Un film di impressionante precisione psicologica.
Nancy è una 35 enne bruttina, sola, abituata a mentire e incapace di dare e ricevere amore.
Un giorno scopre che 30 anni prima una bimba di 5 anni era scomparsa.
Il volto che dovrebbe avere adesso quella bambina è il suo volto.
Contatta quella famiglia disperata, si trasferisce da loro.
Ne nasce un film bellissimo, profondamente malinconico ma anche teso, quasi un thriller.
Un film sul vero e il falso, sull'intuito e la razionalità, sul valore che può avere il voler bene di per sè, a prescindere dai rapporti carnali.
Con un personaggio principale (e l'attrice che lo interpreta) pazzeschi
piccoli spoiler, più grandi dopo ultima immagine ma ho cercato di non essere super esplicito
Nancy ha circa 35 anni.
Non è bella, ha i capelli nerissimi e tinti, talmente stopposi che paiono una parrucca.
Fa una specie di lavoro part time, manco se capisce cosa, e a casa ha una mamma che non sta bene, grassa, stanca e con un braccio che si muove continuamente, un braccio che sa tanto di Parkinson.
Nancy non sembra amarla e quel non amore pare essere contraccambiato, anche se a volte piccole gocce d'affetto paiono cadere in quel vaso d'amore gelato.
Nancy ha un blog - un blog di Blogger per giunta (ci sono rimasto a vedere lo stesso editor) - dove parla del bambino malato che ha in grembo e che ha deciso comunque di far nascere.
Eh, il problema in realtà è che non c'è nessun bimbo, semplicemente a Nancy piace far credere questo agli altri.
Nancy che poi dice ai colleghi d'esser andata in Nord Korea, gli fa vedere anche le foto, senza però ricordare che laggiù nessuno può andare.
(e comunque il piccolo dubbio che sia vero resta)
Insomma, Nancy è una mentitrice, una donna che dice bugie, che non vuole curare una madre che la prega di farlo, che la fa anche morire quella madre.
Sembra non avere emozioni, lei e quegli occhi a rana inespressivi.
Lo spettatore non la sopporta, esteticamente e moralmente, anche se un pochino, fors'anche un pochino più di un pochino, le fa anche tenerezza.
Voglio dire, dietro alcuni comportamenti, dietro alcune follie, dietro alcune freddezze, ci deve essere per forza qualcosa di non bello, ci deve essere un dolore pregresso, delle mancanze.
La regista - donna of course - si muove in spazi stretti e in primi piani ancora più stretti, ci mostra senza giudicare, ci dà piccoli indizi.
Lei, l'attrice che interpreta Nancy, sarà una di quelle che noi cannibali del cinema indie ci godremo nei prossimi anni (già vista e amata in Mandy, che buffo, altro film che prende il titolo dal personaggio di lei).
Il suo volto imperscrutabile sarà tutto il film, impossibile prescindere da esso.
Sta sempre al telefonino Nancy, in un film che anche di questo parla, di come il virtuale sia al tempo stesso il demonio da cui a volte doversi staccare ma anche la panacea dei mali di tante anime sole.
Nel suo blog c'è un solo commento, quello di lui (e confermo che Leguizamo e Lucio Battisti sono due gocce d'acqua), un brav'uomo che probabilmente potrebbe - consentitemi il neologismo - snerire tutto il male oscuro di Nancy ma che lei, forse per paura, rifiuta.
Poi un giorno Nancy vede la tv e nella tv c'è una coppia che parla della figlia persa 30 anni prima, a soli 5 anni.
Viene fatta la proiezione del volto che potrebbe avere adesso quella bambina ormai donna.
E quella proiezione è Nancy, qualcosa di quasi identico a lei.
Nancy scarica e stampa l'immagine e nella scena più bella, da brividi, mette quella metà faccia di carta vicino alla sua.
Di qua una donna triste, dai capelli ancora più tristi di lei.
Dall'altra una donna bionda con un bel sorriso, una donna che sembra non aver sofferto, perchè una cosa è la vita vissuta, un'altra un computer che in un click ti aggiunge 30 anni.
Nancy decide allora di contattare quella famiglia.
"Non so come dirvelo, ma credo di essere vostra figlia"
Ne nasce un film di una precisione psicologica pazzesca, di grande, grandissima sensibilità e pari malinconia senza però che, latente, e nemmeno troppo, resti sempre addosso una grande tensione, specie grazie al grandioso personaggio di Nancy, personaggio che abbiamo "paura" ad amare, abbiamo paura a sostenere perchè siamo sempre lì con l'angoscia di quello che farà, di quello che pensa, di quello che sa o non sa.
Un "thriller d'anime" sempre pronto a potersi trasformare in tragedia oppure restare in una tranquilla ma densa drammaticità.
