20.12.22

Recensione: "After Yang" - Su Now/Sky

 

La sci-fi che piace a me, quella usata solo come contenitore per raccontare tematiche intime e profonde.
Siamo in un futuro non troppo lontano dove convivono esseri umani (in larga maggioranza), cloni ed androidi.
Yang è un rappresentante di questi ultimi, "comprato" per insegnare le radici della proprio terra alla bimba cinese adottata dalla famiglia di Jake.
Un giorno, però, Yang smette di funzionare.
Lo si potrebbe semplicemente rottamare, sostituire, buttare.
Eppure Jake inizia ad analizzare il suo nucleo centrale e scopre che quel ragazzo-androide nella sua (lunga) vita era stato capace di provare cose che, in teoria, non era progettato di possedere.
Yang aveva saputo innamorarsi.
Yang aveva saputo emozionarsi.
E forse è questo l'ingrediente segreto, il vero quid mancante, per poter definire essere umano chi essere umano non era destinato ad essere.


Come chi mi legge sa amo moltissimo la fantascienza intimista, ovvero quella sci-fi che più che al lato spettacolare o di genere serve più da contesto e contenitore per raccontare storie di profonda umanità e affronta tematiche molto importanti.
Ecco, After Yang, se possibile, è proprio un film-scuola per questo tipo di sottogenere, visto che il suo lato drammatico o dannatamente umano è talmente preponderante rispetto alla cornice di fantascienza da riuscire quasi - e questo può esser visto sia come un difetto che come un pregio - eradicarsi da essa.
In realtà questo è un film che, secondo il mio parere, vive proprio del paradosso per cui più di un suo aspetto può esser visto al tempo stesso come grande pregio che come piccolo difetto, a seconda - forse - di quello che ci aspettiamo da un film.
Siamo in un futuro lontano (ma non poi così tanto lontano) in cui c'è ormai coesistenza tra esseri umani (ancora in larghissima maggioranza), cloni (quindi esseri umani ma creati in laboratorio) e androidi (quindi "non esseri umani" ma quasi in tutto e per tutto confondibili con essi).
Nella famiglia di Jake abbiamo la moglie Kyra, la figlioletta Mika e il "figlio" Yang, in realtà un androide "didattico", ovvero preso per far crescere bene la sorellina e insegnarle tutto il retaggio culturale della sua nazione, la Cina.
Facciamo un passo indietro, altrimenti non capiamo.
Mika è la figlia adottiva della coppia. 
Viene, appunto, dalla Cina ma è troppo piccola per conoscere il retaggio culturale della sua terra. Jake e Kyra sono realmente ossessionati dalla cultura orientale (i loro vestiti, la loro casa, lo stesso lavoro di Jake - vende thè - tutta la loro vita è in perfetto stile orientale) e quindi vogliono che anche la loro figlia conosca il massimo possibile di quella terra.
Ecco quindi che "comprano" Yang, un androide che attraverso aneddoti, storie, insegnamenti e gesti può insegnare "la Cina" alla piccola bambina.
Un giorno, però, Yang smette di funzionare, si spegne.
Aggiustarlo, lasciarlo perdere, adattarlo a nuove funzioni?
Jake è davanti a un bivio.
Cercando di capire cosa fare andrà a "conoscere" sempre di più Yang, scoprendo che forse dentro quel corpo automatizzato esisteva un cuore ed un'anima.



