18.9.14

Recensione "The Look of Silence" - BuioDoc - 12 -

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Il corpo di un vecchio così vecchio che pare un bambino viene lavato con cura.
E' piccolo, scheletrico, ha le braccia che paiono lunghe da quanto son magre.
E' cieco, ha quasi, o forse pure più, di 100 anni.
E' indonesiano.
E nel 1965 suo figlio fu uno del milione di persone trucidate dall'esercito perchè "comunista".
Due anni dopo l'eccidio nacque Adi, ossia il fratello, anche se postumo, del ragazzo ucciso.
Adi fa l'ottico ma un ottico è solo un ottico, non Gesù Cristo, quindi se il padre è cieco cieco resterà.
Ma Adi vuol sapere la verità sul 1965. E allora la verità la va a chiedere direttamente agli assassini.
Meravigliosa "parte due" di quel a sua volta meraviglioso documentario che fu The Act of Killing del regista americano Joshua Oppenheimer.
Con molta fretta e semplificazione si è parlato di questo secondo "capitolo" come la voce alle vittime del massacro rispetto al primo in cui si diede voce ai carnefici.
Ecco, non è proprio così.



L'istanza è senz'altro quella, perchè in The Act of Killing il regista fu completamente travolto dagli eventi. Gli assassini non solo non si schernirono ma vollero diventare i protagonisti del film, raccontando, recitando e glorificando tutto quello che avevano fatto. In realtà il regista voleva girare un documentario classico ma si ritrovò queste due star che lo fecero diventare qualcosa di assurdo, surreale. E non ci fu quindi nè modo nè spazio per dar voce alle vittime.
Che poi si sa, a parlare sono sempre le vittime, mai i carnefici. Credo che in letteratura, nel cinema, ma pure nella vita vera (penso ai sopravvissuti dell'Olocausto) film, libri e parole siano sempre quelle delle vittime, mai che gli assassini abbiano il coraggio di farlo. Ci sarà un rapporto 10 a 1. A questo proposito consiglio l'incredibile romanzo Le Benevole di Jonathan Littel. E' il "male" che parla. E solo sentendo il male si possono capire tante cose in più. Ad esempio che in certi contesti e in certi periodi storici mostri si poteva diventare tutti, anche noi stessi. E questo dà fastidio raccontarcelo ma è così.
Comunque sì, in The Look of Silence Oppenheimer può finalmente dar voce alle vittime e per farlo prende un solo caso, quello di un ragazzo ucciso in un modo inumano, se possibile peggio ancora degli altri.
Va dalla famiglia di quest'ultimo (il vecchio bambino di cui sopra, sua moglie, una vecchia dall'intelligenza e forza sovrumana e il nuovo figlio di loro, Adi) ed insieme ad Adi va a "intervistare" molti degli assassini.



Ecco perchè parlavo di semplificazione ed errore nel considerare The Look of Silence solo come voce delle vittime.
In realtà forse ancora di più che nell'Atto dell'uccidere la voce degli assassini è ancora più forte, perchè messa a confronto, sbattuta in faccia alle vittime (di cui Adi è il simbolo).
Dirò di più, anche qua ci sono delle ricostruzioni da parte dei carnefici delle loro barbarie, e se possibile sono persino più forti, perchè non costruite teatralmente, niente trucco, teatro di prosa e battute.
Vanno nel luogo del massacro e raccontano.
Ed Adi vede tutti questi video.
E' come se Adi vedesse le parti tagliate (o che Oppenheimer non ci aveva mostrato) di The Act of Killing.
O.k, non c'è lo straniamento di allora, là la situazione si fece così assurda e surreale che lo spettatore, se possibile, ne restava ancora più disgustato. Quello è e resterà un doc unico, anche se "avvenuto" praticamente per caso.
Qua invece tutto si fa leggermente più classico, c'è un minimo di costruzione (ma proprio un minimo), un minimo di scelte.
Ma per il resto il livello è lo stesso, anzi.
A livello puramente cinematografico siamo 3,4 gradini sopra.


