19.6.19

Recensione" "Chernobyl" - Le Serie Tv de Il Buio in Sala - 18 -




1986
Ho 9 anni e sono un bambino felice.
Per capire com'ero fisicamente e com'ero felice c'è questo video, di appena 4 mesi prima del disastro di Chernobyl.
Quattro fratelli, un nonno che riprende. 
E poi arriva mia nonna, andata via da questo mondo due mesi fa, con tutta la sua quasi indisponente bellezza.


(Ah, io sono quello che somiglia a me)


Quattro mesi dopo questo Natale scoppia un reattore in Russia.
Noi siamo piccoli e italiani, frega una sega.
Ma ad un certo punto cominciano a dirci di non mangiare l'insalata.
E siamo a migliaia di km dal disastro, pensate voi chi sta là.
Quell'estate, quella del 1986, nel mio paesino arriva una piccola bambina bionda, quasi nostra coetanea.
Dicono arrivi dalla Russia, dicono che tante sono scappate da là per essere date in affidamento in paesi lontani.
Ecco, il mio Chernobyl è un'insalata da non mangiare e una bambina troppo bionda per essere una di noi.
Poi son cresciuto, sono passati 33 anni da allora e io di quel disastro ho visto tanto e ho saputo tanto, chè, sapete, io quando ci sono robe di catastrofi naturali, tragedie e cronaca nera divento un'aquila in picchiata sulla preda.
Mi han detto in tanti che era uscita una serie bellissima, straordinaria persino, su Chernobyl.
Una serie che non strumentalizzava nulla, di una cura pazzesca.
Dura solo 5 puntate giusè, vedila.
E siccome eran davvero solo 5 puntate, e siccome era Chernobyl, la mia Chernobyl di insalate, bambine e di tanti documentari visti, ecco, per una volta ho trovato la forza di iniziare e finire una serie.
Mi aspettavo una cosa bellissima, non è stato così.
Perchè Chernobyl è un capolavoro.


Non so da dove iniziare.
Ok sì.
Siamo tutti esseri umani e quindi, in una visione cristiana, tutti portatori di un peccato originale.
Ecco, a prescindere dal credere o no, il concetto di peccato originale è interessante. Perchè per quanto una cosa possa essere perfetta, per quanto anche una vita lo possa essere, se c'è un peccato originale state sicuri che quello, laggiù in fondo, ci aspetta sempre.
Chernobyl, questa serie che flirta con la perfezione continuamente portandosela anche più volte a letto, il suo original sin ce l'ha.
Siamo in Russia, sono tutti russi, quasi ogni fottuto personaggio è realmente esistito, tutto è documentato, insomma, siamo dalle parti della mimesi documentaristica.
Eppure sti russi parlano tutti in inglese.
Ecco, dobbiamo dimenticarci sta cosa, far finta che non esiste.
Ho pensato che ci fossero solo due strade, quella di usare attori che parlassero russo (ma dove ne trovi decine di notevoli?) o quella di avere un cast della madonna e di dio ma rinunciare alla lingua.
La strada ibrida, quella di far parlare russo il cast della madonna e di dio sarebbe stata grottesca.
Io credo che si sia scelta la soluzione migliore, o la meno peggio.
Siete disposti a dimenticare sto peccato originale?
Ecco, fatelo.
Perchè tolto questo io non sono riuscito a trovare un solo difetto, uno.

La regia meravigliosa, la ricostruzione delle location, dei costumi e delle tecnologie, la fotografia, la colonna sonora (in cui oltre alle musiche vorrei segnalare i rumori), gli attori, la perfezione dei dialoghi (miodio), il saper quasi affrontare in un simil documentario tutti i generi cinematografici, c'è di tutto.
Ma la cosa più commovente è una cosa nascosta, non sono le emozioni di ciò che vedi ma un'altra cosa.
E' la cura.
Prendete solo l'episodio finale.
E' quasi di sole parole.
Oltre al coraggio dell'operazione (mettere come episodio finale quello sulla carta meno emozionante e statico) c'è da ringraziare in ginocchio nel constatare quanta cura e attenzione ai dettagli sia stata messa in questa sceneggiatura, quanto studio, quanto rispetto, quanta voglia di raccontare la verità senza troppi politicismi (la serie distrugge ed esalta il popolo russo in un perfetto equilibrio).
Lo spettatore sta mezz'ora a sentire Legasov parlare di cose di cui non capisce un cazzo.
E prova emozioni indescrivibili, e questo è solo merito di una sceneggiatura incredibile che ci ha portato ad amare in modo infinito quel personaggio, a tifare per il suo coraggio, ad appassionarci di reattori, fissioni e noccioli perchè abbiamo visto per 5 ore persone meravigliose cercare in tutti i modi di capire quello che fosse successo in quel disastro.
E quel pulsante AZ/5 che diventa quasi iconico come quello del bunker di Lost.
Siamo stati per 4 puntate su delle montagne russe emotive e visive e poi ecco che arriva per ultimo un episodio alla Law & Order, messo dove in teoria ci dovrebbe essere stato il climax emotivo.
E anche solo la struttura scelta per gli episodi dimostra quanto più che lo spettacolo del cinema qui quello che interessava era la storia che si doveva raccontare, una storia di uomini grandi e altri piccolissimi.
Già, la struttura.
Chernobyl è una serie divisa in 5 puntate che sono anche 5 diversi momenti della tragedia.
Il primo racconta il disastro al reattore, il secondo le prime reazioni e le prime insabbiature politiche, il terzo la tragedia umana (affiancata dall'inizio della ricerca della verità), il quarto la bonifica e il quinto il processo.
Cinque episodi di diversa personalità, assolutamente identificabili l'uno dall'altro, eppure tutto in un continuum perfetto, armonioso, di grande amalgama.
Difficile dire quale sia il migliore, ancor più difficile quale il peggiore.

