2.7.18

Recensione: "Il sacrificio del cervo sacro"




L'ultimo film di uno dei massimi registi del nostro tempo, Lanthimos, è l'ennesima grande opera anche se, probabilmente, non raggiunge il livello dell'epocale Dogtooth.
Quello di cui sono sicuro è che Il Sacrificio del Cervo Sacro è la cosa più simile a Kubrick che ho visto in questi ultimi anni (non parliamo, se volete, di livello, ma di tante altre cose).
Un film di colpe e debiti, di errori fatti e cose da restituire, di scienza e fede.
Un film di uomini e Dei.

Non so quanto sia grande questa coincidenza.
Sta di fatto che probabilmente i due film più belli visti quest'anno (ci tengo al "probabilmente "sia perchè mancano ancora 6 mesi sia perchè solo a fine anno capirò quali film mi sono rimasti più dentro), dicevo, forse i due film più belli quest'anno son "greci".
Direte "o.k, piccola coincidenza, quella degli autori greci è ormai un'ondata pazzesca, ci sta".
E' vero. Ma non ci fermiamo qua.
Il fatto è che sia Interruption che Il Sacrificio del Cervo Sacro riprendono fortemente la mitologia greca, in maniera praticamente esplicita il primo (ambientato in un teatro dove si recita l'Orestea), poco meno di esplicitamente il film di Lanthimos.
No, ma non finisce qui. Sì perchè le vicende raccontate nell'Orestea (e in Interruption) sono come il "sequel" del sacrificio di Ifigenia richiamato in questo film.
Insomma, due film greci, due film basati sul mito ed entrambi incentrati sugli stessi personaggi (Agamennone in primis).
Ora, sapete come la penso, a me piace vedere i film a tabula rasa (no trailer, no commenti, no immagini, no trama) e poi scriverne secondo quello che so di mio, senza ricercare nulla.
Quindi se cercate una recensione "colta" che coglie tutti i riferimenti che fa Lanthimos al mito, anzi, ai miti, cambiate canale.
Sono assolutamente convinto che vedere questo film conoscendo bene la materia lo possa esaltare. Ma un film deve avere "sussistenza" propria, non deve obbligarci a sapere le cose per giudicarlo.
Quindi se volete sapere tutto di Agamennone, Ifigenia, Clitennestra e cervi sacri andate a leggere le recensioni di chi queste cose le sa di suo (20%) o di tutti quelli che avranno scritto recensioni copiando qua e là altre recensioni o simil-wikipedia per far bella figura.
Sta di fatto che qualcosa so anche io della vicenda, ne avevo anche parlato col mio amico Rocco.
Quindi so dell' "oltraggio" di Agamennone agli Dei e so del sacrificio che egli avrebbe dovuto fare per "riparare" la cosa e avere acque calme per raggiungere Troia.
Mi basta.
Anche perchè, vedete, i miti greci sono i più grandi scheletri di sceneggiatura che esistano. Anche se non ne conosci la "ciccia", i dettagli, anche se non sei esperto, basta conoscere di ogni mito l'essenziale per capire che, dentro di essi, c'è praticamente tutto delle nostre esistenze, dei nostri rapporti, dei nostri problemi.
Concludendo, questo è un film che possono veder tutti, anche gente completamente estranea alle letture classiche. Non si capiranno certi riferimenti ma poco cambia, Il Sacrificio del Cervo Sacro resta un grandissimo film a prescindere.
Ci tengo a dire che il titolo originale parla di "killing", "omicidio" in senso generico, mentre in italiano, al solito, abbiamo già svelato di che tipo di omicidio si tratti.

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Credo di non aver mai visto in questi ultimi 20 anni qualcosa di più simile a Kubrick che questo film.
In realtà lo splendido prologo (con quel cuore pulsante, forse l'unico cuore pulsante in un film di personaggi quasi privi di slanci di vita) sia tecnicamente (per la lentissima carrellata indietro e poi il ralenti) che per la magniloquente colona sonora, mi ha richiamato i prologhi di Trier.
Sì, ma poi avremo Kubrick ovunque.
La prima scena all'Ospedale ad esempio è praticamente identica all'indimenticabile steady-cam che seguiva Danny nell'Overlook Hotel. Questi corridoi, queste svolte di lato, questo seguire i personaggi in questo inquietante dedalo.
Ma del resto, a mio parere, Shining rimane il più grande riferimento del Cervo Sacro.
Ho notato almeno 3 pezzi in colonna sonora praticamente identici a quelli celeberrimi del film con Nicholson. Uno in particolare, quello con quella specie di violino "sgraziato", avrei giurato fosse lo stesso. Ma sono evidenti, direi espliciti, gli omaggi di Lanthimos a quel film e a Kubrick tutto.
Impossibile non associare le scene della Kidman, specie quelle in camera, ad Eyes Wide Shut ad esempio. Stesse inquadrature, stessa atmosfera, e lei praticamente identica.
Ma oltre a tutti questi riferimenti diretti che vi ho citato l'elemento che più mi ha fatto accomunare i due registi è l'uso degli interni.
Vedete, Kubrick era uno che riusciva a rendere una stanza un personaggio.
L'uso delle inquadrature, la scelta delle stanze, il nitore della composizione, l'ordine assoluto della messinscena, facevano sì che quasi tutti i suoi interni ci restassero nella memoria quasi o come gli stessi personaggi.
E la stessa cosa l'ho notata in questo film, in cui ogni inquadratura d'interni, ogni composizione, mi sembrava kubrickiana. Tanto che nei miei ricordi l'ospedale, la casa di loro, la stanza della conferenza, il caffè e altri spazi mi sono rimasti dentro quanto i personaggi e il loro interagire.
Per il resto questo film resta profondamente lanthimosiano visto che per l'ennesima volta ( 4 su 4, non ho visto Kinetta ) il regista greco ci racconta di un film dai risvolti apparentemente verosimili ma che presenta invece uno status quo assurdo, stranissimo, psicologicamente disturbante.
Ricordo ancora il mio paragone con Saramago, lo scrittore che, senza alcuna spiegazione, ci rendeva verosimile e assodata qualsiasi situazione, anche la più pazzesca.
Ma forse per la prima volta Lanthimos è andato "oltre" l'umano, nel trascendente.
Anche The Lobster aveva elementi soprannaturali (pensiamo alle metamorfosi, anche in quel caso di chiara matrice greca classica) ma sicuramente non parlava del divino.
Perchè, vedete, di questo secondo me parla Il Cervo Sacro, di uomini e Dei.
Andiamo per un secondo a casa di Martin.
Anzi, no, visto che l'ho nominato parliamo un secondo di lui, dell'attore.
E è impossibile non nominare allora il dublinese Barry Keoghan, straordinario protagonista del film.
Il giovane attore irlandese ci regala un ragazzo disturbato, inquietante, apparentemente docile e remissivo ma in realtà al confine del demoniaco.
Il suo sguardo è pazzesco, la sua calma insopportabile, roba che vorresti prenderlo a schiaffi dalla mattina alla sera.
Pensavo "o.k, c'ha sta faccia da cazzo, è molto bravo ma semplicemente il ruolo gli si addice".
Poi, però, l'ho ricordato in Dunkirk dove interpretava un personaggio completamente diverso e che ci regalava emozioni completamente diverse, come dolcezza, empatia e persino dolore.
E allora posso dirlo, grandissimo attore.

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Andiamo a casa sua, di Martin.
Il ragazzo sta vedendo insieme a sua madre e a Farrell un film, "Ricomincio da capo" con Bill Murray (che, se ci pensate, sempre di un "sortilegio" parla).
Mentre i nostri protagonisti interagiscono tra loro si sente Murray che, nel film, dice:
"Non ho detto di essere Dio, ho detto di essere UN Dio".
Ecco, io in questa frase che ho captato ci ritrovo quasi tutta l'anima del film.
E non mi riferisco solo al concetto di politeismo che richiama l'Antica Grecia ( "un" Dio ) ma al ruolo di Martin stesso.
Del resto lo stesso ragazzo lo presenta come suo film preferito e se Lanthimos c'ha scelto quella scena un motivo deve esserci.
Io credo che in questo film Martin rappresenti un dio dell'Olimpo.
Del resto, riprendendo il mito, è "a lui" che deve essere sacrificato qualcuno, per riparare al danno subito, la morte del padre.
Ma l'aspetto più interessante è che non credo che Martin, ragazzo molto disturbato, fosse già un Dio o un semidio di suo, ma che appunto quello che è successo, il danno procurato, gli abbia donato questa specie di poteri.
In realtà il film è da prendere in senso metaforico, se qualcuno commette un errore poi, in qualche modo, forse per mantenere la stessa armonia del mondo, deve pagar pegno con la stessa moneta.
Pensiamo anche alla scena del morso, quella che lo stesso Martin definisce come metafora di tutto. Lui morde Farrell e, allora, per riparare l'"offesa", deve mordere anche sè stesso,  anche con più violenza (perchè il "reo" iniziale è quello che deve pagarla più caramente, è lui la causa di tutto).
Tra l'altro su questo concetto di senso di colpa torneremo sopra.
Insomma, è come se ci fosse una forza più grande di noi, quella che tiene in piedi il mondo, per cui chi commette un atto lesivo contro qualcun altro deve poi pagarla.
Ed è questa forza "sovrumana" che, credo solo temporaneamente, rende Martin un qualcosa oltre l'uomo.
Ma la cosa molto bella e per me interessantissima è che poi in questa mia visione deistica Lanthimos abbia messo dentro degli aspetti che, invece che i classici greci, richiamano moltissimo la "nostra" religione.
Come non ricordare, ad esempio, la scena della ragazzina che si alza e va alla finestra?
E' un "Alzati e cammina" detto da Martin fatto e finito, praticamente identico alle Scritture.
(tra l'altro non so se ci avete fatto caso ma in mezzo a tutte quella macchine si vedono anche due sedie a rotelle, quelle dove staranno poi i due fratelli).
Oppure ripensiamo alla scena in cui la Kidman "adora" i piedi di Martin (o la figlia che "striscia" verso di lui).
O a quel bimbo che piange sangue.
Ora magari è colpa della mia ignoranza e tutte queste scene hanno riferimenti nei miti greci. Ma a me, scusate, paiono richiami palesi a Gesù Cristo e al cattolicesimo.
In ogni caso, da dove vengano vengano, è secondo me indubbio che Martin non sia semplicemente un ragazzo.
Come detto la sua deificazione può essere dovuta a qualcosa anche più grande di lui, a questo concetto ancestrale di colpa e debito.
Ma lui sa perfettamente che finchè non ci sarà un sacrificio lui e Farrell saranno vittime di un sortilegio per cui i loro ruoli saranno molto simili a quello di dei e uomini nei miti greci.
Tra l'altro, ad un certo punto, il preside della scuola (ah, guardate quella scena come è costruita, è identica al colloquio di Jack Torrance col proprietario dell'Overlook) dice a Farrell che sua figlia ha fatto un tema su Ifigenia.
Ma la ragazza era all'ospedale da tempo, quindi questo tema è da riferire a settimane prima, prima ancora che, ad esempio, la ragazza conoscesse Martin.
Questo ci fa capire come già sin dalla morte sotto i ferri del padre di Martin tutti fossero ormai entrati nel "sortilegio". Anche la ragazzina, non sapendolo, era già dentro, tanto è vero che ben prima di tutto quello che le accadrà parlava di Ifigenia a scuola.
E, a un certo punto, lo stesso Martin dice a Farrell "sapevi che prima o poi saremmo arrivati a questo momento critico, ne avevamo parlato", a ricordarci da quanto tempo (dall'omicidio) tutto fosse ormai scritto, anche se molti protagonisti ne erano inconsapevoli.
Ecco che qui possiamo parlare un attimo del personaggio del chirurgo.
Lo vediamo parlare col ragazzino tranquillamente, avere sempre un tono fermo e deciso, mai servile.
Eppure lui è sempre completamente succubo del ragazzino tanto che ogni cosa che lui gli dice di fare Farrell, poi, la fa.
E non è un caso che proprio quando per la prima volta si rifiuterà di fare qualcosa(la seconda visita a casa Martin) suo figlio avrà la paralisi alle gambe.
Questo, tornando a sopra, ci rende ancora più probabile la lettura del "Martin-Dio".
Tu hai osato dirmi di no, io ti punisco subito.
Tornando al chirurgo è comunque un personaggio molto complesso.
Agisce solo per senso di colpa, ma un senso di colpa probabilmente più terreno, non sovrumano.
Tanto è vero che malgrado mille evidenze lui proverà sempre a dare una risposta scientifica a tutto (un pò come Thelma), a non credere nel sortilegio, a non ritenere possibile che quel meccanismo di debito e colpa di cui abbiamo parlato abbia matrici così trascendentali.
Ed è molto interessante quindi vedere quest'uomo accondiscendere per mesi a un ragazzino per poi, nel momento più critico, non "credergli" più.
Ma la cosa più strana è come ad un certo punto questo concetto del senso di colpa colpisca entrambi i suoi figli.
Sia il bimbo che la ragazzina, infatti, verso la fine del film iniziano a scusarsi coi genitori di qualsiasi cosa, anche piccolezze.
Il bimbo ad esempio di non aver tagliato i capelli (Sansone?), la sorella di avere un pò alzato la voce in ospedale.
E' come se i genitori rappresentassero per loro quello che Martin rappresenta per Farrell.
E' come se loro "ereditassero" il senso di colpa del padre e pensassero di essere in quella condizione per delle loro mancanze.
E, anche se il film, come tutti i Lanthimos, è quasi assolutamente solo cerebrale (ripeto, il cuore pulsante dell'inizio è l'unico che batte) questa cosa è abbastanza struggente.
E diventa talmente parossistica da portarci ad una scena quasi assurda, quella in cui la figlia, con un lessico forbito, innaturale, da letteratura (miti greci) vuole convincere appunto il padre che è lei a dover essere uccisa.
Questa traslazione del senso di colpa l'ho trovata potentissima.