C'è un gusto e una scelta delle inquadrature pazzesco con una profondità di campo che a volte raggiunge le centinaia di metri.
Nessuna spettacolarizzazione, nessuna presa di posizione, nessuna voce del regista, nulla, ma anche a livello visivo sto doc è davvero potentissimo, specie nelle piccole cose, che siano due mani che tagliano un peperone, un ponte, un fiume, dei bozzoli di farfalla che saltano in un pavimento.
Adi guarda tutti i video, Adi vuole sapere la verità, ad Adi non sta bene che anche a scuola si continui a dire che il massacro fu giusto perchè i comunisti erano crudeli e senza Dio. Sì perchè gli autori del massacro sono ancora vivi e vegeti, e comandano la nazione. Il clima è praticamente lo stesso di allora e la paura c'è, e tanta.
Ma Adi vuole semplicemente che gli assassini lo guardino in faccia e dicano ciò che vogliono.
Ed è qui uno dei punti di forza di questo straordinario doc.
Nelle varie interviste succede di tutto.

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A volte gli assassini sembrano pentirsi, a volte sembrano ancora glorificare le loro azioni, a volte si vantano di tutto quello che hanno fatto e altre dicono che loro alla fine non hanno responsabilità. Ma questo bianco e nero accade nelle STESSE persone, da una domanda all'altra, specie se e e quando Adi dice loro di essere il fratello di una vittima.
Ma la magia di cui parlavo è nei silenzi. Ogni intervista ha lunghe fasi di silenzio, specie nei finali. Adi guarda in faccia i mostri, loro non sanno più che dire. Silenzi dalla forza impressionante, ti mandano in apnea. Del resto è questo il Silence del titolo.
In almeno due interviste poi accade una cosa davvero strana, la sensazione terribile che nulla sia cambiato, le minacce, quasi esplicite, che nel caso Adi continui a far domande quel massacro potrebbe succedere di nuovo. L'aria si taglia col coltello, questo non è cinema, questa è vita vera, tensione vera.
Personalmente questa seconda parte mi ha fatto più male della prima, di The Act of Killing.
Se là ero al contempo disgustato ma quasi affascinato da quelle due "star" qui non c'è fascino, non c'è filtro.
Sentire dei massacri, sentire quelle belve come squarciavano gole e bevevano il sangue delle vittime per non impazzire, sentire quello che hanno fatto a Ramli (il fratello di Adi), vederli ancora adesso comandare il paese e minacciare di nuovo beh, mi ha fatto star male, e parecchio.

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Bellissimo anche se terribile vedere Adi compiere lo stesso percorso che porta al fiume, quel tragitto che abbiamo sentito raccontare o abbiamo visto tre volte, una nel 1965, poi più di 40 anni dopo dai carnefici del video (con tanto di selfie finale) ed ora da Adi.
Quel fiume ha visto inghiottire centinaia di persone, tutte orrendamente uccise prima.
Adi fa l'ottico, mette dei simpatici occhiali alla gente (quelli della locandina) dove provare lenti di varie gradazioni. E vederlo che chiede e si sente raccontare di quei massacri mentre sta compiendo il suo lavoro è stranissimo.
E' come se quel gesto fosse simbolico, ecco guarda, ti aiuto a vedere, la tua vista è offuscata, ecco guarda, cosa vedi? cosa avete fatto a mio fratello e agli altri?
E questi vecchietti che furono boia paiono quasi ridicolizzati da quegli occhiali, resi macchietta, e in qualche modo diventano "clienti" di Adi.
Si arriva al finale con fatica.
E forse più del finale scelto dal regista io scelgo e faccio mio quell'abbraccio di Adi al boia che gli racconta di come beveva il sangue dei suoi "fratelli".
La figlia del boia che non riesce a trattenere le lacrime, Adi che si alza, abbraccia prima lei e poi lui, incredibile, pelle d'oca come raramente l'ho avuta in sala.
Ma forse no, forse il finale migliore è proprio quello che c'è.

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Ma non il finale, dopo il finale.
Sono quei titoli di coda, sono quel nero silenzio rotto da una nenia di un vecchio, sono le 15 persone in sala intorno a me che non si alzano, sono gli "anonimi" che invadono il cast e la troupe, sono la sensazione di aver visto qualcosa di terribile, qualcosa che quegli "anonimi" che scorrono sullo schermo ti dicono che no, ancora non è finita.