After Yang (titolo bellissimo che, pur suggerendolo, non va preso tanto come elaborazione del lutto - aspetto presente ma marginale del film - quanto come quel periodo in cui un affetto non c'è più e tu ti fermi un attimo per andare a conoscerlo meglio) è un film profondamente intimista, molto malinconico e dolce.
Come tematica principale ha quella per cui io stravedo, ovvero l'eterno dilemma tra umano e non umano, non tanto nell'accezione qualitativa del termine di "bene e male" (in quel caso avrei usato "inumano") quanto in significato fattuale, reale.
E' questa la sci-fi più bella, quella che racconta di "macchine" che in realtà nascondono al loro interno qualcosa che alle macchine non dovrebbe appartenere, ovvero la capacità di emozionarsi, di amare, di provare cose in teoria solo appannaggio dell'essere umano.
Yang era un androide capace di discutere, fare conversazione, capire molte cose, insegnarle altre.
Ma solo dopo la sua morte, analizzando il suo nucleo centrale, Jake capirà che quell'androide era stato capace di provare cose che i suoi stessi progettatori non pensavano potesse arrivare a vivere.
Yang era capace di amare, o almeno di capire che potevano esistere esseri umani (o cloni, o androidi) capaci di - lasciatemi passare il termine - "fargli avere farfalle nel software".
Ed è questo suo lato, quello di provare emozioni, che lo "umanizza" a tal punto da mettere in crisi Jake.
Il film ha uno grande stile, gran gusto delle inquadrature e degli spazi, molta classe.
Ha un passo lentissimo, sommesso, molto dolce e delicato.
Il problema che tutti gli aspetti che lo rendono bello al tempo stesso hanno il loro contraltare.
Ad esempio After Yang è un rarissimo film dove non ci sono contrasti, dove non ci sono personaggi negativi, dove tutti sembrano remare dallo stesso lato della barca. In qualsiasi film vengono sempre inseriti personaggi o situazioni atti a creare problemi, disturbo, antagonismo al personaggio principale o alle vicende principali.
Qui no, qui a parte il "dilemma morale" di Jake (un ottimo Farrell) abbiamo tutti personaggi che amano Yang (Jake, la madre, la sorella, la ragazza clone, ma persino la proprietaria del museo, se vogliamo, ha un proposito tutt'altro che inumano, anzi). 
Ecco che per questo motivo After Yang diventa un film "strano", a cui non siamo abituati.
Pregio, difetto? non so.
Altra cosa.
Nel film vengono messe dentro una quantità di tematiche impressionante.
Per prima cosa After Yang racconta di un mondo quasi utopico di convivenza estrema tra etnie e specie diverse.
Non mi riferisco infatti solo al contesto per cui esistono contemporaneamente esseri umani, cloni e androidi ma la stessa famiglia di Jake è formata da un bianco, un'afroamericana e una figlia cinese.
Sia il microcosmo famigliare, quindi, che il macrocosmo dell'intero mondo che ci viene raccontato nel film sono quelli di uno status quo in cui le differenze sono completamente annullate.
Forse proprio per questo la famiglia di Jake cerca di far conoscere a Mika le proprie radici perchè - in un'interessantissimo rovescio della medaglia - arrivare a un mondo bellissimo dove "tutti siamo uguali" potrebbe portare a perdere proprio quelle, le radici, le differenze quasi "ancestrali" che ognuno di noi ha.


Lo stesso Yang che, fino alla morte, era forse l'unico personaggio visto come "diverso" (ne parlano tutti tranquillamente come fosse un androide, anche la sorellina ne è consapevole ) poi, dopo il decesso, verrà "conosciuto" meglio e anche lui, in qualche modo, diventerà un essere umano uguale agli altri.
In questo senso il messaggio che lancia il film, oltre che bellissimo, si fa molto attuale.
Non è un caso che ci sia più di un esempio di "miscuglio", vuoi quello esplicito (è una "lezione" di Yang) degli alberi con gli innesti vuoi quello meno spiegato ma altrettanto evidente delle foglie di thè, foglie tutte diverse che si mischiano tra loro e portano ad un sapore unico (tra l'altro il dialogo notturno sul thè tra Jake e Yang è forse momento più bello del film).
Ecco, il film è un continuo simbolismo di questa mescolanza di cose talmente ben amalgamate da annullare le differenze (la famiglia, la convivenza tra androidi, cloni ed esseri umani, gli alberi con l'innesco, il thè).
Il problema, e qui torniamo al dilemma pregio/difetto, è che tutte queste cose vengono mostrate e leggermente sviluppate, ma restano abbastanza incomplete in un'ora e mezzo di film.
Soprattutto il discorso tra le differenze/uguaglianze tra androidi, cloni ed esseri umani avrebbe potuto essere ampliato e portare a momenti altissimi.
Pensiamo ad esempio alla storia per cui Yang si "innamora" del clone di una ragazza che aveva conosciuto decenni e decenni prima (stupendi qui minuti, come se l'amore per una data persona sia quasi un imprinting naturale, vedi ad esempio l'immenso Moon).
Ecco, un tema affascinante e bellissimo liquidato in pochissimi minuti.
Ma c'è tanto altro.
Come il tema del Ricordo.
Yang sopravvive attraverso la sua memoria (da leggere sia in senso astratto che cibernetico), memoria che non solo gli sopravvive ma che può aiutare gli altri a comprenderlo e, in questo caso, studiarlo.
Quando Jake naviga nei ricordi di Yang (con un'architettura che potrebbe ricordare qualcosa di Inside Out e le sue isole dei ricordi) al tempo stesso permette sia che quell'androide rimanga in qualche modo ancora "vivo", sia che andando a conoscerlo possiamo meglio comprenderlo, sia che, scoprendo quella specie di "surrogato di cuore", possiamo davvero assimilarlo a noi e, così, avere quella pietas che non ci permette di ucciderlo o lasciarlo perdere.
E anche qui i concetti sono altissimi.
Si scopre quindi che probabilmente la caratteristica principale, l'ingrediente segreto, che fa che un essere umano sia tale sono le emozioni.
Forse anche quando Yang dice "voglio qualcosa più degli aneddoti" a questo si riferisce, ovvero a quelle emozioni che vanno oltre le cose conosciute e spiegabili.
Anche qua, però, il film avrebbe potuto dare di più.