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Tra l'altro, sempre restando al senso di colpa, passano forse sottotraccia ma io ho trovato importantissime due frasi.
E sono quelle di Farrell secondo cui "un chirurgo non uccide mai, lo fa l'anestesista semmai" e quella, opposta, del suo anestesista "solo i chirurghi uccidono".
Questo apparentemente togliersi ogni colpa, quasi di default, la trovo la cosa più simile alla frase di Agamennone riguardo la cerva sacra, ovvero l'esclamare che nemmeno Artemide ce l'avrebbe fatta a ucciderla.
E' in quella frase probabilmente l'arroganza ferale che contribuirà al sortilegio.
Lanthimos, al solito, ci racconta di rapporti interpersonali freddissimi, in cui avvengono dialoghi monocordi e banali (splendida la scena del purè di patate, quasi una "critica" all'intera filmografia lanthimosiana), in cui non ci sono mai veri slanci di vita, in cui l'educazione è ferrea e piena di regole (il prato, il cane).
E, come sempre, ci sono alcuni riferimenti al sesso, ma un sesso mai bello, sempre stanco, sbagliato (la sega al padre nei ricordi di Farrell, quella della Kidman all'anestesista, il suo fingersi morta per eccitarlo), un sesso che pare, come in tutti gli altri suoi film, qualcosa di incidentale, che capita.
La regia è solida, granitica, elegantissima e senza mai una sporcatura.
C'è la god view (e, pensateci, già lo stesso nome dice qualcosa...) del bimbo che crolla in fondo alle scale mobili che è pazzesca.
La colonna sonora è invadente, onnipresente, fastidiosa e, per questo, magnifica.
Perchè è proprio il fastidio, l'inquietudine, quello che ti regala questo film.
Un film che ti emoziona poco, che va tutto nella testa e, per questo, non si ha subito la percezione di eventuale capolavoro.
Ora come ora io non lo vedo epocale come Dogtooth, ma c'è bisogno che mi si sedimenti dentro.
In realtà un personaggio che non sarebbe cerebrale c'è, ed è quello della figlia.
Lei sa cantare, lei sa piangere, lei sa avere aspirazioni, lei ha sogni, lei ha voglia di innamorarsi.
E' un personaggio vivo, romantico, ma messo in un contesto che non le appartiene.
E il suo rapporto con Martin, che tra l'altro prenderà tutto l'enigmatico finale, è forse la cosa più difficile da leggere di tutto il film.
Questa attrazione non se ne andrà mai via.
Non si sa se è una fascinazione per il male, se rappresenta il legame "ancestrale" del mito (il Dio e la Vergine, alla fine era lei quella che avrebbe dovuto essere sacrificata) o è, semplicemente, la cosa più facile e bella che possa esserci, il puro innamoramento umano.
Fatto sta che bisogna rifletterci sopra.


Ma per chiudere voglio andare agli spaghetti.
Martin scopre che il suo modo di mangiarli, che lui riteneva speciale, è quello che usano tutti.
Scoprire questo, dice lui, gli ha fatto più male della stessa morte del padre.
Forse è questo quello che accade quando un essere che si sente diverso, sopra gli altri, divino, si rende conto di quello che in realtà è o quello che tornerà ad essere, ovvero un comune, insignificante, essere mortale

8.5 / 9

78 commenti:

  1. Che bella, magnifica recensione come sempre.
    Hai analizzato tutti i punti centrali del film, senza, giustamente, perderti in "spiegazioni intellettualoidi" solo per dimostrare di dire "ho capito tutto" (come hai giustamente detto anche tu). perché alla fine come dici tu, secondo me non serve avere già di per sé una conoscenza, delle premesse per capire il valore di questo film. Penso in effetti che questo Lanthimos che è ormai lanciato al cinema internazionale (con the lobster e ora con questo), sia per gli attori coinvolti che per il tipo di distribuzione, stia in qualche modo evolvendo il suo stesso stile. Mi spiego meglio: lui è consapevole ora di stare parlando a tanta, tantissima gente e quindi sfrutta questa piattaforma di lancio per lanciare appunto tutto il suo mondo.
    è geniale proprio il fatto che, come dici tu, ci siano riferimenti alla religione, agli dei in generale e non semplicemente alla Grecia (Lanthimos appunto ora non è un semplice regista greco, che fa film per i greci, con una produzione greca e attori greci) a ribadire quello che dicevo prima. Lanthimos parla a tutti, in senso universale, prende un concetto che certo per i Greci ha assunto un ruolo importante e lo rende adatto a tutti. E lo fa proprio in un tempo in cui la religione (a prescindere da quale essa sia) ha assunto un ruolo meno centrale rispetto ad una volta, dove tutti credevano e si affidavano ciecamente ad essa. Ora tutto è scienza, tutto si spiega, tutto si cura. Ma qua non si riesce, non si può e non si capisce il motivo.
    Per questo è anche geniale questo film, perché ok ci sono metafore, ma sono metafore, non precise e semplici rappresentazioni del concetto di dio. Questo rende il tutto ancor più strano per lo spettatore, perché ci mette di fronte ad una situazione di vero terrore psicologico: perché se tu ad un tratto ti ritrovassi in una situazione in cui non sai perché, non sai in che modo e come sia possibile, ma in ogni caso devi compiere un gesto estremo perché non ci sono alternative razionali, non hai appunto alternative. Devi comunque in qualche modo confrontarti con questa dimensione soprannaturale. Ed è quello che facciamo anche noi spettatori, ci confrontiamo con questa dimensione, non dobbiamo capirne precisamente i dettagli, quello che conta è che questa dimensione c'è e fa paura.
    Lanthimos alla fine come sempre ha fatto ci parla di nuovo di una famiglia (qui mi sorge un confronto con Haneke, l'altro grande pazzo capace di disturbare) e di come questa debba confrontarsi con il mondo circostante (il mondo esterno in Dogtooth, la perdita di un caro in Alps, il concetto stesso di famiglia e di coppia in the lobster). In questo caso la famiglia si confronta con qualcosa di nuovo e in parte estraneo (entrambi i genitori sono medici alla fine). E di nuovo torno sul concetto di prima: la famiglia è una famiglia universale, perché Lanthimos parla a tutti. Non è più un confronto con una realtà più direttamente greca come poteva essere Dogtooth. Di nuovo bellissimo il confronto con Kubrick, e aggiungo (per continuare a tediare con questa affermazione che ormai ha davvero annoiato) che Kubrick stesso parlava ad un pubblico internazionale. Questo ritorno ad un cinema di genere che si apre a tutti gli spettatori è secondo me davvero importante nei nostri tempi. Perché purtroppo spesso autori importanti e originali (il vero senso di Autore quindi) rimangono per una sola e piccola nicchia di cinefili. Invece in questa maniera il grande cinema, quello che arriva alle masse, non è per forza slegato dall'autorialità e questo Kubrick ce l'ha più volte insegnato. E davvero abbiamo bisogno di grandi autori come Lanthimos che creino un cinema così internazionale, che sia fusione di culture, di nazioni, di tradizioni cinematografiche e culturali diverse.

