23.4.23

Recensione: "As Bestas - La Terra della discordia" - Cinema 2023 - 7 -

 

L'ultimo film di Sorogoyen è un capolavoro.
Siamo in un minuscolo paesino galiziano (4/5 famiglie).
Antoine e Olga sono due francesi che hanno deciso di trasferirsi lì, a lavorare prodotti biologici e costruire un agriturismo.
Sono odiati da Xan, il "leader" del borgo, perchè a causa del loro voto contrario non verranno lì costruite pale eoliche, costruzione che darebbe un sacco di soldi ai paesani.
Ne nasce un film incredibilmente teso, in climax ascendente eccezionale, con dei dialoghi impressionanti e interpretazioni dei 5 protagonisti da pelle d'oca.
Un film di uomini, bestie e uomini-bestie.
Una delle meglio cose viste in questi anni.

PRESENTI SPOILER DOPO FOTO DI LEI CON LA MAPPA

Olga e Marie, madre e figlia, sono in cucina.
In toni sempre più accesi cominciano a discutere.
Odio, amore, empatia, rabbia, parte un dialogo, l'ennesimo, che definire capolavoro è poco.
Mentre loro discutono (e mi dispiace un sacco che lo spettatore medio queste cose non le nota, non perchè non capace di farlo ma perchè non abituato) la macchina da presa si sposta continuamente, senza nemmeno uno stacco.
 Ora è davanti a lei, ora davanti l'altra, ora fa qualche passo e cambia angolazione, ora segue una lasciando l'altra.
Circa 10 minuti di piano sequenza di puro dialogo che sono qualcosa di impressionante.
Tecnicamente, emotivamente, come scrittura.

Cito questa scena perchè ricorderò a vita As Bestas come uno dei film più grandi che io abbia visto questi anni in quanto a dialoghi ed interpretazioni.
Sarei stato ore ed ore (e il film è già lunghissimo) ad ascoltare quei 5 personaggi, a vederli discutere, a cercare di leggerli.
Se non fosse che As Bestas è anche un film dalle grandissime location esterne (in una campagna galiziana al tempo stesso bellissima e respingente per solitudine e "scomodità") questo è un film che portato a teatro sarebbe devastante.
Però voglio gli stessi 5 attori lì sul palco cazzo.

In montaggio analogico andiamo adesso ad un altro dialogo, forse il dialogo "madre" (o padre?).
Siamo al minuscolo e spoglio bar di quella terra minuscola e spoglia.
Xan sta discutendo (una delle tante volte) con Antoine, il "francesino" che non solo ha avuto il coraggio di andare a vivere lì, in quel paesino di 15 abitanti 15 dimenticati da Dio, ma che si sente addirittura "di casa", "padrone", e ha votato contro l'arrivo delle pale eoliche, arrivo che avrebbe sì cancellato quelle 4 case in croce che ci sono, ma anche portato tanti soldi a quei derelitti.
Ecco, li troviamo, Xan ed Antoine dico, proprio mentre stanno discutendo di questo.
Sono entrambi al bancone.
Anche questa scena è formalmente un piano sequenza (nessuno stacco) anche se a camera fissa.
Ora, sono 3 le cose che dobbiamo notare.
La prima è la straordinaria interpretazione dei due attori che discutono, Luis Zahera (che interpreta Xan, gigantesco) e Denis Menochet (Antoine, poco meno che gigantesco).
Quando ad esempio Menochet urla e Zahera (raramente scrivo i nomi degli attori al posto dei personaggi ma in questo caso mi viene naturale), dicevo, e Zahera con un filo di voce gli dice "Non urlare...", vengono letteralmente i brividi alla schiena.



La seconda è, ancora una volta, la qualità del dialogo.
Dialogo in cui c'è una frase straordinaria che, probabilmente, è quella che sceglierei come citazione del film.

"Siamo sempre stati poveracci, ma non ce ne siamo accorti finchè non ci hanno offerto i soldi"
Fantastica.
Queste 10 persone che hanno passato tutta la vita lì, senza una lira, a spalare la merda dei cavalli o delle vacche e a bere vino in un bar orribile.
Eppure questa era l'unica condizione che conoscevano, erano poverissimi sì, ma se nessuno veniva a dirglielo non se ne sarebbero nemmeno accorti.
E ora Xan può rileggere tutta la sua vita, vedere lo schifo che è sempre stata, capire perchè anche le puttane li scansavano perchè puzzavano di merda.
Il dialogo è teso, straordinario, semplice ma al tempo stesso profondissimo (che poi se vai ben a vedere bene le ragioni di quei due mostri li capisci anche eh, teoricamente dico).
La terza cosa bellissima di questa scena, quella che mi ha più emozionato, è il secondo piano, in questo caso il piano di ascolto.
Davanti abbiamo i due, dietro di loro invece, seduto a un metro di distanza, il fratello scemo Loren (che bella quella sua cicatrice sulla testa, a ricordarci che deve aver avuto qualcosa che lo ha reso quello che è, un'operazione, un incidente, qualcosa).
Ecco, se voi - anche se so che è quasi impossibile - staccaste un attimo lo sguardo da Xan ed Antoine e lo poneste su Loren, notereste che per tutti i 7-10 minuti della scena quello guarda fisso Antoine, senza mai staccare lo sguardo.
E' una cosa bellissima, inquietante, "reale".
Un "piano di ascolto" (tecnicamente potremmo definirlo così) impressionante.