Un film sul vero e il non vero, o meglio sulla bontà o meno delle sensazioni, dell'intuito.
Noi, come i due genitori, siamo lì a scommettere o non scommettere che sia veramente loro figlia, siamo lì a sperarlo.
E che bella la differenza tra i due, quella madre che "sente" che quella sia sua figlia e la tratta come tale - "qui è dove ti portavamo" - e quel padre che invece non ce la fa a non parlare in terza persona - "qui è dove andavamo con Brooke" - .
Più passa il tempo più alcune cose non tornano ma, al tempo stesso, siamo sempre più sicuri che quella figlia sia veramente lei (geniale l'aver trovato una coppia di attori - Buscemi e la Riseborough - praticamente identici).
Ed è qui che il film crea il suo capolavoro psicologico, ovvero in questo dilemma su come il voler bene, quella specie di "verità emotiva", possa anche esistere di per sè, senza che la vera verità lo confermi.
Nancy aveva bisogno d'affetto, di calore, di sentirsi amata.
Quella coppia aveva bisogno di speranza, di compagnia, di qualcuno cui badare.
Anche il padre, piano piano, inizierà a far prevalere cuore e sensazioni sulla razionalità o sull'evidenza (si aspettano i risultati del Dna) perchè a volte si possono creare legami speciali talmente forti che sono pari a quelli di sangue.
Buscemi che accetta il gatto è la definitiva prova che anche quell'uomo ha abbracciato un'idea.
Ma la cosa più bella del film è il non sapere mai se Nancy sa la verità, se anche lei pensa d'esser figlia loro oppure è consapevole di stare mentendo per l'ennesima volta nella sua vita.
Ma la verità potrebbe essere nel mezzo, sapere di mentire ma poi provare emozioni talmente forti e nuove da confondere la realtà, da crederci davvero (che bello quando lei vede quella stecca di legno negli alberi e ha un brivido, pari a un vero ricordo).
Non è un caso che cancelli il blog, perchè finalmente ha "raggiunto" sè stessa, quello che lei è veramente, non ha più bisogno di mentire.
E' come se questo film insegni che nell'amore c'è sempre verità, si può essere sempre autentici, mentre nel disamore siamo sempre quello che non siamo, mai quello che saremmo stati.
Tutto questo a prescindere dalla realtà delle cose, è un senso di verità o menzogna puramente emotivo.
Poi arriva il risultato del Dna.
La scena è raccontata magnificamente, con quella donna che piange, Nancy che sente e capisce (o lo ha sempre saputo?), la "non madre" che scende, che nemmeno la guarda in faccia ma esce comunque con lei.
E quell'incidente di caccia, Nancy che si comporta in maniera umana, coraggiosa, matura, sorprendente.
E una madre che capisce come a volte nella vita si creano legami che è comunque bellissimo accettare.
"Ti voglio bene, tutto il resto non conta" sono le parole di questo personaggio grandioso che è la madre, il più umano, il più forte ed emozionante.
Nancy vorrebbe confessare qualcosa di importante e anche noi spettatori siamo lì, avidi di sapere, convinti che la sua confessione possa "risolverci" il film.
Ma la madre non la fa parlare, vai a letto le dice, non è importante adesso.
Poi, la notte, avviene uno di quegli attimi in cui la nostra vita può andare di qua o di là, quelli in cui una scelta - e noi lo sappiamo perfettamente - ci regalerà due vite diverse.
Nancy se ne va, qualcuno alla finestra la vede ma non la ferma.
Non può fermarla, non ne ha alcun diritto.
Forse era inevitabile così, forse entrambe le parti speravamo che prima o poi una delle due prendesse il coraggio di andar via.
Nancy quel coraggio l'ha avuto.
Chissà domani che vita farà, chissà se questo bagno nell'affetto le avrà schiarito un pò l'anima.
Non lo so, è impossibile dirlo, noi esseri umani non siamo macchine perfette e costruite in catena di montaggio, siamo prodotti difettosi uno diverso dall'altro.
Buona fortuna Nancy, ti ho odiata ma non so perchè, alla fine, quasi piangevo per te
La prima sensazione avuta alla fine del film è stata di grande tristezza, un sentimento che in effetti mi ha pervaso anche durante la visione. Capisco che in prima battuta possa risultare antipatica poiché tutto quello che dici è vero: apparentemente anaffettiva, bugiarda (forse patologicamente, ma non secondo me e ci arriverò) e incapace di prendersi cura della madre; tuttavia mi sembra che nelle intenzioni della regista - non la conoscevo ma direi che abbia ottime qualità - ci sia chiaramente uno schieramento dalla sua parte, rende evidente come Nancy abbia sviluppato quel carattere come difesa e reazione al dolore. Ritengo quindi che il concetto di leggera tenerezza indotta nello spettatore nei sui confronti sia forse troppo poco e che meriti una comprensione più profonda (certo non è una giustificazione per alcuni suoi comportamenti, beninteso).