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    1. Nonostante tutto ciò, anche io ho apprezzato di più Dogtooth (quello è da 10 e lode insomma ahahaah), forse mi ha maggiormente scosso e divorato. In ogni caso vedremo cosa combinerà il nostro Lanthimos con il prossimo The Favourite, che a quanto so sarà ambientato nel diciotessimo secolo. Lanthimos insomma si cimenterà in un altro contesto, in un altra epoca e forse chi lo sa anche in un altro genere. e quindi di nuovo mi sorge spontaneo il parallelo con Kubrick, che più di ogni altri ha saputo spaziare da un genere all'altro pur mantenendo sempre un'impronta stilistica personale e riconoscibile. mi scuso per la lunghezza e la ripetitività di molti concetti, ma quando ti leggo post visione dei film non riesco a trattenermi ahah
      W il cinema, W Lanthimos, W ilbuioinsala

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    2. 1 quando un autore di questo livello finisce negli Usa quasi sempre si sputtana...
      Lanthimos no. Certo ci sono gli attori di grido, certo c'è una tecnica superiore, certo ci sono colonne sonore all'americana e tutto quello che vuoi. Ma i suoi due film fuori grecia sono comunque due film di un autore che resta tale, che tira fuori soggetti complicati e non piacioni, che non si svende mai nell'anima (giusto un pò nella forma)

      2 sì, io credo fortmente che Lanthimos abbia scritto un testo politeista, ma non nel senso riguardo una religione politeista (o, più che religione, la tradizione letteraria) ma nel senso che è un film dove ci sono riferimenti a più Dii (direi al posto di dei).
      Però, nel contempo, la base della tragedia greca è fortissima. E credo non sia un caso che più che di Dio possiamo parlare di Gesù (alzati e cammina, i piedi, il sangue) visto che la base della tragedia greca era questa unione tra uomini e dei, questo loro interagire. E il nostro Dio, invece, è sempre astratto, lontano da noi. Ecco, invece Gesù ha una funzione più simile

      3 Sì, la lotta di Farrell contro l'irrazionale arriva al punto Z, alle lacrime dagli occhi. Fino a lì il tentativo, prettamente umanistico, di razionalizzare è fortissimo.
      Ma poi davanti alle classiche cose "più grandi di noi" c'è poco da fare. Credo ci sia anche una piccola metafora di quelle situazioni disperate in cui tu, non avendo altro, ti affidi al soprannaturale (maghi etc...).
      Solo alla disperazione ultima cedi

      4 Assolutamente, l'analisi della famiglia è centrale in Lanthimos. E sempre questa è minata da qualcosa che la rende "sbagliata". In questo caso possiamo parlare di un virus, qualcosa si esogeno (si dice così) e non endogeno come in Dogtooth (il virus è creato dalla famiglia stessa). Martin è un virus, come del resto il personaggio di Visitor Q o di Borgman.
      Quindi abbiamo una famiglia malata per qualcosa di esterno, interno e, nel caso di Lobster, sociale

      5 quoto tutto alla grande. Sono questi i film, ancora più di Dogtooth, che possono cambiare le cose, affinare gusti, mofificare distribuzioni. Sono operazioni ibride, grande cinema, con buoni mezzi, ma che ti porta a riflettere, a non essere evasione

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    3. 6 ah, già ne ha in mente un altro?
      ecco, qui forse Kubrick, per adesso, era molto più poliedrico, secondo me Lanthimos ha punti molto più fermi e meno capacità di andare qua e là
      tra l'altro per me sto film è profondamente kubrickiano ma prima mai mi era venuto in mente un paragone tra i due. Quindi prendiamoci Lanthimos, dimentichiamoci questo parallelo e vediamo che succede

      grazie mille, davvero ;)

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    4. Quoto davvero tutto ciò che hai scritto!

      Il mio riferimento a Kubrick era prevalentemnete un modo per esaltare quanto il cinema per il grande pubblico potesse comunque avere una componente autoriale. Non intendevo metterli a confronto per paragonarli, assolutamente.

      Esatto è proprio come dici tu: il suo stile quello, i temi, l'ansia e il disturbo (il tipo di ansia e di disturbo che è proprio tipica di Lanthimos), semplicemente qui è potenziato, come se avesse un grande megafono con cui dire le cose più forte.

      L'uso della cultura in questo caso forse è il migliore e reale esempio del suo valore nell'arte. Perché appunto non è pura erudizione, non è un modo per portare lo spettatore a ricercare tutti i singoli riferimenti così che tutti possano sentirsi più bravi, è un modo per creare il contesto. il suo contesto, in cui appunto come ho già scritto tutto ci appare sensato e funzionale.

      Ora che mi parli di affidarsi al soprannaturale, mi viene in mente un altro film che seppur tremendamente diverso di nuovo trattava questo dedicarsi ad una dimensione meno razionale: Magic Magic (nella scena finale davvero c'era da parti di tutti un abbandono disperato a quella dimensione).

      Speriamo davvero che Lanthimos continui su questa strada, perché in questo caso i "virus" che diffonde sono particolarmente graditi ahaha

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    5. no no, ma infatti è perfetta quella cosa riguardo Kubrick

      dicevo solo che poi parlando anche di fare tanti generi diversi forse rischiavamo una sovrapposizione troppo forte e, per adesso, "sbagliata" (nel senso che Lanthimos per adesso non l'ho visto come un astronauta di generi)

      assolutamente. Il Cervo Sacro è un film colto ma di quella cultura che genera curiosità e stimola il cervello, non di quella che sembra elargita da qualhe narcisista intellettualoide...

      ah, che grande esempio...
      Magic Magic è uno dei miei film preferiti. E sì, direi che il tema è centrato in pieno ;)

      una marchetta, prima o poi, la fanno tutti

      spero tanto non accada ma la paura c'è ;)

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  2. Avevo grandi aspettative riguardo a questo film, ma purtroppo mi ha deluso molto .
    Dogtooth è stato un capolavoro, con Alps, a suo modo, Lanthimos aveva cercato di alzare l’asticella creando un film davvero interessante e che restava dentro per giorni e giorni . Con Lobster qualcosina iniziava a scricchiolare ma gli spunti erano parecchi e il film era comunque interessante, ma questo Cervo proprio non L ho trovato per nulla stimolante , nessun evento inaspettato, è tutto già scritto nei primi minuti del film . Ho avvertito una gran paura di fallire e per questo dover stupire a tutti i costi. Ovviamente questo è un mio parere personale, questo è ciò che ho sentito, e mi spiace moltissimo perché L attesa per questo film era molta.

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    1. molto bene, amo sempre le discordanze

      è buffo come ogni tua frase io l'ho vissuta praticamente al contrario ;)

      tra l'altro secondo me anche Alps e Dogtooth, allora, non brillavano per capacità di stupire, erano due sceneggiature enormi ma che procedevano abbastanza lineari

      io credo che tu sia di bocca meno buona della mia Davide (è un complimento eh) e che quindi questo upgrade di Lanthimos lo digerisci male perchè sei troppo legato ad un cinema (europeo) più sporco e concettuale

      ma magari mi sbaglio

      comunque, ripeto, meno male questo dissenso ;)

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  3. Eccolo!
    Quanto è stato difficile guardare questo film, che male, che male!
    L'atificiosità dei rapporti, quella famiglia nascosta dietro un muro di menzogne che non va neppure sfiorato, comportarsi sempre secondo decenza, educazione, correttezza esteriore. Mai un gesto spontaneo, sincero.
    Altro che senso di colpa! Quando i famigliari di Farrell capiscono finalmente come andrà a finire tutti a cercare di compiacerlo, trovare il modo di dimostrare che io devo essere salvato: visto mi son tagliato i capelli e da grande farò il tuo stesso lavoro, guardami nel tuo vestito preferito, uccidi me salva gli altri (la più subdola).
    Il ragazzo è incredibile, mette addosso un disagio inesprimibile, la scena della pasta è da pelle d'oca "n'tal bus dal cù" (francesismo).
    Stupendo che Kidman non mostri alcun sintomo mentre ormai avrebbe dovuto, un tarlo di dubbio lo instilla, probabilmente quel giovane non era onnipotente, che mai ci fosse un'altra soluzione? Con i ragazzi ha avuto più a che fare, che mai... ma che mai cosa in realtà?
    Ineluttabile finale (sorvolando che girare così a caso non ha senso, non importa qui), lasciare la scelta al caso, i primi terribili colpi a vuoto. Poi la tavola calda.

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    1. "L'atificiosità dei rapporti, quella famiglia nascosta dietro un muro di menzogne che non va neppure sfiorato, comportarsi sempre secondo decenza, educazione, correttezza esteriore. Mai un gesto spontaneo, sincero."

      questo non è il Cervo Sacro, questo è tutto Lanthimos. E l'hai detto perfettamente

      ma che cosa buffissima

      te quindi sei del parere OPPOSTO al mio e quello che mi ha anche scritto mio fratello in una chat

      io ho visto quelle scuse dei figli in una maniera talmente sincere da essere quasi struggente. Forse deriva dall'avere una figlia.
      Io ho ragionato così
      dei bimbi stanno vivendo una cosa terribile, alla quale non sanno dare spiegazioni. E quindi nella loro mentalità, nella loro poca esperienza, trovano motivazioni in piccoli sensi di colpa (i capelli, la sfuriata) perchè sono gli unici elementi in cui intravedono un loro errore e, di conseguenza, questa punizione

      io l'ho trovati sincerissimi, te subdoli, bellissima sta cosa

      la scena degli spaghetti è top 5 dell'anno...

      sulla Kidman ci devo riflettere, forse mi serve un'altra visione

      la tavola calda, ancora una volta ;)

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    2. L'uomo che Lanthimos rappresenta non è un bell'uomo; credo di ""avere ragione"", per quel che vuol dire, io in quel passaggio.
      Ma in effetti è bellissimo che voi l'abbiate letta in quella maniera, differente, sincera. ;)

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    3. no no, mi sono spiegato male ;)

      mio fratello la pensa esattamente come te

      l'uomo di lanthimos non è un bell'uomo ma i figli sono una cosa diversa (anche in Dogtooth)

      non lo so, io c'ho visto una tenerissima maniera per dire "noi abbiamo solo queste colpe, perchè ci sta succedendo questo?"

      ed è molto interessante che lo dicano al padre, per loro è lui "Dio", quello che fa succedere le cose, il loro eroe ma anche punitore

      tra l'altro non mi ricordo se nel film si vede mai che loro due sappiano la cosa di Martin...

      comunque bello così ;)

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    4. P.S.Stupido.

      Ma... dare a Farrell il numero di uno degli innumerevoli maghi che ti pubblicizzano sul blog no eh?! Tutto si sarebbe concluso al meglio.
      Al massimo qualche anacoluto e congiuntivo scarpucciato.

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    5. io l'avrei affidato a lei ;)

      https://www.youtube.com/watch?v=TuoXjZ4nHyQ

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    6. Io confermo ciò che dice Edo. La figlia che fa il discorso "struggente" al padre riguardo al suo sacrificio, è la stessa che parlando con il fratellino ha l'enorme sensibilità di chiedergli il suo mp3 una volta schiattato. A me sembra che le 2 conversazioni non possono essere entrambe vere, ci sarebbe un'incoerenza nel personaggio. Una persona che se ne sbatte della morte del fratellino può offrirsi volontaria per salvarlo?
      La scena del piccolo che striscia per tagliarsi i capelli, se non sbaglio, arriva subito dopo. Ormai ha capito che è una battaglia e che sta perdendo, e l'unico campo dove vincerla è la considerazione del padre.