Guardate, con fatica mi fermo dal descrivere altri dialoghi. 
Ma, come ho scritto, ho assistito ad alcuni dei più belli visti recentemente, e me li sento ancora addosso (e pensare che è passata addirittura una settimana dalla visione del film, visto al raduno).

Allargando un attimo lo sguardo bisogna dire che As Bestas è un film straordinario, che sarà faticoso togliere dal podio di quest'anno.
Di Sorogoyen avevo visto un solo film, Il Regno, piaciuto tanto ma sensibilmente sotto questo mezzo capolavoro.
E' un film, come dicevo, che eccelle nel materiale umano (almeno 5 le interpretazioni da pelle d'oca), nella scrittura, nell'atmosfera (tesa, malsana, disturbata), nelle location e in questa regia che pare "invisibile" ma, a vedere scena per scena, è invece magistrale.
Ho scoperto proprio oggi, andando nella pagina wikipedia del film per recuperare i nomi dei personaggi, come questo film racconti, in maniera poi abbastanza fedele, una vicenda reale accaduta praticamente negli stessi luoghi e con modalità molto simili.
Certo, l'averla creduta una sceneggiatura completamente originale (formalmente lo è comunque, ma intendevo inventata da zero) me la faceva vedere ancora più grande.
In realtà no, non cambia niente, il fatto che sia ispirata ad un evento reale non sposta minimamente il mio giudizio.
Sorogoyen ha per esempio cambiato la nazionalità del forestiero (da olandese a francese), questo per rendere l'atmosfera con i paesani ancora più tesa (Xan odia i francesi, per motivazioni storiche).
In più Antoine - pur avendo deciso di dedicare la propria vita a lavorare la dura terra -  è un uomo di c(o)ultura, in una landa desolata dove gli altri uomini, e il titolo del film richiama principalmente questo, sono simili a bestie, nel senso ovviamente dispregiativo del termine (animali incapaci di ragionare).
 Tanti vedranno in questo film richiami a grandi film di piccole comunità "grezze" che odiano i forestieri.
 L'esempio più bello e calzante è secondo me il nostro magnifico" Il vento fa il suo giro", se lo avete perso recuperatelo.
Tra gli altri tantissimi film citabili ricordiamo anche Calvaire, forse una delle pellicole dove questa analogia "paesani = bestie" viene resa al meglio (impossibile che quel bar non richiami a quello di Du Welz).
Quindi francese (il popolo che Xan odia), acculturato (diversissimo da loro) e, come se non bastasse, Antoine è anche un uomo buono, mite, uso a dialogare e cercare di spiegare, anche qui l'esatto contrario dei due fratelli.
Questo "impossibile dialogo" (in un film paradossalmente che di dialoghi è  pieno) è il fil rouge del film.
Qualsiasi cosa Antoine possa fare o dire niente cambia a Xan, uomo-mostro che vede in quell'omone francese l'unico ostacolo per non poter cambiare la propria vita.
Ne nasce un film con un climax ascendente pazzesco, in cui prima si fanno battute, poi si urla, poi si fanno dispetti, poi si sputa addosso, poi si distrugge il lavoro di un anno altrui (le batterie nella cisterna, tra l'altro batterie che Xan ha comprato sfacciatamente davanti Antoine), poi si fa un agguato notturno minaccioso (scena bellissima, magistrale, giocata sui due finestrini dell'auto) fino al quasi inevitabile epilogo.
Credo che anche tanti di voi quando hanno assistito al fantastico incipit (tra l'altro preceduto da due frasi sovrimpresse molto evocative) ha pensato "ecco, prima o poi questa scena che vediamo fare con i cavalli la vedremo fare con qualche essere umano".

(tra l'altro visto il poster nemmeno i distributori vogliono nascondere la cosa).


