L'opera prima del figlio di Cronenberg è un film visivamente bellissimo, bianco, simmetrico, elegante.
Ma malato, estremamente malato.
In un prossimo futuro il divismo - uno dei concetti più lontani da me che esistano- è arrivato a livelli così assurdi e patologici che i fan comprano i virus, le malattie, contratte dai loro idoli.
Brandon "copia" suo padre (e ben venga la cosa per me) in un film che è uno Sci-Fi di corpi, aghi, malattie e mutazioni.
C'erano tutti gli elementi per tirar fuori un mezzo capolavoro. Così non è per una sceneggiatura un pò cervellotica e dispersiva. E per una mancanza di empatia in una storia sì cerebrale ma che aveva anche tutte le carte in regola per emozionare.
Ma ce ne fossero di film così.
Invece di attori come Caleb Landry Jones credo ce ne siano pochissimi.
Pochissimi
E' passata circa mezz'ora dall'inizio del film.
C'è una scena.
Io scrivo subito sul mio blocchetto "Cronenberg".
Voglio dire quando vedi carne, mutazioni, protesi ferrose tutt'uno col corpo impossibile non pensarci.
Uno dei miei due disastrosi compagni di visione (entrambi si addormenteranno più volte ed io non solo ero tenuto a svegliarli, ma anche a spiegargli scena per scena di un film che sì, è difficilotto), dicevo, uno dei miei due compagni di visione dice "Ma questo è Cronenberg!"
Anche lui, mentre lo stavo scrivendo io.
Ed ecco che come un flash mi sono ricordato che questo era, forse, proprio il film d'esordio del figlio di Cronenberg.
Vado a controllare al volo e sì, è suo.
Ricordo anche che me l'aveva consigliato, e forse pure mandato, un lettore.
Ma per una volta ho ringraziato di essermi dimenticato di tutto e di "riconoscere" da solo un Cronenberg dietro la macchina da presa.
Ovviamente mi immagino già tutti quelli che avranno criticato Antiviral, magari adducendo frasi come "Eh, vuole imitare il padre ma non è il padre" o cose simili.
Io sono completamente dall'altra parte della barricata.
A me che un figlio intraprenda il mestiere del padre e nel suo primo film metta così tante cose dentro del su babbo pare bellissimo.
Tra l'altro in un'opera prima notevole, potentissima, molto imperfetta ma davvero interessante.
Quindi grande Brandon, ottimo esordio. E che hai imitato papà è una cosa grande, intima, che va oltre il cinema.
Ma tranquillo, ai cinefili non va bene.
Altro excursus.
Caleb Landry Jones.
Basta, l'ho amato con Get Out, ho avuto la conferma con Tre Manifesti, ho sentito la sua presenza anche nel pocopiùchecameo del meraviglioso Florida Project.
E ora me lo trovo qui, protagonista assoluto.
E niente, lo adoro, adoro, credo che possa essere in questo momento il mio giovane attore preferito.
Un volto straordinario, una gamma immensa di emozioni restituite, uno che può far tutto.
Poi quel fisico magrolino, quelle lentiggini, quel muoversi nervoso (che in Get Out mi inquietava).
Diventerà uno di quegli attori di cui guarderò film solo perchè c'è lui dentro.
Antiviral ha un soggetto malato, devastante e bellissimo.
Siamo in un prossimo futuro in cui il divismo è talmente esasperato, in cui le star influenzano così tanto la nostra vita che non ci accontentiamo più di idolatrarle, comprare tutti i loro gadget, fantasticare di esser loro, stalkerizzarli.
No, qui si va oltre.
C'è una società-clinica che ti vende (credo a carissimo prezzo) le malattie che contraggono, i loro virus, da semplici raffreddori a cose un pò più gravi.
Avere la stessa malattia del tuo idolo, sapere che è stata prelevata da lui, il massimo no?
Ma questo incredibile soggetto va anche oltre perchè pur restando la faccenda dei virus di gran lunga la principale ci viene mostrato un mondo dove si produce carne partendo dalle cellule delle star (cazzo, questa cosa sta avvenendo veramente nei giorni nostri con gli animali, lì eravamo nel 2011), dove si innestano lembi di pelle delle celebrità e altre amenità del genere.
Insomma, il non plus ultra del divismo, di questa incredibile cosa che colpisce milioni di persone nel mondo e che a me, per fortuna, non sfiora nemmeno.
Conosco anche amici che su facebook non fanno che postare notizie, foto o gossip di qualche loro idolo.
Non li capisco, ma mi adeguo.
Ma l'idea di Antiviral è straordinaria.
Succede che Syd, il protagonista, uno dei rappresentanti della società che vende i virus, quei virus se li inietti esso stesso per portarli fuori dall'ambiente del lavoro e venderli al mercato clandestino.
Tutto cambia quando un giorno scopre che il virus che si è iniettato ha portato alla morte della star, una bellissima modella bionda.
Insomma, ha dentro il corpo qualcosa di mortale e, al tempo stesso, diventa un soggetto ambitissimo per il mercato nero dei virus.
Ne nasce un film difficile (poi vederlo di notte svegliando due che dormono sempre lo rende ancora più difficile), abbastanza cervellotico in alcuni passaggi, imperfetto, anche un filo ripetitivo.
Ci sono alcune grandi trovate, come quella del ReadyFace, un macchinario che ci mostra il "viso" delvirus. Le stesse grandi trovate però a volte sembrano non portare a nulla, complicandoci ancora di più la faccenda.
Ad un certo punto inizieranno ad entrare nuovi personaggi, l'intreccio si farà più intricato e, per quanto mi riguarda, non perfetto.
Però il film esteticamente è una bomba, di un nitore pauroso, di una pulizia e simmetria impressionanti.
Film tutto sul bianco, il colore per eccellenza della sterilizzazione, del luogo di cura.
L'unico altro colore che riuscirà a sporcare questo bianco abbagliante è il rosso, quasi sempre quello del sangue.
- A proposito, se avete problemi con le scene di aghi che entrano dentro la pelle questo NON è il vostro film -
L'eleganza di Cronenberg jr è pazzesca, la fotografia, le location e i volti perfetti.
Ci troviamo insomma davanti ad un piccolo film che ha dentro tutto, una grande regia, un soggetto formidabile, un interprete principale pazzesco (il suo viso e il suo corpo sono il viso e corpo perfetti per film sulla malattia), un sottotesto sociale e politico fortissimo.
Eppure si fa fatica, eppure a volte tutto sembra un pò monotono e fermo, eppure c'è la sensazione di un leggero autocompiacimento autoriale troppo esasperato, sia tecnico che di scrittura.
Il film resta cerebrale, non riesce a coinvolgerti emotivamente pur avendo, in teoria, tutte gli elementi per farlo (attore e storia).
A volte poi c'è la sensazione che apra strade che poi non chiude o dimentica (penso proprio alla scena più cronenberghiana, quella dei cavi metallici).
Nel finale arriva un'altra idea formidabile, ovvero quella di Syd che viene rinchiuso in una specie di prigione. E viene ripreso con le telecamere in modo tale che i fan possano vedere come è morta la loro star preferita.
Chi l'ha rinchiuso parla proprio di "buco narrativo", quegli "adepti" non possono accettare di non sapere cosa è successo nelle ultime due settimane di vita del loro idolo.
Poi si andrà anche oltre, portando questa idolatria talmente in là da distruggere i concetti di spazio e tempo, vita e morte.
Non lo so, credo di aver visto una delle opere prime nel mondo sci-fi horror più belle e interessanti di questi ultimi anni.
Eppure manca qualcosa, eppure sento che Antiviral resta una mezza occasione sprecata.
Brandon Cronenberg non ha più fatto film da allora.
Chissà che è successo, chissà se è una scelta, una necessità o, in qualche modo, gli è stato impedito.
Hai tutto il mio appoggio Brandon, tutta la mia stima.
E se sei cresciuto con tuo padre David, se hai amato i suoi lavori, se lo stimi e cerchi in qualche modo di "imitarlo", beh, fallo, non aver paura
7 / 7.5
Visto molti anni fa, alquanto disturbante ma un idea malata quanto originale anche se si perde poi via il film nel corso della visione
RispondiEliminasì, tutto perfettamente d'accordo
Eliminaunica differenza è che io l'ho visto 3 giorni fa :)
Questo mi solletica la curiositá.
RispondiEliminanon ti conosco per poterti dire "sì, fa per te" o no
Eliminama una chance la darei
Di fatto, mi ricordo vagamente la locandina, penso di averci giá fatto il filo in passato.
Eliminaanche a me girava intorno da anni
EliminaCaro Giuseppe commento impeccabile come sempre. Mi piace quando trovi le parole per me... Ciò dico perchè ho visto il film qualche anno fà e ne ho memoria di una eleganza spettrale (bianco è il colore che ti resta) e di quell' idea geniale che porta agli estremi il divismo (non è che poi nella realtà siamo molto lontani da quel desiderio di simbiosi).
RispondiEliminaPerò hai ragione è un film anche faticoso e un po' troppo compiaciuto. Impossibile poi provare qualunque empatia (anche perchè quel meraviglioso attore l' allontana sdegnosamente da sè..)
davvero grazie Luca...
Eliminasul resto poco da commentare, stessi identici pensieri su tutto allora ;)
però la tua aggiunta è vera, lui in teoria era quello da empatizzare ma al tempo stesso è proprio lui che ti respinge
Lo vidi un botto di tempo fa, ricordo davvero poco a livello di trama - dovrei rivederlo e questo articolo potrebbe essere un incentivo a farlo, grazie!
RispondiEliminaMa ricordo la sensazione malata e claustrofobica che mi lasciò addosso, oggi come ieri. Solo per questo è un film che andrebbe promosso.
grazie a te del commento Jack ;)
Eliminasì sì, la sensazione è quella, perfetta
e sì, sto film impossibile non promuoverlo, funziona ed è "diverso", a prescinde dal gradimento
puo' un film esteticamente curatissimo dare "fastidio" per l'uso delle immagini che ci propina? beh se avete visto la prima scena di "animali notturni" potete farvi un'idea; solo che qui si parla di virus, malattie, aghi nella pelle, sangue vomitato. In un bianco splendente il figlio di Cronenberg rende onore al padre con un opera visionaria e coraggiosa dove mutazioni, intrecci tra macchina e corpi umani (marchio di fabbrica di famiglia) sono esibiti. Il film non mi ha entusiasmato, anzi. La trama è deboluccia, ma se si fosse ridotto a puntata di Black Mirror (ma era il 2012) avremmo avuto un piccolo gioiello. Il giovane Cronenberg non ha più replicato, peccato perchè già in questa opera prima ha mostrato di che pasta è fatto. Nota a parte sul fastidio che ho provato. In tempo di Covid-19 vedere gente iniettarsi virus fa un po' impressione, ma sono proprio gli sviluppi/reazioni ad avermi provocato disgusto.
RispondiEliminaVOTO ***
anche qui, pur avendo apprezzato il film più di te, direi che siamo molto d'accordo
Eliminae che sì, forse era una puntata di Black Mirror perfetta
direi che il soggetto e le tematiche c'erano alla grande, semmai la trama pecca in confusione o gestione degli elementi
però il film, pur "sbagliato" è potentissimo, anche grazie alla regia, scenografia e Landry Jones
eh, certo, l'ho messo adesso nel Guardaroba apposta ;)
Antiviral, pur essendo imperfetto e manchevole, è un gran bel film. L'ho visto ieri sera, per la prima volta. Mi è piaciuto molto. Come te, ho amato tantissimo Possessor, opera più matura e consapevole, dunque avevo aspettative alte, che non sono state tradite, benché la cifra stilistica del secondo film di Cronenberg viene qui solo sfiorata. Ed è giusto così. Vuol dire che negli otto anni trascorsi tra i due film, ci sono stati studio, maturazione, lavoro, applicazione.
RispondiEliminaI temi tipicamente cronenbergiani della contaminazione del corpo con la macchina, dell'intreccio tra carne e metallo, sangue e bit, che io adoro da sempre, nella visione di Cronenberg figlio vengono declinati sul terreno della narrazione identitaria, in maniera secondo me ancora più profonda di quanto abbia fatto suo padre.
In Antiviral ci sono tracce preziose di una poetica ben definita, una visione chiara, precisa, a prescindere da certe imperfezioni, che in Possessor raggiunge vette enormi. Ho trovato davvero originale ed efficace l'idea dell'inoculazione del virus come tramite per realizzare una "connessione" con la celebrità, l’altro. Così come l'idea del consumo di carne, in una sorta di versione perversa del "prendete e mangiatene tutti", che mette in comunicazione la "fame" di notorietà, di gloria, con certi meccanismi dell’abitare sociale. E ancora: dare un volto al virus, inevitabilmente deformato, spaventoso, instabile, altra grande idea. Insomma, il film, a parer mio, funziona su molti livelli, anche perché non scade in discorsi retorici.
Infettarsi per assomigliare, per condividere, per avvicinarsi; la malattia come strumento di avvicinamento al sé ideale, che è quello di un altro, del personaggio famoso, del vip, del quale viene cannibalizzato ogni aspetto, compreso l’impalpabile. In quel bianco stordente, attraversato e sporcato dal rosso del sangue che a tratti copra l’intera inquadratura. Ma anche il rosso dei capelli di Syd o l’azzurro degli occhi Hanna.
Vedere Antiviral avendo già visto Possessor non sottrae nulla alla bontà di questo esordio. E speriamo di non dover aspettare altro otto anni per un terzo film.
Condivido gli apprezzamenti per Caleb Landry Jones, che voglio ricordare anche nella terza stagione di Twin Peaks.
Infine, a proposito dei “figli di”, vorrei dire che essere il figlio di un personaggio famoso, di qualcuno che ha fatto qualcosa di importante, è complicatissimo. Il rapporto padre-figlio è già complesso di suo, figurarsi quando poi il figlio tenta di esprimersi nello stesso campo in cui il padre ha eccelso. Cronenberg jr ha la sua identità ben definita, non “imita” né “copia” (ammesso che siano cose sbagliate), e con questo primo film ha mangiato la carne di suo padre, celebrandone l’essenza, affermando sé stesso.
:)))
sempre commentini eh :)
Eliminacavolo, adesso non ricordavo addirittura 8 anni tra i due film (ma sicuro lo sapevo, ci guardai). Sì, Possessor è sicuramente una maturazione
"in maniera secondo me ancora più profonda di quanto abbia fatto suo padre."
lo penso anche io ma diciamolo solo qui che se lo scriviamo altrove ci massacrano :)
le 3 idee che citi sono effettivamente grandiose, anzi, talmente belle, attuali e importanti che pur essendo un gran bel film qui c'era il terreno per tirare fuori il capolavoro
tra l'altro questo film ha un grande merito e vantaggio, non invecchierà mai, anzi, credo che quelle prime due idee che citi raccontano un mondo che somiglierà sempre più a quello
e si dice che la grande fantascienza è quella che anticipa le cose o comunque racconta mondi in quel momento improbabili ma non impossibili. Credo questo sia uno dei casi
che poi se ci pensi la divinizzazione delle celebrità è già di per sè una "malattia", Cronenberg l'ha reificata in questo film
bellissimo il tuo capoverso finale col quale sono completamente d'accordo e, credo, scrissi qualcosa di simile all'inizio della rece di Possessor
La fantascienza è il genere maggiormente capace di raccontare i tormenti, le angosce, gli entusiasmi, i dilemmi e l'euforia della modernità. Come ha detto Baudrillard, in uno dei suoi rari momenti di lucidità, la science fiction è l'unica letteratura davvero capace di parlare del presente, mettendone in scena i conflitti più intimi e i significati più profondi. E' un genere che amo tantissimo.
EliminaL'immaginario fantascientifico, più di altri, riesce a intercettare le traiettorie del mutamento sociale, a fare i conti con il mutato principio di realtà, mettendo al centro della sua narrazione la rappresentazione del sé. Antiviral si inserisce in questo genere di sci-fi (tra gli altri: Arrival, Another Earth, Westworld, Ex Machina, Blade Runner, Automata, I Origins, Moon, lo stesso Possessor, ma anche opere in cui l'elemento fantascientifico appare secondario come Her, Eternal Sunshine..., The Lobster, ecc.). Insomma, un gran bel film :)
Riflettevo anche sul rapporto padre-figlio. Io non ho visto tutti i film di Cronenberg senior (ricordo: Videodrome, Rabid, Scanners, Existenz, La mosca, più qualcuno degli anni 2000) ma comunque mi sento di poter dire che Cronenberg jr si approccia ai temi..."cronenbergiani" con una sua precisa poetica. Magari dico una cazzata: il figlio sviluppa i temi della contaminazione del corpo, del rapporto uomo-macchina, dell'alterazione del sé, ecc., declinando il suo racconto sul terreno della narrazione identitaria, in un’ottica sociologica/sociale che nel padre resta solo sullo sfondo, molto più interessato del figlio alla spettacolarizzazione delle derive patologiche del principio di realtà. Entrambi, comunque, a prescindere dalle modalità di messa in scena, partono da un assunto filosofico e socio-antropologico che io ho sempre fatto mio: la natura umana è tecnologica.
Sono andato a rileggermi anche le tue considerazioni su Possessor e su Cronenberg jr, che ricordavo, e ribadisco che le condivido pienamente.
;)
Avevo lasciato in cosa sto commento pensando che avrei dovuto scrive tanto
Eliminae invece non posso far altro che leggere e condividere tutto :)
riguardo quella bellissima lista di film che hai fatto ricordo ne feci anche una "ufficiale" sulla fantascienza intimista
ma tanti anni fa, a riprenderla in mano ora chissà quanti ne aggiungerei...