Il primo film di Martone che vedo va oltre ogni mia aspettativa.
Ma c'è quasi da incazzarsi ad avere davanti un film che poteva essere grandissimo e che invece per troppa carne al fuoco, per troppe spiegazioni e per il mancato coraggio di essere meno facile perde tantissima della sua potenza.
Capri, 1914.
La pastorella Lucia incontra per caso un gruppo di nudisti su una scogliera.
Capirà che il mondo in cui vive è troppo piccolo rispetto al resto.
Un film che vive di contrasti (più di 10), interessantissimo, a tratti davvero stupendo.
Ma a cui manca qualcosa per essere straordinario.
Anzi, che ha troppe cose dentro per esserlo.
L'ennesima riprova che l'affibbiarmi la nomea di "critico cinematografico" sia un qualcosa di quantomeno azzardato (e non corretto con chi lo è davvero) lo dimostra questo mio ritrovarmi a 41 anni a vedere per la prima volta un film di Martone, regista apprezzatissimo e amato da sempre dalla critica vera.
Incontro casuale poi, visto che per il quarto anno di fila mi son ritrovato da solo a Natale, ho chiamato l'altro amico nelle mie condizioni (e sempre mio compagno di questi natali cinefili) e abbiamo formato un bel gruppetto per andare in sala.
E niente, abbiamo scelto Capri-Revolution, film al quale non avrei dato una lira e che invece mi ha sorpreso sopra qualsiasi aspettativa.
Il problema del film di Martone sta nei suoi "troppo", altrimenti a parer mio avremmo avuto davanti un possibile candidato a miglior film italiano dell'anno (ma ne ho visti pochissimi, bisogna dirlo).
Siamo nella meravigliosa Capri, isola verde e rocciosa e con un mare blu che par finto.
E' il 1914, c'è un'aria densa di guerra che poi guerra vera diventerà.
Un giorno vede sulla scogliera un gruppo di nudisti.
In realtà è una comune piena di ideali (anche se dagli autoctoni è vista come una "setta").
Lucia, piano piano, creerà un rapporto sempre più forte con il leader della comune.
Niente sarà più come prima.
Soggetto bellissimo per me, basico ma bellissimo.
Il contrasto tra la "repressa" pastorella e i liberi nudisti sarà solo il primo di una serie infinita di contrasti, di binomi, come poche volte avevo visto prima al cinema.
Abbiamo, come appena detto, la repressione sessuale (tipica degli isolani ma ancora più accentuata nel microcosmo famigliare di Lucia) e la piena libertà degli istinti.
Di conseguenza abbiamo anche il vestirsi e la nudità, particolare molto importante in un film in cui lo spogliarsi ha chiare valenze metaforiche.
Abbiamo il contrasto tra terra - impervia, rocciosa e scoscesa - e meraviglioso mare.
Abbiamo quello tra l'analfabetismo e la cultura, anche questo per niente marginale visto che l'emancipazione di Lucia avverrà anche attraverso la cultura e il linguaggio (non solo migliorerà il suo italiano ma imparerà anche l'inglese).
Di conseguenza abbiamo anche il contrasto tra il dialetto degli isolani e le lingue (apertura al mondo) dei rappresentanti della comune.
C'è poi il dualismo Fede - Scienza, fortissimo e sin troppo esplicitato (ci torneremo).
C'è poi quello tra arretratezza e progresso, con quella "prima" elettricità che cambierà un pò le vite di tutti (e porterà anche alla bella scena dell'energia presa dalla frutta).
Potremmo anche parlare di dualismo tra elettricità canonica ed energia vitale (che poi, vedi scena appena menzionata, diventa anche luce vera e propria).
Ma non finisce qua, c'è anche il binomio maestro - discepolo, quello tra maschilismo e "asessualità" della comune e quello tra guerra e pace, caos e armonia, vero motore di un bellissimo finale.
E per non farci mancare nulla c'è anche quello tra vegetarianismo e onnivorismo, anche questo almeno due volte (troppo) esplicitato nel film.