E quindi che l'omicidio di Antoine non avvenga in modi molto più immediati e facili (avevano addirittura un fucile, ma potevano farlo con coltelli o qualsiasi altra cosa) ma attraverso un brutale corpo a corpo dove due persone contro una (come col cavallo) immobilizzino la vittima fino a non farla più respirare l'ho trovata una scelta eccezionale.
Apparentemente illogica o poco probabile ma perfetta, veramente perfetta (per quell'incipit, per quell'analogia tra Antoine, grande e grosso, e i cavalli, per quel senso di "queste persone conoscono solo questo metodo").
E geniale è anche quello che succede appena poi.
Vediamo Olga a casa, convinti che stia aspettando il ritorno di Antoine.
E invece no, e invece è già passato circa un anno e Sorogoyen gestisce questa ellissi temporale in un modo così inusuale, nascosto e morbido come raramente succede.
Ed ecco che assistiamo anche ad un assoluto cambio di protagonista principale.
Se in tutta la prima parte Antoine era il personaggio centrale, se non c'era praticamente una scena senza di lui, se intorno alla sua figura gravitavano tutte quelle degli altri, dopo la sua morte il suo posto lo prende la moglie Olga, così da regalarci un film assolutamente divisibile in due parti distinte e con due protagonisti diversi.
E, quasi miracolosamente (una volta morto Antoine e con ancora quasi un'ora di film temevo il tracollo) la seconda parte è pari alla prima, anzi, in almeno tre scene  siamo su livelli giganteschi, forse addirittura superiori al primo tempo.
Mi riferisco alla prima scena che ho descritto (quella della lite in cucina), a quella di quando le due donne vanno a prendere le pecore (grande tensione, e quell'incrocio coi due fratelli da brividi) e a quella, eccezionale, quando Olga va a parlare con la madre dei due.
"Anche tu sarai sola, come me"
Ancora brividi.
No, As Bestas non cala mai, non annoia mai, non ha problemi di ritmo, non ha parti deboli.
E scardina anche le regole non scritte del cinema come quando veniamo a sapere che il video nella telecamerina che Antoine aveva piazzato sotto l'albero (con lo spettatore che per un'ora è certo che alla fine verrà fuori) non può essere recuperato.
Insomma, quel video non lo vedremo mai, un dato incredibilmente realistico che cozza con qualsiasi regola di sceneggiatura usuale.


Ma questa scelta è atta a costruire un finale, per me, ancora più bello perchè "sospeso", non definitivo, con quei due fratelli che molto probabilmente saranno presi ma contro i quali non ci sono in verità prove ferree.
Dimenticavo la colonna sonora, quasi sempre con lo stesso ansiogeno pezzo (quasi più un rumore che una melodia) che dà al tutto ancora più forza.
Mi resteranno dentro tante cose, mi resterà dentro il terribile Xan, il suo fratello scemo, Antoine e quella bontà d'animo unita però ad una rara forza, sua moglie Olga, donna straordinaria che, anche per fattezze, vi ricorderà la McDormand di "Tre manifesti", sua figlia Claire che ama la madre a tal punto da insultarla, sperando di salvarla.
E che quando capisce quanto la vita che la mamma vuole sia quella, quanto la vita che entrambi i suoi genitori volevano fosse quella, si mette ad aiutarla e le dice, nascosta dalla tendina della doccia, "Il vostro amore era invidiabile".
Mi resteranno dentro i luoghi, questo paese dove una volta "c'erano persino i bambini" e queste persone talmente povere da mangiar (forse) carne di gatto.
E i dialoghi, e i movimenti di macchina dolci e perfetti, e questa tensione.
E i visi di tutti, compreso quello della splendida Claire.
O quello di Olga che, in questo straordinario finale sospeso, colma l'intera inquadratura.
Fine.

9

27 commenti:

  1. Grazie Dio!!!
    In tutte le recensioni che ho letto di questo C-A-P-O-L-A-V-O-R-O (sì!) non trovavo nessuno che notasse ciò che personalmente avevo colto, mentre QUI ritrovo tutto. Tutto!
    Intanto, però, faccio un invito a chi va a vederselo al cinema: amici, vedetevelo doppiato, ok, ma se possibile REGALATEVI un'emozione pura, profonda, indelebile cercando la versione in lingua originale, sottotitolata: è 100 volte più potente! Ci sono parti in spagnolo, in galiziano, in francese, c'è una presa diretta da URLO, c'è soprattutto la voce di Xan, un uomo che sembra partorito da una pietra (come ho letto altrove), che sembra scorra sulla carta vetrata, c'è lo scontro spaziale tra madre e figlia di oltre 9 minuti in un francese velocissimo, disperato. 9 minuti di dialogo ininterrotto, in un mondo di taglia e cuci dove anche una capra sembra recitare, sono un'eternità, così come i 10 minuti dei 2 protagonisti al bar (il "non urlarmi contro" sussurrato in galiziano, quello sì che è un brivido!). E la morte di Antoine, racchiusa nell'inquadratura stretta della sua bocca, ne vogliamo parlare?
    E' un film potente, nel senso che c'è una tensione tale che ogni scena potrebbe esplodere, con una colonna sonora così minimal che ancora mi chiedo come l'abbiano potuta concepire! E' un film potente perché, inaspettatamente fino a metà film, si scoprirà che il personaggio più forte di tutti è quello ritenuto fin lì quasi secondario: Olga, la moglie di Antoine, che ha dentro di sé una forza composta da far paura. E' un film potente perché mentre credi di aver già deciso chi sono i buoni e cattivi, ti arriva il famoso dialogo nella taverna di cui parlavamo sopra e tutte le tue certezze s'incrinano, ed il mondo diviso in bianchi e neri ti appare improvvisamente pieno di sfumature di grigio. E' un film potente perché ti entra dentro, ti apre in 2 come una scatoletta, e tu non veda l'ora di trovare chi l'ha già visto per parlarne per ore e ore.
    Grazie, amico mio, della stupenda recensione: sei riuscito a mettere su carta tutto quel groviglio di sensazioni che avevo dentro.

