8.10.20

Recensione: "The Invisible Man"



La storia dell'Uomo Invisibile è vecchia, abusata, vista e rivista.
Eppure in questo film Whannell ce la declina in un modo interessantissimo, importante, ovvero usando due dei problemi più gravi e devastanti di questa nostra epoca, le nevrosi e lo stalking.
Ne nasce un film che mischia tanti generi insieme (drammatico, thriller psicologico, thriller tout court, fantascienza e un pizzico pizzico d'horror) ma che riesce ad avere grande coesione, grazie a una scrittura, evidente e metaforica, davvero convincente.
Certo non manca qualche problemino ma The Invisible Man riesce a diventare uno di quei thriller "importanti" ancora prima che belli.
Con una Moss, al solito, gigantesca

PRESENTI GRANDI SPOILER

Prima inquadratura, bellissima, un mare in tempesta (con i titoli iniziali che si dissolvono al frangersi delle onde).
Seconda inquadratura il viso di Elizabeth Moss a letto.
Ecco, possiamo dire che The Invisible Man comincia con un Mare Moss.

Tornando seri queste sono le prime due inquadrature di un lungo incipit (sui 10 minuti) davvero magistrale. In tutto, nella gestione dei tempi, degli spazi, del "mistero" e del significato, perchè più il film andrà avanti più quell'incipit prenderà forza.
Lo dico da subito, ho trovato questo film bellissimo specialmente per un motivo, ovvero per come abbia saputo declinare una storia molto vecchia e abusata (quella dell'Uomo Invisibile di Wells) in un modo così interessante, profondo e, soprattutto, legato ai nostri tempi.
Perchè non solo il film parla dello stalking (incredibile che questi ultimi 20 giorni abbia visto solo due film, questo ed Unsane, e senza sapere mezza riga di trama di nessuno dei due mi sia ritrovato due cose quasi identiche, ovvero film che parlano di donne terrorizzate da uno stalker e che per metà della loro durata giocano però sul fatto se questo terrore sia reale o solo frutto di una loro pazzia).
Oddio, parentesi troppo lunga, ricomincio il periodo.
Dicevo, il The Invisible Man di Whannell non parla solo dello stalking, pratica disumana (che troppo spesso porta anche a tragedie) che distrugge letteralmente la serenità e la psiche delle donne (o degli uomini), costrette ad essere tormentate da ex (o pazzi ) che non accettano il loro rifiuto (ci torneremo perchè forse questa è una delle piccole pecche del film) ma tratta anche un altro dei cancri di questo nostro mondo moderno, ovvero le nevrosi, l'instabilità mentale, il non riuscire a trovare pace e serenità.
Non servo certo io a dirvi che mai come nei nostri tempi tutte le "malattie" legate alle psiche sono così diffuse, in questo mondo che ci travolge, che non ci dà mai tempo per fermarci e pensare, che ha sempre bisogno di obiettivi, che rende sempre più difficile mantenere in tranquillità i nostri rapporti, che ci fornisce coi media immagini, fisiche e non, che noi non riusciamo a raggiungere.



Ecco, qui abbiamo nevrosi e stalking usate raccontando la storia dell'uomo invisibile, geniale.
Che poi, tra l'altro, "uomo invisibile" è una definizione perfetta per questo tipo di tormento, per questo tipo di paure.

Cecilia (una sempre eccezionale Elizabeth Moss, in una parte che - anche se non l'ho vista (la vedrò) - potrebbe ricordare il suo personaggio in The Handmaid's Tale) è una donna che ha vissuto con un uomo possessivo, manipolatore, un vero e proprio "controllore", sia delle sue azioni che sei suoi pensieri.
Quest'uomo è ricchissimo, un genio dell'ottica (la prima parte ricorda tantissimo Ex Machina, con quella casa meravigliosa e quegli esperimenti). E' bello, potente, potrebbe avere chi vuole ma sta con Cecilia perchè è l'unica che prova a non piegarsi a lui, che sa rifiutarlo, che non vuole un figlio "obbligato" con lui.
Ecco, tornando a sopra, alla luce di tutto quello che succederà nel film, trovo veramente poco realistico che un uomo perchè rifiutato da una donna possa concepire una vendetta simile, specialmente uno che potrebbe rimpiazzarla con altre 200. Insomma, ok l'orgoglio ma...
Però il film va visto in chiave metaforica e forse politica, per questo glielo concediamo.

