18.6.10

Recensione: "The Road"

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La Speranza è un diritto di tutti, del migliore e peggior uomo, del più felice e del più disperato. Non si può vivere senza speranza, quasi ossimoricamente non si può. The Road ha lo straordinario coraggio di farci credere che, al contrario, ce la si può fare.
Film grandioso, inumanamente bellissimo. Non tutti possono sopportarlo perchè fa paura, non noia, esplorare così a fondo il buio dell'anima sapendo che non si arriverà mai più alla luce.
Ancora Cormac McCarthy.Il pessimismo relativo di "No country for old men" evolve nel pessimismo assoluto del semplice "No country". Non ci sarà mai più nessuna terra per l' Uomo, nessun paese, solo strade su strade di disperazione da percorrere. Che mondo è quello in cui un padre è costretto ad "insegnare" al proprio figlio il suicidio? Che cosa è successo per far sì che gli uomini si mangino a vicenda? La Fine del mondo, tante volte raccontata sullo schermo raramente coincideva nelle altre pellicole con la fine dell'uomo, della sua anima. La Natura, la Guerra o chissàcosa hanno distrutto il nostro mondo. In seguito il Tempo, la Fame, la Disperazione hanno distrutto l'uomo. Cosa rimane? Rimane l'amore che un padre può dare al proprio figlio. Rimane l'amore che un figlio può dare al proprio padre. Solo questo rapporto varrebbe da solo la grandezza di questo film. E' facile raccontare amicizia, solidarietà, amore, tutti lo fanno. Meno facile è raccontare tali sentimenti quando questi sono totalmente incondizionati, puri, vivi, in un mondo senza più un domani.

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E' un messaggio di vita quello che The Road ci regala. Perchè vivere ancora, perchè soffrire, perchè lottare malgrado la certezza matematica che niente serva più? Perchè gioire davanti a provviste di cibo, godersi la bellezza di una doccia se poi comunque la nostra fine è segnata? The Road è come un interminabile Miglio Verde, lungo migliaia di km e decine di anni. Nessun governatore fermerà l'esecuzione, la morte sarà certa e orribile ma finchè le gambe ci sorreggono manteniamo la dignità di essere uomini, rispettiamo questa meraviglia chiamata vita.
E la cosa incredibile, paradossale, di The Road, è come al suo interno ci sia un percorso di formazione di un ragazzo, un' educazione alla vita che in realtà non avrebbe senso. La formazione, l'educazione, presuppongono un futuro, e un miglioramento in esso. Qui non c'è futuro, ma forse riveste ancora importanza il morire da Uomo, acquisire quella maturità che alla fine ti farà accettare l'inevitabile.
Una fotografia pazzesca, livida. Due grandi attori protagonisti. Una storia che si fa dramma, thriller, horror talvolta (in una scena da brividi). 
Forse non avrei mai voluto vedere The Road perchè tutto sommato anche a me piace viver sereno. L' ho visto però, e dimenticarlo è impresa veramente dura. E come Wall-e è il massimo risultato di sempre nell'animazione, The Road, che molto gli somiglia, è probabilmente il best del genere. Una cosa sola gli avrei chiesto in più però, quella che il cartone ci regala: un briciolo di speranza, una minuscola, verdissima, piantina verde.

28 commenti:

  1. Che film ragazzi! Ora lo posso dì, aveveo paura de alzatte troppo le aspettative. Mamma mia che film...
    Un briciolo di speranza però c'è: lo scarabeo, e la scena finale con il raggio di luce sulla famiglia.

    Su filmscoop prevedo che ti scriverà Noodles.

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  2. E' tranquillamente da 10 se fosse soltanto una briciola meno disperato.

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  3. Ma perchè quando trovano quel maledetto bunker , invece di fare il bagnetto non hanno iniziato a prelevare e nascondere il cibo?
    Perchè la madre si suicida in quel modo?

    Bel film ma non così tanto

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  4. Sono domande che hanno risposta, fidati. Sembrano comportamenti assurdi ma il contesto è talmente allucinante che a mio parere ci stanno, eccome.