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    1. Ma figurati, ti ringrazio io...

      Beh, direi che sì, davvero ci ritroviamo in tutot, ogni scena che hai descritto e tutte le cose più belle che hai trovato sono le stesse mie (lo scontro madrei figlia di 10 minuti di piano sequenza "mobile", il "non urlare" di Xan, la colonna sonora minimal, Olga che diventa personaggio principale da secondario, il dialogo in taverna e il constatare che alla fine i due fratelli di ragione ne avevano)

      insomma, più d'accordo di così ;)

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  2. Francesca - E della scena che introduce i due contendenti ne vogliamo parlare? Con un audio che ferisce le orecchie veniamo catapultati in una realtà rurale povera e degradata: un bar che sembra un saloon del West offre ai suoi sventurati avventori un luogo in cui dimenticarsi delle proprie misere vite, con un po’ di alcool e gioco (non una mano di poker, ma il domino). Le voci urlano per noi e per Antoine perché non ne facciamo parte e ci respingono, cacciandoci da lì… appena usciti il volume torna ad essere normale, ma questo succede solo nel cinema, se avessimo visto il film alla tv avremmo abbassato l’audio per poi rialzarlo, ma la magia non ci sarebbe stata…

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    1. Non so chi Francesca sei (per quel che conta)

      cavolo, ma sai che ora su due piedi sta cosa non la ricordo?
      Però complimenti, dettaglio davvero bello!

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  3. davvero un film indimenticabile, se non l'avessi già visto andrei a vederlo.
    intanto, l'ho recuperato sottotitolato, un giorno lo riguardo, di sicuro.
    e quell'odore di fango e merda sembra di sentirlo davvero.

    come quasi sempre, sono d'accordo con te

    https://markx7.blogspot.com/2023/04/as-bestas-rodrigo-sorogoyen.html

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    1. Hai ragione, oltre che il cambio protagonista è come se il film avesse una prima parte maschile e una femminile (ci metto anche la madre di loro)

      verissimo...

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  4. A conferma delle qualità di questo regista, riguardavo ancora la famosa scena dove c'è il confronto tra Xan e Antoine alla taverna, con sullo sfondo il fratello Loren. SEMBRA un'inquadratura fissa ma in realtà ci sono dei piccoli, fantastici movimenti di messa a fuoco da commozione. Basta stare attenti a quando Xan parla di quant'era bello Loren da giovane, e lo fa girandosi un po' di spalle e mettendo quindi in evidenza il fratello di poco avanti a lui, che viene messo anche quasi impercettibilmente ma opportamente a fuoco rispetto agli altri 2, per poi ritornare sullo sfondo dopo che ha parlato di lui...

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    1. ma che bel commento, che bell'occhio...

      son queste le cose che amo

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  5. o stanotte o domani rispondo a tutti :)

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  6. Per me As Bestas resterà sempre il film del raduno è inevitabilmente non potrò che conservarne sempre un bel ricordo.
    Ma più che per il film i ricordi belli son legati alle persone che ho conosciuto e con le quali ho condiviso questa bella esperienza a Perugia.

    Prima del film c’è stata la toasteria dove abbiamo cenato assieme , il bar del Postmoderno dove abbiamo preso i caffè e ho comprato il biglietto e la ragazza che mi ha dato per errore due posti ( me ne sono accorto dentro la sala).
    Il segnalibro a forma di pellicola come souvenir da portare a casa.
    Dopo il film c’è stato l’incontro fuori del cinema con quelli arrivati troppo tardi per vedere As Bestas.
    Poi la presentazione con il mio compagno di stanza anche lui arrivato troppo tardi per il film e il suo strano amico di una sera che con il raduno non aveva niente a che fare.
    Il dopo e’ stato anche conoscerci meglio davanti ad una buona birra in una specie di pub arredato con vinili videocassette e libri.con quello che sarebbe diventato il mio gruppetto stabile per tutte le giornate trascorse a Perugia.


