4.11.21

Recensione: "France"


Difficile crederlo ma dopo Days mi ritrovo a fare un'altra mezza stroncatura.
France è il mio secondo Dumont (dopo Ma Loute, quindi mi manca tutta la sua produzione più importante e significativa).
Ecco, mi scoccia scriverlo ma France, per me, è un film potenzialmente splendido ma sbagliato.
So che per tutti il grottesco, le esagerazioni e le approssimazioni che ci son dentro sono fortemente volute dall'autore. Per me no, o meglio, non tutte.
E anche se fossero volute a me il film, un film che parla di mille (troppe) cose insieme, non è arrivato.
Peccato perchè il personaggio della Seydoux è tanta roba, e lei tantissima roba.
Solo per vedere lei, solo per vedere la sua France, bisognerebbe pagare tutti i biglietti del mondo.
Ma son troppe le cose poco curate, troppe, e l'effetto che m'ha fatto è probabilmente l'opposto di quello che doveva fare.
Peccato, davvero

Non sapevo nemmeno se scriverla, alla fine, sta recensione. Tanti giorni passati, la sensazione che magari sia io a non averlo capito sto film e la mia idiosincrasia a parlar male dei film mi suggerivano di evitare. 
Eppure, pur sapendo quasi sicuramente di essere in torto, sono troppo forti le convinzioni per cui credo che France sia un film pensato benissimo e realizzato male.
E ogni tanto scrivere di cose che non piacciono o "non tornano" credo sia stimolante (almeno per chi scrive, per voi non so).
La cosa buffa è che qualsiasi cosa scriverò potrà essere controbattuta da chi ha amato il film con un: "Guarda pirla che era tutto voluto eh".
No, non tutto, con arroganza posso dire che sicuramente non tutto era voluto.
Innanzitutto devo dire che non conosco Dumont, regista cult del quale devo assolutamente recuperare più cose possibili.
Il mio Dumont si limita a quella specie di divertissement che fu Ma Loute (a memoria mi piacque molto ma devo ricontrollare) e a questo bel film sbagliato che è France.
Bel film sbagliato.
Sì perchè a raccontarlo France è una bomba.
E' una bomba per le tematiche che ha dentro, è una bomba per il personaggio principale, è una bomba per quanto è interessante.
Eppure ha un problema, ovvero di dare la tremenda sensazione che il grottesco e le esagerazioni che ha dentro non sono figlie di perizia ma di imperizia.
Il grottesco non è un minus, ma un plus.
Nel senso che per fare il grottesco devi avere più capacità, non meno.
Altrimenti possiamo definire grotteschi tutti i film amatoriali, anche di conoscenti, e il gioco è fatto.
No, una trama grottesca, un personaggio grottesco e delle scene grottesche sono figlie di grandi capacità di scrittura e attoriali. Perchè in questo genere si mischiano tanti stili e tante letture, il grottesco è la matrioska più grande di tante più piccole.
Tutte le esagerazioni che racconta e mostra France, tutte le deformazioni, a me non sono arrivate con quella meravigliosa sensazione di quando vedo film grotteschi ma come cose "fatte male", per usare quella tremenda espressione che usa chi di cinema ne vede magari tanto ma ne capisce poco.


La quasi totalità dei personaggi di France è mal scritto, è una macchietta, è puramente funzionale ma non "complesso". Così lo sono la quasi totalità delle sequenze e dei dialoghi. E non mi è piaciuto manco il montaggio con quelle assurde ellissi temporali ad esempio (lei in studio, poi lei in "guerra", poi lei in studio, poi lei in guerra, senza mai un raccordo).
E anche le tematiche son troppe (i media cinici, i migranti, la guerra, il capitalismo), tutte buttate là quasi alla bell'emeglio.
Ma tutto l'ho trovato approssimato, persino la regia.
Voi mi direte che è tutto voluto, che se vediamo la stessa estenuante scena di gente che si vuol fare un selfie con France è un'esagerazione riuscita, che quel personaggio ridicolo del fidanzato che è ovunque e la ferma per strada, entra su una macchina già aperta e le grida "ti amoooooooo" è riuscito e voluto, che il personaggio dello psicologo è riuscito e voluto, che il fatto che ogni tematica venga spiegata è riuscito e voluto, che le scene col marocchino (terribili) sono riuscite e volute, che il fatto che France, la più IMPORTANTE giornalista francese se ne vada in giro con solo una telecamera e quindi deve ripetere le battute per poi fare montaggio da diverse angolazioni (quando sarebbero bastate due telecamere) è riuscito e voluto, che nella scena MAGNIFICA, da pelle d'oca, dell'incidente vediamo però in camera car che il camion davanti a loro si era fermato e poi che lui mentre la macchina SI RIBALTA continua a guidare e girare il volante è riuscito e voluto, che la pazza al sanatorio è un personaggio riuscito e voluto (vi giuro, scene che della peggior televisione), che lui che canta in latino in montagna è una scena riuscita e voluta, che quando il bambino durante la scena dei voti a scuola volge lo sguardo 3 volte dietro la madre in cerca del regista è riuscito e voluto, che quando c'è la scena del gommone e uno degli scafisti per altre tre volte guarda anch'esso dietro la telecamera per capire che deve fare è riuscito e voluto (sei un genio Dumont, 35 errori o cose malfatte tutte per esaltare il tuo tema), che dio cristo la PRIMA scena dove davanti al Presidente Francese lei e la sua assistente (uno dei personaggi più odiosi del cinema recente) fanno quelle facce e simulano cunnilingus e fellatio è riuscito e voluto (questo NON è grottesco, non è esagerazione semantica o artistica, questo è semplicemente sbagliato, irreale e trash), che quado France lascia la tv e sempre la sua assistente va al cellulare ad esultare della reazione della gente è riuscito e voluto (però mi raccomando, se ste scene, IDENTICHE eh, le vedete in un film di Natale vi fanno ribrezzo).
E mi fermo qua ma il taccuino ha tante più cose.
E però cristo questo è un film con un grandissimo personaggio principale interpretato da una grandissima attrice.


E allora io mi prendo tutti i primi piani della Seydoux, sempre sotto un velo di cerone, questa donna che piange 15 volte e ogni volta hai la certezza che sia un pianto finto e la sensazione invece che sia tremendamente reale, questo personaggio a tutto tondo che non ha niente di vero intorno a sè ma sente che forse c'è qualcosa di vero dentro di sè, questo personaggio che anche sotto gli spari si ferma e cerca di pronunciare la frase perfetta (questa è l'esagerazione che funziona, questa), questa donna che sembra un pezzo di legno ma invece, probabilmente, sa cos'è l'amore (e la scena nell'albergo è l'unica a livello dialogico a funzionare insieme al monologo finale), questo personaggio che sembra dentro un grande Truman Show (i due film hanno 4 spanne di differenza) dove, però, lei è sia la persona protagonista del reality che l'uomo sulla Luna a dirigerla, questa donna che tira fuori un monologo finale da pelle d'oca (con macchina da presa che le si avvicina come nell'indimenticabile ultima inquadratura di Magnolia).
Questa donna che davanti ad un campo fradicio, ad una palude, dirà

"Sto pensando a quanto è bello qui"

Perchè sì, perchè quello che ha davanti è reale, perchè per la prima volta sta vivendo una sequenza di vita che è autentica.
E allora anche un acquitrino può diventare più bello di qualsiasi altro luogo.
Perchè non c'è niente di più bello dell'esser veri 


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