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  5. Disperato, rigoroso, pessimistico... temo anche verosimile (nello sviluppo a partire dalla premessa fantascientifica). All'altezza del romanzo di Cormac McCarthy.

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    1. Forse con The Road ho un pò esagerato, non è poi piaciuto più di tanto in genere. Ma, come dici, l'ho trovato così verosimile nell'apocalisse che mi ha toccato dentro più di qualsiasi altro film del genere.
      Il romanzo ce l'ho da tempo-
      Devo leggerlo.

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    2. Secondo me la tua recensione e' ottima, nessuna esagerazione... a tutti i miei amici e' piaciuto, alla critica non so :-)

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  6. il libro non l'ho letto, ma so che la scena finale è leggermente diversa, in un particolare che per me è molto importante. Nel film, a parer mio, il briciolo di speranza c'è, ed è dato dal cane, che trova il bambino e lo fa trovare alla famiglia umana. Non è un caso che gli unici umani decenti, siano quelli che hanno con sé bambini e un cane, come un ritorno all'alba degli homo, che divennero tali perché insieme ai lupi-già-cani. Se vogliamo, si può pensare anche ai cani di Anni senza fine, di SImak. Ma forse solo per la presenza della figura canina

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    1. Io sta lettura ancestrale non ce l'avevo vista, mi sembra ottima.
      Sì, il finale del libro è abbastanza diverso.
      E molto più enigmatico

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  7. Le storie post apocalittiche, al pari di quelle con i putrido (che poi spesso coincidono) hanno da sempre esercitato un grande fascino su di me. Mad Max, L'alba dei morti viventi, 28 giorni dopo, The day after tomorrow, Terminator, Io sono leggenda, The walking dead, World war Z (non il film, ma il libro, e cazzo che libro!),chi più valido, chi meno, ma tutti in partenza hanno suscitato in me una grande aspettativa. Ma nessuno di questi mi ha trasmesso la stessa angoscia di questa pellicola, neanche lontanamente. La crudezza e il totale annichilimento dei sentimenti umani che la caratterizzano non ha eguali. Solo un libro è riuscito ad inquietarmi agli stessi livelli, sto parlando di "1984" di George Orwell.
    Mai vista su schermo un'umanità più inquietante di questa, nemmeno in film duri come Mad Max, probabilmente perché in queste storie, per quanto gli scenari fossero molto simili per sterilità a quelli di The Road, resisteva una parvenza di civiltà, selvaggia, spietata e cinica, ma pur sempre con uno scheletro portante a sostenerla. In questo film non c'è più nulla, dopo il cataclisma di cui non è data sapere la natura è morto praticamente ogni cosa: vegetali, animali, ma soprattutto i sentimenti. L'unica cosa che spinge i (sfortunati) sopravvissuti è proprio lo spirito di sopravvivenza, ma in un mondo che è lo zombie di quello che conosciamo sopravvivere significa dover scendere a compromessi indicibili, significa dover lottare come bestie feroci per una manciata di cibo ammuffito, significa doversi difendere da uomini che di umano ormai hanno solo l'aspetto fisico, significa svegliarsi ogni giorno senza sapere quanto ti resterà da vivere, significa dover infilare la canna di una pistola in bocca a tuo figlio per mostrargli cosa fare in caso servisse...
    Hillcoat, restando fedelissimo all'opera di MacCarthy, dipinge un mondo spaventoso, ma tremendamente plausibile, tanto da spingere a pensare che le cose avrebbero davvero così. Ed è proprio per questo sfondo così irrimediabilmente degenerato che la storia dell'uomo e di suo figlio appare così carica di tenerezza e amore disarmanti. Il bambino è per l'uomo l'unica ragione di vita che lo spinge a percorrere le strade di un mondo già morto, che non è più in grado di regalare speranze.
    Si hai ragione, in questa storia non c'è la benché minima traccia di speranza, ed è questo che lo rende unico :)

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    1. Cazzo, non è un commento, ma una contro-recensione coi controcazzi (almeno ho usato due volte "contro" e due volte "cazzo").