    Il durante : la sala buia del cinema , più che il film ricorderò la figura de merda che ho fatto con la fidanzata di tuo fratello-:)
    Non per colpa del film anche se la sua lentezza poteva in qualche modo aiutare.
    Il fatto era che stavo sveglio dalle 4,30 del mattina e per buona parte del film ho dovuto lottare con il sonno.
    Una prima volta non ricordo a che punto della visione sentivo che mi calavano le palpebre ma son riuscito a destarmi , cazzo ,ho pensato se mi faccio vincere dal sonno qua mi metto a russare!!
    E poi avevo voi davanti e vicino a me così attenti in un silenzio quasi surreale ( giuro che non ho mai trovato in un cinema un pubblico così educato) .
    Avevo persino paura di mettermi in bocca una mentina per non far rumore masticando.
    Però la volta successiva il mancamento è stato più forte e la c’è stata la figura de merda.
    Me sembrato di cadere all'indietro nonostante fossi seduto , una vertigine improvvisa , il sonno stava per aver la meglio su di me.
    Allora ho fatto quello che probabilmente farebbero tutti : aggrapparsi alle cose più vicine per non cadere.
    Alla mia sinistra sulla sedia ci stavano la borsa e il giubbotto di una amica di Firenze simpaticissima che ho imparato a conoscere nei giorni successivi e che è stata anche piacevole compagnia per una parte di viaggio al mio ritorno in treno.
    A destra ci stava la gamba della fidanzata di tuo fratello…e a quella mi son aggrappato.
    La mi son ridestato e mi son vergognato come un ladro.
    Tutto per pochi secondi , mi son scusato e lei mi ha risposto di non preoccuparmi.
    Poi mi son costretto a rimanere sveglio , , mi pareva di essere come quel tizio del film di Argento che doveva tenere le palpebre aperte sotto tortura perché minacciato da degli stuzzicadenti aguzzi.
    Ma la testa pesava , cazzo.
    Invidiavo la compagna di tuo fratello,lei almeno si poteva appoggiare alla sua spalla per trovare conforto nella estenuante visione .
    Io non avevo sta fortuna.
    Son sicuro che ad un certo punto desideravamo la stessa cosa , sapere quanto mancava alla fine del film.
    Chiaramente non sapeva rispondermi : stavamo alla scena dove la moglie cercava il cadavere del marito tra le foglie e io la con il pensiero che imprecavo: dai trova sta cazzo dì telecamera ti prego , trovala!
    Così finisce tutto .
    Sono stato esaudito e poco dopo è finito il film ma mi è anche passato il sonno !

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    1. Ahaha, 30 righe sulla descrizione del sonno e del contatto con Marta resteranno nella storia ;)

      Oddio, però di Firenze non c'era nessuno al film (la ragazza di Nencioni è venuta il giorno dopo)

      forse ti riferisci ad Angela di Bologna, non so

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    2. Si sì, lei Angela!
      È di Bologna ma si è fermata a Firenze al ritorno.
      Avevo fatto confusione!
      🤣

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    3. Avrà avuto il cambio lì ;)

      e non ti ricordavi nemmeno il nome, ma non glielo diciamo ;)

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    4. No no i nomi li ricordo benissimo di tutti.
      È che non ho voluto menzionarli sui commenti.
      Eccesso di scrupolo , sai magari come con le foto non sai mai se fai bene o male , quindi ho voluto mantenere la riservatezza.
      Tanto te hai capito e se qualcuno leggerà capirà bene lo stesso, qualcuno del raduno intendo 👍😂

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  7. Non saprei che dirti , mi è piaciuto ma non così tanto come è piaciuto a te e come leggo anche a molti che hanno commentato sia qua sul blog che su Fb.

    Lo sapevo che era ispirato ad una vicenda reale ma non conoscevo la storia fino in fondo , quando l’abbiamo visto.
    Al mio ritorno a casa mi son documentato meglio ed è veramente sorprendente come Sorogoyen sia stato fedele alla cronaca di quello che era successo alla coppia Olandese nel 2010 a Santoalla.

    Penso che il regista sia stato bravo a giocare con la tensione in un climax sempre crescente ( lo scrivi anche te) ma senza farla veramente esplodere. .una specie di coito inteructus cerebrale-:)
    E le scene a dimostrare sta cosa son tante :
    quelle nel bar ad esempio , bei dialoghi ma sei la che ti aspetti che passino presto alle mani e sta cosa non succede mai .

    La scena al mercato con le pecore ,oppure quando Antoine minaccia il fratello demente di Xan
    La scena dell’omicidio ,io mica avevo capito che l’avevano davvero ammazzato perché’ mica avevano ammazzato il cavallo all’inizio del film -:))
    Come non avevo capito che nella scena successiva era già passato un anno dall’omicidio ( dovevi capirlo perché si è tagliata i capelli mi ha detto poi qualcuno).