Come del resto sul discorso della Morte in sè, inquadrabile in uno dei dialoghi più belli del film, quelli sul bruco e la farfalla ("quello che il bruco chiama morte gli altri lo chiamano farfalla", una frase del genere).
E' questo, se vogliamo, il vero "after Yang", ovvero non tanto il periodo (per gli altri) successivo alla sua morte quanto quello che Yang diventa dopo il decesso.
Ovvero una cosa "nuova", un pezzo da collezione che, però, non ha la freddezza museale che ci potremmo aspettare quanto il calore di una vita che deve essere tramandata, quello di ricordi che resteranno conservati.
Yang, in qualche modo, anche se "inanimato", resterà comunque una macchina "didattica" che vive di un paradosso, ovvero che quando era del tutto simile agli uomini noi vedevamo comunque lo scarto ( "lui è un androide" ), mentre adesso che è morto e inutilizzabile è, incredibile, del tutto assimilabile ad un essere umano.
Adesso la sua funzione sarà (anzi, sarebbe stata se Jake lo avesse concesso) quella di mostrare le proprie emozioni, per sempre.


In modo sparso voglio ricordare gli splendidi titoli iniziali (quelli con quella specie di Just Dance, una meraviglia), alcuni dialoghi che restano dentro e dei momenti molto enigmatici, come quando rivediamo per l'ennesima volta la scena della foto di famiglia e notiamo come Yang avesse "visto" qualcosa che l'ha molto turbato (cosa?) o quella, che davvero non ho capito, quando nei ricordi di Yang vediamo la maglietta indossata dalla ragazza di colore, la stessa maglietta che poi avrà anche il ragazzo.
After Yang resta un film molto bello che ha il coraggio (o non coraggio?) di mettere dentro tante cose senza la necessità di svilupparle tutte.
Forse, come nel film a posteriori si va ad analizzare il "cuore" di Yang, anche noi spettatori dovremmo vedere e rivedere il film.
E più lo capiamo più, magari, scopriamo l'universo infinito che cela dentro.

7.5

10 commenti:

  1. Sono d'accordo su tutto. In effetti questo dire molto poco, un sussurrare, è uno stile che può intrigare o lasciare un po' indifferenti. Io che purtroppo sono un troglodita ho trovato il film un po' freddino, come ti anticipai.
    Ho apprezzato molto che il regista sia andato ancor più in profondità rispetto a Columbus (non so se l'hai visto) nell'esplorazione delle sue origini asiatiche. In particolare se accostato a tutte le violenze che ci sono state nei confronti di persone asiatiche negli States negli ultimi tempi, il personaggio di Yang assume un'importanza e una caratura ancora più speciale. Proprio per questo mi sarebbe piaciuto che più che sussurrare, almeno in un paio di occasioni, il film avesse urlato. Poi poco da dire. Questo come Columbus sono uno spettacolo per gli occhi. Bellissime immagini, grande eleganza. Finale veramente adorabile. Non mi rimarrà nel cuore (purtroppo) ma è il classico film che mi ha fatto molto piacere vedere e scoprire.
    Grande Giusé.

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    1. Tra l'altro non so cosa stia succedendo, ma due commenti in due giorni. Roba grossa hahaha

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    2. Intanto grazie per avermi citato l'altro film e spiegato la situazione del regista e "politica" del film. Non sapevo niente e direi che è un'aggiunta molto importante

      Mi ritrovo comunque anche io tanto nelle tue parole. ovvero che questo film avrebbe avuto bisogno di più nerbo, conflitto, problematiche.
      Insomma, il suo essere dolcissimo e quasi "innocuo" un pò gli si ritorce contro

      coi commenti non me abituà troppo bene!

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  2. Film sicuramente con un bel messaggio di fondo, ho adorato questo suo prendersi del tempo per raccontarti le piccole cose, ha un linguaggio e un modo di porsi che ho trovato in pochi altri film e credo sia questo il suo pregio più grande.
    Non aggiunge sicuramente nulla di originale o di non visto al genere, ma fin da subito si intuisce che non è questo lo scopo che si prefigge e non lo considero un difetto.
    Certamente in certi frangenti si poteva scavare più a fondo, alcuni concetti e spunti sono lasciati un po' a se stessi e a parer mio c'era tempo e modo di approfondire il tutto in maniera più accurata.
    Sul finale forse si tende un po' troppo a ricercare l'emozione facile, ma ha tutto sommato un ottimo epilogo e ti lascia un misto di speranza/malinconia che mi è rimasto dentro per tutta la giornata.
    Per il resto condiviso quanto detto in recensione.

    P.s.
    Oh giuse ma sto sondaggione? :D

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    1. Eh, vedi, come dicevo in rece questo suo modo di raccontare le cose così calmo, dolce e senza tante problematiche può essere un grande pregio (vedi te), un difetto (vedi marco) o entrambi (vedi me)

      vero, non aggiunge niente e nemmeno io l'ho trovato un difetto, anzi, ho proprio detto che vedrei film di questo tipo all'infinito ;)

      Sì, 20 minuti in più e 2/3 aspetti dovevano essere raccontati più e meglio

      Ma qualcuno la cosa della maglietta me la spiega???

      certo che lo famo il sondaggione!

      come al solito inizio gennaio ;)

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  3. Io purtroppo son rimasto proprio deluso dal film.. resta sempre in bilico tra la freddezza e il drammatico( che forse dovrebbe /vorrebbe emozionare un po’ di più , ma almeno a me non è arrivato . )
    Riguardo alla maglietta una spiegazione che mi son dato è:
    1 il ricordo che vediamo di lui con maglia gialla è il ricordo di un suo sogno

    Oppure

    2 semplicemente la tipa aveva la stessa maglietta che anche lui indossava

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    1. Capisco perfettamente il tuo problema col film Davide. Io per un verso ho apprezzato quel suo essere sotto le righe nell'emozionare

      riguardo la maglietta non mi convince nessuna delle due...

      se è un sogno boh, sarebbe un pò confusionario tra sogni e ricordi, non ce ne viene mai parlato

      la seconda cosa, pur non escludendola, mi sembra banalotta per come viene girata la scena, con Farrel che rimane basito e zooma sulla ragazza

      sembra una cosa importante

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  4. Ho apprezzato veramente tanto questo film, a mio avviso davvero molto buono, al netto delle mancanze e dei difetti. La delicatezza e il garbo con cui viene narrato il tentativo di elaborare la perdita sono, secondo me, notevoli. Un tentativo di poesia. Accetto e comprendo anche l'assenza di conflitto, come è stata definita sopra. Mi va bene. Anche se forse in realtà c'è, ma è sotterraneo, silenzioso, impalpabile: perché è nelle lacrime di Jake che viaggia nella galassia di ricordi di Yang; nella cena consumata a distanza tra lui e sua moglie; nel bicchiere d'acqua che la bambina va a prendersi di notte, con Yang. Cioè, il "conflitto" è sempre latente, non sale mai in superficie, perché ognuno lo intrattiene con sé stesso. Almeno credo. Non mi voglio avventurare in nessuna analisi, dico solo che per me il film funziona, ha un suo senso, una sua direzione. Non dice niente di nuovo, ma lo fa con una tale dolcezza. Ho finito di vederlo da poco, di getto ho scritto queste righe, che allego di seguito:

    https://www.filmamo.it/robertoflauto/recensione/after-yang

    Un abbraccio :)


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    1. Ecco, a te ero sicuro sarebbe piaciuto ;)

      Bellissime le tue parole

      Però più che di conflitto nei termini in cui parli te, quindi conflitti interiori, diverse vedute sussurrate etc.., parlo più di conflitti macroscopici di sceneggiatura, vicende o personeggi veramente "contro" il fiume che scorre o il protagonista

      però, come sai, amo questi tipi di film, anche se come dicevo a volte vedo nello stesso aspetto il limite e la bellezza della cosa

      vengo a leggere

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    2. Ecco, stupenda

      E dove forse non mi ha emozionato il film lo hai fatto te :)

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3 ciao