5.6.19

Recensione: "L'Angelo del crimine" ( El Angel )




Un gran bel film argentino (lo trovate adesso in qualche sala) che sembra somigliare a nessuno.
La vera storia del più famoso serial killer d'Argentina in un film che, però, va lontanissimo da tutte le altre opere di questo stesso filone.
Tutto avviene in maniera talmente naturale e "banale" che sfioriamo addirittura il surreale.
E invece no, non c'è niente di surreale, solo un film che si veste dello stesso abito del suo protagonista, un giovanissimo biondo e riccioluto che sembra sia assolutamente incapace di pensare, immaturo, istintivo, menefreghista, affascinante.
Personaggio incredibile, interpretazione grandissima, in un'opera pop e straniante, tra rapine, omicidi e omosessualità latente.
Da vedere subito, a prescindere dal gusto


Dispiace un sacco parlare di El Angel (al solito banalizzante e didascalico il titolo italiano) a quasi una settimana dalla visione.
Dispiace perchè questo qua non è solo un bel film, ma anche un'opera molto particolare, a suo modo persino complessa, e scriverne così distante nel tempo (almeno per me) lo penalizza un sacco.
Siamo davanti a uno di quei film che ti spiazzano non tanto per quello che mostrano ma per come lo mostrano.


El Angel ha questo merito, confondere lo spettatore raccontando di rapine, omicidi e omosessualità con una naturalezza talmente marcata da sfiorare il surreale.
Basterebbe la prima scena - a suo modo emblematica - per capire.
Carlos entra in un mega villone, giretta per casa, si mette a danzare (strepitosa la scena di ballo che aprirà un cerchio che si chiuderà nel finale), ruba una moto e va via.
Fa tutto così, naturalmente, senza paura di esser scoperto, senza "cattiveria", senza pensare.
E questo accadrà per tutto il film, ovvero questo nostro assistere alle azioni di un ragazzo che sembra essere assolutamente incapace di pensare.
E il film diventa come lui, ossia un film di strabiliante naturalezza in cui il male ci verrà mostrato in maniera talmente banale e leggera da perdere completamente di forza e significato.
Questo, ovviamente, potrebbe essere  anche il grande difetto di El Angel (insieme al rischio di prendere troppo a simpatia un omicida) ma io la trovo invece la sua forza più grande.
Attenzione, non ci troviamo davanti a un'opera alla Coen, non è che il crime venga reso più brillante e divertente, semplicemente viene completamente denudato del suo lato più inquietante e sporco per essere restituito a noi completamente nudo.
E molto pop.
Sì, pop, perchè El Angel è bello da vedere, è colorato, ha una colonna sonora formidabile (con molti brani famosissimi nelle loro cover argentine, "Non ho l'età" compresa), ha dei personaggi che catturano lo spettatore, insomma, è un'opera che meno fosca e densa non potrebbe essere.

Ed è una storia vera, verissima, quella del più famoso serial killer argentino di sempre.
E sì, vero, anche noi vedremo nel film quasi 10 omicidi di Carlos, eppure proprio per come ci viene presentato il ragazzo e per la vena surreale del tutto, fatichiamo ad abbinare la parola serial killer al protagonista.
Carlos ci sembra un bambino, uno rimasto a 7-8 anni, uno che non pensa, che fa cose così, come ha voglia di farle, uno che può rapinare una banca fischiettando o uccidere un uomo per gioco, ma senza la "malattia", la cattiveria o il bisogno degli omicidi seriali.
Carlos è la banalità e incidentalità del Male fatta persona, vive di piaceri effimeri, non ha piani, progetti, sogni.
E ad interpretarlo c'è un formidabile Lorenzo Ferro.