Stringendo il nostro sguardo, andando nei personaggi, è stata scelta una strada, ed è una grande strada.
Ed è l'aver creato una commistione tra personaggi reali e storici e altri simbolici.
In che senso?
Vediamo.
Tra i primi ce ne sono tanti e quasi tutti indimenticabili.


C'è Legasov, lo scienziato chiamato come esperto sul disastro.
Uomo di principi, di grande lucidità e umanità, uno che disse che già 3.6 rontgen erano un numero troppo alto di radioattività (si arrivò poi, mi pare, a scoprire che erano in realtà 15.000...). Per tutta la vicenda vivrà in una morsa, da una parte la ricerca della verità e la sua onestà intellettuale da scienziato, dall'altra il dover sottostare alle regole del partito, alle sue decisioni, alla sua omertà, alla sua bugia. Un personaggio straordinario reso ancora più straordinario dall' interpretazione di Jared Harris (ma ce ne sono una decina di indimenticabili di interpretazioni).
E' lui l'eroe di Chernobyl, è lui quello presente sia nell'incipit che nel finale, è lui il simbolo di quegli uomini capaci di andare contro uno Stato (e che Stato poi...) in cui anche solo un pensiero fuori dal coro o dai dettami significava morire o essere perseguitati.
Almeno un paio di volte (per i 3 sommozzatori e per gli spazzini del tetto) darà il suo decisivo contributo 
("Servono dei biorobots" 
"Biorobots?" 
"Men") 
nel mandare a morire esseri umani. 
Ma solo in nome di una salvezza molto più ampia, quella quasi di un continente intero.
(tra l'altro c'è un falso storico che circolò riguardo i sommozzatori. Non morirono, sopravvissero tutti e 3)


C'è Shcherbina, vicepresidente del consiglio mandato insieme a Legasov a monitorare il disastro (e poi gestirlo).
Io credo che questo sia il personaggio più bello e complesso dell'intera serie.
Lui è uomo di Stato, anzi, il rappresentante massimo dello Stato nella gestione della tragedia.
Uomo di rara intelligenza, non tanto quella assoluta, ma quella capace di farti cambiare. Solo gli uomini intelligenti cambiano.
Quello che è quest'uomo lo capiamo già nel secondo episodio. Lo vediamo nell'elicottero ascoltare quasi malvolentieri le spiegazioni scientifiche di Legasov.
Poi, pochi istanti dopo, riporta ai militari tutto quello che ha sentito, in maniera quasi perfetta. Questo è Shcherbina, un burocrate che dovrebbe esser limitato e invece ha la forza, l'intelligenza e anche il coraggio di voler capire, di fare le scelte giuste, di farsi scavalcare da Legasov. Nell'ultimo episodio c'è un dialogo pazzesco (uno dei tanti) quello dove dice a Legasov il motivo per cui hanno scelto lui per Chernobyl.

