28.10.20

Recensione: "Dancer in the dark"

 

Selma danza.
Non bene, chè il regista teatrale non vorrebbe nemmeno farla recitare.
Ma Selma danza lo stesso.
Selma canta.
In fabbrica.
Selma canta in fabbrica perchè, lo dice lei stessa, "con me tutto diventa musica".
Gli stessi rumori dei macchinari - rumori dei macchinari che conosco molto bene - con lei non sono martellanti e fastidiosi, ma diventano armonici, diventano musica.
Selma, per un curioso caso che solo la lingua italiana può avere, è Ceca, immigrata dalla Cecoslovacchia negli Stati Uniti, ma sta diventando anche cieca, un giorno non ci vedrà più.
E' una tara genetica, l'hanno avuta nella sua famiglia e l'avrà anche suo figlio.
Per questo Selma lavora continuamente, per salvare il figlio con un'operazione.
Selma ha persone che le vogliono bene, come la splendida amica Kathy o Jeff, uomo buono e non tanto intelligente, innamorato di lei.
Jeff che non capisce i musical e le chiede perchè nei musical la gente comincia improvvisamente a cantare e danzare senza un motivo.
"Io nella vita non comincio improvvisamente a cantare e danzare"
le dice.
Ma lo dice alla persona sbagliata, perchè Selma quello invece riesce sempre a fare, cantare e danzare qualsiasi cosa le accada.

Ma il mondo intorno per lei comincia a diventare sempre più buio, sempre più oscuro, quel mondo che vedeva così luminoso e 
grande
adesso
comincia
piano piano
a
scomparire


Selma entra nell'oscurità, Selma diventa Dancer in the dark.
Con una umiltà e dignità pazzesche accetta di rinunciare al suo teatro, accetta di rinunciare al suo lavoro.
Senza un lamento, senza far sentire in colpa nessuno.
Ma Selma è contenta lo stesso e lo dice nel modo più meraviglioso possibile, in un pezzo di cinema e musica che raramente sarà eguagliato.

Il rumore del treno diventa musica.
Bjork comincia a cantare I've seen it all, Ho visto tutto.
E i 5 minuti a cui assisteremo solo un privilegio che Trier ci ha regalato.
La voce straordinaria di lei, la musica, un testo impressionante, quello che racconta la gioia di aver già visto e vissuto quello che basta, non ci sono luoghi o edifici ancora da vedere se il nostro cuore è già pieno di quello che ha vissuto, nessuna meraviglia degli occhi può sostituire una gioia dell'anima.
Si fa fatica a trovare qualcosa di più bello e commovente.
Meglio fermarsi, e rivederlo, e riascoltarlo ancora.


Poi, appena dopo, ci sarà la scena più terribile.
Il furto, l'omicidio, il pianto.
E anche qui la sua coscienza diventerà musica, in un altro pezzo che non è solo un pezzo, ma è una sceneggiatura, un intero dialogo trasformato in musica.
Selma chiede scusa a Bill ma sa perfettamente che quello che ha fatto è quello che doveva fare per salvare il suo bambino.
E anche il terribile Bill e sua moglie, nel brano, la rassicurano che ha fatto la cosa giusta.
Difficile raccontare in maniera più grandiosa quello che è nella testa di Selma in quel momento.

"Il tempo necessario ad una lacrima per cadere
ad un cuore per perdere un battito
ad un serpente per mutare la pelle
ad una rosa per crescere una spina
E' tutto il tempo che è necessario
Perdonami"

Faccio davvero fatica, ogni volta, a capire chi riesce a criticare Trier. Più vedo e rivedo i suoi film più mi appare evidente come certe opere siano capolavori assoluti, cinematografici, di scrittura, di profondità, di importanza. E' veramente imbarazzante e intellettualmente povero vedere che certi giudizi abbiano alla base un odio verso le tematiche che Trier affronta, un odio verso Trier stesso, un sarcasmo verso ciò che racconta. Lo si ritiene un regista "mostruoso" ma mostruoso è solo l'atteggiamento che si ha verso di lui.

Si va al processo, forse a livello morale la parte del film che fa più male.
Ma ancora una volta Selma riesce a trasformare le bugie e le umiliazioni in musica.
Un altro pezzo immenso in un film che, per quanto mi riguarda, ha la colonna sonora più emozionante di sempre.

"Ed io ci sarò sempre a prenderti
ci sarò sempre a prenderti
ci sarò sempre a prenderti
se dovessi cadere"

Siamo quasi alla fine.
E la fine in questo film così spietato non poteva essere che quella.
Selma soffre in carcere perchè "c'è troppo silenzio", nessun rumore, nessun suono, niente che possa aiutarla in quella magia che riesce a fare, trasformare le difficoltà e il dolore in musica. 
Selma resiste a tutto, ha sempre resistito a tutto nella vita, ma non al silenzio.
Poi sente lontani canti del carcere, e inizia così a cantare. Ma per la prima volta lo fa a cappella, la vita non si trasforma in un musical, la magia non avviene, l'antidoto al veleno del dolore non funziona.

(Bjork Dio)

Potrebbe provare a salvarsi ma non lo fa, suo figlio è più importante.
Poco prima di andare a morire Selma riceverà un ti amo, forse il primo avuto in vita.
Da Jeff, l'uomo buono.
Poi solo 107 passi la separano dalla fine.
Ma questa volta ci sono dei rumori, la guardia carceraria l'aiuta a sentirli.
Sono dei passi, passi che avvicinano Selma alla morte ma anche passi di danza.
Da sempre la danza è basata sui passi, sul numero di essi, sul loro ritmo.
E questi passi verso la fine diventeranno l'ultimo ballo di Selma, l'ultima volta che la ragazza riuscirà ad isolarsi nel suo mondo magico, quello che lo protegge dalla realtà.
Poi gli ultimi 10 minuti si fanno fatica a reggere.
Selma è disperata, Selma non vuole il cappuccio nero perchè non respira, non perchè non ci vede, lei che tanto nell'oscurità ci sta comunque.
Poi il pensiero del figlio la rasserena.
E ci regala l'ultima canzone, the Last Song, un inno alla vita durante la morte.
Poi cade giù e anche se le era stato promesso che ci sarebbe sempre stato qualcuno quando lei fosse caduta, stavolta non c'è nessuno.

Tante volte ci chiedono perchè piangiamo con i film. 
"Sono solo film, non è reale"
Ed è vero, infatti poi ci passa.
Eppure a volte ci capitano film come questi.
E ti sembra che quello lì non sia un personaggio di finzione ma un simbolo.
Un simbolo dei buoni, del candore, della purezza, dell'ingenuità e dell'innocenza.
Un simbolo barbaramente ucciso.
E allora piangi perchè ti senti in qualche modo in colpa per chi è come lei.
E resti impietrito, incapace di muoverti, il dolore ti paralizza.
Lei, invece, avrebbe danzato



18 commenti:

  1. Lo sai, io detesto Trier.
    Certe volte vorrei averlo davanti per prenderlo a sberle.
    Ma Dogville e questo... Mamma mia, per citare un musical. Due opere bellissime. Questo pure umanamente.

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  2. La aspettavo da un po' questa recensione data la considerazione che hai di Trier (che condivido) e mi ha fatto star male di nuovo. Grazie.
    Per me il più bello di Trier e il film più doloroso che abbia mai visto. Odio i musical ma questo è l'unico che ha ragione d'esserlo.
    Forse con "Hope" ho sofferto in modo simile ma almeno lì un po' di luce c'era, qui è tutto buio

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    1. grazie infinite fabrizio

      credo che Dancer in the dark ha vinto come pianto più lungo del 2020 :)

      anche io odio i musical ma qui siamo su qualcosa che nemmeno si può definire. Tra l'altro le parti cantate sono le più belle incredibili

      bastano i due titoli, uno Hope uno in the Dark e hai già quello che dici

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    2. Film coreano del 2013, bellissimo ma devastante, ispirato ad una storia vera molto famosa in Corea del sud

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  3. Eravamo al Cinema (il Colosseo a Milano era ancora ad una sola sala) io e Fabiana (allora eravamo ancora fidanzati, ora siamo sposati), dietro a noi c’erano Andrea Pezzi e Claudia Pandolfi (allora erano fidanzati, ora non più).
    La visione al cinema di un film come “Dancer in the Dark” è quasi una seduta da “Centro di Recupero”, ogni tanto qualcuno si soffia il naso, qualcuno commenta e l’altro si stropiccia gli occhi, fino alla lunga, interminabile silenziosissima scena finale.
    Nel cinema qualcuno non ha più retto l’emozione e le pudiche e controllate lacrime sono diventati veri pianti sfogati, con mugugni, fino a intensi sfoghi emotivi. E se le risate sono contagiose e lo sbadiglio pure, ecco posso garantirvi che il pianto non è da meno. Vi giuro in platea sembrava che tutti stessero piangendo senza filtri, senza controllo e più sentivi lamenti manifestati con orgoglio e più veniva anche a me di piangere. All’accensione delle luci in sala eravamo tutti con gli occhi rossi, Io e Fabiana, Andrea (Pezzi) e Claudia (Pandolfi) compresi.

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    1. testimonianza bellissima Stefano, davvero

      pensa che 20 anni fa Andrea Pezzi era il mio idolo, dicevo sempre che se fossi stato una donna mi sarei innamorato di lui, bellissimo, intelligentissimo, divertente, istrionico, lo adoravo

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    2. ah ah ... era (ma credo lo sia rimasto) persona brillante, intelligente e non conforme

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    3. grandissima intelligenza, un paio di sue trasmissioni sono state vitali per me

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  4. Selma è assassina x necessità, trovo che la scena in cui si trasforma in tale è emotivamente pazzesca.
    Selma sacrifica tutto (TUTTO) per poter curare il figlio e questo assoluto amore per il figlio (amore assoluto come in LE ONDE DEL DESTINO, ma in quel caso per il compagno) porta la protagonista ad accettare ogni cosa, ogni colpa, ogni umiliazione, ecc..
    non c’è cambio di ritmo non c’è un passaggio da "santa” a “killer". Selma rimane santa, ..... rimane vittima devota alla UNICA sua ragione di esistere, dare un futuro al figlio!

    La scena finale è clamorosamente drammatica ....
    Selma non vede, ma grazie alla musica (generata da qualsiasi rumore possibile) vede e si riscatta socialmente. Grazie alla musica, Selma supera ogni difficoltà, e il film grazie a questo aspetto si trasforma in un musical originalissimo, dove il contrasto tra l'allegria e la spettacolarità delle canzoni fa da contraltare alla situazione oppressiva, triste, drammatica.
    Ecco nei minuti finali, non c'è sonoro, è tutto un assordante silenzio; è la MORTE.
    Selma si avvicina all'ingiusta capitolazione nell'assenza totale di qualsivoglia rumore/suono. Questo passaggio è ancora più duro da accettare, tanto che la morte effettiva è x lo spettatore quasi una liberazione; si una liberazione per le lacrime che dovevano sfogarsi

    Uno dei MIEI film del cuore. Tanto lontano dai miei gusti da avermi completamente conquistato

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    1. grande riferimento alle Onde del destino, vero, due amori assoluti pronti a tutto per l'altro

      ma nei film di Trier c'è quasi sempre amore, è che lo nasconde

      perfetta anche tutta l'analisi che fai dopo

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  5. Che film! ho pianto di brutto anche io quando lo vidi al cinema. Io sono legatissimo a Melancholia.

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    1. guarda, io tra questo, Melancholia, Dogville e La Casa di Jack ormai ho deciso di rifiutarmi quale preferire ;)

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  6. Cazzo di filmone, uno dei più strazianti film mai visti (insieme a La Donna che Canta)

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  7. Ciao e grazie Caden

    E che dire di Björk, questo film senza Björk non so, lei e' perfetta. Il regista dogmatico ha un vero talento ad associare i ruoli femminili.
    Visto e subito amato alla sua uscita in sala, come le Onde del destino. Ho li i dvd ma non li ho ancora rivisti forse per non rompere l'incanto. Altro discorso per le colonne sonore, ogni tanto quelle capita di risentirle....Child In Time dei Deep Purple e voila son son li con Bess che si sposa con Jan, il potere della musica.
    France Basile

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    1. Bjork è una Dea già di suo, questa sua comparsata nel cinema l'ha resa ancora più grande, davvero impressionante

      ho ascoltato la colonna sonora per tutta la settimana successiva ;)

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due cose

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3 ciao