      Che dire, tutto perfetto, complimenti.
      Credo che sulla valutazione generale allora siamo d'accordo, The Road sul filone è quanto di meglio abbiamo visto nell'ultimo decennio, un film a suo modo unico, per tutti i motivi che dici perfettamente te (e altri, alcuni gli stessi, che avevo scritto anche io).
      Il paradosso è proprio che essendo il film più disumano (o comunque quello dove l'umanità non ha davvero più ragion d'essere) è quello dove è più emozionante e bello rintracciare l'umanità.
      Ma non devo aggiungere altro a quello che scrivi :)

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    2. Grazie davvero per i complimenti, mi lusinghi :)
      Si senza dubbio, è il film più duro e spietato nel suo genere. Ci sono scene di un impatto visivo ed emotivo fortissimi, come la già citata scena della pistola, o.quella in cui la sempre bravissima Charlize Theron interpeta la moglie/madre che, ormai del tutto persa nella disperazione, decide di andare incontro all'ignoto uscendo di casa in piena notte, completamente nuda ed indifesa. Solo questa scena per il valore simbolico pazzesco che contiene, meriterebbe un Oscar.

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    3. Sarebbe da rivederlo ma non so come mai, per quanto mi sia piaciuto immensamente, non ho mai avuto voglia di rivederlo.
      Sono film che nella prima visione ti danno tutto, e per me questo è uno.
      Ricordo perfettamente però le scene che citi ;)

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  8. Vabbè, è scontato (?) dire che ho apprezzato di più il libro.
    Purtroppo solo se ti chiami kubrick o Darabont sei in grado di fare un film più bello del libro.

    "La Speranza è un diritto di tutti, del migliore e peggior uomo, del più felice e del più disperato. Non si può vivere senza speranza, quasi ossimoricamente non si può. The Road ha lo straordinario coraggio di farci credere che, al contrario, ce la si può fare."

    Ti sbagli, Giusè. Loro portano il fuoco, il bambino porta il fuoco.

    Per me finale positivissimo.


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    1. mi scoccia fare il sarcastico su un bel commento e per un film che amo così tanto ma, scusami, col foco al massimo ce cociono le castagne all'inferno quelli

      addirittura positiviSSIMO?

      marò, allora per i 236.143 scenari possibili migliori di quello che aggettivo avresti usato?

      brava, letto il libro, fatti i compiti

      (io no)

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    2. Ma io il fuoco l'ho letto come speranza.
      Ma non la speranza che il mondo torni come prima, ma la speranza di restare uomini.

      Il finale del libro è diverso, e anche li c'ho visto la speranza.
      Poi boh.

      Comunque nel film manca una scena terribile.
      Forse una delle peggiori lette in vita mia.
      Peccato!

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    3. Il finale del libro ha fatto la storia. L'ho letto, davvero stranissimo, quasi incomprensibile (ho letto solo l'ultima pagina su richiesta).

      e sì, mi avevano detto che c'era una scena tostissima sul libro che nel film non c'è

      ah sì sì, se intendi la speranza di restare uomini allora c'hanno un incendio


      ora sta bona n'attimo perchè m'è presa la matteria de fa il post dei risultati subito

      conoscendomi tra 10 minuti potrei abbandonare l'idea

      ma non me distraete ;)

      aahha

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    4. Giusè, quando parli di finale incomprensibile ti riferisci ai Salmorini?

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    5. Sì, esatto. Ricordo quella frase molto affascinante ma anche tanto misteriosa