Vi giuro che all'inizio ero convinto che non sapesse recitare, lui e questa faccia da schiaffi, persa nel suo mondo, vuota e al contempo ammiccante.
Poi ho capito che non era "colpa" dell'attore ma del personaggio e più il film andava avanti più trovato straordinario come Ferro riuscisse ad inserire in quel volto la completa abulia e menefreghismo che gli era stata consegnata.
Carlos conosce Ramon, suo compagno di corso.
E poi la famiglia di Ramon, una specie di cellula criminale.
Carlos rimane attratto sia da Ramon che da suo padre (formidabile la scena dei testicoli fuori).
E nel film viene messa dentro anche questa tematica omosessuale che, poi, lo attraverserà fino alla fine.
E anche qui il film è spiazzante perchè lascia sempre tutto tra il detto e il non detto, perchè tratteggia tutti personaggi ambigui (tutti) senza mai farci completamente capire le cose.
Nella notevole scena in cui la mamma di Ramon ci prova con Carlos e questi gli risponde con la solita naturalezza, senza filtri "A me piace tuo marito" l'omosessualità del ragazzo sembra esplicitata ma poi, comunque, resterà sempre un qualcosa di platonico, non approfondito, non sofferto, immaturo, come tutte le cose che riguardano Carlos.
Tra l'altro vedi Ferro con quei boccoli e quel viso, lo vedi mettersi orecchini e ballare e ti dici che sarebbe stato un perfetto personaggio di un film di Dolan, anzi, proprio a Dolan somiglia, specie lo Xavier del bellissimo Tom a la ferme.
Carlos è innamorato di Ramon ma quando avrebbe possibilità di consumare (Ramon è invece un omosessuale frustrato, uno di quelli che fino alla fine faceva finta di avercela coi "froci"), beh, non fa nulla, se non coprire i genitali coi gioielli.
E poi lo ucciderà pure, in quell'incidente che è l'ennesima scena e scelta che sta ai confini della surrealtà. 
E invece no, e invece è l'ennesima scelta infantile di Carlos, l'ennesima volta in cui decide di fare una cosa e, semplicemente, la fa, senza pensare alle conseguenze (poteva morire anche lui).
Probabilmente "sentiva" che Ramon era ormai andato via per la sua strada, insieme alla ricca checca e alle promesse televisive (che bello il videoclip stile anni 80...).
Davvero, non c'è mai un'azione matura del nostro protagonista, nel bene e nel male.
Anche nel bene sì, perchè in un film che seppur colorato e pop è sentimentalmente freddissimo, spicca però il rapporto tra Carlos e la madre, questo sì molto "vero" e anche un filo emozionante per lo spettatore.
E anche qui il ragazzo è in realtà un bambino, uno che ha bisogno di lei ma che non capisce le cose giuste o sbagliate da fare.
Il finale in questo senso è straordinario, visto che dopo che Carlos è riuscito miracolosamente a fuggir da prigione che fa?
Chiama la madre, così, solo per amore, ben sapendo che 5 minuti dopo sarebbe stato catturato di nuovo.



Davvero un personaggio incredibile, con un'immaturità talmente esagerata da affascinare, darci quella sensazione quasi di invidia da dirsi "Cavolo, che bello sarebbe se tutti potessero fare quello che vogliono" (non è un caso che una frase del genere venga pronunciata dallo stesso Carlos).
E poi quell'immagine candida da putto che rende tutto ancora più affascinante (bella la parentesi lombrosiana nel finale, del resto negli anni 70 c'erano teorie ancora molto in voga sull'argomento).
Il film è ben girato (le due scene del ballo, quello della macchina da bruciare, la pistola contro la madre, le gite in moto), ben recitato, ben musicato e ha questo potere di apparire diverso da tutti gli altri film sullo stesso argomento.
Vediamo tanti omicidi senza soffrire o restare turbati da nessuno di questi, tanto che se dovessimo raccontare El Angel a un amico faticheremmo nel classificarlo come un film su un serial killer (ma di questo ho già parlato sopra).
Eppure la facilità con cui uccide Carlos è impressionante.
Ho amato moltissimo un aspetto che non so se sia di sceneggiatura oppure, semplicemente, problema fisico di Ferro, ossia una evidente lordosi che rende il suo personaggio ancora più particolare.
Arrivati alla fine di questa recensione raffazzonata su dei ricordi un pò persi per strada resta solo da dire che El Angel è un gran film, molto atipico, molto straniante.
Ha un argomento ben preciso ma poi, se non lo si vede, diventa quasi impossibile descriverlo.
Quindi vedetelo (io ho avuto la fortuna di farlo al cinema) e non rompete i coglioni

7.5

2 commenti:

  1. Dopo la scena di ballo iniziale e quella di quando lui entra e chiede alla ragazza se è la sua fidanzata e poi arriva la gemella mi sono detto me sa che questo è un mezzo capolavoro....e infatti lo è! Anche io ho pensato subito a XD riccioli d'oro ma Ferro ha uno sguardo più vacuo. Attore straordinario..ne risentiremo parlare sicuramente. Recensione come sempre top Gius...aggiungerei solo che per me si nota la mano di Almodóvar in produzione...alcune sequenze, musiche e dettagli richiamano soprattutto i suoi primi lavori. Ultima notazione: le scene di quando si vedono tutte le forze dell'ordine a casa della madre e fuori della casa dove lui si è rifugiato mi hanno ricordato tantissimo quelle quasi identiche di Fracchia la belva umana!

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    Risposte
    1. ma ci pensi che Ferro è un rapper argentino qui alla sua prima nel cinema?

      tu non sai quanto ho cambiato idea durante il film, mi sembrava un pesce lesso ho finito col considerarlo straordinario...

      sì sì, verissimo, colpevole dimenticanza quella di non citare per niente almodovar che, avevo letto, era produttore

      ma alla fine la coincidenza più grande, TI GIURO che ho visto sul tubo quelle scene di Fracchia settimana scorsa, le ho mandate anche a mio fratello

      è vero, quasi identiche, incredibile come le abbia riviste quasi in contemporanea col film senza notarlo

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