( voto 9 )

35 commenti:

  1. visto ieri, dopo leggo :)

    ps: mi piaceva di più prima, lo stile (template?)

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    1. Allora aspetto :)

      Volevo cambiare, ne ho provati 5,6 in poche ore e alla fine mi sono fermato a questo.
      Che ne so, mi piaceva, era sobrio

      Ma io ho un gusto estetico pessimo :)

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  2. Come al solito recensione impeccabile... Ma soprattutto mi hai fatto notare come il mestiere di ottico del protagonista sia quasi necessario rispetto al suo scopo di ricostruire la verità. Unire tutti i punti di vista singolari, anche quelli dei propri avversari, sul mondo, sulla storia, senza annullarli, ma solo cambiando la gradazione delle lenti. Ma anche liberarsi delle proprie miopie ed arrivare ad un nuovo vedere...davvero una bella metafora

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    1. Grazie Rocco.
      Ti giuro che ero partito prevenutissimo, ero sicuro che questa seconda parte fosse nettamente inferiore

      eppure...

      eppure paradossalmente è superiore

      tutto quello che ha di più bello The act of Killing è quasi "casuale", quel doc si è costruito da solo, quasi improvvisato

      questo invece è un documentario perfetto, bilanciato, completo

      io avrò trovato una bella metafora (che poi magari è scontata e notata da parecchi altri) ma te l'hai "riscritta" in maniera superba

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    2. Preferisco il primo, non è una questione di voti, secondo me the act of killing è proprio su un altro piano. Potrà essere una creazione frutto del caso, ma un'opera d'arte ha il suo senso e una sua pienezza indipendentemente dalla volontà e intenzioni dell'autore

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    3. Ti capisco perfettamente Rocco, e la penso come te.
      Se qualcuno mi dovesse chiedere il nome di un documentario irrinunciabile direi The Act of Killing, non questo.
      Perchè è unico, irripetibile.
      E hai ragione, l'arte in fieri è ancora più bella.
      Volevo solo dire che apprezzo ancor di più questo secondo perchè c'era il difficilissimo compito di far qualcosa che non abbassasse troppo il livello e senza aver la possibilità dell' escamotage del primo.
      Quindi il primo rimarrà sempre superiore, ma come operazione ritengo ancora più meritoria questa

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  3. Ma i buiodoc son tutti documentari? Li ho sempre scantonati in quanto "documentari"; mi evocan Piero Angela e la scusa di guardare il documentario per andare a letto un po' più tardi, anche se domani c'è scuola -Mà, è un documentario! -Va bene, ma solo la prima parte sugli animali. -Ok!!
    Qui mi sa che invece pecco enormemente. Devo provarci, lo stile didascalico non è il mio forte ma, nuovamente, forse è un aggettivo che non meritano affatto quelli che tu proponi... Che dici?

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    1. Ah ah, ma sì!

      Doc sta per documentario, non per "di origine controllata", quello lo sono tutti!!!

      (scherzo)

      devi provarci, anche io non sono (ero?) appassionato ma ormai si è raggiunto un tale livello che è impossibile lasciarli fuori

      non devi vederli alla Piero Angela, quelli son doc didattici e informativi, questi invece sono storie, sempliemente storie, e a volte il confine col cinema puro è labilissimo

      Io te li consiglio tutti e 8 ma soprattutto questi due sul massacro indonesiano e L'Impostore sono obbligatori

      Se poi sei un fa di Shining anche Room 237 lo è

      Se poi sei un fan di Phoenix anche I'm still here lo è

      Se poi ami le piccole storie alla Still Life anche Il Libraio di Belfast lo è

      Se poi ami conoscere le comunità americane timorate di Dio anche Stop the Pounding heart lo è


      Se poi ami i nani anche The Search for Weng Weng lo è

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  4. Mi sento un po' più un sol diesis di Shining................
    .............
    ..........
    ......
    (ma che buVlone che sono)


    Bene, allora mi ci butterò!