    Per carità ci arrivi alla fine , ma è spiazzante e sta cosa non mi piace.
    il finale stesso è sospeso .
    Quel finale mi ha ricordato quello di Tre manifesti anche se te l’hai citato per un altro motivo.
    Poi mi piace il fatto di aver pensato entrambi a Calvaire e son d’accordo con quello che scrivi.
    Però per me i due film hanno nella figura femminile due valenze diverse .
    Nel primo le donne mancano completamente, in As Bestas invece sembra che Sorogoyen avesse voluto bilanciare l’aggressività e gli istinti animali degli uomini con la delicatezza e la razionalità femminile…solo per costruire una trama funzionale ,ma se te togli le donne a questo film cosa cambia?
    E qua che per me il film deriva completamente rispetto alla vicenda reale .
    Cioè come scrivevo sopra è fedelissimo alla storia degli olandesi ma la licenza “poetica “ di dare un ruolo alla figura femminile in As Bestas per me è un di più che altro un pretesto che però trovo poco sensato.
    Come poco sensate ho trovato certe soluzioni del film che non capisco sinceramente
    Okay bello il dialogo tra madre e figlia , è piaciuto molto anche a me .
    Soprattutto perché è l’unico dove il climax crescente viene poi soddisfatto.
    L’unico eh..!
    Però che senso ha?
    Come che senso ha risparmiare lei dalla vendetta dei due fratelli sapendo che sarebbe stata una specie di spada di Damocle a vita sulle loro teste.
    Poi perché la dovevano temere e rispettare?


    La scena dell’agguato in macchina l’ho trovato poco sensato per come si è concluso .
    Perché non farli fuori subito?
    Lei stessa una volta a casa dice al marito che l’avrebbero sicuramente ammazzato se non ci fosse stata lei.
    E allora che serviva tutta quella pantomima ?
    A creare la tensione ..immagino io , ma se dopo non arrivi a niente è solo un altro coito inteructus del cazzo.

    Il resto del film è tutto un po’ giocato nello stare in sospeso.
    rappresentare il più possibile la realtà come succede negli episodi di cronaca dove molte volte le certezze non esistono e il volere dilatare molto i tempi del racconto è un un espediente voluto per rendere di più la veridicità della vicenda raccontata.
    Il tizio quello che è stato davvero ammazzato ci hanno messo quattro anni prima di trovare il corpo e arrivare agli assassini.






    Sul lato tecnico cinematografico non ci metto bocca ma son fra quelli che han fatto più attenzione ai dialoghi che al piano sequenza.
    Molto bella la scena iniziale e l’effetto reprise con la scena dell’omicidio.
    Il senso abbastanza estremo è molto chiaro , quello che l’uomo nel bene o nel male non riesce a domare non si fa scrupoli ad uccidere .
    Inutile dire che la vera bestia in questa vicenda e’ la razza umana.

    Ciao

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    1. Io davvero ho scoperto per puro caso della vicenda reale, anzi, sti giorni se trovo quqlche documentario o articolo voglio vederlo

      No, certo che all'inizio non viene ammazzato il cavallo ma la scena è la stessa, identica, e si rifà a quell'incipit. In un caso serve per addormentare, nell'altro, proseguendola, per uccidere.
      Ma dell'anno passato non si capisce subito eh, anzi, io per 2/3 minuti pensavo che lei aspettasse lui. Poi però quando mette la mappa davanti e la vedo cercare ho capito che c'era stata un'ellisse temporale, più o meno grande

      Ma non ci arrivi alla fine Max, dopo 3 minuti dalla morte di lui c'è una scena alla polizia dove lo dice che è un anno che cerca ;)

      Finale diverso da Tre Manifesti (diverso nel senso che le due sospensioni sono per motivi davvero diversi) ma comunque sospeso ;)

      Oddio, io invece penso che le figure femminili e quindi tutto il secondo tempo innalzano veramente il film, sono umanamente i minuti più belli. Ovviamente pensiero mio

      No, non devi vedere quella scena come un agguato programmato, ma come due ubriachi che molestano. Tra l'altro avrebbero dovuto ammazzare anche lei a quel punto, essendo testimone. La trovo una scena perfetta. Voglio dire, è normale che prima di uccidersi tra vicini ci sono altre vicende ambigue o pericolose prima, non si passa da "stiamo bene insieme" a "vi uccido"

      commentone!

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    2. Dopo tre minuti?
      Evidentemente mi è sfuggito..-:))
      Il cavallo lo fanno dormire?
      E da cosa si capiva?
      Io ho notato che respirava dalle narici , probabilmente visto che i cavalli dormono in piedi, c’hai ragione te ..tutta quella “ coreografia “ per farlo dormire?
      Il ruolo delle donne ..si può starci quello che pensi te.
      Ma io mi riferivo alla storia reale.
      Comunque va bene.
      Erano ubriachi?
      Madonna , mi sa che lo devo rivedere..ahaha!!