RispondiEliminaAldilà di questo parziale disaccordo con te, per il resto condivido tutto. Il dubbio che Nancy cerchi una nuova famiglia che si prenda cura di lei in quanto ne ha indubbiamente bisogno (nessuno si è mai preso cura di lei) sfruttando la terribile situazione che quella famiglia attraversa mi ha sfiorato, lo ammetto, ma personalmente ho scelto di credere che Nancy fosse realmente convinta della possibilità di essere la figlia smarrita. In questo senso trovo sia la fine a risolvere l’enigma: non è anaffettiva, non una bugiarda patologica, è una persona che ha sofferto e ne conosce il valore, dunque preferisce che nessuno menta a se stesso (né lei, né i genitori) e decide di fuggire sapendo che soffrirà ancora ma con la certezza che non avrà usurpato un ruolo di figlia che non le appartiene.
Aggiungo un’ultima cosa a proposito del gatto il cui ruolo all’interno del film secondo me è fondamentale non solo, come dici tu, perché attraverso l’accettazione del felino il padre accetta Nancy, ma anche perché è la dimostrazione che lei stessa è capace di dare affetto e ne ha disperato bisogno pur dovendo imparare come gestire queste due necessità reciproche. La sua sofferenza per la fuga di Paul (mi pare si chiami così) è tangibile perché forse è l’unico rapporto autentico che abbia mai avuto.
Molto intenso questo film, mi è davvero piaciuto.
P.s. Quando ho visto Blogger come piattaforma non ho potuto fare a meno di sorridere :)
eccomi!
Eliminain realtà Marco è davvero un piccolissimo disaccordo perchè la penso come te eh
te forse avrai avuto più empatia anche all'inizio per lei ma io alla fine, come hio scritto, piangevo per lei
e anche prima ho scritto che sicuramente dietro tutto quello che è ci devono essere dolori incredibili
certo poi alcune colpe sono oeggttive, ripensa ad esempio alla scena dove la madre le chiede di curarla, portarla all'ospedale, e lei si rifiuta
morirà pochi giorni dopo
pensa che ho scoperto che questa regista è una documentarista e che è l'unica, o una delle poche, che è riuscita a fare un documentario indovina dove?
corea del nord ;)
(non è che allora Nancy c'è andata davero?)
perfetta la tua lettura del finale e sono d'accordo anche prima, lei forse non subito ma poi è quasi convinta di essere veramente la figlia (io penso sia in buonafede)
la scena della casa sull'albero, quel brivido che prova, secondo me ne è testimonianza
forse solo alla fine, quando sa la verità, è pronta a confessare, anche in lei arriva la razionalità
probabilmente avrebbe detto che ha sempre saputo di non essere la figlia, ma questo è il cervello, per tutto il film ha avuto speranze di cuore
bravissimo per l'aggiunta sul gatto, personaggio praticamente principale di cui ho colpevolmente parlato pochissimo
ahah, ma proprio blogger con stessa grafica, stessi colori, non me l'aspettavo!
In effetti avevo ignorato la richiesta della madre che lei ha ignorato, probabilmente consapevole delle conseguenze. Sugli altri sviluppi invece, per me, la sua buona fede non è in discussione.
EliminaA questo punto bisogna reperire quel documentario per molteplici ragioni!
vedo col guardaroba quello che riusciamo a fare ;)
Eliminanon sapenìvo niente, l'ho cercato e trovato, non mancherò di vederlo :)
RispondiEliminadajè Ismaè!
EliminaChe bella scoperta questo film, semplice nello svolgimento ma tutt’altro che banale. Le interpretazioni degli attori qui fanno la differenza secondo me. Andrea Riseborough è un’attrice straordinaria e qui dimostra di essere una delle migliori in assoluto, molto brava anche J. Cameron-Smith.
RispondiEliminache bello che qualcuno l'ha visto!
Eliminaattrice pazzesca sì
Ragazzi, ma secondo voi lei non sapeva già dall' inizio di non essere la figlia di quella signora?! Perchè lei sta per dire la verità nel finale e la madre non ne vuole sapere niente e la fa andare a letto accettando la verità... secondo me lei ha sempre saputo di non essere sua figlia e dice un' altra bugia solo per essere accettata da quella famiglia... altro che farlo in buona fede perchè ci crede realmente... ditemi se sbaglio! 👍😉
RispondiEliminaassolutamente, quella scena è fatta apposta per generarti il dubbio
Eliminaprobabilmente lei ha sempre saputo di non essere la figlia ma il film resta comunque in un quadro psicologico molto particolare per cui anche se fosse così il personaggio di Nancy potrebbe risultare empatico
Bellissimo. Mi è rimasta impressa quell'unica lacrima che compare sul viso di Nancy mentre di nascosto osserva la "non madre" ricevere l'esito del test. Un'unica lacrima, una perla, quasi anche lei sperasse in qualcosa di impossibile. Ripeto: bellissimo.
