allora proviamo a scrivere su quello che a parole è indescrivibile, sulle canzoni.
In ordine sparso, come direbbe qualcuno.
MONDODOWN "Dormi che domani il mio burro piegherà il tuo acciaio" è la possibile vendetta dopo un amore finito. Ma in fondo, "merita pena colui o colei che lascia". Brillante intramontabile, graffiante episodio moltheniano.
L'AMORE ACQUATICO, contenuta ne "I segreti del corallo", concreta e dolce onomatopea che ravviva l'ascoltatore con rovesci di godurie rinfrescanti, "cascate ripide" di sonorità lenitive. Chitarre di Acqua limpida, la si può sentire sulla pelle.
Un esempio di memoria fonografica, uno scrutare con l'occhio della mente è VITA RUBINA, traccia che apre "I segreti del corallo". La vita di un individuo, il vissuto, concreta astrazione d'eccellenza, si antropomorfizza, diventa persona in grado di provare collera per quel che non si è voluto fare e dire, diventa specchio riflesso dell'io e inesorabilmente, a mo' di vendetta lo precipita nel passato, in un gorgo di immagini emblematiche, perso in una spirale fotografica che risucchia i sensi. E la musica accompagna incessante l'ipnosi verso la liberatoria confessione finale. Si potrebbe scomodare Schopenauer: "la musica non esprime che la quintessenza della vita e dei suoi avvenimenti"
E noi ascoltatori non possiamo che attingere, rimestare e abbeverarci dei suoni e delle parole, e ripensarle e rielaborarle e riplasmarle attraverso il nostro vissuto, riuscendo nuovi.
Antri di cielo, turbinii emozionali, vedute interiori, pennellate melodiose, fiamme disperate che sanno di colpa, che bruciano campi e allora lasciamoci bruciare di un altro fuoco, nel lutto collettivo, nella natura che si ribella quando lassù splendono le Pleiadi, nell'individuale consolazione sessuale che forse non basterà: è "PLEIADI IN UN CIELO PERFETTO", stella splendente incastonata nel firmamento di Forma Mentis.
PREGANDO GLI ALBERI IN UN OTTOBRE DA NON DIMENTICARE è la degna quasi-chiusura dell'album Protestantesima. Un inno alla scrittura che consola e redime e insieme una celebrazione della Natura che acquieta i sensi. Molteplici le frasi manifesto. "L'inchiostro allaga, condanna chi non paga, nell'obiettivo di una bontà che filtri la verità"; "Povero l'uomo moderno, che cerca virtù, laddove la ruota in discesa temeraria corre di più"; "Alunno io, materia tu. La penna scrive, la mente trotta e ride"
Non mancano poi gli episodi mitologici da cui Umg attinge, e\o mitopoietici, in cui c'è un'elaborazione personale che si fa mito. La liquida SIBILLA; la norrena SAGA dove l'io si prefigura le porte del Valhalla, il fascino di un paradiso prefetto, bramando valchirie, navi, chili d'oro e cavalli, ruotando vicino a pianeti di fuoco. Epica.
IL VASO DI PANDORA Una volta sollevato il coperchio, Milano si mostra così com'è: denaro e cocaina. E allora, è preferibile il fango rispetto ad un attico. Un climax vocale\sonoro stratosferico canta il distacco da una città profondamente amata, fino alla disillusione del "chi se ne frega". Punta di diamante di Protestantesima.
TUTTO E' ANTICRISTO Reminiscenza forse di un film di Trier. Se ci si abbandona all'abbraccio del suono e della parola, magari in solitudine, magari ad occhi chiusi, la tenacia della scrittura musicale scolpirà nella memoria emozionale indimenticabili vedute. Maestria artigianale, con una coda strumentale di sconfinata bellezza. Chiude il quasi omonimo Ep. Un gioiello raro.
Ne LE COLPE DELL'ADOLESCENZA odori di fili d'erba tra parafanghi, la vergogna che si antropomorfizza davanti ad un tè, così come la paura di fronte al tocco del corpo femminile, il sapore di una lingua che sapeva (o sa ancora?) di caramella mou. Il livello del dolore è cambiato, ma restano gli stessi identici desideri di quando si era diciannovenni. Scrittura di una poesia sublime e voce che si fa soave.
LUCE "No che non verrò al mio funerale, credo piangerei come il temporale" Lugubre? Ma che cos'è questa frase se non un immenso inno alla vita? Una vita che sia circondata di luce. E che luce!... e che voce!
SECONDA MADRE Una delicata nostalgia poggiata sopra a suoni celesti: qui le note fanno l'amore. Ascoltarla, fermarsi e riflettere.
MEA CULPA Un intimo pianoforte incanta e sottolinea il desiderio di fuga da una realtà mal sopportata. Ma l'io lirico è carnefice e vittima di sé stesso, come tutti del resto. La melodia e la voce toccano lidi inesplorati di commozione. Un capolavoro. "Noi, l'antimateria della realtà, girati su di un fianco, restiamo a guardare".
FORMA MENTIS al pari delle sopracitate Mea Culpa e Vita rubina, tra le vette più alte. La densità delle emozioni si fa più rock, le parole più ruvide, la voce: una potenza di fuoco. Tagliata in due dalla chitarra di Viterbini, nella seconda parte vola. E' un lavoro enorme di poesia introspettiva, uno scavare profondo nei sotterranei della mente, negli anfratti dell'anima. E' ancora una volta un viaggio a ritroso, un fare i conti con sé stessi, con la propria forma mentis, con ciò che ognuno di noi ineluttabilmente è stato ed è. Desiderio di metanoia, di cambiamento radicale del modo di pensare di un intera vita. Uno sfogo possibilmente catartico, che porterà una pace, anche se per sfinimento.
Impossibile citare anche solo una frase, un momento: tutto, tutto, tutto, profuma di capolavoro.
Tante altre rimaranno fuori da questa lista...
Nel corso degli anni, insieme agli amici di sempre, si è provato più volte a fare una raccolta delle migliori canzoni: ad ogni aggiunta l'orizzonte si allontanava.
Beh, naturalmente queste sono le parole di un fan, e si portano dietro tutta l'ingenuità e forse la stupidità che il termine possiede, vista anche l'età di chi scrive.
Ma, insomma, ascoltare per credere!
Infine, dunque, la musica di UMG mi piace perchè mi piace! Lo direbbe un bambino, lo dice spesso il mio io bambino e non c'è niente di più giusto, puro e semplice.
Porcaputtana
RispondiEliminanon so chi sei ma è un bel commento
EliminaE’ quel Federico che hai conosciuto perché assomiglia a Sam Rockwell che ha scritto questo post?
RispondiEliminaÈ un post orgasmino per chiunque sia un fan del cantautore .
Un atto d’amore verso la musica .
Fagli i complimenti a Federico.
Bel post davvero.
L’ho letto ...ma mi son fermato al solo ascolto della prima canzone ( che mi ricorda molto la Consoli ...la musica, ma te lo devo già aver scritto su un post vecchio dove linkavi una canzone dei Moltheni)... ciao
.
beh, credo proprio lui legga qua, non c'è bisogno di mandargli i complimenti ;)
Eliminagrazie comunque
ricordo la venere nera :)
Orgasmico !!!
RispondiEliminaOrgasmini miei lo diceva la “ Venere nera” quando andava ancora di moda il 144 in TV😀
Buon concerto, son li con voi virtualmente per una serata che immagino sara' indimenticabile!
RispondiEliminaFrancesca