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    3. La prima volta che lei va dai carabinieri, circa 5 minuti dopo la morte di lui e dopo che l'abbiamo vista sul bosco e a casa con la mappa, lei (o loro) dicono che è un anno che cercano

      riguardo il cavallo se non sbaglio ci sono addirittura delle scritte a inizio film su questa tecnica per tagliargli la criniera

      credo che lo addormentino ma magari mi sbaglio

      di sicuro lo stringono così forte che smette di lottare

      assolutamente, erano ubriachi persi, faticavano anche a parlare

      lui è talmente ubriaco che comincia a sbattere la testa sul finestrino come un automa

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  8. SANTOALLA è il documentario sulla storia vera che ha ispirato "As bestas":
    https://www.youtube.com/watch?v=Wp2ZA_UJF5c

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  9. Ciao!

    ma questo film non è minimamente un horror però ;)

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  10. Ero piuttosto incerta, non ero molto del umore perchè fresca di visione del cupissimo Miserere, ma mi spiaceva perdere la visione in sala e così ha vinto la volontà. Mi spiace solo aver perso la sera della v.o. ma chissà se mi ricapita l'occasione magari faccio il bis.

    Grande film, è il terzo che vedo Sorogoyen e quì conferma la sua capacità a dosare la tensione. Durante il lockdown una sera in tv han passato Il Regno e Che Dio ci perdoni, quattro ore son volate, bel regalino.

    Già la potente scena iniziale ci conduce in una dimensione molto fisica, il grande schermo è perfetto per questa immersione. Quelle meravigliose e muscolari creature che vengono placate ha un effetto davvero intenso. Intensità dolorossissima che si ripete nella stretta mortale che và a chiudere col botto il crescendo della prima parte del film.
    Ma la storia non finisce, bellissimo il passaggio temporale, ritroviamo lei con i capelli tagliati, non è più la moglie da proteggere, deve andare avanti da sola e fuori c'è la neve. Capiamo così che è passato del tempo e la seguiamo, ora è lei che seguiamo.

    Nella prima parte i dialoghi che sono confronti tra parti avverse, inconciliabili, più parlano e più si allontanano, la frattura si fà più profonda ed insanabile.
    Mentro lo scontro tra madre e figlia è diverso, sono parole pesanti che feriscono, chi ci conosce davvero sà, se vuole, dove colpire, ma qui l'effetto è diverso piano piano le avvicina.

    Gli attori sono perfetti, la loro fisicità è perfetta. Il protagonista mi ha tanto ricordato tanto Gandolfini, dei Soprano.

    Alcuni appunti liberi, poi leggero la tua recensione e varie risposte.
    France Basil

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    1. Sì, sto film è uno dei pochissimi che davvero spero tutti vedano in lingua originale

      Eh, anche io ho visto sia Il Regno (al cinema) che Che Dio ci perdoni (è uno dei 15 film visti sto periodo, spero di farne almeno una piccola recensione questi giorni), tutti e due parecchio belli (ma sotto As Bestas)

      Incipit maestoso, se uno ci pensa quasi spoiler, ma lo rende ancora più bello (a parte che lo stesso poster spoilera...)

      quel passaggio temporale è magistrale, lo si capisce dopo un pò (qualcuno dopo tanto, ahah) ma è davvero splendido

      i dialoghi sono di gran lunga i migliori sentiti questi ultimi 2/3 anni

      è vero, dialoghi forti tutti, ma quello tra madre e figlia colmo d'amore

      ti devo rispondere anche su Animali Selvatici, che poi un pò pure gli somiglia a questo

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  11. (Parte 1)
    Recensione come al solito straordinaria, meraviglioso trovare descritte così precisamente le scene cardine di tutto il film, quelle che solo a rileggerle attraverso le tue parole fanno venire di nuovo i brividi come durante la visione.
    Film davvero eccezionale, di attori, di scrittura, di regia. Tutto si incastra alla perfezione.
    Incredibile anche quel piano di ascolto che citi di Loren al bar, anche a me è rimasto impresso. La cicatrice se non ho capito male deriva da un incidente con un cavallo, forse durante uno di quei "rodei da domare" della primissima sequenza del film, dove forse Xan e Loren hanno imparato ad afferrare e cingere corpi come poi fanno brutualmente con Antoine successivamente, come se dal domare derivasse sempre una ferita, che a Loren ha tolto anche la bellezza, come cita il fratello, oltre che le capacità cognitive. Quel piano di ascolto mi ha ricordato l'altro fortissimo e impressionante di Animali Selvatici (ma ci ritorno dopo).
    In aggiunta a quanto hai già detto tu, per me As Bestas è un grandissimo film sulla bestialità umana delle idee tramutate in corpi.