RispondiEliminaNo vabbeh, grazie a te scopro adesso che è su Prime, uno de sti giorni lo pubblicizzo sicuro, grazie...
Eliminabellissimo...
e la tua lettura pure
Sì, approfitto della settimana di ferie per vedermi qualcosa. Prime come piattaforma mi sorprende sempre. Faccio così, ormai: guardo il film e poi vengo a vedere se l'hai recensito :)
EliminaGrazie della stima Marti, davvero...
EliminaBellissimo film ..una lacrima anche più è scesa anche a me..forse un po'di Nancy esiste nel profondo di ciascuno di noi
Eliminatogli il "forse" :)
Elimina“ Poi, la notte, avviene uno di quegli attimi in cui la nostra vita può andare di qua o di là, quelli in cui una scelta - e noi lo sappiamo perfettamente - ci regalerà due vite diverse.”
RispondiEliminaMi sono emozionata leggendo la tua recensione, complimenti!
Grazie mille :)
EliminaPoi, rispetto alla frase che hai citato, direi è perfetto l'orario in cui l'hai scritta ;)
Buona sera, ho appena visto il film su prime.
RispondiEliminaconcordo con quanto avete detto. volevo aggiungere un mio pensiero sul gatto Paul. Secondo me è la parte della "finestra di Jhoari" che non conosci tu su di te e che non conoscono neanche gli altri ma che Paul fa scoprire a te e a chi ti circonda. Un po' come succede a Audrey Heburn in "colazione da Tiffany" quando perde Gatto che emotivamente la costringe a vedere il lato affettivo che ha sempre tenuto nascosto. Questa scoperta le permette di ammettere a sè stessa di essersi innamorata del protagonista che guarda caso si chiama Paul.
il film è diretto molto bene le parti razionali (il padre) e emotive (la madre) sono ben bilanciate e a tratti interscambiabili.
Lorenzo
ciao Lorenzo!
EliminaNon conoscevo minimamente le cose che dici, sono andato adesso al volo a vedere ed è interessantissimo, appena posso leggo bene ;)
quindi nella finestra sarebbe "l'ignoto" (anche per farti vedere che sono andato a cercare veramente, ahah)
quindi secondo te c'è addirittura il riferimento diretto a Colazione da Tiffany, davvero sottilissimo come te ne sei accorto
Da bimbo (ho 53 anni) quando vidi colazione da Tiffany in tv, mi rimase impresso il fatto che il gatto non avesse nome ma si chiamasse Gatto. Per cui la scena in cui nency cerca disperatamente Paul mi ha subito richiamato alla memoria la scena in holly chiama Gatto: entrambe urlano, sono disperate. Entrambe scoprono un lato tenero della loro personalità. Non so io penso sia una citazione neanche tanto velata
RispondiEliminaGuarda, sei talmente convincente che credo anche io
Eliminae, anche non fosse voluta, c'è lo stesso e l'hai trovata te :)
Oddio ne ho 54 invece😬
EliminaGrazie 🤩 mi fa piacere che apprezzi il mio pensiero
EliminaAh tra l’altro i due gatti Gatto e Paul sono entrambi rossi
EliminaMa che scherzi, è davvero arguto ed emozionante sto richiamo (oltre alla cosa che me hai fatto scoprì de quello studio psicologico)
Eliminae sicuramente sei più arguto che bravo a contà, ecco :)
Non penso che, se fosse rimasta fino al giorno dopo, avrebbe avuto da confessare di aver sempre saputo di non essere loro figlia. Credo piuttosto che avrebbe parlato, ad esempio, della sua abitudine alla menzogna.. ma nella sua vita "precedente". Perché se mai avesse deciso di restare, quella sarebbe diventata una "nuova" esistenza per lei: scevra da bugie, ricca di affetti. Tutto l'opposto di prima, insomma. Ma anche così, andandosene, oramai la sua vita è nuova lo stesso. Rinnovata, forse. Come se avesse aperto le finestre dopo tanto tempo e avesse finalmente fatto uscire quell'aria stantia per fare finalmente entrare aria fresca, rinnovata appunto
RispondiEliminaIl film lo ricordo benino ma non così bene da capire il riferimento della prima riga (che sicuramente riguarda qualcosa che ho scritto nella rece).
EliminaMa tutto quello che dici dopo mi sembra intelligente, pertinente e centra.
E speriamo di avere ragione (sia io che te), che Nancy, da domani, possa essere finalmente felice