"Misero me perchè ero irrilevante"

è questo il paradosso.
Mandarono lui a "morire", lui a prendersi responsabilità e colpe, lui a fare il lavoro sporco. E non per stima, ma per disistima.
Il suo intervento al processo, quasi da scienziato, è la dimostrazione finale, il punto d'arrivo di tutti quei suoi mesi, mesi in cui lentamente, molto lentamente, è passato da uomo d'apparato a Uomo, tout court.
Skarsgard immenso



C'è poi Dyatlov, il villain di questa storia che, ahimè, in realtà è tremenda Storia vera.
Personaggio (leggasi "persona" se prendiamo per buono tutto quello che la serie racconta. E almeno l'80% è sicuramente inconfutabile), dicevo personaggio squallido, viscido, empio, di quasi inumana cattiveria.
Non ha mai un singolo momento di debolezza o umanità, le sue bugie, il suo arrivismo, la sua cialtroneria ed incapacità sono terribili.
Chernobyl è una storia di correi, di tante colpe, statali ed umane. Dyatlov probabilmente è solo l'ultima ruota del carro, il manichino usato da poteri più forti (che bello l'incipit dell'episodio 5, con quella piccola riunione riguardo il test di sicurezza), ma c'è poco da fare, è l'uomo che ha causato il disastro, quello che aveva tutte le possibilità per prevenirlo o fermarlo.
Sempre nell'episodio 5 quella sua arroganza, quel suo fumare e leggere il giornale mentre stava avvenendo l'apocalisse ne fanno quasi una scena horror (ma di scene horror ne riparleremo...).
Anche qui l'attore tanta roba, non so quante volte avrei voluto spaccaglie la faccia

Di questa prima tipologia di personaggi ce ne sono tanti altri, tutti a loro modo meritevoli.
Ci tengo a ricordare Bryukhanov, il burattiniere di Dyatlov, il Direttore della centrale elettrica. Tra l'altro in una serie in cui più d'una voce mi ha dato i brividi ho trovato questa di Con O'Neill di impressionante bellezza, quasi afono, terrificante.
E poi i due giovani Toptunov e Akimov, loro malgrado trovatisi a dover gestire il test di sicurezza (la cosa che ci finirono solo per il cambio turno dovuto al ritardo di 10 ore fa spavento...).
Loro sono anche i due che andarono a provare a fare una cosa senza alcun senso, ovvero aprire le valvole per mandare acqua in un nocciolo che già non esisteva più (ovviamente su ordine di Dyatlov).

E poi Gorbaciov, e poi il capo del KGB e poi quello dell'esercito, tutti riuscitissimi.
E non dimentichiamo Glukhov, il capo dei minatori, presente in 3 scene (e relativi 3 dialoghi) una più bella dell'altra, in particolare quella dell'arrivo del ministro alla cava con quei minatori che sembrano quasi delle creature di Mordor e poi quelle pacche sul vestito nuovo.

 "Ora sì che sembri il ministro dell'Industria Mineraria"

Uomo di profonda ed atavica intelligenza, uno a cui non devi spiegare niente nè puoi mentire ("loro vivono al buio, vedrebbero ogni nostra bugia"), uno disposto a morire perchè sa che deve ubbidire. Ma senza abbassare il capo, con rabbia e dignità.
I minatori nudi restano una delle immagini più forti della serie (e della realtà). 
E vedere poi quel processo finale con tutti quei ventilatori è immagine, in questo senso, stridente.


E poi, a fianco di questi personaggi reali e storici, lo straordinario sceneggiatore Craig Mazin ha affiancato dei personaggi Simbolo, ovvero dei personaggi unici che rappresentassero un'intera categoria.

E c'è così Lyudmilla a simboleggiare non solo tutte le vedove di Chernobyl ma anche tutte quelle madri che persero i loro bimbi (o magari ne videro nascere dei malati o deformi).
Donna straordinaria, portatrice di un amore e di un coraggio disarmanti. Lei è la Donna Russa.
C'è poi suo marito, Vasily, vigile del fuoco, simbolo di tutti i lavoratori che si fiondarono la notte stessa alla centrale senza conoscere minimamente i rischi che stavano affrontando.
Inutile dire che le loro scene all'ospedale con Vasily ormai ridotto a mostro sono un pugno sullo stomaco devastante.

"Dimmi cosa vedi fuori?"
E lei che malgrado veda solo uno squallido muro grigio gli racconta tutte le bellezze di Mosca.
"Te l'avevo detto che ti avrei portato a vedere Mosca" 
le dice lui

altri brividi

C'è poi Pavel, altro simbolo, stavolta di tutti quei ragazzi che vennero assoldati come Liquidatori, ovvero il personale adibito a bonificare l'area di Chernobyl (pulire, distruggere cose, rivoltare terreni, uccidere animali).
Pavel è protagonista indiscusso del quarto episodio, forse a livello di sceneggiatura il più "facile" e debole, ma sempre bellissimo.
Episodio che racconta la forzata iniziazione ad uccidere, a non essere più sè stessi.
Gli dà volto Barry Keoghan, uno che solo con Il Cervo Sacro, Dunkirk e Chernobyl è già entrato nel mio personale Olimpo.
Gli dà volto in tutti i sensi sia perchè il viso di Keoghan è cinema allo stato puro sia perchè per una buona mezz'ora di presenza il suo personaggio non spiccicherà una parola.