    In principio era uomo, poi divenuto bestia.
    Il suo corpo meno animale degli animali l’ha venduto alla selvaggia violenza.
    In principio era terra, poi divenuta tenuta.
    I suoi frutti meno sporchi dello sporco quell’uomo bestia li ha venduti allo sporco denaro.
    Ora è solo carne, sopra l’uomo, sopra la bestia, sopra la terra, sopra il denaro.
    Già in Nightmare Alley Guillermo Del Toro raccontava del disperato bisogno che portava alla genesi di un uomo-bestia, la più ricercata attrazione del circo, la più dis-umana illusione possibile. “È un lavoro temporaneo, finché non troveremo un vero uomo-bestia, che ne dici?” “Sono nato per farlo” così veniva proposto a Stan di rinunciare a tutto, eppure a niente, in virtù di una natura capovolta.
    Domare animali con corpi umani. Domare uomini con corpi animali. L’atto stesso del domare porta con sé l’inevitabile ferita della carne, il dolore di una perdita, o forse del semplice contratto con il Diavolo.
    Sorogoyen mette qui in scena una storia di montagna dura come la roccia, senza la maestosità luccicante di Del Toro, di uomini-bestie orgogliosi e ostinati sui loro ideali, non importa quanto nobili e legittimi, pur sempre irrazionali nello scontrarsi con pochi altri, aridi e fetidi come il letame. Ma su quella terra desolata fatta di poche famiglie e tanta natura non c’è fertilizzazione né crescita, tutto muore, tutto cade a terra, i pomodori contaminati dal piombo, le seggiole riempite di urina. Tutti scappano, nessuno torna (il proprio cane compreso). A parte una coppia di francesi, decisi, idealmente, a riqualificare con agricoltura eco-sostenibile e biologica tutto il paesaggio, quando tutti gli altri invece, storici e testardi abitanti, vorrebbero usufruire di una vantaggiosa offerta per costruire pale eoliche.

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    1. (Parte 2)
      Ideali mentali persistenti che diventano corpi tesi, muscolari, stretti e serrati nelle proprie più radicate credenze inconcilianti. Culture che non sono astratta semiotica di costume, ma fisica semiotica del gesto, dello sguardo, del corpo sporco e allertato. Braccia prestanti che ostili si inerpicano di violenza. Bocche digrignate urlanti ideologie che diventano sfiati da cui esalare fatalmente. Nemmeno una piccola videocamerina portatile (in grado solo di riprendere l’amore incondizionato tra due coniugi) può immortalarle per salvarle da una paralisi mortale ormai certa. Quel rigor mortis che qui diviene di posizione, di senso, di esistenza, di resistenza, persino quando il presagio si è fatto epilogo irremovibile: Antoine e Olga sul voler ostinatamente rimanere in quel villaggio ad ogni costo, Xan e Loren per farli andare via.
      Quel passaggio sterminato tra pensiero e azione, idea e pragmatica che muove il recente meditativo The Killer di David Fincher, un serial killer appunto teoricamente vitruviano e ineccepibile, ma fallibile, mutevole, imperfetto nel tradursi in azione. Qui invece la mente è già corpo, il pensiero già carne, forse perché dotato della stessa impulsiva reazione di sopravvivenza, incosciente e incontrollabile: fight or flight, combatti o fuggi.
      “Se rimani è perché non vuoi accettare la verità. Hai vissuto una tragedia e continui a viverci dentro” rimprovera la figlia alla madre. Ma l’ideale è troppo forte, la verità troppo inconsistente. Quelle parole tra cui Sorogoyen si muove sontuosamente in piano sequenza sono il vero recinto della nostra casa, del nostro possesso, delle nostre convinzioni. Corpi e parole come prigioni eppure umili dimore, in cui il piano di ascolto, come accade nell’altro straordinario lungo piano sequenza di Animali Selvatici, serve più spesso per prepararsi all'attacco. In un villaggio che nell’accumulare destini e ideologie toglie il respiro, per Mungiu saturandolo di persone come nella scena dell’assemblea appena citata, per Sorogoyen riempiendolo di poche persone, ma ingombranti nel loro pensare di agire.

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    2. (Parte 3)
      Vicini in scontro come nell’islandese Under the tree, ma dove lì l’ironia nordica, pur mantenendo un tono nerissimo, alleggeriva l’inquietudine tra steccati confinanti all’ombra di fronde non gradite, in As Bestas non c’è mai distensione, compromesso, è sempre un Aut Aut, tra chi è pro e chi è contro, tra chi ha ragione e chi torto, tra chi parte e chi resta, tra chi vive e chi muore.
      In un luogo dove i gruzzoli di terreno hanno le loro leggi, i loro tempi, i loro incomprensibili ritmi, come quello tra i due fratelli di Rams, uniti e separati dalle loro stesse pecore, anche in quel caso vicini fisicamente ma lontani negli abbracci e nel calore conciliante di una nevicata.

      A terra cade un cavallo, poi un uomo, poi una bestia.
      Ma dalla terra non verrà fuori niente.
      Nessun fiore, nessun frutto, nessun uomo.
      Perché “anche tu sarai sola, come me”.
      Perché in quella terra nemmeno De André vale più:
      “dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior”.

      Un abbraccio grande

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