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  5. Eccomi qua ;)
    Quattro giorni fa The Act of Killing, oggi questo.
    Hai scritto due rece molto belle.
    Ti dirò subito che personalmente, riguardo al giudizio, i due film non sono avvicinabili. The Act of Killing, infatti, l'ho apprezzato molto meno rispetto a questo The Look of Silence che ho trovato meraviglioso.
    TAoK, di cui ho visto la director's cut da 160 minuti, è un film sì grandioso e originale che però non mi ha travolto come sperassi. C'è, non è che non mi abbia toccato eh, anzi (stare a così stretto contatto con quegli sterminatori...mamma mia), solo che pensavo mi facesse veramente male. Certo ha dalla sua quella "metacinematograficiteatralità" che è pazzesca.
    TLoS invece mi ha distrutto. A parte il fatto che visivamente (e sai quanto sia importante per me la bellezza dell'immagine e il gusto estetico) è nettamente superiore come hai fatto notare tu, poi è molto più toccante, mi ha assorbito, ho sofferto...e ho pianto. E quando mi scendono le lacrime sono felice perché so quel film/ quella scena me lo porterò per sempre dentro di me. E qui mi fa piacere riscontrare come anche tu ti sia soffermato specialmente su quell'abbraccio, quel gesto quasi cristologico.
    Quindi, se sei curioso dei miei voti ti dico che sono un 7,5 e un 8,5/9.

    Un altro passo per la promessa 2016 ;)

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  6. Ah, ti volevo poi chiedere se da te è passato "Human" del fotografo e ambientalista francese Yann-Arthus Bertrand.

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    1. Son contento Pietro perchè te sei l'unico che la pensa come me, ovvero che TLOS sia superiore al primo film.Io non ricordo se in rece l'ho scritto, forse li ho messi alla pari, ma le decine di persone che ho letto e sentito considerano superiore l'atto dell'uccidere. E, attenzione, quel primo film è veramente unico, il secondo no, c'è poco da fare. Ci sta alla grande che il primo rimanga più nella mente, quello che accade ha del surreale che lo fa diventare potentissimo. Eì un documentario "casuale" che ha fatto storia.
      The Look of silence invece ha un progetto dietro, e si vede. Una missione, un'estetica, un minimo di costruzione. E c'è poco da fare, non ha il teatro del primo, qua ci sono persone e vittime vere.
      E quell'abbraccio me lo ricordo ancora come uno schiaffo, sorprendente come quello della madre al proprio figlio in E ora parliamo di Kevin

      un capolavoro


      (non conosco sto film mannaggia)

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    2. No, non l'avevo capito che ti era piaciuto pure a te più questo che TAoK. Son contento anch'io.
      Comunque quel "Human" è meraviglioso solo che essendo un evento speciale è stato in sala soltanto tre giorni dal 29/2 al 2/3.
      Il film è un documentario composto da numerose interviste fatte a persone di tutto il mondo trattanti temi universali, inframmezzate da riprese aeree manifestanti l'assoluta bellezza del nostro pianeta.

      il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=0-Retnj3TsA

      Su youtube è comunque disponibile una versione più lunga (circa 270 minuti) solo che i sottotitoli sono in inglese.

      Giusto per condividere qualcosa, ti lascio questo frammento di 2 minuti dell'intervista all'ex presidente dell' Uruguay, José Mujica:

      http://trovacinema.repubblica.it/multimedia/copertina/human-clip-il-nostro-valore-sono-le-espressioni/33600462

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    3. Impressionanti i due minuti di Mujica.
      Quasi impossibile in soli due minuti descrivere la vita meglio di così

      mi sono appuntato tutto, cerco anche di proporlo ai nostri cinema

      grazie

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    4. Hai visto sì che grand'uomo!

      E fai solo che bene...Human merita visibilità.

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    5. Lo conoscevo benino ma è la prima volta che lo sentivo parlare con la sua voce "viva".

      Speriamo di poterne parlare di Human ;)

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  7. È difficile scrivere un commento su questo doc. É uno di quei casi in cui le parole e le emozioni post visione sgorgano come un fiume in piena.
    Sai bene, perchè ne abbiamo parlato diverse volte, la mia posizione sulla natura umana, natura prevalentemente cattiva, sadica, opportunista ed egoista e, questo doc, in qualche modo, dovrebbe avvalorare la mia tesi. Guardando questa opera siamo spettatori di un fatto storico, che ci viene raccontata da chi l'ha vissuta in prima persona. Qui non ci sono colonne sonore ad hoc per far scendere la lacrimuccia, non ci sono inquadrature che vogliono stupirti, qui c'è la vita vera. I volti di vittime e carnefici, i luoghi di un massacro, i racconti di chi ha vissuto quell'eccidio, di chi non c' è più e di chi c' è ancora e cerca la verità, di chi è sopravvissuto e vuole solo dimenticare ( e come dargli torto!).
    C'è una donna, che nega le atrocità avvenute negli anni 60, nel suo villaggio. Lei dice che il suo, era un villaggio tranquillo...
    a chi non è capitato di negare un evento spiacevole. Quasi come se dirlo ad alta voce significasse renderlo reale. Forse quella donna voleva negarlo per questo motivo.
    C'è un' altra donna, che ha visto il figlio moribondo essere portato via da chi gli avrebbe tolto la vita. In quel modo poi.. che sentirlo raccontare con quella superficialità non può che far male e generare disprezzo.
    C'è un uomo, un vecchio, che ha la tenerezza di un bambino, che come i bambini non sanno nulla del male del mondo, anche lui adesso ha dimenticato quello che è successo e quel nome, Ramli, che la moglie gli ripete più volte sembra essere solo un nome, non quello di un figlio strappato troppo presto dalle sue braccia.
    C'è una figlia, orgogliosa di un padre, che sterminava i comunisti, perchè i comunisti erano cattivi, non pregavano e chi non prega, allora come oggi d'altronde, non è degno di vivere, è un nemico da abbattere. Una figlia, che alla fine dell'intervista, dopo aver sentito il racconto del padre, cerca in qualche modo di giustificarlo: è vecchio, demente, non ricorda neppure i nomi dei suoi figli...
    Non puoi più essere orgogliosa di un padre così. Di un padre che beve sangue per non impazzire, che sciocchezza!
    Di un figlio, di un padre e di un fratello, che cerca giustizia, che ha un coraggio da leone , perche quel sistema, anche se sono passati 50 anni, ancora è lì, che detiene il potere, pronto a far fuori i nemici. Un uomo forte, che è in grado di abbracciare chi ha ucciso quel fratello, che non ha mai conosciuto, ma di cui porta il peso della sua morte. Come dice sua madre, donna incredibilmente forte e risoluta, che lui è nato per prendere il posto del suo primogenito, per non farla impazzire di dolore.

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    1. E infine, ci sono loro: assassini, uomini deplorevoli, senza morale, senza pentimento, stolti, bifolchi, uomini che non meritano di appartenere al genere umano. Ma la verità sai qual' è, che nonostante questi uomini siano dei diavoli, abbiano compiuto le più atroci delle azioni, nonostante raccontino quello che è successo come se fosse la cosa più normale del mondo, nonostante si divertano a raccontarlo, a riderne, addirittura a scriverne un libro con tanto di illustrazioni, a scattare una foto ricordo come fosse una giornata a disneyland sul luogo del massacro, nonostante tutto questo, adesso non sono altro che uomini con le rughe, senza vigore fisico, che hanno bisogno di tenersi per mano per camminare,il ricordo di quello che sono stati, che non riuscirebbero ad uccidere nemmeno un topo( altro che trascinare un uomo e con un colpo di macete porre fine alla sua vita!), uomini sul viale del tramonto. Tramonto che per quel milione di persone è arrivato troppo presto e non è stato bello come un tramonto sul mare. Ma il sole tramonta. Sempre. Per tutti. Vittime e carnefici. Buoni e cattivi.
      Sai, ieri ho deciso di "spingermi oltre" , di guardare per la prima volta un horror underground. Di quelli marci, malati, violenti. Uno di quelli che ad ogni scena devi distogliere lo sguardo per quanto è brutale.
      Ma niente di quello che ho visto ieri sera, mi ha turbato e fatto soffrire, come quel fermo immagine del fiume in cui persone innocenti, padri, figli/e, madri, sorelle hanno perso la vita. Quel fiume io, ancora oggi, l'ho visto tinto di rosso.

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    2. Poi ti incazzi e pensi che voglio levarmi di torno con poco, ma che devo rispondere ad un commento così?
      Niente, come con Pierluigi, si legge, si apprezza e stop.
      Non è come il commento di Max a Saul dove quasi per forza bisogna dir qualcosa, qui è diverso.

      quindi ti faccio solo i complimenti Rachele, ho letto tutto, persino due volte, per vedere semmai dove "intervenire"

      ma non c'è modo o spazio

      quello che non ho capito è se hai visto o no The Act of Killing. Cioè, hai visto prima la seconda parte della prima?

      fammi sapere

      un abbraccio

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    3. Grazie Giusè, troppo buono.
      Boh, ho riletto e non mi sono piaciuta. Troppo emotivo sto commento che ho scritto.
      Buttato lì veramente senza riflettere
      No, ho visto questo direttamente. Non pensavo fosse il seguito di the act of killing. Ho fatto na cazzata allora...

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    4. No no che tanto definirlo seguito è improprio. Credo sia quasi identico cominciare da uno o dall'altro.
      Oppenheimer voleva una volta sentire i carnefici e una volta le vittime, tutto qua.
      The Act è un documentario unico, molto più di The Look, vedrai perchè.
      Poi io non so quale preferire. Ma se questo qua aveva un senso l'altro si trasformò in qualcosa di assurdo, inaspettato ed imprevedibile. Lo stesso Oppenheimer disse che non c'era quasi niente di quello che lui aveva pensato. E' quasi un'improvvisazione teatrale.
      Un Atto.
      Già, l'Atto di Uccidere

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    5. eh, avrò problemi a trovarlo mi sa.
      Ieri ho provato a cercare the imposter e niente, l'immagine mancante e niente. Tutto sparito dal web. Devo scaricare per forza.
      eh si, ho letto negli altri commenti di questa improvvisazione.
      Comunque voglio assolutissimamente vedere un doc di Herzog.
      Mi sto riscoprendo appassionata di doc, che strano!

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    6. In BuioDoc ne trovi quasi tutti di bellissimi

      pensa che ho rivisto L'Impostore IERI

      lo stanno dando nel canale 118 di Sky, Crime and Investigation

      L'immagine Mancante c'era in streaming i hd ricordo a se mi dici così l'hanno tolto, non controllo

      i doc di herzog sono pane di Rocco. Anche io prima o poi devo vederli.

      Credo di aver visto solo Cave of forgotten dreams, uno dei film "caso" del torneo del millennio

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    7. ahaha ma pensa che coincidenza.
      Perfetto! allora quando ritorno da Bari lo guardo su sky.
      È sparito tutto:( che cosa brutta
      A me interessa molto(issimo) into the abyss. Ce l'ho, devo solo vederlo.
      Sai, invece, quale mi è piaciuto poco? Il sale della terra. Ricordo che ne avevi parlato benissimo, però

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    8. Il Sale della Terra ne avevo parlato benissimo qua e là. La rece non la feci perchè la affidai ad una ragazza che era venuta al cinema con me. Ma poi non la scrisse.

      Anche io vorrei vedere Into the abyss, sempre a proposito di torneo del millennio credo che almeno in due lo citarono nel controfestival.
      Pensa, altra coincidenza, che lo faceva un cinema di un mio amico 3 sere fa. Ma troppo lontano da me

      guarda anche Grizzly Man

      ah, L'Impostore l'hanno dato due giorni di fila, non credo lo rifaranno a breve. Ma controlla

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  8. eh ma che sfiga!!! Adesso controllo.
    Di sicuro Rocco che me lo ricordo.
    Troppe coincidenze per stasera, direi basta così ;)
    Poi leggo the visit
    Ciao Giusè:) buona serata

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dice che ne fanno un altro bellissimo tra un pò di giorni sul canale 118

      documentario che ha vinto tantissimi premi e definito "il vero Breaking Bad", almeno la pubblicità dice così

      non ricordo ora il titolo ma gira la pubblicità spesso

      alla prossima ;)