Apro una parentesi riguardo questo ultimo argomento.
Uomini come l'Adrian del film sono veri e propri mostri, creature capace di annichilire gli altri al loro volere e potere.
Eppure, e mi rivolgo ai maschi che leggeranno, a volte anche "noi" uomini che ci crediamo sensibili, capaci di amare come nessun altro, giusti in ogni nostro comportamento, non volendo possiamo fare danni come l'Adrian del film.
Questo avviene quando non abbiamo la sensibilità di riuscire a capire quanto le piccole o grandi insicurezze di chi ci sta vicino siano profonde. Noi ci mostriamo sicuri, magari abbiamo carisma, minimizziamo, eppure quelle insicurezze che noi non riusciamo a curar loro (anzi, ingigantiamo) alla fine diventano voragini. Non lo facciamo apposta ma succede. E succede anche perchè non riusciamo a fare un passo indietro e, al di là di torti o ragioni, mettere loro davanti a noi, avere l'umiltà di fare un passo indietro in favore di un disagio molto grande provato da chi amiamo.
Nella vita, in tutti i suoi aspetti, serve grande sensibilità, ma mai come nell'affrontare le piccole o grandi insicurezze delle donne che amiamo o dei bambini.
Ecco, quelle son sacre.
Anzi, paradossalmente, sono spesso le cose che le rendono più belle (o belli).
E lo dice uno che non ha avuto nè questa sensibilità nè quell'umiltà di fare quel passo indietro e mettere la persona che ama davanti a tutto.

Certo, chi è come Adrian è un'altra cosa, ma i danni a volte sono simili.
Parliamo del film? :)

Il primo tempo è un vero thriller psicologico flirtante con l'horror (ma molto soft, il film è visibile a tutti). Grazie alla Moss lo spettatore capisce perfettamente le sue angosce, i suoi tormenti. tanto che il film riesce addirittura a dare empatia (e con questo genere accade raramente).
Come detto per Unsane per almeno un'ora resteremo col dubbio se tutto quello che vediamo sia reale oppure frutto della psicologia devastata di Cecilia (tra l'altro io non sapevo che il soggetto fosse quello di Wells e quindi questa opzione dell'immaginazione me la sono portata avanti quasi fino a alla fine).
Poi, anche qui come in Unsane, inizieremo a capire che sì, è tutto reale, che quelle povere donne che tutti credevano pazze in realtà avevano perfettamente ragione. Ma mentre in Unsane questo passaggio dal thriller psicologico a quello tout court faceva sprofondare il film, rendendolo 1000 volte meno interessante, qui c'è sì un calo, ma la sceneggiatura riesce a reggere alla grande.
Certo il film diventa più d'azione, più muscolare, apparentemente meno profondo, ma alla fine il soggetto era quello e non potevamo prescindere dalla sua parte fantascientifica.
Tra l'altro Whannell aveva girato prima il bellissimo Upgrade e, chi l'ha visto, riconoscerà nel secondo tempo di The Invisible Man una regia e delle scene praticamente identiche.
Due film di fantascienza con dentro moltissimo dolore, anche se secondo me in The Invisibile Man il regista/sceneggiatore è riuscito ad andare più in profondità.



Se ci pensate è come se questo film fosse un autentico minestrone di alcune altre opere bellissime recenti, il già citato Ex Machina (tra l'altro anche nella faccenda del controllo sulle donne che poi si ritorce contro al controllore), Swallow (la casa, il disagio, il bisogno di fuggire, il marito ricco che la tiene come ostaggio), A Ghost Story (tutto il primo tempo sono soggettive - poi capiremo di chi - di lei sola in casa spiata da qualcuno), It Follows (con quell'angoscia di esser seguiti, le soggettive e delle scenografie praticamente identiche, le villette, i viali) e Babadook (film che per me è SEMPRE un punto di riferimento degli horror recentissimi).
Il mix riesce perfettamente e, alla fine, forse proprio grazie a tutta la parte fantascientifica, The Invisible Man riesce ad avere una sua identità fortissima che lo allontana da tutti quei punti di riferimento.
Anche se la sceneggiatura è davvero ottima è innegabile dire che lo spettatore deve accettare forzature davvero esagerate (non mi riferisco alla tuta che rende invisibili eh, quella ci sta alla grande, è fantascienza), come ad esempio quella "generale" che ho già esposto (creare tutto questo per orgoglio) come un uso del climax perfetto ma poco sensato (ragazzi, gli assassini o chi per loro non agiscono per climax, questo deve essere dato da elementi oggettivi, non ha senso che quello prima glie aumenta il gas del fornello, poi glie gratta i piedi, poi glie fa questo e quest'altro fino poi ad uccidere, questo senso del "gioco" lo si poteva accettare in cose come Scream - bellissimo eh - ma non su film "seri", in cui la componente del gioco li indebolisce).
Anche alcune scene di lotta o di massacri fanno alzare un pò il sopracciglio (buffo poi che, anche se per motivi diversi, risultino "robotiche" come in Upgrade) ma si capisce che Whannell adora girarle.
La regia, a proposito, è ottima, suggestive le inquadrature, belli i movimenti di macchina delle soggettive, perfetta la restituzione delle belle location.
A me sono piaciuti anche i dialoghi e ho trovato anche parecchio coerenti caratteri e azioni dei personaggi, ovviamente considerando il "genere" di appartenenza.
La Moss è incantevole, regge da sola il film.
Avremo dei piccoli colpi di scena (lei incinta, quasi alla Bed Time, il ruolo del fratello e altre piccolissime cose), scene molto forti (l'omicidio della sorella, il tentato suicidio) e arriveremo così al finale.
Ho dei vaghissimi ricordi ma mi sembra che durante il lockdown molti lo criticassero (ovviamente non leggevo mezza riga).
Che dire? posso capire le critiche ma, ragazzi, è perfetto.
Ora, lasciamo perdere che io considero le vendette qualcosa di terribile, qualcosa che veramente non riesco a concepire, ma è anche vero che in questo film non poteva esserci scrittura migliore.
E per tantissimi motivi.
Intanto perchè con la lettura metaforica (o politica) del film, questa vendetta è dovuta, è il simbolo di tutto, anche di libertà (oltre che "giusta").
Ma ci sono anche motivazioni più piccole, almeno 4.
La prima è il rimando ad una parte di sceneggiatura (lei che aveva nascosto la seconda tuta a casa), la seconda come completamento di un cerchio con l'incipit, lei che stavolta ha il controllo di lui, la terza con un altro rimando, ovvero con l'omicidio della sorella, identico, sempre a cena e sempre con un coltello tagliando la gola, la quarta perchè, se ci pensate, lei che esce con quella tuta è una intelligentissima mossa per un eventuale sequel.
Ma, a parte queste motivazioni più "tecniche" e di sovrascrittura basterebbe la prima, quella più profonda e metaforica.
Quell'omicidio (reso ancora più magistrale e simbolico nell'averlo reso un suicidio) è una fuga verso la libertà, è un riappropriarsi della propria vita, è una punizione verso chi ha ucciso più volte gli altri, psicologicamente e fisicamente.
Cecilia se ne va.
Non avrà più paura di attraversare la strada

7.5

8 commenti:

  1. A me è piaciuto molto. Prendere un soggetto notissimo e attualizzarlo in quel modo è stato un passo vincente. Poi la Moss è una divinità per me.

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    1. davvero straordinario il modo in cui si è reso originale e attuale quel soggetto

      sì, è straordinaria ;)

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  2. Ciao Giuseppe.
    Io lo vidi, e mi piacque, dopo l'abbuffata di The Handmaid's Tale, proprio perché c'era la Moss, che trovo bella e sensuale per estensione alla sua bravura.
    Non volendo dar suggerimenti...lascio a te la conclusione.
    Ahah, naturalmente sai che ci scherzo su.
    Ho trovato anch'io allusioni ad alcuni dei film che citi.
    Grazie delle sempre belle recensioni.

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    1. prometto entro 6 mesi la visione di Handmaid's Tale, me lo consigliano da sempre e anche persone importanti, mi piacerebbe davvero vederlo

      grazie a te (voi) :)

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  3. La Moss come attrice è tanta roba, e sta scegliendo ruoli tutti ottimi.. gran bel thriller questo, teso interessante e con un gran bel finale, e la "tuta" è quel tocco in più..
    Concordo sull'incipit di Ex Machina, gli assomiglia molto, e concordo al 1000per1000 su Upgrade, l'ho già visto 2volte e come film thriller_action è una bomba! Nel suo genere Upgrade è magnifico, e recitare in quel modo non è per nulla facile..
    Come la caratteristica migliore di The Invisibile Man è di mettere ansia, paura e "attaccamento alla poltrona" con inquadrature sul nulla di base, perché è tutto giocato su questo non vedere nulla ma far capire che esiste, e non è per nulla semplice fare arrivare allo spettatore queste cose!

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    1. io della Moss ho visto pochissimo ma sì, è una che sceglie, che non si svende

      upgrade è uno di quei film che se mi passa per sbaglio in tv rivedrei 10 volte

      verissimo, e poi funziona davvero nella prima mezz'ora quel gioco tra reale o immaginato

      anzi, sapere poi la verità ti rende quelle scene ancora più belle

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  4. Ottimo film, che attraverso il mitologema dell'uomo invisibile racconta, come hai ben detto, di un tema quanto mai attuale. Perché l'invisibilità di cui si parla è quella dell'uomo che perseguita, opprime, annienta e prosciuga. Lo stalker, appunto. Ho apprezzato molto questo film. Le forzature di cui parli sono evidenti, ma non mi hanno pesato più di tanto. Lui decide di condurla alla follia, di spezzarne ogni legame, di renderla sola e isolata, vuole crearle il vuoto intorno (e dentro), fino a creare l'impossibile: instillare in lei il bisogno di lui. Per questo comincia a manifestarsi a "piccole dosi". Ma non ha fatto i conti con la sua volontà di vivere, di essere sé stessa, libera. Il desiderio di vivere e più forte della paura di morire. Lui ha creduto di aver spento il fuoco della vita, ma non è così. Eppure dopo quella fuga nella notte (che incipit meraviglioso!) ha creduto che l'invisibilità gli sarebbe bastata per riprendersi quella che lui considerava una sua proprietà. Ma è stato proprio il suo continuo soffocare a far esplodere il fuoco primigenio, vitale, esplosivo, di questa donna, le cui onde esistenziali, come quelle a inizio film, cancellano i titoli, i nomi, che gli altri le impongono.

    Ho molto apprezzato le atmosfere, quella tensione ansiogena di fondo, come nella scena della soffitta, o quella del letto (le scena in cui lui sfila le coperte mi ha ricordato I See You). Ma mi sono piaciute anche le scene action, in particolare quella che avviene a casa, con lei scaraventata ovunque. Un grande thriller, molto coinvolgente.

    E hai ragione, anche noi, ognuno di noi - uomini, donne, padri, madri, l'individuo in ogni sua veste sociale - possiamo causare dolore, creare ferite che possono tramutarsi in squarci tremendi, mortificare il nostro partener o chiunque altro, umiliarne i sogni, soffocarne i desideri, le aspirazioni, i sorrisi. Perché non siamo in grado di cogliere un silenzioso grido di aiuto, perché siamo ciechi a certi dettagli, perché diamo per scontato, perché la nostra insensibilità ci offusca la vista, per un attimo soltanto, ma gli attimo durano vite intere. Voglio dire, nessuno di noi è L'uomo Invisibile, ma in quanto umani siamo molto bravi a creare momenti di infinita invisibilità. Eppure, proprio in quanto umani, siamo in grado di riparare le crepe, di ricucire i tagli sulla tela del reale, a non essere invisibili e riuscire a dire, infine, con fatica, balbettando, carichi di emozione, alle persone che amiamo: "guardami, questo sono io".

    Ciao Giuse :)))

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    1. grazie Roberto, davvero...

      leggere i tuoi commenti è sempre rivivere le emozioni del film e riuscire ad entrare dentro a tutto quello che il film racconta

      "Eppure, proprio in quanto umani, siamo in grado di riparare le crepe, di ricucire i tagli sulla tela del reale, a non essere invisibili e riuscire a dire, infine, con fatica, balbettando, carichi di emozione, alle persone che amiamo: "guardami, questo sono io"."

      lacrima :)

      comunque film per me bellissimo, e avevo aspettative non tanto alte

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