La mia prima giornata al ToHorror 2022 è una buona giornata.
Tre film, due buoni e uno buonissimo.
Una cosa li lega però, la sensazione che avrebbero potuto essere ancora migliori (tutti e 3 perdono potenza per colpa di cose aggiunte o ridondanti).
C'è un film senegalese di contrabbandieri, abusi, spiriti e pistolettate davvero benissimo girato e ancora meglio interpretato.
C'è un film norvegese, tragicommedia molto inquietante a livello psicologico, su una coppia di due narcisi di tale livello che per superarsi l'un l'altro (ognuno dei due vuole essere più famoso del compagno) vede lei deturparsi in maniera mostruosa il viso pur di avere attenzioni ed essere compatita.
E poi forse il film più bello e riuscito, malato, violento, visivamente bellissimo e psicologicamente malsano, Megalomaniac.
La storia (inventata) dei due figli del Macellaio di Mons (lui vero), serial killer belga degli anni 80 e 90.
Lui seguirà le orme del padre, lei sarà una ragazza vessata e umiliata di continuo, fortemente disturbata, che alla fine avrà la sua vendetta.
Un gioiello, probabilmente, leggermente appesantito da sequenze oniriche assolutamente superflue.
In ogni caso una prima giornata più che buona
Partiamo dall'ultimo film visto in ordine cronologico ma, per me, il più bello (anche se, come per gli altri due, condivide la possibilità che avrebbe potuto essere anche migliore).
Siamo in Belgio.
Siamo in Belgio.
Tra gli anni 80 e 90 (tutto realmente accaduto) c'è stato un serial killer chiamato il Macellaio di Mons, mai catturato. Molte donne uccise, tutte fatte a pezzi e gettate in sacchi della spazzatura ai bordi della strada.
25 anni dopo il mostro sembra tornato. In realtà, e noi spettatori lo sappiamo sin da subito, si tratta di suo figlio. Figlio che condivide la tetra casa con una sorella disturbata, nata presumibilmente, come incipit racconta, dal ventre di una delle vittime del padre.
Megalomaniac (titolo secondo me brutto e che rimanda a horror spazzatura) è una di quelle opere malsane, perverse, violentissime e cupe.
25 anni dopo il mostro sembra tornato. In realtà, e noi spettatori lo sappiamo sin da subito, si tratta di suo figlio. Figlio che condivide la tetra casa con una sorella disturbata, nata presumibilmente, come incipit racconta, dal ventre di una delle vittime del padre.
Megalomaniac (titolo secondo me brutto e che rimanda a horror spazzatura) è una di quelle opere malsane, perverse, violentissime e cupe.
Una storia davvero malata e che, sarà per la cornice famigliare di fratello e sorella, mi ha ricordato a tratti un altro film visto proprio al ToHorror, il gioiello Tous le dieux du ciel.
Megalomaniac è un ritorno al cinema sporco e disagiante degli anni 80 e 90, quello dei personaggi privi di empatia, violenti, degradati come i luoghi che vivono.
Un film girato benissimo, con due attori principali straordinari e che ha il merito di fondere perfettamente due storie parallele, ovvero quella del figlio che ricalca le orme del padre (in questo senso davvero suggestiva quell'immagine iniziale del padre che tipo Angelo della Morte arriva a terra e ispira quello che, credo, sarà il primo omicidio del figlio) e quella della sorella, una ragazza completamente disturbata (e come può non esserlo una nata in quelle condizioni e poi vissuta con quel padre e quel fratello?), vessata al lavoro, umiliata, senza una sola conoscenza (tanto che parla anche con le torte che mangia) e completamente scollegata alla realtà (è talmente tanto il dolore, la solitudine e il disagio che soffre di una specie di schizofrenia "salvifica").
Ecco, in realtà, e qui secondo me Megalomaniac cala e perde punti, c'è anche un terzo "mondo" intersecato agli altri due, ed è quello ultraterreno (o comunque frutto di visioni). Quei bambini e uomini completamente neri, quell'ammasso di materiale anch'esso nero in soffitta, tutte queste aggiunte orrorifiche oltre a legarsi male col resto del film, oltre ad essere di difficile significato (forse metaforico) aggiungono una non necessaria cornice paranormale e puramente horror ad un film che horror, e anche parecchio, lo sarebbe stato comunque restando nel mondo realistico.
Ecco, in realtà, e qui secondo me Megalomaniac cala e perde punti, c'è anche un terzo "mondo" intersecato agli altri due, ed è quello ultraterreno (o comunque frutto di visioni). Quei bambini e uomini completamente neri, quell'ammasso di materiale anch'esso nero in soffitta, tutte queste aggiunte orrorifiche oltre a legarsi male col resto del film, oltre ad essere di difficile significato (forse metaforico) aggiungono una non necessaria cornice paranormale e puramente horror ad un film che horror, e anche parecchio, lo sarebbe stato comunque restando nel mondo realistico.
Le scene di violenza sono straordinarie (con 3/4 omicidi impressionanti per crudeltà, efferatezza e anche empatia per le vittime), la scelta della ragazza rapita a casa è perfetta sia visivamente che narrativamente (Martha, la sorella, ha finalmente qualcuno con cui parlare e a cui badare), i personaggi secondari sono inquietanti e perfettamente riusciti (i due colleghi arrivi proprio ad odiarli).
Tutto poi realizzato con una regia di grande talento, una fotografia perfetta e cupa e delle ambientazioni tutte fonti di grande disagio.
Restano impressi l'incipit alla Martyrs (incipit che tornerà poi verso la fine del film scena completa), i sopracitati omicidi, la scena dello stupro, quella della torta, lei che imbocca lei simulando affogamenti da fellatio (e pensare che quella ragazza li ha veramente subiti rende la scena molto forte ed empatica), tutta la scena magistrale della cena, vero cinema di tensione.
Un film bello, bellissimo, che viene appesantito e peggiorato da tanti inserti onirici (qualcuno ottimo ma troppi e troppo difficili da capire).
In ogni caso, nel suo genere, una perla
Restano impressi l'incipit alla Martyrs (incipit che tornerà poi verso la fine del film scena completa), i sopracitati omicidi, la scena dello stupro, quella della torta, lei che imbocca lei simulando affogamenti da fellatio (e pensare che quella ragazza li ha veramente subiti rende la scena molto forte ed empatica), tutta la scena magistrale della cena, vero cinema di tensione.
Un film bello, bellissimo, che viene appesantito e peggiorato da tanti inserti onirici (qualcuno ottimo ma troppi e troppo difficili da capire).
In ogni caso, nel suo genere, una perla
7.5 / 8 -
Il primo film visto viene da una nazione, anzi, da un continente, praticamente sconosciuto a livello cinematografico in Italia, il Senegal.
Questi festival sono sempre occasione per vedere film di tutte le cinematografie, anche le più impensabili.
E' la storia di tre mercenari che finiscono (volutamente) in una specie di villaggio-comune al di là del fiume, un luogo che ospita persone in cambio di piccole aiuti nella gestione giornaliera dello stesso villaggio.
La scusa è trovare carburante e resina (per il loro aereo, danneggiato) ma in realtà il capo dei mercenari vuol tornare in quel luogo perchè, nella sua infanzia, successe qualcosa di molto brutto...
Saloum è un film inaspettatamente girato benissimo (e qui c'è una sorta di pregiudizio mio nel pensare che un film senegalese non potesse essere così ben girato), che ha dei protagonisti con dei visi perfetti, che ha un'ambientazione eccezionale (dai, vedere "horror" ambientati in Africa è sempre bellissimo le poche volte che succede) e che per buona parte della sua durata tiene lo spettatore davvero in tensione e super curioso di quello che potrà accadere.
Ma, come successo per Megalomaniac, anche qui stesso problema, film perfetto finchè rimane nel realistico (seppur evocativo) che poi perde molto quando la componente trascendentale viene fuori.
Saloum è un film inaspettatamente girato benissimo (e qui c'è una sorta di pregiudizio mio nel pensare che un film senegalese non potesse essere così ben girato), che ha dei protagonisti con dei visi perfetti, che ha un'ambientazione eccezionale (dai, vedere "horror" ambientati in Africa è sempre bellissimo le poche volte che succede) e che per buona parte della sua durata tiene lo spettatore davvero in tensione e super curioso di quello che potrà accadere.
Ma, come successo per Megalomaniac, anche qui stesso problema, film perfetto finchè rimane nel realistico (seppur evocativo) che poi perde molto quando la componente trascendentale viene fuori.
Intendiamoci, quegli spiriti che sembrano uno sciame di mosche con le corna ma, in realtà, hanno fisicità come gli esseri umani (infatti possono essere uccisi facilmente) son belli e funzionano. Ma quando il film diventa soltanto uno scampare da essi, quasi una via di mezzo tra uno stealth e un western, il film cala.
Molto meglio prima, quando lo spettatore non sa nulla, quando il film può diventare continuamente più cose.
Ed ottima la scelta della ragazza sordomuta perchè proprio quelle con il linguaggio dei segni sono tra le scene più belle.
Ma Saloum è tante cose, forse troppe.
Ed ottima la scelta della ragazza sordomuta perchè proprio quelle con il linguaggio dei segni sono tra le scene più belle.
Ma Saloum è tante cose, forse troppe.
C'è una forte componente geopolitica quasi impossibile da comprendere per tanti noi europei, c'è la componente spiritistica (impossibile manchi in Africa) molto suggestiva ma anche questa abbastanza complessa da inquadrare, c'è il tema degli abusi, della schiavitù e, forse, nel finale anche un accenno alle morti in mare tipiche, ahimè, dei migranti.
C'è' tanta "cultura" dentro ma uno spettatore che, come me, non conosce niente di quei luoghi si ritrova perso in nomi, usanze e leggende, uscendone un pò smarrito.