E' davvero interessantissimo come in questo film ambientato nel 1914 in una piccola isola esista questa comune che anticipa di quasi 100 anni tendenze e scelte esplose poi in questi nostri anni, come la libertà sessuale, la comunione con la natura, il veganismo, fino ad arrivare alla new age di una ventina di anni fa.
E' per questo che abbiamo quel "revolution" nel titolo, ovvero questo clima di cambiamento, questo tentativo di creare un mondo nuovo.
Il problema di questo film è che mentre tantissimi di questi concetti ci venivano semplicemente mostrati (benissimo) altri vengono insistentemente dimostrati, esplicitati.
Ci sono due dialoghi molto lunghi tra il guru e il medico (esponente della scienza e anche "guerrafondaio") che io avrei preferito non ci fossero stati o, almeno, non così espliciti.
Non se ne sentiva il bisogno, il film più volte era riuscito magnificamente a suggerire contrasti e a dare spunti che secondo me dovevano essere lasciati allo spettatore.
Ecco uno di quei "troppo" in cui il film si perde.
Come del resto - l'ho dimostrato- sono troppi i concetti che Martone mette in campo, e forse anche troppo manichei.
Però diventa a questo punto interessantissima la figura di Lucia, questo suo partire da uno dei due poli di ogni binomio per poi andare nell'altro.
Certo, a volte si fa fatica a credere ad alcuni passaggi (da analfabeta a parlare inglese in quello che sembra pochissimo tempo) ma il suo personaggio resta, a mio parere, uno dei più interessanti di questa stagione cinematografica.
La regia è ottima, la location favolosa, Martone in più di una scena raggiunge quasi il lirismo.
Forse la scena clou è quella del volo, veramente al confine del trash ma in realtà così potente di significato da farmela considerare la vera scena madre.
Musiche bellissime (nella prima parte molto inquietanti, tanto che tra le musiche, la nudità e altri concetti a tratti mi sembrava quasi un The Witch) con, su tutte, l'ultimo brano, veramente favoloso.
Lei, Marianna Fontana (già - non - vista su Indivisibili) è davvero grande, in un ruolo difficile e coraggioso per una ventenne, e non solo per i tanti nudi completi.
Ci sono altri difetti, come il personaggio del "controguru" (molto bella però la scena del cervo sacro) e come il reiterare di Martone le troppe scene di ballo ignudi. Belle, bellissime, ma ne bastavano un paio, massimo tre.
Non lo so, più ci penso più trovo questo film un must see che in realtà ha perso l'occasione per essere grandissimo.
Il finale però è davvero grande, con quell'anfora che cade a fine brano che è forse il momento più emozionante del film.
Quell'anfora che cade è la fine di un mondo e l'avvento di uno nuovo, è una scossa tellurica che annuncia una nuova epoca, è l'addio a un equilibrio che, specie a causa della guerra, non può più esistere.
Si va verso un paese nuovo, anzi, verso un Nuovomondo.
Ma torno un attimo a 5 minuti prima perchè secondo me il capolavoro di scrittura del film è là.
Una figlia che torna, una madre che l'abbraccia.
Una madre che diventa protagonista praticamente per la prima volta nell'ultima scena del film (penso alla nonna di E' stato il figlio).
E quel suo "ho sempre saputo com'eri Lucia, ti ho sempre sentita scappare di notte. E anche io avrei voluto essere là, con te".
brividi
Se è il primo film di Martone che vedi, sappi che i due film precedenti ("Noi credevamo" e "Il Giovane Favoloso") sono molto più belli di questo... ;)
RispondiEliminaConcordo con te: un film bellissimo a metà, con un'ottima seconda parte e un finale splendido, che riequilibrano una prima parte che assomiglia un po' troppo a "Mediterraneo" di Salvatores.
Ma, certo, avercene di film imperfetti come questo!
mi interessa molto anche la sua opera prima, film che sento nominare spessissimo ;)
Eliminasì sì, d'accordo sostanzialmente su tutto anche se devo dire che a me la parte più debole è parsa la centrale
vero, film imperfetto ma secondo me da vedere senza pensarci ;)