C'è poi l'ultimo personaggio Simbolo, il più importante e più "geniale".
Ed è Ulana Khomyuk.
Io per tutta la serie sono stato convinto fosse personaggio storico, poi nelle bellissime ed emozionanti foto finali scopro di no.
E cos'è la Khomyuk?
E' una specie di sineddoche di carne, un'unica scienziata per raccontare tutto il corpo scientifico che aiutò Legasov a gestire il disastro, a trovare soluzioni e nella ricerca della verità.
(Inutile dire che fine fece la maggior parte di questi scienziati)
E qui Mazin fa un'operazione diversa da quelle qua sopra, non prende una moglie in mezzo a tutte le mogli, non prende un vigile del fuoco nella moltitudine di tutti i colleghi, non prende un soldato in mezzo agli altri, ma elimina del tutto il gruppo degli scienziati per essiccarlo o distillarlo in una sola persona, come fosse la goccia di profumo che rimane di mille rose.
Idea grandiosa anche perchè ci porta a un personaggio che seppur di semi finzione sembra più vivo dei vivi.
E con che emozione rivedo finalmente Emily Watson...
Inutile dire quanto sia importante la Khomyuk e, di conseguenza, quanto siano stati importanti tutti gli uomini di scienza in questa storia.
E non solo perchè è grazie a loro se si è potuto ricostruire al secondo tutto l'accaduto, non solo perchè grazie a loro di sono scoperte mille falle e di conseguenza cambiare le leggi sul nucleare, ma anche perchè grazie a molte loro decisioni si riuscì ad evitare che il disastro di Chernobyl acquisisse dimensioni ancora più grandi.

(Anche se in tutti i documentari che ho visto su questo disastro non avevo mai sentito dire di quella faccenda riguardo la possibile gigantesca esplosione a contatto con l'acqua sotterranea)

Questi, a grandi linee, sono i personaggi di questa miniserie.
Miniserie che pur mantenendo sempre una straordinaria cura e vicinanza con i fatti reali, pur avvicinandosi al docu-film, riesce anche a diventare grande cinema, in tutti i suoi generi, dal cinema della minaccia a quello drammatico, dal politico all'horror.
Non c'è un aspetto più o meno debole.
Ad esempio tutte le parti statiche e solo dialogiche (penso alle riunioni politiche) hanno spesso più potenza di quelle spettacolari o emozionali.
Chernobyl è un film di tante stanze chiuse, di tante stanze dove vengono decise cose all'insaputa non solo del mondo, ma anche del tuo stesso popolo.
Ed è proprio in questi dialoghi più che nelle azioni che si cela la più grande colpa dell'Unione Sovietica in questo disastro, quel suo nascondere o camuffare tutto per non perdere la propria dignità nel mondo, la propria leadership, anche solo di prestigio.
Se non sbaglio Gorbaciov disse che la motivazione più forte per la fine dell'Urss fu il disastro di Chernobyl.
Ecco, fu proprio in questo suo proteggersi e mentire che quel grande stato cominciò la sua distruzione.
Quasi fosse stato a sua volta colpito da radiazioni lentamente mortali.
C'è una scena magnifica.
Shcherbina viene a sapere che ai bambini di Francoforte, in Germania, hanno proibito di giocare fuori.
Poi si affaccia alla finestra e vede i loro figli, i loro bambini, divertirsi tranquillamente nello stesso luogo del disastro.
Credo che in questa istantanea, in una sola istantanea, ci sia un mondo dentro, un'intera tematica, un pezzo di storia.

Ma di scene pazzesche ce ne sono decine.
Per prima cosa straordinario come si è voluto mostrare per la prima volta lo scoppio del reattore.
Siamo a casa di Lyudmilla, è buio.
E nella finestra in fondo al corridoio vediamo l'esplosione.
Poi l'onda d'urto.
Io credo che se avessero creato un bando per trovare il miglior modo di vedere per la prima volta l'esplosione del reattore nessuno avrebbe potuto battere questa scelta.
Abbiamo poi le infermiere che buttano i vestiti contaminati, l'uccello che cade stecchito alla fine del primo episodio, l'elicottero che cade nel fumo del nocciolo (in realtà colpì una gru), i bus che portano via la gente da Prypjat, le prime bare che vengono calate e poi coperte di cemento, la vecchia sulla stalla che racconta tutta la storia della Russia prima che la sua vacca venga uccisa, le devastanti scene con Akimov e Vasily ormai diventati mostri umani, Keoghan e i cani, il dialogo post processo tra Legasov e Charkov, la dimostrazione dello stesso Legasov con barrette blu e rosse.