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  9. Scrivevi quasi dieci anni fa che dimenticare questo film è veramente dura...vediamo se ci sei riuscito?
    Visto su Netflix con mia grande sorpresa.
    Avevo letto pochi giorni fa la tua rece e non pensavo di poterlo vedere così rapidamente, quasi per caso ( cercavo altro).
    Film molto bello , son d’accordo con quello che scrivi riguardo alla fotografia e come vengono ben rappresentati gli scenari apocalittici del film.
    Se devo trovarci un difetto forse sta nel ritmo del film , troppo lento ma una lentezza che non porta ad annoiarsi.
    Non son d’accordo quando scrivi che il film è senza speranza.
    Per me la speranza è tutta ben evidente nella scena finale.
    Quando il ragazzo trova la sua “nuova famiglia “ con cui proseguire il viaggio.
    E quel mare che era grigio fino ad allora mi sembra assumere una sbiadita tonalità di blu.
    Quello che noto in questo film è la forza che ha l’amore genitoriale.
    Che in The Road è portato all’estremo.
    Lo so che sono due film agli antipodi ma è lo stesso amore che solo un genitore può capire ed è lo stesso che ho visto in Alabama di Alabama&Monroe .
    Li c’è l’amore di una madre verso la figlia che le muore fra le braccia e che ha cercato di proteggere con ogni sua forza ,qua c’è la situazione opposta , un padre che muore fra le braccia di un figlio che ha cercato di proteggere fino all’ultimo respiro.
    Due esiti diversi ma lo stesso amore.
    In The road però questo grande amore assume una forma distruttiva.
    Il padre protegge suo figlio ma a scapito della sua umanità.
    Quell’umanità ancora presente nel figlio invece.
    Perché il ragazzo è puro non può sapere cos’è la morte e non riesce ancora ad odiare.
    Anche insegnarli ad uccidersi con la pistola è una perdita di tempo , non riuscirà mai a farlo ...come tentenna nella scena finale ad usare l’arma per spaventare l’uomo che poi si scoprirà essere uno dei buoni , un amico , la sua nuova famiglia.
    Il padre invece “merita “ di morire perché per il troppo amore verso il figlio ( solo il figlio)..non si dimostra alla fine migliore degli assassini da cui scappa.
    È disposto ad uccidere anche chi non vuole fargli del male: il barbone che aveva incontrato sulla sua strada o il tizio che gli aveva portato via le provviste.
    Ed è il figlio a farlo desistere a farlo tornare sui propri passi , anche se ormai è tardi.
    È sempre lo spirito di protezione che lo fa agire ma non si può giustificare la perdita di umanità che pian piano travolge l’uomo.
    L’indifferenza verso chiunque non sia il figlio è palese nella scena dove il ragazzino vede un suo coetaneo , un bambino che fugge e grida al padre di seguirlo perché ha bisogno di lui.
    Il bambino ha fiducia e voglia di socializzare..cosa che il padre ha ormai perso.
    È rischioso , nessuno lo mette in dubbio ma mai come in questo film la speranza è rischio...e bisogna comunque provarci ad avere fiducia.
    Credo che le parole d’amore più belle che mi rimaranno impresse son quelle che il padre dice a suo figlio : ammazzerò chiunque provi solo a toccarti!
    Dopo essere sopravvissuti al primo incontro con quegli uomini che di umano avevano solo parvenza , come scrivi te.
    Poi ci sarebbe da dire ancora tanto sulla madre del ragazzo che per me non lo ha mai amato.
    Non puoi amare un figlio e suicidarti ...non lo ami se fai una scelta del genere.
    C’è poco da discutere.
    Non ci sono giustificazioni che tengano.
    Poi scusami se mi dilungo ...ma vorrei dire a Giovanni de La confidenza lenta che probabilmente giustificare la scelta del cane come metafora di speranza in tutto il film è abbastanza azzardato.
    Il cane per me è simbolo di fiducia cosa persa dal protagonista appunto e poi se vogliamo trovarci un significato ancestrale ( bho...l’ho detto a caso) mi vien da pensare al vecchio detto “ cane non mangia cane “ da antitesi al cannibalismo praticato dagli uomini .




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    1. eccoci

      sì, dieci anni ma questo non è uno di quei film che si dimentica facilmente...

      peccato non averne scritto più recentemente, i primi anni scrivevo davvero poco di un film (e mi sembrava pure tanto all'epoca...)

      il ritmo del film credo sia perfetto col la materia del film, anzi, è esso stesso il film

      l'angoscia che ti dà, la tristezza, il senso di stanca fine dovevano avere quel ritmo

      per me non c'è alcuna speranza ma quello che dici può portare a una riflessione interessante

      speranza di un futuro "nuovo" nella terra, di una rinascita, non c'è, impossibile

      ma trovare una nuova famiglia è di per sè una speranza e una gioia, è una speranza in una cornice che rimane di non speranza, quasi un sottoinsieme

      bellissimo e pertinente il confronto con Alabama Monroe (che all'epoca non avevo visto)

      tutte le cose che dici dopo sono vere ma è impossibile dimenticarsi il contesto

      non è più la nostra vita, non è più la nostra terra, non esistono più le nostre regole

      qui c'è solo la sopravvivenza e la protezione di un figlio

      insomma, non riesco a giudicare male quel padre, magari un giorno era come me e te, poi si diventa così, altrimenti muori

      si diventa "mostri", magari hai ragione te che non si giusitifica ma io tendo sempre a non giudicare troppo le situazioni, specie quelle incredibili, dove non ho esperienza

      ecco, proprio il confrnto con la madre in questo senso ci viene in soccorso, secondo me è più da stigmatizzare lei che lui, lui ha lottato, ha amato il proprio figlio e l'ha protetto da tutto, lei è fuggita, in tutti i sensi

      meglio diventare mostri dopo aver provato ad essere umani che fuggire subito

      giovanni è un animalista, per lui i cani sono tutto, ma veramente tutto
      quindi la sua percezione è giocoforza condizionata (in senso buono eh, non dico che sbaglia) da questo suo amore sconfinato (credo superiore agli uomini) che lui ha per i cani

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  10. E poi sta speranza che tanti non vedono ( leggendo i commenti) , il fuoco buono sta tutto nel comportamento del ragazzo, nella sua disarmante innocenza.
    L’unico che quando erano nel bunker ha esultato quando ha sentito un cane fuori abbaiare.
    Mentre il padre timoroso dell’eventuale padrone del cane si è invece allertato.
    Poi nella logica del film mi viene da pensare che quel cane fosse lo stesso che appare con la famiglia “sana” che accoglierà il ragazzo alla fine del film.
    È quella famiglia la speranza che te non sei riuscito a vedere.
    Un nucleo famigliare sano per il ragazzo con cui ricominciare a vivere.
    Cosa che è mancata al ragazzo .
    Una famiglia “sana” perché purtroppo secondo me quel grande amore quel proteggere a tutti i costi il figlio anche da cioè che non è pericoloso è espressione di un amore malato.
    Ciao

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    1. i bambini sono l'anima del mondo, il mondo non ancora contaminato, quello dello stupore, della magia, della tenerezza e del dolore per ogni cosa brutta

      quel bambino non è migliore del padre, semplicemente è un...bambino, un essere diverso :)

      leggendo questo tuo secondo commento confermo quello che avevo scritto sopra, ovvero che te consideri speranza quella di aver trovato la nuova famiglia

      ed è un concetto che ci sta alla grande

      la mia non speranza è invece riferita all'impossibilità di tornare quello che eravamo, dobbiamo solo sopravvivere, vivere malissimo, allungare la morte

      ma se c'è qualcuno vicino è un'altra cosa

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  11. Grazie per aver scritto questa recensione :)
    Una sola cosa avresti chiesto in più: un briciolo di speranza, una minuscola, verdissima, piantina verde. Vorrei commentare a partire da qui, perché io ho visto quel briciolo, minuscolo, verdissimo, e anche altri spunti.
    La domanda: c'è qualche speranza? La risposta che il film suggerisce, quasi dichiara svelando apertamente: sì. Avviene poco prima del fondamentale passaggio dal Vecchio al Nuovo.
    Il film agisce per sottrazione, della natura della catastrofe insieme a quella dei colori, ed inizia e finisce senza essere un segmento preciso, lasciando così coesistere diverse ipotesi tra i puntini agli estremi della linea spazio-temporale, seppure alcune più possibili di altre.
    "Tutto ciò che puoi immaginare è reale", soprattutto quando sono gli stessi indizi testuali del film (da un certo punto in poi in un percorso quasi puntuali) a lasciare aperte delle strade interpretative a più livelli, per cantieri dell'immaginazione che possono dar vita a qualunque cosa il testo permetta, grazie a ciò che porta in sé. E il film porta uomini non irrimediabilmemte corrotti dalla catastrofe, acque con ancora un po di blu, uno scarabeo, un volo, un cane, una famiglia. La contrapposizione tra il Vecchio e il Nuovo si fa sempre più marcata, finché il rappresentante di una generazione lascia la strada alla nuova, che ha più fiducia nel prossimo, e a chi è altruista. Il Nuovo, il bambino, vede tutti i segni di vita, fino ai più chiari segni che un'altra vita è possibile: uno scarabeo di un vivido verde, e quasi contemporaneamente, il volo di un uccello. Segni che forse la costruzione di un nuovo mondo è possibile, ci sono delle basi materiali.
    La morte del padre si mostra quasi necessaria poco dopo aver fatto in tempo a mostrare la sua apertura, quasi un permesso e passaggio graduale ad un nuovo accesso al mondo. I bambini diventano i simboli di un altro mondo, della sua possibilità. Solo quando il Vecchio muore, chi seguiva il bambino da tempo si fa avanti. Uno scarabeo, un uccello, una famiglia. E il cantiere stesso che è il film, mostra una nave vicino alla spiaggia. Lo stesso luogo suggerisce ce ne possa essere un'altra, e cosa suggerisce non si possa un giorno navigare? Cosa indica che quel deserto sarà eterno? "Tornare quello che eravamo" no, ma tornare, sì.
    È un film che viaggia nella speranza, non della felicità ma del mantenere vivo un fuoco, con una speranza disperata, ma proprio per il contesto, esasperata e doppiamente motrice: dei passi degli uomini e dei passi del racconto, che infine si identifica con essa. E a parer mio, i passi del racconto vanno a finire nel bacino della speranza fin troppo edulcoratamente, rapidamente. Non ho gradito il modo in cui il racconto è sfociato nella scena finale, mostrando la sua artificiosità con quella visione posta da una mano divina proprio li, così, però l'ho apprezzata da un punto di vista di costruzione di significati. Il futuro è ipotesi si, ma lo è in tutti i sensi, aperto a una strada come ad un'altra, purché coerenti con i passi finora mostrati. Siamo di fronte ad un'Apocalisse o alla Palingenesi? Anche nel primo caso, la fine di un mondo apre le porte di un altro, a cui ci si riferisce anche nella superficie verbale del film. Forse l'arcobaleno non sarà più vivo come nei giorni dipinti di biondo, ma più in là, e al di là del mare, e quel volo, e una ripresa e continuo di umanità? Il film suggerisce che ciò sia possibile e sembra indicarlo con un dito.
    Uno scarabeo e un uccello e una famiglia. Una piccola ma significativa cellula-arca da cui riprendere a vivere. Forse anche l'oceano potrà essere più blu, un po più in là.

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    1. forse è il commento più bello che ho letto su The Road, complimenti

      guarda, io sono uno che vive sempre nella speranza e nel cercare la vita anche dentro la morte

      eppure in questo film tutti i piccolissimi segni di speranza che vedevo paradossalmente mi portavano ancora a più disperazione perchè li consideravo non reali, solo poetici e disperati

      nel libro, che ho letto da poco, la figura del Figlio viene ancora più fuori. Lui è la Purezza, la Bontà, l'Innocenza, lui è la vera speranza per l'umanità. Ok, l'uomo scomparirà? va bene, ma se lo farà lo farà avendo tra di esse come ultimo esemplare il migliore di noi, l'umanità finirà con dentro un cuore in cui batte il bene, non il male

      forse ci sarà un mondo nuovo, un mondo nuovo che non potrà più esser "bello" ma che potrà essere reso bello da quello che gli ultimi uomini hanno dentro di sè

      la felicità, la serenità non andranno più ricercate fuori di noi, nel mondo che ci circonda, nelle cose che facciamo. Ma sono dentro di noi, sono quel Fuoco che doveva essere mantenuto vivo

      continuo a credere che non ci sarà un lungo futuro, che quel bambino sarà l'ultimo di noi, ma magari quel manipolo di persone saprà godere del nulla e di basterà a sè stesso

      grazie del commento bellissimo

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