21.12.20

Recensione: "Wolfwalkers" - Su Apple TV

 

Tomm Moore è un autore unico.
Per la terza volta su tre ci regala un film d'animazione che racconta la sua terra, l'Irlanda, e uno delle sue magnifiche leggende.
Un autore che porta nei nostri tempi il racconto orale, il folklore della sua terra, sempre attraverso storie tenerissime, emozionanti e di grande interesse.
Con il suo stile di disegno tradizionale inconfondibile, fatto di sbordature, prospettive impossibili, semplicità e immediatezza, Moore ci racconta la storia dell'amicizia tra una bambina e una wolfwalker, ovvero una creatura che da sveglia è umana e che dormendo diventa lupo.
Un cartone dalle mille tematiche e insegnamenti che, forse, ha come unico difetto una mancanza di coraggio, un portarci fino in fondo nel dolore che spesso affronta.
In ogni caso una piccola perla


Intanto scopro che anche Apple ha una sua tv on demand che produce anche film suoi originali.
Ok, sticazzi.

Tomm Moore...
Un grande ritorno di questo autore unico, quasi folle nella radicalità dei suoi progetti.
Moore è irlandese e deve avere un amore folle per la sua patria (del resto tutti mi dicono quanto sia straordinaria).
Ha scritto e diretto tre film d'animazione e tutti e 3 raccontano leggende irlandesi.
The Secret of Kells, La Canzone del Mare, Wolfwalker.
I viaggi di Moore sono viaggi nel folklore, straordinari pezzi di cultura che mischiano Storia e leggende, esseri umani e creature magiche.
E' incredibile, come dicevo, la radicalità di Moore, questo suo non uscire mai dai propri confini e dalla proprie tradizioni, questo voler raccontare al mondo del 2020 piccole e grandi storie che riguardano la tradizione popolare dell'Irlanda.
E, come se non bastasse, Moore usa un altro anacronismo, ovvero un'animazione artigianale, ancora basata quasi essenzialmente sul puro disegno. Le "tavole" di Moore sono inconfondibili, magnifiche, uno strano miscuglio di tratti netti ed altri grossolani, dettagli perfetti e prospettive impossibili, quasi fossero disegni infantili, a volte "sbagliati" ma che dimostrano invece una padronanza dell'arte pazzesca.
Ma del resto che l'animo di Moore sia quello di un bambino lo testimonia questo suo attaccamento alle fiabe popolari, tenerissime, e alla presenza di personaggi principali sempre bambini.

Wolfwalkers è un mezzo capolavoro, forse non intero per qualcosa di cui parlerò dopo.

Siamo nel 1650 in un villaggio irlandese.
Il padrone del villaggio, Lord Protector, vuole distruggere la magnifica foresta che circonda il villaggio per creare sempre più terra da coltivare. Nella foresta vivono decine e decine di lupi, vero spauracchio dei cittadini. Ma insieme ai lupi vivono anche delle creature magiche, le Wolfwalkers, esseri umani da svegli che diventano lupi dormendo. 
E che hanno il potere di comandare i veri lupi. 
Una bambina del luogo, Robin, farà amicizia con una piccola Wolfwalker. Il problema è che Robin è la proprio la figlia dell'uomo addetto a uccidere i lupi.

Come dicevo sopra le animazioni di Moore sono qualcosa di unico. Sembra che dentro ci siano 4-5 stili diversi. Prese una per una non sono animazioni straordinarie (anzi, Moore a volte gioca con dei contorni sbagliati, delle sbavature e delle prospettive assolutamente irreali, roba apparentemente da incapace) ma è straordinario l'insieme che creano, un vero stile, unico e inconfondibile.


Moore ama la semplicità anche perchè a lui, a differenza di altri animatori, interessa moltissimo anche la storia, la sceneggiatura, il racconto. E questo racconto deve arrivare in maniera immediata, con dei disegni quasi "simbolici" che non si prendano troppo la scena a discapito di altro.
Sono i disegni perfetti a simboleggiare l'oralità delle sue opere.