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  9. Visto.
    Per chi non conosce The act of killing , The look of silence può sembrare un pugno nello stomaco per le situazioni che tratta.
    E ci credo ...fa male veramente guardarlo hai quella sensazione d'impotenza dall'inizio fino alla fine del film.
    Io avendo visto AOK ero preparato ...però risentire i crimini già raccontati in maniera teatrale nel primo film di O. ,da chi questi crimini li ha subiti ,le vittime è una sensazione tristissima, non riesco a trovare altro aggettivo, Giuseppe.
    In questo documentario parla appunto il silenzio.
    Lo sguardo indagatore di Adì colpisce più di mille parole i carnefici, il loro silenzio è la prova che nonostante abbiano bevuto il sangue delle vittime per non impazzire ( cosa che se non ricordo male in A.O.K non è mai stata menzionata ) non son riusciti a lavarsi la coscienza ...non è bastata la ragion di stato ad autoassolversi!
    C'è un momento dove quello sguardo diventa sfida ma nella maggior parte delle volte Adi sembra voler perdonare quegli uomini.
    Più vendicativa è la madre che augura i peggiori mali a chi nel 1965 gli ha ucciso il figlio.
    Però anche la sua non mi sembra una vendetta fisica ma bensì qualcosa di più spirituale , maledice la progenie degli assassini oltre a loro stessi è insomma qualcosa di più profondo.
    Lo stesso sopravvissuto alla purga comunista sembra accettare passivamente il presente sperando in una giustizia divina.

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    Risposte
    1. è molto interessante potersi immaginare la differenza tra chi ha visto prima TAOK e poi TLOS o il contrario.
      Credo possa essere molto diversa la cosa.

      che la loro coscienza non sia a posto e che in qualche recondito luogo dentro la loro testa quello che hanno fatto li tormenterà credo venga fuori in maniera incredibile nella scena del vomito in act of killing

      per il resto anche se non ricordo bene le scene che citi (quanti anni son passati?) ricordo perfettamente la straordinaria dignità di quel popolo, quella loro incapacità di odiare (forse per non assomigliare ai loro carnefici)

      certo la rabbia è tanta - vedi la madre che citi - ma ricorod che in tutte le persone intervistare era molto più il dolore che la voglia di vendetta

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  10. C'è quella sensazione di omertà molto simile all'aria pesante che si respirava in Act of Killing.
    Poi dal punto di vista cinematografico è molto migliore The look of silence se devo fare un paragone il primo film sembra una telenovela rispetto al secondo.
    Sarà merito della fotografia , di quei meravigliosi scenari della dovizia nel raccontare /mostrare i particolari.
    Le rughe della madre , l'amore con cui si prende cura del marito invalido ....i primi piani su tutto!
    Credo che Adj presente alla prima del film a Cannes assieme al regista si sia meritato tutto l'applauso che ha avuto dal pubblico presente e l'abbraccio di Oppenheimer .
    È un documentario che riesce a commuovere non c'è dubbio l'unica domanda che mi faccio è se è servito a qualcosa?
    Oltre a far conoscere al resto del mondo quello che è successo in Indonesia nel 1965.
    I criminali son sempre al governo?
    È cambiato qualcosa?
    Ciao
    Max

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    Risposte
    1. ora non so che cosa intendi di preciso con omertà, di solito l'omertà è il non voler dire cose per non rischiare in proprio

      sì sì, anche io ricordo silence come motlo più bello visivamente, anche perchè in qualche modo è stato realizzato come pensato mentre the act of killing è stato praticamente "casuale", oppenheimer si è ritrovato con quelli che hanno voluto fare quelle cos,e inutile impostare tante inquadrature o sceneggiare, ha ripreso tutto quello che ha potuto, guadagnando in verità e magari perdendo in pulizia

      belle domande, mi hai fatto venir voglia di informarmi ;)

      guarda anche l'immagine mancante

      scusa se rispondo adesso ma vedendo le date vedo che era prorpio il momento più terribile di un periodo terribile ;)

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  11. Credo (ma adesso son io a ricordarmi poco)di intendere che da parte di chi è intervistato da Adi ci sia l'intenzione di non voler parlare troppo .
    Di non dire completamente la verità per il motivo che hai scritto te.
    L'immagine mancante....ok!
    Spero che quel periodo terribile sia passato e ti faccia meno male di allora.
    Ciao

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    Risposte
    1. ah, allora sì, sarebbe omertà :)

      sì, passato, resta sempre dentro perchè è giusto così ma passato

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao