Non ho visto nè il Nosferatu di Murnau nè quello di Herzog.
Anzi, fino a ieri a malapena conoscevo le differenze, sempre che ve ne fossero, tra la figura di Dracula e quella di Nosferatu.
Quindi questa è semplicemente la recensione di una persona che ha visto un film e ne parla a chi ha voglia di sapere cosa ne pensa.
Una recensione (o una persona) non competente sull'argomento e quindi probabilmente nemmeno interessante.
La locandina qua sopra.
Una ragazza quasi in estasi o ipnosi pronta ad accogliere qualcuno, o qualcosa.
E quel qualcosa, quell'ombra, pronto ad entrare, desideroso di lei.
In questa locandina c'è veramente tutto quello che ho amato del Nosferatu di Eggers, ovvero non tanto le superbe location, l'atmosfera o l'aura malefica che serpeggia dal primo all'ultimo minuto, ma queste due figure, Nosferatu ed Ellen, così a loro modo simboliche, complesse, due figure che raccontano stati d'animo, meccanismi psicologici, sentimenti, destini.
Ellen è una giovane e bella ragazza appena sposata.
E' follemente innamorata del suo Thomas (di quell'amore romantico, letterario e incondizionato tipico dell'800) ma c'è qualcosa dentro di lei che non funziona.
E' un mal di vivere - una coltre nerissima - che l'avvolge.
Sono anni e anni che ne soffre, specie in sogno.
Quella coltre è la depressione ed Ellen lotta con lei in maniera commovente, raccontandosi che l'amore per il suo Thomas la fa(rà) star bene, che tutto passerà.
In realtà quella depressione potrebbe aver matrici "esterne".
C'è un mostro, un essere millenario che vive in Boemia, che si nutre di sangue umano e che ha un'idea fissa in testa, ovvero possedere questa ragazza che in realtà non ha mai visto ma alla quale si sente indissolubilmente legato.
Questa ragazza, inutile dirlo, è Ellen.
La potenza di Nosferatu, ovviamente per me, è qua più che in qualsiasi altro aspetto.
Ovvero in questa dolorosa e straordinaria metafora.
Ellen che è depressa, quindi "votata" all'oscurità (la depressione la si può raccontare in mille modi e in mille libri ma niente sarà mai più indicativo del semplice accostarla al nero assoluto) e quindi, in qualche modo, tende ad "abbracciarla" quell'oscurità.
E quell'oscurità è impersonata in un mostro realmente esistente, un mostro che del buio è addirittura il Principe.
Potremmo accostare Nosferatu sotto questo aspetto a due capolavori degli anni 2000, Babadook e Melancholia.
Se ci pensate, in qualche modo, Nosferatu è il Babadook della protagonista, quel mostro che, in realtà, non è altro che reificazione del proprio stato d'animo, dei propri demoni, del proprio mal di vivere.
Nel capolavoro della Kent la protagonista imparava a riconoscerlo, a non farsi uccidere da lui e ad imparare a conviverci.
Qua no, qua c'è un unico e grande destino, ovvero quello che per uccidere quel demone bisogna morire.
E per tutto il film - specie nei sogni, in un film che per buon 1/3 è fatto di quel materiale, quello del sogno - Ellen sembra protesa verso quel buio, sembra bramarlo, sembra non aspettare altro che raggiungerlo.
Da qui l'accostamento a Melancholia, altro grandissimo film sulla depressione.
Anche qui potremmo paragonare Nosferatu (inteso come mostro) a quel pianeta che sta per schiantarsi sulla Terra.
Come nel gigantesco film di Trier anche qua un'intera calamità distruttrice (non è un caso che Nosferatu porti pure la Peste Nera) arriva da noi "semplicemente" attratta dal mal di vivere di una sola persona, di una sola ragazza.
C'è una differenza abissale però, l'incontro tra Justine e la sua depressione (il pianeta) significherà la fine dell'umanità, quello tra Ellen e la sua (Nosferatu) rappresenterà l'esatto contrario, la salvezza di tutti noi, in una specie di martirio.
tra l'altro interessantissimo notare come entrambe le ragazze, in una condizione esistenziale quasi identica, abbiano anche il potere di "sapere" le cose, con Ellen che conosce tutte le vicende che le accadranno o Justine, tra le altre cose, con la famosa scena del numero di fagioli nel vasetto. Questo loro mal di vivere, così sovrumano e definitivo, sembra avere dato loro la possibilità di vedere e sapere cose impossibili per noi
Ora, in questa mia lettura, e la cosa vale sia per Melancholia che per Nosferatu, è interessante notare come possiamo leggere queste due traiettorie destinate a scontrarsi (abbracciarsi) in due modi esattamente opposti.
Justine ha attirato Melancholia portandola da noi o Melancholia (che comunque sarebbe arrivata sulla Terra) ha attratto lei?
Ellen ha attirato Nosferatu o la sua depressione è un maleficio di quest'ultimo?
E così torniamo alla locandina.
Perchè se abbiamo analizzato la parte destra dell'immagine, quella di una ragazza pronta ad accogliere definitivamente l'Oscurità, adesso volgiamo lo sguardo a sinistra.
E a sinistra abbiamo un Mostro sanguinario, non umano, millenario, immortale.
Anzi, non immortale, perchè (a differenza ad esempio di Dracula) può morire in un solo modo, ritrovandosi sveglio all'alba.
E può arrivare sveglio all'alba solo se "perso" nel rapporto amoroso e sanguinario con la sua amata.
Come se quel desiderio incredibile di possederla (unico vero scopo della sua vita) sia così forte da fargli dimenticare la sua natura, obnubilarlo.
O, in una lettura ancora più "incredibile", essere pienamente cosciente della cosa ma accettarla, preferire morire e vivere quel desiderio rispetto al non morire mai senza averlo vissuto.
Nella superba e quasi "commovente" scena di quel sesso tra i due, in quell'alba che arriva e rende quel corpo prima immortale ora un freddo scheletro, questo è il dubbio che mi ha assalito, Nosferatu "sapeva" ?
Era cosciente che sarebbe morto per questo?
Vedete, le due diverse letture, seppur simili, hanno una profonda differenza.
Da una parte abbiamo la metafora che ci sono desideri talmente forti da farci perdere la ragione, dall'altra, invece, la "lucidità" che per vivere quei momenti valga la pena anche morire.
Ecco, se fosse vera questa ipotesi avremmo il paradosso per cui la figura di questo mostro ripugnante è, se possibile, la più romantica del film, quella disposta, "per amore", a perdere più di tutte le altre.
Ecco così che la lettura di quella locandina possiamo considerarla terminata, una ragazza pronta ad abbracciare l'oscurità e un'oscurità pronta a morire per abbracciare lei.
Magnifico.
Che poi, in quello che considero il dialogo più bello ed emozionante del film, è lo stesso Nosferatu ad indicarci questa possibilità per cui tutto parta da Ellen (nel nostro parallelo è come se quindi il pianeta Melancholia sia stato attratto da Justine).
"L'Amore è inferiore a te, tu non fai parte dell'umano genere. Tu sei il mio tormento"
Dice il mostro a lei.
Mettendosi in una sorprendente posizione di "inferiorità", lui succube di lei, lei la figura sovrumana più potente.
Come lei del resto dirà "Lui ha la mia malinconia", altra frase superba che possiamo leggere in più modi, specie grazie a quell' "ha" che sostituisce "è".
E, in questo film così pieno di doppie letture, come leggere quel finale, come un sacrificio d'amore per salvare tutti (con lei martire) o come la semplice e rovinosa deriva (la morte) di una depressione impossibile da superare?
Ellen ha voluto salvare tutti o, semplicemente, è andata incontro definitivamente a quel nero assoluto perchè incapace di guarire?
Perchè poi questo è un film in cui quasi tutti i personaggi muoiono per amore, Friedrich e tutta la sua famiglia, Knock (in questo caso amore visto come idolatria), Ellen (se intendiamo il suo come sacrificio) e lo stesso Nosferatu, anzi, forse lui nel modo più romantico di tutti.
E, ripensateci, il primo sogno raccontato da Ellen è proprio quello di un matrimonio, ma con la Morte al posto di Thomas (amore e morte quindi convivono dal minuto 1).
Oh, cavolo, ma c'era anche un film di cui parlare!
Faccio ancora in tempo?