Non credo che sia un film che mi resterà nel tempo (ieri notte già facevo fatica a ricordare il finale) ma resta il fatto che ci troviamo davanti a cinema di assoluto livello e che dà il meglio di sè soprattutto nel materiale umano, cosa sempre iper gradita.
Non credo che sia un film che mi resterà nel tempo (ieri notte già facevo fatica a ricordare il finale) ma resta il fatto che ci troviamo davanti a cinema di assoluto livello e che dà il meglio di sè soprattutto nel materiale umano, cosa sempre iper gradita.
6.5 /7
Potenzialmente un film bellissimo.
Signe e Thomas sono una coppia.
Tutti e due narcisissimi, tutti e due vorrebbero prevalere l'uno sull'altro.
Il livello di tale "competizione" diventa così parossistico che quando Thomas diventa abbastanza famoso come artista (in realtà le sue "opere" sono solo sedie rubate in esposizioni e messe una sull'altra) Signe, dopo parecchi tentativi infruttuosi, decide di prendere un medicinale russo che le deturperà irrimediabilmente il viso.
Adesso che sono così malata, pensa, tutti parleranno di me.
Adesso che sono così malata, pensa, tutti parleranno di me.
Syk Pike potremmo definirlo una tragicommedia capace di non diventare mai nè troppo tragica nè troppo comica (e questo è un bene) ma restare sempre su quel filo di piccola inquietudine in cui si ride a denti stretti.
Pellicola tutta basata sul gioco psicologico dei due protagonisti, gioco psicologico di grande raffinatezza.
Quello tra Signe e Thomas è un rapporto al massacro, in cui ogni momento significativo di uno deve essere annientato o superato dall'altro.
Se Thomas sta esaltando la sua opera Signe attirerà l'attenzione su di lei (ad esempio la magistrale sequenza dell'allergia nel ristorante), se Signe riesce a mettersi al centro dell'attenzione sarà lui a sminuirla.
E questo tante, tante, troppe volte, tanto che sono almeno una decina di momenti in cui i due si scavalcano in questo gioco.
E' tutto molto interessante, il ritratto psicologico di lei eccezionale, il film in questo senso è davvero originale.
Solo che ha un paio di problemi.
Il primo è che tante, troppe scene, vanno troppo per le lunghe cosicchè il film perde spesso di ritmo.
Il secondo è - anch'esso problema di ridondanza - l'uso troppo frequente del giochino "questo era solo un sogno di Signe".
Ogni volta infatti che Signe ha una trovata per aver successo vediamo delle sequenze in cui questo successo arriva davvero. Per poi tornare sempre alla triste realtà che, pur rovinandosi la vita, nessuno si accorge di lei.
Ecco, un film dall'assunto e prima parte così formidabili poi si ferma su sè stesso tra canovacci usati troppo spesso e scarsa capacità di sintesi.
Ma Syk Pike resta un'opera profondamente interessante e, a suo modo, inquietante.
Racconta i nostri tempi, quelli del successo sopra ogni cosa, quelli del "voglio che si parli di me", quelli dell'individualismo becero (non solo i due protagonisti ma anche quasi tutti gli altri sono esseri umani privi di empatia, nascosti nel loro ego e incapaci di pensare agli altri).
Ovviamente Syk Pike diventa visivamente anche un body horror anche se questo aspetto resterà sempre secondario rispetto a quello metaforico e psicologico (per capirsi l'aspetto di lei è metafora di quello che è disposta a fare, non altro).
Ovviamente Syk Pike diventa visivamente anche un body horror anche se questo aspetto resterà sempre secondario rispetto a quello metaforico e psicologico (per capirsi l'aspetto di lei è metafora di quello che è disposta a fare, non altro).
Ci sono tante scene bellissime, come quella del bar e di lei lorda di sangue, come quella, straordinaria, dell'amplesso sessuale e del funerale immaginato (vero non plus ultra del narcisismo, desiderare la propria morte per immaginarsi tutta la gente che piange per noi), come quella nascosta ma efficacissima di lui che l'accarezza nel bus (perchè una ragazza lo guarda, come a dire "vedi che ragazzo che sono, amo la mia ragazza malgrado è in queste condizioni), come quella dell'inumana manager e delle sue ragazze disabili (la mostruosità che diventa fonte di guadagno) e anche un paio di altre (ad esempio la sopracitata cena).
Però, ecco, un film con un soggetto del genere, con due personaggi così caratterizzati, con tematiche tanto belle quanto interessanti ed inquietanti, secondo me, con un lavoro più asciutto, sarebbe stato straordinario.
In ogni caso un racconto della società che stiamo vivendo davvero disarmante
Però, ecco, un film con un soggetto del genere, con due personaggi così caratterizzati, con tematiche tanto belle quanto interessanti ed inquietanti, secondo me, con un lavoro più asciutto, sarebbe stato straordinario.
In ogni caso un racconto della società che stiamo vivendo davvero disarmante
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