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    7. non c'è nessuna incoerenza

      la conversazione con il fratello è una conversazione normale, lui sta male e lei dice quello

      la cosa col padre è sotto sortilegio, lei si è immedesimata come la vergine da sacrificare, direi addirittura che desidera quello

      io sono sicuro delle miei ipotesi e di sicuro delle mie sensazioni ma leggo con interesse anche le vostre

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    8. non vedo alcun elemento dove sembra che il padre stia scegliendo uno o l'altro

      dove sembra che uno dei due stia "perdendo"
      io vedo solo due ragazzini disperati che si aggrappano a cose da bambini per giustificare quello che gli è successo

      ma è bello avere due opinioni non direi diverse, ma addirittura così opposte

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    9. Una conversazione normale non direi, una sorella che vuole sacrificarsi per il fratellino credo userebbe altre parole piuttosto che dare per scontata la sua morte e preoccuparsi del mp3 perso, siamo proprio ai comportamenti opposti.
      Per me a lei interessava solo Martin, avesse potuto se ne sarebbe andata con lui infatti, lui che li stava uccidendo, fregandosene della famiglia, padre tanto amato compreso.

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    10. forse non ci stiamo capendo

      secondo me non esiste proprio mai la faccenda della competizione tra fratelli, il fatto del "devo morire te o io"

      tra l'altro in quella scena i due sono lontanissimi dal sapere la faccenda del sortilegio, la cosa che qualcuno deve morire

      ed esattamente, lei si comporta in quella maniera proprio perchè in quel momento non gliene frega di nulla se non di Martin

      poi invece quando anche lei starà così male sa sentirsi morire agirà come il fratellino o come qualsiasi bimbo che non capisce perchè se ne sta andando. E che solo scusandosi coi genitori può trovare un senso, non c'è altro di male che hanno fatto

      fino a quando lei non cadrà così dentro al sortilegio dal pregare di essere uccisa, non a caso è diversa, parla in maniera completamente differente, non è più una ragazzina ma un ruolo della tragedia

      tra l'altro è stata rifiutata da Martin, quindi preferirebbe veramente morire a quel punto

      io ho visto tutto molto linearmente e sono sicuro delle mie sensazioni o idee

      la vostra lettura secondo me ha grandi falle e pensare che il senso di colpa possa essere simulato secondo me va anche contro alla dimensione da tragedia greca del film

      ma fino a che Lanthimos non ci risponde c'è poco da fare

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    11. Dopo aver visto kung fu panda, è uscita una discussione con un amico sul segreto dell'oca, papà del panda.
      "Ti rivelo un segreto". El me amis insisteva fosse che l'oca, ovviamente, non era il vero padre. Io gli ho risposto che non aveva capito un tubo, il segreto era che non c'era nessun segreto, per l'appunto il messaggio importante del film etcetc. Lui mi fa, no, quella è la scusa, ovviamente il segreto è che lui non è il vero padre. E io Arghgh come fa a non capire.
      Poi esce il due (che non ho visto) e mi dicono che in effetti l'oca non era il vero padre.

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    12. morale della storia quando uscirà Il Cervo Sacro 2 avremo risposta

      dice la Marvel abbia già preso in mano il progetto

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    13. comunque commento geniale e che me fa morì dal ride

      grande cuore Kung fu Panda, il su babbo e la tartaruga saggia :)

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    14. Passo per passo

      La competizione non è che è tra fratelli, è tra tutti. La Kidman dice a Farrell che deve sacrificare un figlio tanto sono in tempo a farne un altro, propone di mettersi il vestito che piace a lui come ha detto Edo, e i comportamenti dei figli li abbiamo già detti.

      Lontanissimi dal sapere che qualcuno deve morire? Io ricordo diversamente, lei è sulla sedia a rotelle e poco prima Martin ha detto che si devono sbriga a sceglie che al figlio rimane poco tempo.

      La scena del rifiuto di Martin mi sembra avviene dopo il suo discorso, ma posso sbagliarmi. In ogni caso ripeto che una persona che vuole sacrificarsi per salvare la sua famiglia si comporterebbe in maniera completamente diversa. Piangerebbe per paura di perderli, userebbe parole di conforto che ne so e non dire a un bambino che è certo che muore. A parte la recita non c'è una sola scena dove lei sembra avere in testa le sorti della famiglia, le interessa solo di se stessa e Martin mi sembra evidentissimo.

      Anche io ho visto tutto linearmente. Pace

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    15. confermo che sono in disaccordo su tutto...

      martin dice del sortilegio solo al padre, ma i figli non sanno nulla, se non, forse, alla fine

      la scena del rifiuto di Martin è prima, basta dire che dopo è in sedia a rotelle...

      mai vista nemmeno la Kidman in competizione con nessuno. Deve essere ucciso un figlio e lei è cinica nel parlarne

      come ho detto sopra lei alla fine non è più lei ma è completamente dentro il sortilegio e rappresenta perfettamente il ruolo di vergine sacrificale della tragedia

      poi oh, siamo entrambi sicuri di cose opposte, impossibile trovare punti in comune, non muore nessuno

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  4. Nella tua recensione e nei commenti è emerso quel poco che avrei potuto esprimere io e tanto altro che si sente, si avverte, si prova e magari non si riesce a tradurre in parole. Questa è, peraltro, una condizione piuttosto vicina al film in quanto tutto l'inespresso della prima parte fuoriesce nella seconda.

    Tre scene con la figlia che mi sono rimaste impresse: il padre ne "esamina" il canto controllandone respirazione e intonazione e le suggerisce poi di farsi mettere più avanti nel coro; lei che canta appoggiata all'albero mentre Martin ascolta assorto; le sue gambe che crollano durante le prove. Mi pare sia questa la successione e non trovo casuale che in tutte e tre il canto veicoli emozioni diverse (gioia, freddezza, resa) e contemporaneamente - credo - siano gli unici momenti in cui lei canta.

    Più di così non so che dire, per fortuna le tue osservazioni sono state illuminanti!

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    1. bellissimo commento, altrochè

      anche il canto (e sempre in Lanthimos) appare metodico, spento, rituale

      però allo stesso tempo (e l'ho accennato anche io) questa cosa del canto rende il personaggio di lei romantico, umano. Anche se canta quella canzone in quel modo c'è la tenere sensazione che quella ragazza abbia un mondo dentro (l'unica che lo ha) e non è un caso che una volta riusciamo anche a vederla con gli occhi lucidi

      no, il canto è imporantissimo e mi piace la tua interpretazione ;)

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  5. spero stasera o domattina di rispondere a tutti ;)

    ancora non ho letto nulla ma i messaggi lunghi e di utenti competenti preferisco leggerli nel momento in cui rispondo

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  6. Questo segnato da mesi sul calendario! Regista di altro livello non c'è dubbio, poi da quando è andato in USA con Lobster è migliorato! Assolutamente da vedere

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    1. ah, vedi, te addirittura lo vedi migliorato negli Usa, quanto è vario il mondo ;)

      per me The Lobster resta il suo film più debole ma solo perchè il meno coeso e quello che, in alcune parti, mi ha fatto più storcere il naso

      però come soggetto e per alcune cose è un mezzo capolavoro come gli altri ;)

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    2. Visto finalmente questa settimana! Poco da dire, questo uomo è un fottuto genio alla stregua di Kubrick e soci! Non so dove diavolo trova le idee ma lo adoro!

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  7. visto due giorni fa, mi trovo d'accordo con molte cose che scrivi, ma il film, e Yorgos, non mi convincono del tutto, oggi scriverò la mia recensione.

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    1. Ismale che parla "malino" di un film?

      wow, vengo a vedere

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    2. ecco:
      https://markx7.blogspot.com/2018/07/il-sacrificio-del-cervo-sacro-yorgos.html

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    3. si nota proprio uno scarsissimo entusiasmo in effetti ;)

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  8. Contea Sergej: 05 Luglio, Anno Domini 2018; (chi si guarda dentro....Carl Jung...)

    Sequel del famoso "Sacrificio di Ifigenia" e sceneggiatura ispirata dalle saghe Horror pagane e bibliche di Eschilo, Euripide e Abramo dove...un moderno Guerriero del Terzo Millennio (Martin) mescolato con Artemide (genoma ellenico) decide di aggiustare una famiglia borghese tipo Fifth Avenue sotto 37 diverse angolazioni...inutile dire che via via, a colpi di mosca-cieca, si perderanno pezzi di corpi e... alla fine, dopo la catarsi, il nostro Eroe dovrà lottare anche contro la fame!...una storia di natura archetipa che Tanti alquanto confusi hanno definito...mediocre, feticista, raccapricciante ...inappropriata! morbosa!!...indegna!!!......

    Risultato: meno aggettivi urlati e provare a capire cosa vuole Martin...il rovescio della medaglia?... tutto il resto sono idee visive, inquadrature, tagli di luci tecnicamente inecepibili e grande regia sui personaggi (interpreti) del film e...finalmente...un titolo da inserire nella top-three nel sondaggio di Caden a fine anno....;)

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  9. Questo film è stato per me una grandissima delusione.
    Parto da quello che non mi è piaciuto: l'errore principale di Lanthimos in questo film è a parer mio l'auto-referenza in un contesto fuori luogo. Sappiamo bene che il greco ha uno stile inconfondibile, caratterizzato da personaggi incredibilmente freddi e folli, e da conversazioni minimali e surreali. Questi personaggi, queste conversazioni, funzionavano nel contesto assurdo degli altri suoi film, ma qui, a parere mio, stonano in modo da risultare ridicolo. Il cervo sacro è ambientato nella vita vera, in una nostra città, in un contesto coerente e per nulla surreale. La trama è particolare (e grazie a Dio che esiste gente in grado di inventare ancora qualcosa di assolutamente nuovo) ma è comunque una trama solida, non surreale, non folle. Ho già storto il naso durante le prime battute, quando Pharrel e l'anestesista parlano di orologi. Ho avuto l'impressione di un mal riuscito tentativo di imitare le conversazioni tarantiniane, tentando di rendere geniale una discussione su un argomento banale.
    Il sesso freddo, meccanico, privo di seduzione e passione, è un altro segno distintivo di Lanthimos, eppure qua sembra non essere stato in grado di renderlo come succedeva negli altri film, tanto da dover inventare stratagemmi per auto citare il proprio stile, come la Kidman che si finge una paziente anestetizzata per eccitare il marito.
    Martin, credo che sia la cosa peggio riuscita del film, ed è un problema visto che tutto gira intorno a lui. Martin vorrebbe essere costruito come inquietante, carismatico, magnetico e misterioso, eppure le sue conversazioni sono talmente forzate da farlo risultare semplicemente spocchioso e fastidioso. Non ho dubbi sul fatto che se conoscessi un Martin nella vita reale, penserei "eccolo, l'ennesimo sfigatello che prova a fare il personaggio, il brillante, il particolare". l'ho odiato dall'inizio alla fine.
    Dopo aver visionato il film, ho letto le recensioni, e ovunque si parla di citazioni a Kubrik. E' la stessa cosa che ho pensato quando ho sentito le musiche fuori contesto, un po' come succedeva in Shining o in Arancia Meccanica. Però queste musiche horror messe durante le conversazioni le ho trovate fastidiose, messe a caso, anche se mi pare di capire che avessero lo scopo di mostrarci la pericolosità di Martin fin da subito, visto che inizialmente si sentono ogni qual volta è presente quest'ultimo. Il risultato comunque non mi è piaciuto, e ho scosso la testa anche qua.
    L'atmosfera è un'altra cosa che mi ha colpito negativamente: dov'è quel gelo tipico di Lanthimos? Io in questo film ci ho visto molta angoscia, molta oscurità, molta depressione. Se ci fossero state più telecamere a mano non mi sarei meravigliato se mi avessero detto che è un film girato a quattro mani con Lars Von Trier, perchè si, ho avuto l'impressione che Lanthimos cercasse anche di omaggiare/imitare quest'ultimo. E la scena degli spaghetti? Un omaggio a Gummo? Ma un genio come Lanthimos ha bisogno di imitare altri registi? Io dico proprio di no.
    Il film presenta comunque cose meravigliose, come l'estetica di Lanthimos, che adoro, non solo nelle elegantissime riprese, ma anche nella scelta degli attori, bellissimi come al solito. Ci sono situazioni struggenti e angoscianti (che io adoro), come i bambini che arrancano con la forza delle braccia strusciando le gambe a terra fino a ferirsi, il bambino che pur di salvarsi si taglia i capelli e dice di voler diventare cardiologo, la ragazzina che chiede di essere sacrificata, la scena tragicomica (spero volutamente) di Pharrel che per scegliere la sua vittima chiede al preside della scuola il rendimento scolastico e la condotta dei due figli.