Wolfwalkers è un film che andrebbe visto alle scuole per quante tematiche, e quanto belle, presenta.
E' anche vero che, come accade con i Miti greci, quasi sempre in queste vecchie storie che l'uomo ha creato e si è tramandato, è possibile ritrovare dentro tutti i nostri aspetti, le nostre paure, le nostre virtù, i nostri difetti, il nostro inconscio.
C'è la tematica ambientale, con questa foresta da distruggere a favore dell'uomo. Ed è bello che questi Wolfwalkers si facciano vedere all'uomo solo quando questo vuole tagliare un albero, quasi fossero l'anima della stessa foresta.
C'è il tema delle apparenze, di come spesso chi sembra "lupo" in realtà abbia un animo bellissimo e mite ma ormai l'immagine che gli altri hanno di sè sia radicata. 
Sia i lupi che i Wolfwalkers sono creature innocue, anzi, pronte a curare gli altri qualora ce ne fosse bisogno. Chiedono soltanto di essere lasciati in pace, che il loro mondo non venga distrutto. Ma il film racconta anche di come a volte la malvagità dell'uomo è così grande che anche l'animo più mite, per difesa e rabbia contro tutta quella cattiveria, possa ribellarsi e agire violentemente. La trasformazione di Mebh (la piccola Wolfwalker) nel finale può ricordare, in un azzardatissimo paragone, quella di Marcello in Dogman.
Ma del resto il film racconta continuamente di doppie nature, di parte razionale e altra istintiva, il tutto anche attraverso un elemento che forse passa sottotraccia ma è davvero interessante, ovvero quella specie di metafora del coma.
Se ci pensate la madre di Mebh è come fosse in coma, un lungo sonno dal quale è impossibile risvegliarsi. E quel lupo imprigionato nel castello diventa a quel punto proprio un simbolo della propria anima nascosta in un luogo buio dal quale è impossibile uscire. La madre sente Mebh parlare ma non può reagire, non può rispondere come, appunto, si dice avvenga nei coma.
Ma di cose ce ne sono ancora tante, tipo la condizione della donna del periodo, la tirannia, le paure irrazionali, l'importanza degli altri, dell'essere uniti (solo grazie all'amore condiviso di tutti nel finale si può curare la madre).
Anche se forse l'aspetto più interessante del film è l'insegnare come è utile nella vita saper vedere sempre nella prospettiva opposta alla nostra, il famoso "mettersi nei panni degli altri". Quando Robin diventerà una Wolfwalker inizierà a vedere tutto in altro modo, inizierà a capire e, grazie a questo, non solo provare a migliorare sè stessa ma anche chi gli sta intorno.



Eppure se devo trovare un difetto al cartone è nella mancanza di coraggio.
Mi spiego meglio.
Nel film viene affrontata sempre la morte dei propri cari. Ma, se ci pensate, alla fine non si trova mai il coraggio di far morire qualcuno.
A partire dal falco di Robin all'inizio, passando più volte per la stessa Robin, poi per Mebh, poi per la madre di Mebh (che per tutto il film, come dicevamo, è come in una sorta di "morte") poi per il padre di Robin, per una decina di volte siamo lì, quasi con  le lacrime agli occhi, a dover accettare la perdita di uno dei nostri cari personaggi. 
Così non sarà, mai.
Non dico che i più grandi film d'animazione debbano per forza metterci davanti un dolore definitivo ma secondo me Wolfwalkers ha il difetto di "giocare" troppe volte su quest'aspetto senza andare mai in fondo.
Senza dimenticare 2-3 scene troppo disneyane che secondo me fanno il paio con quello che ho appena detto, insomma il trovarci davanti un cartone "diverso", unico, "alla Moore", che però strizza un pò troppo l'occhio a certe dinamiche da cartone hollywoodiano più classico.
In ogni caso un grandissimo cartone che emoziona più volte, che racconta una storia affascinante e che tratteggia caratteri e rapporti, specie i famigliari, con grandissima sensibilità.
Grazie Tomm


1 commento:

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao