23.10.19

Recensione: "It Comes" - ToHorror 2019 - giornata 1


Il ToHorror 2019 parte discretamente con quel Nakashima che girò il bellissimo Confessions.
Questo suo It Comes è, se possibile, ancora più grande ed ambizioso del precedente ma sicuramente meno convincente e riuscito.
Tutto per colpa di una sceneggiatura che esagera in ogni suo aspetto, debordante di scene, tematiche, personaggi, effetti visivi.
Un film à la The Wailing ma incapace di tenere tutti i pezzi insieme al meglio.
Si parla di non amore, di incapacità d'esser padri, di una forza malvagia, un "mostro", che forse è soltanto dentro di noi

presenti spoiler

Confessions fu un grandissimo film, esteticamente superbo, di una cattiveria rara e, vista la tematica, anche abbastanza "coraggioso".
Dopo anni e anni mi ritrovo un film dello stesso regista, Nakashima e le aspettative, anche non volendo, erano alte.
Devo dire che sono state in parte deluse.
Quello che è certo è che questo It Comes, pur molto interessante, è sensibilmente inferiore a Confessions.
In realtà se andiamo ad analizzare il film, in particolar modo la sceneggiatura, It Comes vola ancora più alto.
Il problema è che quelli che potevano essere i suoi punti di forza, ovvero l'ambizione dell'operazione e l'affrontare tante tematiche (e tutte molto delicate), si rivelano alla lunga anche i limiti di un film troppo confusionario, troppo carico di cose, troppo spiegato (male) e troppo...troppo.
A partire dalla durata del film, infatti, c'è la sensazione che Nakashima non abbia saputo individuare il giusto limite di ogni singolo aspetto filmico, dall'eccesso di tematiche a quello di personaggi principali, da quello dell'uso di effetti - a tratti terribili - digitali a quello di alcune singole scene, a dir poco esagerate o ridondanti.
Per sintetizzare tutto diciamo che gli è scappata leggermente la mano...
In realtà l'intento è evidente e "condivisibile", ovvero quello di creare un horror "grande", uno di quelli che vanno oltre i semplici film di genere, uno di quegli horror d'autore lunghi ed importanti, dalla sceneggiature imponenti.
Un horror alla The Wailing insomma....
E di certo non ho citato quel capolavoro a caso, ma perchè It Comes sembra averlo continuamente come punto di riferimento, dai riti agli esorcismi, dai bambini posseduti ai "mostri" in montagna (lì era il Giapponese) fino ad arrivare a quella che forse è una delle migliori caratteristiche del film di Nakashima (e, appunto, presente anche in The Wailing), ovvero il creare personaggi ambigui come pochi, tanto che dei 7-8 che ci troveremo nel film non ce n'è uno solo di cui riusciamo a farci un'idea precisa.


It Comes è la storia di una giovane coppia e del loro primo bambino.
In quello che sembra un quadretto idilliaco, però, si inserisce una forza mostruosa, indefinibile (l' It del titolo) che non solo rovina la famiglia e miete vittime ma che sembra arrivare da molto lontano.
Che il film non sia il classico horror corto, "a sequenze" di causa ed effetto, lo capiamo sin dall'inizio, specialmente con quel pranzo di famiglia - dopo il prologo in flash back - che si prende dei tempi lunghissimi, "d'autore", neanche fosse Melancholia di Trier.
E' una dichiarazione d'intenti di Nakashima questa, e io l'ho apprezzata. Peccato che poi queste sue lungaggini nel raccontare gli si ritorcano contro.
Parte un film "fastidioso" nelle tematiche, che ci mostra come dietro l'ostentazione dell'esser genitori perfetti si nasconda ben altro.
A tal proposito ho trovato ottima la scelta del blog di lui, emblema non solo di - come detto - ostentazione, ma anche di completo distacco dalla realtà. La scena in cui lui continua a scrivere al pc mentre lei cucina e cambia il pannolino di Chisa è per me la più horror del film.
Una persona immatura che finge di essere il padre perfetto (non è un caso che sin dal prologo da bambino gli si dia del bugiardo).
Questo però lo scopriremo dopo perchè It Comes è un film in cui ogni personaggio di cui pensavamo bene o provavamo compassione rivela solo poi il suo lato oscuro.
E quando dico ogni intendo ogni, tutti.
Da lui, Hideki, a sua moglie Kana, dalle due medium sorelle all'amico di lui, dal "giornalista" alla stessa bambina.
Tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti hanno demoni (questo è un film di demoni) che li distruggono, tutti hanno nel passato qualcosa da cui non riescono a scappare.
E questo qualcosa - ed è qui che viene fuori prepotentemente la tematica principale del film- ha sempre a che vedere con la famiglia, col concetto di genitorialità, di padri e figli per dirla alla Turgenev.
Figli non amati (vedi Kana e la madre), genitori non pronti a crescerne e che li rifiutano (vedi il "giornalista" che fece abortire la moglie) e altri che credono di essere in grado di farlo e invece sono solo dannosi ed egoisti (i due protagonisti).
E' un film sul non amore, su quanto specialmente quello non provato per i propri figli possa essere devastante (specialmente per loro).
Ne nasce fuori almeno una figura tragica, quella di Chisa, una bimba magnifica che, nel finale, diventerà apparentemente mostruosa, come stessa causa di tutto il Male che abbiamo visto nel film.
Ma se davvero fosse stata lei la causa di tutto va visto solo come metafora, metafora della potenza che una bambina non amata può suscitare.
Ho trovato molto interessante a tal proposito- anche se porterà a scene al limite del pacchiano - che questa vicenda così intima e piccola scateni conseguenze gigantesche (il quartiere evacuato, il Rito Collettivo, alte presenze del governo in campo), come a dire che quel Male di cui racconta il film sia un problema sociale importantissimo.
(se cercate film, invece, "piccoli" di riti e concetto madre-figlia guardate A Dark Song, un gioiello)
 Non è un caso che all'inizio del film vengano dette alcune frasi, forse le più importanti di tutte, ovvero quelle riguardanti genitori "assassini" che danno colpa ai "mostri" di quello che fanno o non fanno, mostri che in realtà non esistono, siamo noi.
E nemmeno in It Comes, anche se assisteremo a scene apocalittiche (nel finale con una computer grafica terribile) c'è la sensazione che non esista alcun mostro al di fuori di noi.
Prima di analizzare il finale ci tengo a dire che questo rimane comunque un buon film, con alcune scene splatter notevoli, con la "doppia telefonata" della medium davvero inquietante, con la capacità di far morire ogni volta quelli che ritenevamo i nostri personaggi principali e con una "cattiveria" e coraggio che, appunto, ricordano quelli di Confessions (non è facile fare un film che racconta di persone che non amano i propri figli).
La recitazione è buona, mancano, per fortuna, quelle scene a volte ridicole presenti nel cinema dell'Estremo Oriente (ma più Corea che Giappone) e anche a liv
Ma è negli ultimi 5 minuti che forse riusciamo a capire il tutto.


Chi ha avuto figli (i due protagonisti) non possedeva l'amore (Kana anche a causa del suo passato di bambina a sua volta non amata) per crello visivo il film rende, a parte i già citati effetti visivi.escerli.
Chi invece nel passato ha rifiutato di averli (Makoto e il suo amico) adesso, solo adesso, ha scoperto quell'amore.
E questo racconta It Comes, di come questo tipo di sentimento può essere sempre scoperto, anche poi.
Non è un caso che la sorella di Makoto, la medium principale, quando ormai si vede "sconfitta" dica a lui "allora stringila più che puoi adesso".
Perchè se veramente adesso lui prova quelle emozioni deve portarle avanti, fino alla fine.
E non è nemmeno un caso che il film finisca proprio a Natale, il giorno della nascita del Cristo e dell'amore universale, e ci sia questa famiglia creatasi per caso, una famiglia nata semplicemente dall'amore per quella bimba (non partorita da lei, come la Madonna).
E' un messaggio di speranza in un film, fino a quel momento, senza un cuore

1 commento:

  1. Amo tutti i tipi di film e per me qui trovo sempre qualcosa di interessante https://ilgeniodellostreaming.stream/ Puoi trovare film per te \

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