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    1. Se questa recensione sembra disarticolata e incompleta, è perchè l'ho portata da 6000 caratteri a 4000 visto il tetto massimo (di cui non sapevo l'esistenza) :D

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    2. eccoci

      riguardo ala faccenda che hai accorciato ce lo siamo già detti, sei stato coglione, ahah

      leggo pezzo per pezzo e rispondo di conseguenza

      1 "l'errore principale di Lanthimos in questo film è a parer mio l'auto-referenza in un contesto fuori luogo. Sappiamo bene che il greco ha uno stile inconfondibile, caratterizzato da personaggi incredibilmente freddi e folli, e da conversazioni minimali e surreali. Questi personaggi, queste conversazioni, funzionavano nel contesto assurdo degli altri suoi film, ma qui, a parere mio, stonano in modo da risultare ridicolo. "

      molto molto interessante...
      non so, le dinamiche di questo film secondo me sono al limite della verosimiglianza ma non la oltrepassano. E poi in un film così evocativo e "mitologico" secondo me son perfette. Ma capisco che vuoi dire

      2 credo invece che portare il suo marchio e la sua realtà-altra in una realtà apparentemente "normale" sia ancora più bello e straniante. Però, ripeto, ti capisco

      3 a me invece è piaicuto molto come ha raccontato il sesso anche qua :)

      4 Ahah, qui siamo ancora più distanti... Trovo quel personaggio straordinario. E sì, lo potevano prendere anche solo per sfigatello ma quando iniziano a succedere tutte quelle cose credo che la prospettiva cambi molto e lui diventa una figura quasi divina e molto inquietante...

      5 buffissimo che ogni singolo aspetto mi trovo dalla parte opposta ma, allo stesso tempo, ti capisco. Secondo me te hai prorpio preso il film per demolirlo e quindi ogni cosa la vedi dal lato dello storcere il naso. Ci sta, come de resto io avendolo amato così tanto faccio l'opposto. Anche la colonna sonora che dire, stupenda...

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    3. 6 sta cosa degli omaggi è sempre strana...
      Quando un film piace si vedono i riferimenti e gli omaggi come "perle" nascoste, quando un film non piace si vedono come plagi o brutte copie. Riguardo gli spaghetti mi pare un filo assurdo l'omaggio a Gummo, sono semplicemente...spaghetti, allora è un omaggio anche a Lily e il Vagabondo :)

      cioè, in Gummo (non l'ho visto ma conosco la scena) erano in tutt'altro contesto, in una scena completamente diversa e, credo, non durante un dialogo. In più la scena degli spaghetti è importante e decisiva perchè ci dà la lettura di un sacco di cose

      7 ovviamente concordo su tutta la carrellata di cose che ti sono piaciute, molto bella!

      buffo che lo scrivi Pharrell, ahah

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    4. "Secondo me te hai prorpio preso il film per demolirlo e quindi ogni cosa la vedi dal lato dello storcere il naso."

      Ti assicuro di no. Una delle cose che erano scritte nella mia "recensione" originale (che ho accorciato perchè sono un coglione, questo lo abbiamo già appurato scientificamente ahahaha) è proprio che amo Lanthimos alla follia. Scrissi anche che ritenevo Aronofsky uno dei registi più promettenti di oggi, e che dopo aver conosciuto Lanthimos il povero Darren mi sembra solo un bambino che si destreggia con una cinepresa.
      Detto questo, sono andato a vedere il Cervo con aspettative altissime, e forse è stato questo il problema, ma di certo non sono partito per demolirlo.

      riguardo alla scena degli spaghetti, non sono d'accordo sul fatto che sia in un contesto diverso rispetto a Gummo, dal momento che entrambe le scene sono fatte per disgustare. Entrambi gli attori hanno un aspetto inquietante e mangiano gli spaghetti in modo fastidioso. Martin se ne mette in bocca davvero troppi, e li succhia rumorosamente, e non vorrei dire una scemata (magari è suggestione) ma ebbi l'impressione che gli spaghetti fossero molto più grossi rispetto a degli spaghetti normali, per farli sembrare magari come dei vermicciattoli, insomma.

      Per il resto insomma, abbiamo idee contrastanti però entrambe credo siano legittime come hai detto tu.

      Vero, si scrive Farrel. Sono proprio abelinato (come diciamo qua in liguria)

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    5. no, spetta, ma io non parlavo di pregiudizio ;)

      dicevo che avendoti deluso il film (proprio semmai per l'opposto, perchè ami Lanthimos) magari la delusione ti aveva portato a vedere tutto più nero, anche le parti più grige

      cosa legittima tra l'altro eh, una cosa sono i pregiudizi (sempre sbgliati) un'altra l'esaltazione o la delusione che in un caso ti fanno esagerare in un verso, nell'altro caso in un altro ;)

      ahah, carina quella su Aronofky ;)

      regista che tutti cazziano ma di cui io ho visto solo 3 film, uno più bello dell'altro (sono stato fortunato a non aver visto le cadute)

      eh, o.k, se li paragoniamo all'effetto "disgusto" sì, sono due scene comparabili

      ma io intendevo che sono messe nello script in maniera molto diversa

      intanto una è in un dialogo, l'altra (credo) no

      e in uno la scena serve come metafora, addirittura esplicitata da Martin. In quel discorso che fa c'è tanto del film...

      in Gummo credo sia puro disturbo

      insomma, se Martin fosse stato solo, non avesse parlato della metafora degli speghetti e si fosse limitato a mangiarli erano molto simili magari

      ma così boh ;)

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  10. Ormai per i film comuni ho fretta di recensire per poter finalmente leggere la tua rece..
    Interessantissima la tua analisi su come mito greco e cultura cristiana si innestino l'uno nell'altra. A livello di trama domina la prima, mentre come iconografia prevale la seconda, verissimo.
    Quanto a Kubrick hai ragione, ma personalmente ho pensato più ad Eyes Wide Shut che ad altri suoi film. Poi, certo, anche quell'essere cerebrale e formalmente ipercontrollato che ci impedisce di amare il film in modo incondizionato fin da subito, salvo poi conquistarci più tardi, per sempre.
    Grande che hai colto quella frase di Ricomincio da capo, in effetti non può essere casuale. Anch'io ho visto la "deità" del ragazzino più come una cosa che gli è capitata in virtù di una legge universale indipendente da lui, e probabilmente temporanea.
    Non ricordo la scena del purè mannaggia

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    1. e ora io posso legge la tua :)

      sì, quando ha fatto "alzati e cammina" mi è venuto subito in mente, poi ci sono state altre 2,3 cose che mi hanno dato conferma

      assolutamente, EWS presentissimo ma il mio amore per Shining mi fa sempre riconoscere le inquadrature, le suggestioni e le musiche di quel film, lo vedo ovunque ;)

      eh, ogni volta che ci sono spezzoni televisivi, poi come in questo caso così importanti (lo invita proprio a vedere il film e dice sia il suo preferito) penso sempre che se uno mette uno spezzone c'è un motivo

      e in questo caso penso sia quello

      esatto, una deificazione temporanea dovuta a qualche legge più grande di noi :)

      scena molto bella. Lui le dice che fa benissimo il pure di patate. E lei gli dice come cazzo fa a pensare al pure di patate con due figli che stanno morendo. E fa un discorso sui dialoghi vuoti e inutili, per questo dico quasi autoreferenziale ;)

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  11. Pensieri sparsi e sconnessi, magari già scritti in qualche commento (che non ho letto).
    1. Ecco perchè quella scena iniziale, del cuore pulsante mi ricordava qualcosa. TRIER! Magnifica.

    2. Come ho già scritto in separata sede, la musica secondo me fa da padrona. Come dici tu, è un film privo di slanci emotivi e quel tipo di musica è messa lì, appositamente per far "balzare" lo spettatore e renderlo più partecipe, più vicino emotivamente al film.
    3. Non sono d' accordo quando dici che vi è una traslazione di colpe da Farrel ai figli. Per me, quello che fanno, è una sorta di "lecchinaggio" (concedimi il termine volgare) nei confronti del padr per non farsi sacrificare. È una gara nel comportarsi meglio per ricevere le grazie del genitore.
    4. Le 2 scene top sono state quella in cui il bimbo cade in ospedale (scena tra l' altro che mi ha ricordato il suicidio in miss violence) e la morte, sempre del bambino. Da brividi.
    Quel corpicino, che si accascia a seguito dello sparo, con il viso coperto è la scena che più mi ha toccato dell intero film.
    5. Su Martin hai detto tutto tu e mi ritrovo al 100%

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    1. 1 Sì. Ma più che altro a me l'ha fatto venire in mente la colonna sonora del prologo (maestosa come nei più famosi di Trier) e quell'uso del ralenty, tipo quando lui si toglie i guanti

      2 sì sì, assolutamente

      3 no, ma guarda, la mia interpretazione è solo mia, la pensano tutti come te :)
      ma io l'ho vissuta così e ormai non me se toglie dalla testa. Il problema è che sono sempre dalla parte dei bambini

      4 Guarda, te stavo a scrive "ma la recensione non l'hai letta? anche io ho scritto di miss violence...
      E invece mi sono accorto che incredibilmente non l'ho citato. Pensa che su quella scena nel taccuino ho scritto "miss violence", nient'altro ;)

      5 bene :)

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  12. A mio parere il film mostra la sua vera faccia quando, nello scantinato della casa, Martin urla più volte in faccia a Steven "E' una metafora, non lo capisci che è tutta una metafora???"; lì, per me, si rompe la quarta parete e il ragazzo, rivolgendosi al medico, sta di fatto parlando all'ascoltatore.
    Solo con una chiave d'interpretazione metaforica si può spiegare la "maledizione" che si abbatte sulla famiglia Murphy altrimenti rischiamo seriamente di cadere nell'ambito sovrannaturale o supereroistico.
    Se non ricordo male la condizione sine qua non posta da Martin a Steven è che se lui non fosse riuscito ad uccidere un membro della famiglia, allora sarebbero morti tutti e quattro, tutti e quattro...
    Nella scena finale della "roulette russa", dopo i due colpi andati fortunatamente a vuoto, mi attendevo l'unica vera azione plausibile: il suicidio di Steven che s'immolava per salvare la sua famiglia.
    Purtroppo questo non avviene e allora bisogna andare a ritroso per cercare qualche indizio che suffraghi e dia una parvenza di razionalità a questa azione tanto buffa (girare intorno a se stessi bendati) quanto letale.
    In tutto il film non si viene mai a conoscenza dei REALI motivi per cui il padre di Martin è deceduto in sala operatoria: il chirurgo accusa l'anestetista e quest'ultimo ricambia il favore.
    Chi ha un minimo di conoscenza dell'ambito chirurgico sa che in sala operatoria quello che DAVVERO comanda è l'anestesista perché è colui che, di minuto in minuto, ha la contezza dello stato di salute del paziente mentre il chirurgo esegue il compito che è stato già organizzato a tavolino (tagliare, individuare la zona da operare, compiere l'intervento, richiudere) ma, per tutta la durata dell'operazione, può anche disinteressarsi delle condizioni del paziente dato che l'anestesista lo informa regolarmente e richiamerebbe immediatamente la sua attenzione se si rendesse conto che i parametri vitali mostrassero delle anomalie.
    A mio parere il papà di Martin è morto senza che le successive indagini abbiano davvero individuato le cause e le eventuali responsabilità (a volte si muore senza che ci sia la colpa di nessuno); è Martin che si è creato, nella sua mente, un film dove Steven (l'unico medico dell'ospedale che lui conosceva) è l'unico responsabile della morte del padre senza se e senza ma, senza avere delle prove tangibili che possano suffragare le sue accuse.
    Steven avrà anche bevuto due bicchieri di alcool come affermato dal collega anestesista ma ciò non vuol dire essere ubriachi e non rendersi conto di stare uccidendo un essere umano (e qui il pensiero mi è immediatamente volato al Denzel di "Flight"); da quello che lo spettatore vede sembrerebbe che il papà di Martin sia l’unico paziente deceduto sotto i ferri di Steven, in tutta la sua non breve carriera.
    Anna e Steven non risulteranno mai essere davvero vittime della maledizione mentre i due figli si: perché?
    Perché Martin vuole far vivere ai due minorenni le stesse sensazioni che ha provato lui in occasione della dipartita del padre?
    Se ci si riflette un attimo le conseguenze fisiche della “maledizione” sono destinate ai figli mentre agli adulti sono riservate quelle psicologiche e questo ha una sua logica…
    Quali sono le persone più importanti per un figlio?
    I genitori.
    Quali sono le persone più importanti per un genitore?
    I figli.
    Occhio per occhio, dente per dente.
    La vera vittoria di Martin non è la morte di Bob quanto l’esistenza in vita di Steven: da vivo non potrà mai smettere di provare dolore per la perdita del figlio, suicidandosi avrebbe chiuso il cerchio e si sarebbe portato ad un livello superiore del ragazzo: sublimo il mio dolore da genitore ponendomi come vittima sacrificale annientando del tutto la tua sete di vendetta (ossia tu ragazzo cerchi solo vendetta dimostrando rabbia, ferocia e assenza di sentimenti, io padre di famiglia mi immolo per i miei cari dimostrando amore incondizionato).

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    1. solito commento alla Rael ;)

      leggo e rispondo quando mi sento pronto per farlo, metti a dura prova te

      in senso positivo dico

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    2. via, provo a leggere e rispondere a pezzi ;)

      1 A mio parere il film mostra la sua vera faccia quando, nello scantinato della casa, Martin urla più volte in faccia a Steven "E' una metafora, non lo capisci che è tutta una metafora???"; lì, per me, si rompe la quarta parete e il ragazzo, rivolgendosi al medico, sta di fatto parlando all'ascoltatore.
      Solo con una chiave d'interpretazione metaforica si può spiegare la "maledizione" che si abbatte sulla famiglia Murphy altrimenti rischiamo seriamente di cadere nell'ambito sovrannaturale o supereroistico."

      sì, perfetto, e grande citazione

      ma vedi, la forza "soprannaturale" io ce la vedo ma sempre in chiave metaforica. Questo è un film basato sulla tragedia greca e sul concetto di colpe e debiti. Quindi è come se una volta successo quell' "omicidio" tutti siano diventati non più persone ma ruoli, debitore e colpevole. E in questo gioco di ruoli agiscono forze sovrumane che mantengono l'armonia delle cose

      2 no, io non ho mai pensato un solo secondo al possibile suicidio del padre, nè a quello della madre nè all'omicidio di uno dei due da parte dell'altro
      Non funziona così, la colpa si paga uccidendo uno dei propri figli, questo non è solo base della maggior parte delle tragedie greche ma ha anche echi cristiani.
      Il debitore deve uccidere ciò che più ama e vivere con quel fardello

      3 o.k, è l'anestesista che ha tutto sotto controllo ma è soprattutto il chirurgo che può commettere errori letali. E nella chiave metaforica che dicevamo, nella chiave tragica che dicevamo diventa quasi impensabile che Martin "sbagli" colpevole, non ha alcun senso per me.
      Queste sono cose più grandi loro a mio parere

      4 no, non sono d'accordo. Hai scritto proprio quello che temevo nella risposta al punto 3, che Martin ha individuato un colpevole. Ma fosse così secondo me il film perde tutta la sua carica metaforica e sovrumana. E che Martin acquisisca quei "poteri" (far ammalare i figli, farli guarire etc..) per una cosa che ha scelto da solo, per una sua convinzione, allora sì rende il film un film di supereroi ;)

      5 sì, perfetto, hai scritto molto meglio quello che ti avevo risposto io qua sopra da qualche parte

      potevano morire solo i figli

      tra l'altro questa cosa mi richiama E ora parliamo di Kevin

      ma quella è tutta un'altra storia ;)

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  13. Contea Sergej: 05 Ottobre, Anno Domini 2018; (Artemide e ...l'errore di Agamennone)

    Sottoscrivo ogni singola vocale della replica di Caden, nessuna lettura razionale o intellettuale del film…

    The Killing of a Sacred Deer è la più efficace demolizione del mito della superiorità umana che potessimo sperare di vedere...

    Dopotutto, nell’Area Lanthimos, non c’è posto per un solo Dio..........;)

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  14. Rispetto la tua opinione, caro Giuseppe, ma purtroppo non concordo affatto con il tuo punto di vista.

    Quando guardo un film (al cinema o a casa), lo guardo evitando di conoscere, in anticipo, qualunque notizia, qualunque indizio, qualunque intervista (attori e/o regista) ad esso riferibile.

    Per tali motivi non riesco a comprendere perché lo spettatore (io) dovrebbe interpretare tutta la vicenda (a priori) come se fosse la metafora di una tragedia greca (di Euripide o di altri autori poco importa) quando, concretamente, nulla richiama alla messa in scena di tale forma d'arte teatrale.

    La trama si svolge ai giorni nostri, in una metropoli americana (New York se non sbaglio), la recitazione non avviene in un ambiente chiuso o limitato ma spazia dalla casa dei Murphy all'ospedale, dal locale in cui si pranza alla casa di Martin, tutto insomma fuorché un anfiteatro o comunque un ambiente decisamente limitato e con uno spazio ben definito allo spettatore (paradossalmente appare più "tragedia greca" "Madre" che non questo film); pertanto è altamente improbabile che un qualsiasi spettatore (che ignora le intervista rilasciate da Lanthimos dove afferma, esplicitamente, di essersi ispirato ad "Ifigenia" di Euripide) debba usare, come chiave di lettura, i parametri fondamentali su cui si basa una tragedia greca.

    Per quello che io ho visto mi sono trovato davanti ad un thriller (altro che tragedia e drammaticità) ben recitato, che cerca di
    portare lo spettatore ad usare la prospettiva della "metafora" (e guarda caso l'epica si basa molto su questo parametro) piuttosto
    che quello della logica e della razionalità.

    La Divina Commedia, per esempio, è l'apice della metafora eppure nessuno si sognerebbe di definirla una tragedia greca e, allo stesso modo, anche tantissimi altri film sono metaforici (debbo ancora citare Madre?) eppure nessuno li ha definiti delle tragedie greche in celluloide.

    Svariati film trattano di drammi familiari (che portano alla dipartita di uno o più membri) eppure non per forza viene tirata in ballo tutta la tragedia greca, i miti e l'epica.

    A mio parere, in estrema lealtà e senza alcun intento polemico, lo scrivere che questo film è una tragedia greca fattasi film lo trovo alquanto pretestuoso, forse perché, l'anno scorso, lo stesso regista intervistato a Cannes disse chiaramente qual'era stato il suo principale fattore ispiratore...

    Questo è tutto, adesso passo a Martyrs dove mi sembra che ci sia una certa confusione...

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    1. ma no, figurati, della tragedia greca posso anche fregarmene eh, anche se il titolo la richiama esplicitamente

      dico solo che pensare che Martin si sia "scelto" un colpevole senza che questo magari nemmeno lo fosse secondo me distrugge il film e lo fa cadere completamente

      e diventa anche pericoloso, se ragioniamo per assurdo allora chiunque di noi potrebbe considerare il prossimo un colpevole (magari anche innocentissimo) e acquisire quei poteri, metaforici o non, che Martin ha

      no, qui siamo molto oltre l'umano, noi siamo solo marionette, ruoli, in un gioco più grande

      tragedia greca o no ;)

      insomma, nessun problema, io trovo quella lettura banalizzante (non banale eh, ma che banalizza il film) te la mia sbagliata

      al prossimo film

      ah, ciao Sergej, inutile dire che la pensiamo uguale ;)

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    2. comunque è buffo che stai completamente facendo finta che non si intitoli così, ahah

      cioè, il titolo (ancora di più l'originale) è pari pari quello della vicenda di Ifigenia

      insomma, è come se mi dicessi che Medea di Trier uno solo se sente le interviste di Trier capisce che si riferisce a Medea ;)

      io letto niente sul Cervo, sentito nessuna intervista, non so nulla al di fuori di quello che ho visto o so ;)

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    3. Sarà anche buffo, non lo nego, ma è la pura verità.

      Non ho fatto studi classici e Euripide l'ho appena sentito nominare nella mia giovinezza, cosa rappresenti il cervo nella mitologia lo ignoro, cosa racconti Ifigenia ancor di meno, insomma chi non possiede un minimo di infarinatura classica dubito che leggendo il titolo comprenda immediatamente cosa si celi dietro.

      Ho parlato con altri miei colleghi e nessuno, fortunatamente :), è riuscito a legare il titolo alla mitologia o alla tragedia greca.

      Ecco quindi che tu hai visto una cosa ed io un altra.

      P.S. Ignoro chi sia Medea ma, se vuoi, della Commedia possiamo tranquillamente parlare.

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    4. La metafora del film, a me, appare chiara: Martin può incarnare i sensi di colpa interiori e profondi di Steven.

      Siamo nel grottesco, nel metaforico, volendo nel surreale e, per certi versi, nel metafisico, perché Martin deve per forza essere una persona reale e non una figura metaforica?

      Cambia qualcosa se affibbiamo a Martin una consistenza fisica?

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  15. Contea Sergej: 05 Ottobre, Anno Domini 2018; (Artemide e ...l'errore di Agamennone)

    Ciao Rael 70 e grazie per le tue micro-analisi di Madre e Neon Demon...ma sul Sacrificio del Cervo Sacro lasciami sottolineare un paio di cose

    No, non siamo nel surreale o nel metafisico, siamo dentro il Pantheon, una cultura che ha determinato la storia dei popoli per secoli.

    Il senso di colpa o il concetto di redenzione sono un frutto della religione Cristiana ed Ebraica e... il rimorso e l'eventuale suicidio del protagonista da te proposto è improponibile...non ho riscontrato durante la visione una frase o un singolo fotogramma con questi concetti portanti che tu declami.

    L'Universo di Yorgos è un mondo Ellenico dove tutto ciò che è spirituale è troppo "lassù" (vedere Dogtooth)

    Per me non c’è alcun dubbio,Lanthimos ha prodotto un racconto profondamente pagano ed è questo il motivo per cui, nel film, nulla è assolutamente cattivo o assolutamente buono e questo è vero non solo per la famiglia tipo Fifth Avenue di Steven ma include anche l'antagonista (Martin) che è esplicitamente rappresentato come una deità ellenica di basso livello, geloso, arrogante, esclusivo che richiede una ubbidienza assoluta

    ...e dunque, quale è effettivamente il personaggio centrale del film?
    In risposta, io ho un semplice suggerimento....il Fato (scena sala operatoria, errore o no poco importa)

    Ops...la tragedia e il coro greco, roba oscura, lo so....e a volte anche spaccapalle ma la curiosità di scendere scendere ogni tanto nella tana del bianco coniglio? ;)

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    1. Caro Anonimo, apprezzo le tue parole ma continuo ad avere la sensazione che non sia stato sufficientemente chiaro in precedenza.

      Tu parli che nel film siamo nel Pantheon ed io capisco di cosa parli se ti riferisci al monumento sito in Roma, in caso contrario, mi spiace, non riesco a seguirti.

      Continuo a dire che non avendo fatto studi classici tutti gli accenni, le derive o le citazioni elleniche io non le avrei mai potuto vedere non conoscendole e quindi, di fatto, non sapendole intercettare.

      La mia soluzione del suicidio di Steven era la conseguenza della mia razionalità (che ovviamente se ne fregava altamente degli schemi tragici ellenici): un padre che vede i suoi figli andare incontro, inevitabilmente, alla morte, ha soltanto una via di uscita ed è proprio quella che ho descritto.

      Ho rivisto la scena della "rivelazione" e ricordo male: lui non era incluso nelle dipartite, sarebbero morti solo gli altri tre familiari.

      L'inizio di Martin è illuminante ("Proprio come tu hai ucciso un membro della mia famiglia ora dovrai ucciderne una della tua per bilanciare le cose, capito?"): legge del taglione.

      Esisteva nella Grecia Antica?
      Non saprei ma certo è che tutto mi è venuto in mente tranne che pensare al Pantheon, all'epica, alla mitologia, alle tragedie , ai pagani, ai cori.

      Beata ignoranza mi dirà qualcuno ed io l'accetto senza problemi (d'altronde io potrei dire la stessa cosa in altri ambiti); quello che contesto è che tu e Giuseppe proponete come UNICA chiave di lettura quella "ellenica" che poi, di fatto, viene confermata anche dal regista.

      Vi siete mai posti una domanda del tipo: "Perché devo essere costretto a vivere e a comprendere una qualsiasi opera secondo gli schemi prefissati dall'autore?".

      Kubrick era un maestro in questo, nella voglia di lasciare libero lo spettatore alla sua personale interpretazione, senza schemi ideologici prefissati e rigidi.

      Lanthimos avrà sicuramente seguito la vostra linea ma io propendo per una visione meno raffinata, meno colta ma, a mio parere, più affascinante.

      Con stima.

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    2. Contea Sergej: 06 Ottobre, Anno Domini 2018; (Artemide e ...l'errore di Agamennone)

      Ho scritto Pantheon?!...hahah....lapsus romano ....e pensavo Partenone (Santuario di Atena) ....

      "Perché devo essere costretto a vivere e a comprendere una qualsiasi opera secondo gli schemi prefissati dall'autore?".

      sono assolutamente d'accordo.....ma esiste l'eccezione che fa la regola (il Sacrificio di Ifigenia)...la sezione più bella del film sono le dinamiche umane che si intrecciano nel nucleo familiare (il rapporto di Steven con la moglie e i figli) fino all'epilogo inatteso, come crimine o, quanto meno, prezzo politico.

      Per concludere Il Buio in Sala è bello per questo, Caden ha presentato la Sua, Io e Te abbiamo detto la nostra e nessuno ha tirato fuori lame rotanti o commenti alla benzedrina.

      Con Stima

      Sergej

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    3. ma io non ho scritto che l'unica chiave di lettura è quella ellenica ;)

      io ho scritto che di sicuro per me il film tratta di cose più grandi di noi uomini, di debiti e colpe, di ruoli da interpretare e di armonia...

      per questo solo pensare che Martin si immagini un colpevole che in realtà non è colpevole mi distrugge tutto il film, niente ha più senso ;)

      un abbraccio a tutti e due ;)

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    4. Cari Sergei e Giuseppe, vi rispondo in contemporanea per evitare di dilungarmi troppo.

      Parto dall'ultima frase di Giuseppe: "solo pensare che Martin si immagini un colpevole che in realtà non è colpevole mi distrugge tutto il film, niente ha più senso ".

      Stavolta sono io che ritengo buffo il fatto che per tutto il film ho pensato "Ma sto ragazzino che prove ha per aver individuato, in modo netto, il colpevole della morte di suo padre?
      Dopo una morte in sala operatoria c'è sempre una indagine anzi due (scatta d'ufficio per la Direzione Sanitaria e si affianca a quella della Magistratura per avvenuta denuncia da parte dei familiari): possibile che nessuna delle due è riuscita a determinare la colpevolezza di Steven (allo stesso modo con cui la Commissione d'inchiesta ingabbierà Denzel in "Flight")?

      E se quindi Steven ne è uscito pulito allora a cosa sto assistendo se non ad una metafora lunga quasi 2 ore?

      Cosa rappresenta Martin?
      I rimorsi di coscienza di Steven (l'ha fatta franca ma sa di essere colpevole), il fato che si ritorce contro (gli è andata bene ma, nella Vita, prima o poi i conti si pareggiano sempre) o semplicemente un ragazzino dotato di super poteri?

      E' ovvio che bisogna escludere quest'ultima ipotesi ma le prime due, per certi versi, si andavano facendo sempre più pregnanti: perché Steven si preoccupa della crescita di Martin?
      Per ogni paziente che curava automaticamente egli si occupava dei figli di quest'ultimo?
      No, certo che no, Martin è differente, Martin è il figlio del (unico) paziente morto sotto i suoi ferri e allora i sensi di colpa (reali o immaginari) lo hanno costretto a rimediare, in un certo senso ad espiare una colpa che nessuna indagine ha confermato ma di cui il solo Martin è in possesso della sentenza inappellabile...

      Pian piano che il film andava avanti nella mia mente si palesava una certa congruenza tra il comportamento di Martin e il comportamento (educazione) che Steven ha dato (e continuava a dare) ai suoi figli: quello che il medico rivela a Martin (la masturbazione del padre) è un evento importantissimo per la comprensione del film, è come se Steven si stesse facendo un profondo ed intimissimo esame di coscienza parlando a se stesso (e non certo ad un ragazzino che poco o nulla poteva interessarsi a questo morboso evento).

      Steven ha avuto una adolescenza combattuta e i suoi figli non sono da meno; guarda caso Martin non è affatto diverso e anche il comportamento della madre (la seduzione attiva) risulta essere opposto a quello della moglie (la disponibilità sessuale passiva).

      No ragazzi, no, sono un ignorante di tutta la letteratura greca ma qui c'è molto di più di Euripide, Ifigenia o quant'altro...

      E' un thriller psicologico molto raffinato e pieno di metafore/simbolismi (ancora una volta mi ritorna in mente Madre) dove ogni personaggio sembra essere l'antitesi di un altro.

      Si vuole cercare delle risposte ricorrendo al sesso (seduzione della madre, masturbazione dell'anestesista) quando, in realtà, tutto il film si basa sul contrappasso (Divina Commedia docet) e sui principi che regolano il significato della pena e dell'espiazione.

      Non ho ritrovato alcun Dio, alcun Deus Ex Machina, niente di religioso o spirituale, niente di trascendentale, solo un sottile e perverso gioco simbolico con pochi e ben caratterizzati personaggi.

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    5. e io direi che con questo tuo bel commento (di cui condivido anche più della metà dei concetti) possiamo chiudere la questione perchè altrimenti rischiamo de diventà ridondantisismi :)

      o almeno io eh, che me sembra ripeto sempre le stesse cose

      grazie per la solita lucida e personale analisi Rael

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  16. La tragedia greca, mi dispiace ma secondo me qui non c’ entra proprio per niente. Qui si parla di registi intelligenti e di grande talento e bravi sceneggiatori, comunque figli dei giorni di oggi che, per fare notizia e a mio avviso condizionare i critici e le loro recensioni, dichiarano "Abbiamo provato a fare un libero adattamento di una tragedia" cominciando da un titolo accattivante perché questa trama richiama la trama della tragedia antica di Euripide, o meglio ancora scegliere questa trama per ricordare la tragedia greca di Euripide...ma, scusa...citare l’ antica tragedia di Euripide e tentare di riprodurre l'essenza della tragedia antica e renderla funzionante all'interno del film e’ la stessa cosa??? La tragedia antica a livello educativo etico e morale piuttosto che trama ha qualcosa a che fare con la logica del tipo "occhio per occhio" e roba simile che caratterizza I nostri tempi? Ripeto la domanda: La struttura morale ed il valore educativo di uvris – ate – nemesis – tisis ha niente a che fare con la logica della vendetta? Secondo me no! Tutto ciò che accadeva nella tragedia antica non era inspiegabile, al contrario erano concetti chiari e precisi, integrati in un quadro didattico e rivolti ad un publico che era molto colto e ben istruito. L'antica tragedia è multidimensionale e artisticamente ambigua, ma ha una visione profonda, sottile, chiara e limpida come l' acqua e una profonda ideologia sovversiva che non si adatta ai concetti del 21 ° secolo sulle ingiustizie che miliardi di persone subiscono e che devono essere -per carita’-anche “giustamente” vendicate. In altre parole, il dolce e’ buonissimo ma se non c’e’ il mascarpone non e’ Tiramisu’.

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    1. addirittura non c'entra proprio per niente? :)

      esageratone ;)

      oh, ma siete fissati co ste dichiarazioni de Lanthimos, ahah, io le ho sapute la prima volta con voi. E' buffo che me dite che non andrebbero prese in considerazione e gli unici che le conoscono siete proprio voi, un paradosso :)

      bel commento

      ma io non ho mai parlato di vendetta

      ma a sto punto manco ce provo più a spiegà, ahah

      (cazzo, su Revenge però me sa che me hai fregato...)

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    2. Non sto contestando te. Sto esprimendo dei dubbi su Lanthimos. A mio avviso poteva tranquillamente farne a meno di questa citazione della tragedia greca se la sua intenzione non era approfondirne sull' essenza ma solo sfiorarla con un titolo che fa notizia e "vende" ed indirizza tutto il sistema media, promozione, critici ecc ecc a parlare focalizzando sulla tragedia greca che di tragedia greca non ha niente tranne il titolo e la trama. Soppratutto se ci sono illustri predecessori e connazionali suoi che sull argomento (adattamento ed integrazione della tragedia greca nel cinematografo al fine di educare e formare e non solo di intrattenere) ne hanno approffondito di piu'come Cacoyannis e sopratutto Aggelopoulos. Il mio dubbio e' quindi se Lanthimos e' un cineasta-intelettuale oppure semplicemente un cineasta moderno con uno stile personale che lo distingue, e basta.

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    3. no no, ma infatti il tuo commento è molto bello e molto colto

      io non ho la cultura necessaria per capire se questo "adattamento" di Lanthimos della tragedia greca abbia un senso o no, se portare alcuni concetti nel 21imo secolo abbia senso o no

      quindi ti leggo interessato

      resta il fatto che io ho trovato la cosa più bella, interessante e stimolante del film questa sensazione che ci sia qualcosa più grandi di noi che governi le cose del mondo

      che Martin non abbia libero arbitrio, non si scelga un colpevole ma, semplicemente, diventi un ruolo - come anche Farrell - quelli di creditore verso il debitore

      per me i due sono pedine, marionette di una commedia o, per restare in tema, di una tragedia

      greca ;)

      poi tutti noi abbiamo avuto visioni diverse in alcuni aspetti, coincidenti in altri

      ma è bello così

      ma qua, a differenza di Revenge, non mi smuovo dalle mie idee, ahah

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    4. ah, completamente d'accordo sul fatto che i registi dovrebbero parlare il meno possibile, specie sui film polisemantici

      guarda, vengo da un festival dove ho presentato e ho intervistato 3 registi

      è bellissimo saper cose. Ma su aspetti che secondo me non devono avere a che fare con l'interpretazione. Se hai un'interpretazione ufficiale ecco che il valore intellettuale di un'opera quasi decade

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  17. Concordo perfettamente quando dici “Sono assolutamente convinto che vedere questo film conoscendo bene la materia lo possa esaltare. Ma un film deve avere "sussistenza" propria, non deve obbligarci a sapere le cose per giudicarlo”.

    Nel mio caso, per quanto avessi pensato che la storia fosse una metafora del senso di colpa di Steven. non ho colto i numerosi riferimenti (per quanto in effetti questi fossero “gridati” nel film) alla tragedia di Ifigenia, che non conoscevo e che sono andato a leggermi su Wikipedia, dopo aver letto la tua (al solito interessantissima) recensione. Sicuramente se avessi avuto queste conoscenze, avrei apprezzato maggiormente il film durante la visione. Ma questo non mi ha certo impedito di godermelo.

    Questo perché il Sacrificio del Cervo Sacro ha una “sussistenza propria”. Vedendolo, ho da subito apprezzato la storia raccontata perché atipica, scioccante e perturbante. Se anche non si cogliesse il messaggio del film o i riferimenti alla tragedia greca, gli amanti – come me – del cinema esoterico (ma ovviamente non solo quelli ;)) potrebbero comunque restare affascinati dall'opera. Se non bastasse la trama, notevoli sono poi anche certi elementi stilistici adottati dal regista: la musica invadente, il modo asettico di recitare dei personaggi ed il richiamo a Kubrick, colto grazie all'aspetto della Kidman e alle scene in camera da letto, omaggi a Eyes Wide Shut, uno dei mie film preferiti (poi, leggendoti è stato bello accorgersi anche dei riferimenti a Shining).

    Un film bellissimo e rarissimo.

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    1. arrivo amico eh ;)

      prima o poi arrivo sempre

      i commenti più interessanti tendo sempre a trovar tempo

      poi col sondaggio...

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    2. assolutamente

      anzi, ti dirò di più, Il Cervo Sacro potrebbe addirittura fare più effetto su chi non sa nulla di nulla. Vero, non lo vivrebbe nella sua totalità, nei suoi significati e nei suoi riferimenti, ma paradossalmente vivendolo solo come film della minaccia, strano, surreale, insidioso e togliendo tutta la parte intellettuale potrebbe avere una visione ancora più viscerale e disturbante

      questa è una possibilità eh

      poi, come dicevamo, c'è quella di viverlo a 360 gradi

      ahah, ho risposto alla tua prima parte del commento senza aver letto la seconda in cui dicevi praticamente le stesse cose mie

      questo conferma che quello che ho scritto è possibile, ne sei l'esempio lampante ;)

      sì, Kubrick urlatissimo, classe immensa

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  18. Recensione magnifica! il modo con cui hai paragonato kubrick a lanthimos per quanto concerne l'utilizzo degli spazi mi ha finalmente chiarito dove notavo la somiglianza (oltre alle varie carrellate). io l'ho visto proprio ieri e a primo impatto ho comparato la figura di Martin a quella di robert de niro in Cape Fear per l'iniziale morbosità e per l'incapacità dei "buoni" di liberarsene. L'unica cosa per cui non concordo totalmente con te è la riflessione sulla ragazza "unica capace di amare", ma per me il senso di smarrimento che lei provoca non è dato da come gli altri personaggi del film siano apatici ma io vedo nella sua figura una critica di Lanthimos all'amore visto come un capriccio, mentre in un film così colmo di mitologia i rapporti freddi fra i membri della famiglia sono il risultato di un amore superiore. Infine volevo sapere cosa ne pensassi dell'ultima scena, nella quale i quattro sopravvissuti si ritrovano al pub e la ragazza lascia le patatine a Martin ( il quale a inizio film aveva confessato che lascia le patatine sempre per ultime in quanto suo cibo preferito)
    -francesco(scusa l'anonimo, non è timidezza, semplice pigrizia nel scrivere nome e URL)

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    1. grazie mille ;)

      felice che la cosa che ho scritto riguardo i due registi ti abbia aiutato

      ma sai che, incredibilmente, non ho ancora visto Cape Fear?

      cavolo, molto interessante il tuo discorso sull'amore e sull'autenticità, c'è da riflettere

      ultima scena difficilissima, e ora a mesi e mesi dalla visione ancora più difficile ;)

      nella recensione dico questo

      "E il suo rapporto con Martin, che tra l'altro prenderà tutto l'enigmatico finale, è forse la cosa più difficile da leggere di tutto il film.
      Questa attrazione non se ne andrà mai via.
      Non si sa se è una fascinazione per il male, se rappresenta il legame "ancestrale" del mito (il Dio e la Vergine, alla fine era lei quella che avrebbe dovuto essere sacrificata) o è, semplicemente, la cosa più facile e bella che possa esserci, il puro innamoramento umano.
      Fatto sta che bisogna rifletterci sopra.
      "

      e ora è difficile aggiungere altro

      ma certo la cosa (grande) che hai notato te conferma questa incredibile fascinazione di lei per lui, questo qualcosa che è rimasto, questa possibile, nuova, dipendenza

      figurati, va benissimo anche la firma in fondo ;)

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  19. E' la prima volta che rispondo a una tua recensione, ma ammetto che ti seguo da anni. E innanzitutto ti devo ringraziare per i tantissimi film che mi hai consigliato e che mi hanno permesso di crescere tantissimo. Sono emozionato a scriverti...
    Ho fatto anche mia la regola di non vedere nulla del film prima di guardarlo e anche questo di Lanthimos l' ho approcciato in questo modo. Beh, devo ammettere che la tua recensione al solito la trovo perfetta e stimolante.
    Dopo 2 minuti di film anche io credevo di trovarmi in un film di Kubrick, oltre alle inquadrature, ogni stanza, ogni disposizione degli elementi mi faceva pensare a scene di Kubrick.
    E oltretutto anche io ho notato la fortissima presenza anche del cattolicesimo, in tantissimi gesti e nel sacrificio di Isacco..
    Comunque ho scritto soprattutto per dirti grazie! Veramente grazie!!!

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    1. chissà perchè il 90% di quelli che me scrivono per la prima volta dicono così, che sono quasi emozionati a farlo, che per anni hanno avuto timore, etc...

      io ho sempre cercato di mostrare la mia parte semplice e cazzona, ho sempre cercato di far capire che quanto valessi come l'ultimo dei lettori

      eppure mi dite così

      sul film dico poco perchè mi sembra abbiamo pensato le stesse identiche cose

      sul resto - ci torno - ti dico di togliere sto schermo, siamo uguali e, anzi, sono io ogni volta che mi emoziono a legger voi

      grazie amico

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  20. Appena visto.
    Concordo su alcune somiglianze con Kubrick, la corsia dell'ospedale è uguale ai corridoi dell' overlook hotel o meglio ancora ai corridoi dell'astronave di 2001 e le tecniche di ripresa sembrano ispirate a K.
    Sull'impianto generale del film credo che Kubrick sia di un altro pianeta, ma io sono molto di parte...
    Ho molto apprezzato la recitazione/non recitazione dei protagonisti, non solo sono inespressivi nel volto ma sono totalmente inespressivi anche nel "non verbale" e non deve essere facile essere totalmente inespressivi anche nella postura...
    I personaggi sono così freddi che mi hanno dato l'impressione di un gruppo di schizofrenici, gran parte di loro sono totalmente anaffettivi.
    La decisione di uccidere uno a caso bendato da parte di Farrell sa poco di tragedia greca, gli antichi greci erano molto sanguigni, almeno leggendo le tragedie.
    Bel film anche se non mi ha entusiasmato, il difetto principale credo sia la lunghezza in alcuni punti l'ho trovato dispersivo.
    Bellissima la scena finale e colonna sonora effettivamente emozionante, io adoro lì Stabat Mater

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    1. eh, credo non hai visto nessun film di Lanthimos prima, quindi le cose strane o che ti hanno lasciato un pò perplesso dipendono anche da questo ;)

      madonna, l'hai visto subito, bravo!

      e son contento che, in ogni caso, l'hai trovato interessante

      bel commento

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due cose

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