Eppure se dovessi scegliere le 3 più grandi sequenze di questa meravigliosa serie non avrei dubbi.
La prima è l'eccezionale piano sequenza di 90 secondi con gli addetti a ripulire il tetto.
Vi rendete conto di che scelta magistrale sia stato in questo senso il piano sequenza?
Ci è stato raccontato di questi 90 secondi, di quanto anche solo 100, 10 in più, siano rischiosi e forse mortali.
E noi allora li viviamo tutti questi 90 secondi, in tempo reale, con questi uomini che a malapena riescono a buttare nell'abisso un pezzo di grafite prima di tornare dentro.
Una scena ansiogena, perfetta (tra l'altro ci sono filmati reali quasi identici di questa operazione, cercateli).

Poi c'è il finale del secondo episodio, 5 minuti che senza che accada nulla diventano la scena horror migliore di questo 2019.
Tre sommozzatori, le luci che ad un certo punto non funzionano più, il buio totale.
Loro che non possono parlare e solo quel rumore insopportabile, terribile, quella specie di friggio che non ti si leva dalla testa

Ma la scena più bella è forse un'altra.
Il reattore è appena esploso, molta della popolazione di Prypjat sale sul ponte della ferrovia per ammirare la magnificenza del disastro.
Sono facce poco impaurite, più che altro meravigliate, estasiate da uno spettacolo tanto bello e terribile.
Mentre se ne stanno lì abbracciati a guardare, mentre i bambini giocano per l'adrenalina, si riversa su di loro una specie di neve, un pulviscolo, a creare un'atmosfera meravigliosa.
Ma quel pulviscolo ha un solo nome, e il suo nome è Morte.
Nessuno è sopravvissuto di quelli che andarono nel ponte della ferrovia.
Una scena capolavoro

E muore finalmente anche questa laboriosa e difficile recensione che doveva essere anche tanto più lunga se avessi avuto le forze.

All'insalata e alla bambina bionda, d'ora in poi, quando sento Chernobyl affiancherò tante immagini di questa serie magnifica.

Ma c'è ancora una morte.
Quella di un uomo che decide di farla finita.
Prima, però, regala al mondo la Verità.
La Verità, quella cosa che esiste a prescindere da tutto e tutti, sempre.
E che prima o poi rischia sempre di sbucare fuori, in un modo o nell'altro.

Torno a scartare regali di Natale

10



36 commenti:

  1. Che bella recensione Giuseppe, mi è scesa pure la lacrima. Visto che siamo quasi coetanei (ma io so più vecchio tiè) mi ricordo anch’io che non si poteva mangiare insalata in quei giorni e nemmeno bere il latte.

    Condivido praticamente tutto quello che hai scritto. Mi permetto solo di aggiungere ciò che disse Legasov quando Shcherbina diceva di essere irrilevante.
    “E invece sbagliando fecero l’unica cosa giusta”
    Quel dialogo è di una potenza devastante.

    Gorbachov a un certo punto disse ad Honecker :” La storia punisce chi arriva troppo tardi” si era rivolto a lui per far abbattere il muro prima che arrivassero le rivolte pacifiche del 89.
    Purtroppo lui tardi era già arrivato.

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    1. grazie!

      madonna, ma sai che di quel dialogo (che ho comunque citato) la frase che più mi ha ammazzato è quella? poi però ne ho riportata un'altra

      ma sì, confermo che quel dialogo e specialmente quella frase sono impressionanti

      ma dici purtroppo per honecker ;)

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  2. gran-dio-sa!!!
    (la recensione naturalmente!) per quanto riguarda la serie non ho motivo di dubitarne, anzi, ma non so quando potrò vederla.

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  3. e poi se volevi colpire al cuore, beh, ci sei riuscito, mannaggia a te che somigli così tanto a te...

    e mai locuzione è più esatta di "quasi indisponente bellezza" riguardo a tua nonna. quando la incontrammo la prima volta, noi "ragazze torinesi" abbagliate da tanta persistente bellezza, pensammo a come doveva essere da giovane (o da più giovane di quanto non fosse all'epoca) e ora lo so e lo vedo.

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    1. e pensa elena che lì aveva SESSANTA anni, 60

      te pensa 30, 40,50...

      grazie infinite, ci commuoviamo insieme

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  4. La recensione è un tutt'uno con la serie, la calza come un guanto. Alla fine si è scelto di parlare in inglese perché è una lingua universale, ma questa serie non racconta solo Chernobyl, racconta il mondo con le sue cadute, il suo odio, ma anche il riscatto e l'amore....

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    1. dici che è quello il motivo?

      penso più che altro che la rete, l'HBO, è americana, tutto il cast lo era (o inglese) e, insomma, non si poteva far altro

      perfettamente d'accordo che in questa serie c'è tutto il meglio e il peggio dell'uomo

      ed è tutto reale

      grazie!

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  5. Bella recensione!
    Ho letto il libro Preghiera per Chernobyl ed è altrettanto "forte"

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    1. sei la terza (terzo) che me lo consiglia sti giorni ;)

      grazie mille

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  6. Serie pazzesca. E dici bene, horror ma tanta umanità.
    Anche io ricordavo i moniti su insalata e mozzarella. Una vera bomba.

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    1. che bello ritrovarti james

      cominciammo insieme 10 anni fa con Lost, ci ritroviamo ora, acciaccati ma ancora vivi, per una delle poche serie che, credo, se la può lottare con quella

      capolavoro

      (visto l'header....)

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  7. Uno: bella la recensione , bravo.
    Due: non credo la vedrò, la serie.
    Tre: Chernobyl
    Avevo sedici anni e il cervello forse come il tuo di nove anni che saltavi e battevi le mani come una scimmia nel video del tuo Natale 1986.
    Ricordo quegli anni di scuola molto intensi a livello di scioperi ed ogni scusa era buona per bruciare la lezione non perché si sentiva veramente il motivo dello sciopero.
    Quel giorno non fu da meno, scioperammo perché la nube ci stava arrivando sopra la testa.
    Non ricordo altro .
    Mia madre m’ha detto ( glielo ho chiesto ieri) che le avevan detto di non mangiare l’insalata e nemmeno bere il latte.
    Per un po’...ma l’allarme da noi rientro’ presto a meno che mia madre se ne sia fottuta e ci abbia fatto mangiare radioattivo lo stesso😀
    Poi m’ ha detto che per un periodo ogni anno venivano per le vacanze estive dei bambini della Bielorussia..: dei paesi dell’Est.
    Ma a casa mia non han mai messo piede , forse mia madre non ha mai fatto domanda bho?

    Quattro o cinque: tua nonna.
    Bella donna , l’ho riconosciuta subito era la stessa
    signora che siete andati a trovare nella prima puntata dei Peripatetici.
    Riscrivo quello mi sembra aver detto allora : l’ho trovata di una eleganza naturale , spontanea.
    Mi spiace se ne sia andata.
    Sei: noto con sommo piacere che pure i tuoi avevano la perversa abitudine di vestirvi voi tre fratelli tutti uguali.
    Mia madre lo ha fatto con me e mio fratello di nove mesi più piccolo credo fino a tutte le elementari.
    Mia moglie quando guarda le foto di quando ero piccolo mi prende per culo perché dice che mia madre avrebbe voluto dei gemelli.

    La serie la vedrò se la trasmetteranno in chiaro ...ciao:)


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    1. 1 grazie mille

      2 sbagli, è solo 5 ore e sono splendide

      3 strano, pur con 7 anni in più hai quasi meno ricordi di me, ma a 16 anni avevi altro a cui pensare... ;)

      sì sì, ricordo che l'allarme fu brevissimo, pochi giorni

      non so, io ricordo questa bambina bionda e anche la famiglia che l'accolse (era di uno dei miei migliori amici) ma, ecco, solo lei eh, non è che ci fu un'invasione

      4,5 madonna che memoria che hai...
      sì, eleganza, classe e tanta sofferenza

      6 madonna, sai che anche io non mi ricordavo della cosa e ci sono rimasto? ora a pensarci accadeva invece spessissimo

      7 beh, hai già smentito il punto 2 ;)

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  8. Appena finita..sono rimasto come in trance davanti ai titoli di coda.. E quel ronzìo devastante di sottofondo.. Che botta

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  9. letto questo:

    http://www.labottegadelbarbieri.org/chernobyl-secondo-hbo-mistificazione-di-una-catastrofe/

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    1. Bé è pur sempre una serie americana no?
      Qualche colpo basso ai rossi ,neanche fossimo stati ai tempi di Stalin,doveva pur esserci.....

      N.C.

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    2. bah, ne ho letto metà e ne capisco poco, molte delle accuse che fa mi sembra le smentisce poco dopo e altre a suo modo di vedere mancanze io nella serie l'ho viste

      non so, sicuramente sarà competente ma non mi ritrovo in niente di quello che scrive

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    3. visto ora la risposta di N.C.

      infatti

      poi ragioniamo per assurdo, secondo voi era possibile che una serie non russa su chernobyl potesse andare in toto a genio ai russi?

      la risposta è no

      anzi, se la russia avesse accettato la serie Chernobyl al 100% probabilmente era segno che non fosse stata troppo accurata

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    4. Tutto vero però dai la rappresentazione dell U.S. lascia un po a desiderare era comunque il 1986(a proposito perchè natale '86 e non '85?) .Il discorso del vecchio comunista nel bunker della prima puntata è un po il simbolo di questa visione un tantino esagerata.

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    5. ah, il video è del 1986, vero, quindi mi sono confuso, non era 4 mesi prima di chernobyl ma 8 mesi dopo (anche se non cambia niente su quello che scrivo)

      ovviamente non lo so se e dove esagerano

      l'esperienza mi ha quasi sempre insegnato che in queste vicende la realtà era ancora più esagerata della fantasia ;)

      io credo nella buonafede della serie, poi che sia la Bibbia no ;)

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  10. Finita di vedere ieri su sky ,mi associo ai commenti positivi.Al di la di qualche scelta discutibile, come scritto sopra ,la qualità é decisamente alta.


    Dopo la serie hanno trasmesso un documentario The real chernobyl che in piccola parte riabilita la figura di Dyatlov:
    nella serie è dipinto come una vera merda e basta(se ci pensi si sa poco di lui,direi il meno caratterizzato) ,nel documentario come un uomo sotto forti pressioni esterne e con un grande ego.
    A precisa domanda
    -Pensi che Dyatlov sia un criminale?-
    -No-

    Ex direttore della centrale di Chernobyl Sergei Parashin.

    N.C.

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    1. ho capito questa tua sfumatura su Dyatlov

      però, ti giuro, io anche solo vedendo la serie mi ritrovo in come lo descrivi avendo visto il documentario, ovvero un uomo sotto forti pressioni esterne e con un grande ego ;)

      se non avesse dovuto sottostare a ordine e se non avesse avuto ambizioni di migliorare il proprio ruolo non avrebbe fatto quello che ha fatto, nella serie si vede bene

      quindi direi che la sua figura ne esce veritiera anche se, come dici, pare un mostro

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  11. Storia che molti di noi abbiamo vissuto, io avevo 16 anni (anzi 15 e mezzo) e ne conservo memoria. Eppure per quanto enorme come disastro, pochi di noi sanno o sapevano la reale entità del dramma, quasi nessuno sa o sapeva qual'è fu la causa, quali furono gli eventi e cosa realmente abbiamo rischiato. Per tutto questo, anche se romanzata (è pur sempre una fiction), questa serie era "necessaria". A questo punto fatta la tara alle splendide ed intense interpretazioni, al dettaglio delle ricostruzioni, alla regia capace di evidenziare senza morbosità gli effetti delle radiazioni, alla fotografia angosciante, al pathos, all'ansia, alla tensione che si prova nel vedere alcune sequenza, il valore della Fiction è sicuramente accentuato dalla memoria. Una memoria che in realtà era offuscata, mai chiara, sminuita e ora è diventata un macigno, un orrore, una presa di coscienza indelebile.
    Più horror di programmi di genere, tiene incollato lo spettatore e non ti fa andare a dormire tranquillo. Credo che in solo 5 puntate si sia conquistata un posto d'onore nelle serie Tv di tutti i tempi.
    Imperdibile

    VOTO *****

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    1. bravissimo

      io le cose le sapevo tutte ma solo perchè appassionato dell'argomento mi ero visto 3,4 documentari

      bellissimo commento che quoto in toto, anche per quella cosa che dici che la memoria è la ciliegina sulla torta, quella che già nell'eccellenza della serie fornisce quel qualcosa in più per farla diventare immortale

      io ne ho viste non tante ma credo, come dici, che questa resterà nella storia

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    2. cmq. un giorno, ridai una chance a Sharp Objects :-)

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  12. Io mi ricordo la corsa ai supermercati dove sparirono di botto tutte le scatolette di qualsiasi tipo, surgelati e acqua minerale.
    Mi ricordo anche che quell'estate sconsigliavano di andare in montagna (sulla superficie di un ghiacciaio c'era un livello radioattivo 30 volte superiore alla norma).
    Mi ricordo anche un collega che ha iniziato lì ad ospitare bambini di Chernobyl ed ha creato un ente di volontariato per raccogliere fondi, poi si è sposato una maestra ucraina che accompagnava i bambini in Italia.
    Comunque bella serie, tiratissima, rende l'idea della burocrazia sovietica

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    1. serie meravigliosa per me :)

      grazie per questa bella testimonianza Nuccio

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  13. Sì veramente bella, ho provato per anni a capire cosa fosse successo a Chernobyl, letto articoli, siti, visto filmati eppure non ci ho capito molto (sono scarsissimo in fisica).
    Poi arriva la quinta puntata e con dei semplici cartelli rossi e blu in 5 minuti capisco la causa del disastro, anche se solo a grandi linee.
    Anche per me le due scene più emozionanti sono quelle del ponte sulla ferrovia e quella dei 90 secondi.

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    1. quella spiegazione è incredibile :)

      tra l'altro ho visto un video di un fisico che analizzava l'intera serie e, al 90%, la trovò perfetta, se non sbaglio anche quella spiegazione

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  14. intanto, l'ennesimo stucchevole quanto dovuto ringraziamento per quest'imbeccata. lavoro indimenticabile.
    Magistrale ricostruzione storica soprattutto nel sottotesto più evidente: un'impagabile lezione sul potere; non sul comando (come investitura a un più alto livello di responsabilità) ma sul potere, appunto. E la differenza tra le due cose qui è tutto: il comando risponde allo spirito di servizio - a volte anche di sacrificio – di chi guida destini sempre maggiori del proprio (con il peso che ciò comporta); il potere lo si brama, ottiene e - soprattutto - lo si esercita e conserva con la spregiudicatezza dei potenti: è rapporto di forza comunque al servizio di interessi e destini personali dove il successo è nell'incutere timore, non nell'aver coraggio. Il realismo crudo restituisce il tema su un piano persino antropologico, oltre che storico. Il dogma dell'infallibilità ("non c'è disastro perché è impossibile che l'Unione Sovietica fallisca il suo piano nucleare") è qui declinato sul piano laico, con tutta la sua brutale cecità, a dimostrazione che certo seme rinasce in ogni geografia ed epoca e non è prerogativa di anacronistiche bolle medievali, cui guardiamo con rassicurante distanza. E nessuno finora mi aveva raccontato tutto questo in maniera cosi lucida, non come denuncia ma come testimonianza, che è il postulato di ogni processo storico e cognitivo. Il dispotismo sovietico offre la possibilità di osservare i meccanismi del potere al microscopio; il potere qui è nudo, privato di ogni allusione alle debolezze umane e ai compromessi su cui scivolano le difficoltà delle scelte; nessuna possibilità di equivoco: qui di umano non c'è nulla se non le vittime. Tutto nel ventre ormai molle del gigante ostinatamente vorace che divora se stesso, troppo grande per essere sconfitto da altri che il proprio appetito (e Gorbaciov imputerà proprio a Cernobyl, il colpo di grazia all'URSS); il disincanto del realismo sembra quasi alludere al mito classico con cui l'umanità provò a mettersi in guardia da se stessa.

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    1. Grazie Nicola!

      Madonna, sto commento lo devo fa legge al mi amico Rocco.
      E' talmente bello e complesso che devo rileggerlo più volta, io con certe tematiche e certi modi di esporli faccio sempre tanta fatica

      lo trovo un commento straordinario sul quale, davvero, fatico a dire qualsiasi cosa essendo così tanto il divario tra la tua competenza in questa tematica e la mia

      Hai arricchito questo post, grazie

      voi lettori rendete quasi sempre i post 100 volte migliori di quello che sarebbero

      ora vedo se condividertelo da qualche parte ;)

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  15. sai, non è un caso che pensai subito, dopo aver visto questa serie, a "L'infanzia di un capo" quale prolegomeno tematico di quanto mostrato in essa. e tu mi parli del tuo amico rocco, che ho letto memorabilmente "ammirato" proprio nella tua (esemplare, per me) recensione di quel film; strane le coincidenze a volte! direi quindi che sul tema sei già in ottima compagnia ("E solo quando la struttura della personalità di un capo coincide con le strutture individuali a livello di massa di vasti strati della popolazione, il capo si trasforma in guida e duce..." [Cit.] beh, in quelle righe si trascende la storia per comprenderla. chapeau!).  

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    1. ahah, pensa che ho mandato proprio ora il tuo commento a Rocco e mi ha detto "stupendo". Scrivete allo stesso modo e amate le stesse cose (riflessioni sul potere, politica, sociale, con grande base culturale sotto, ad esempio anche lui adora i Miti).
      Mi sono permesso anche di portarlo nel gruppo Telegram

      grazie per L'infanzia di un capo! se ho scritto cose interessanti e me lo dice uno che mastica l'argomento sono molto contento, anche se la mia prospettiva è spesso un'altra

      ahah, appena hai citato quelle frasi mi son detto "oddio, ma queste non possono essere mie, ma di Rocco"

      e infatti ;)

      se ha tempo te lo mando qua, anche se ha un periodino difficile...

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