14.11.21

Recensioni: "L'uomo nel buio - Man in the dark 2" e "Meander" (Meandre) - Due thriller per Emidio

Oggi parlo di due film in un unico post. Ovviamente li "dedico" ad Emidio, visto che c'erano pochi amanti del thriller come lo era lui.
Riguardo il cinema di genere era veramente un punto di riferimento tra noi, li vedeva veramente tutti ;)
Di questi due uno gli sarebbe piaciuto da morire (Meander) uno un pochino meno (L'uomo nel buio). Stessa cosa per me tra l'altro. Ma anche perchè Emidio era forse, tra tutti, quello con cui mi ritrovato di più nei giudizi. Ricordo che una volta ci mettemmo a ridere per come avevamo messo lo stesso voto a 10 film consecutivi :)
Sembravamo gemelli diversi (molto diversi...). 
Lui li avrebbe raccontati meglio ma, sono sicuro, avremmo detto cose parecchio simili.
L'uomo nel buio è il sequel dell'ottimo Man in the dark. Siamo una spanna sotto al primo capitolo. Film con molte forzature (lo era già la stessa idea del sequel), veramente poco credibile ma che più passa il tempo più si rivela invece un thriller quantomeno sufficiente e con più di una sequenza azzeccata nel finale.
In ogni caso chi ha amato il primo fa benissimo a vederlo.
Il secondo, Meander, è un thriller sci-fi davvero realizzato benissimo.
Certo lo spettatore deve accettare un'idea di partenza e una "struttura" veramente assurda.
Una ragazza si ritrova in un intricatissimo dedalo di strettissimi cunicoli  e trappole mortali.
Grande regia, ottimi effetti speciali vecchio stampo, un'attrice molto credibile e un film che ad un certo punto tenta anche la via esistenziale.
Se accettate l'assunto iniziale davvero un titolo da non perdere




Uno dei sequel più scontati della storia dei sequel (scontato nel senso di quanto fosse sicuro lo facessero) si rivela un film che non aggiunge niente al primo capitolo e che, con una storia veramente ai limiti, cerca di restare comunque in una qualche coerenza col progetto.
Intendiamoci, il vecchio cieco doveva morì già sull'uno, il fatto che fosse sopravvissuto era un mero espediente per il seguito. E allora pigliamocelo sto seguito.
"L'uomo nel buio" è un discreto thriller, una spanna sotto il primo capitolo, che ha il difetto di presentare tante, troppe situazioni mal gestite.
Se nel capostipite infatti tutto ci appare molto credibile (paradossalmente anche la terribile cosa che scopriamo nel finale) qua a scrivere c'è una mano leggermente più grossolana.
Il primo tempo è una sequela senza fine di forzature, di scene - come le chiamo io - "da horror stupido" che rovinano un pò questo brand che poteva fare del drammatico/thriller abbastanza verosimile una sua peculiarità.
Paradossalmente nel secondo tempo, quando scopriamo l'assurda storia alla base della trama (loro che rapiscono la bambina per prenderle il cuore per salvare la madre in fin di vita) tutto diventa sì più inverosimile, ma più coerente (attenzione, c'è molta differenza tra l'inverosimile e l'incoerente, il primo aggettivo nel cinema di genere non conta niente, non è un difetto, il secondo lo è  SEMPRE, in qualsiasi tipo di film).
La cosa più "pericolosa" e al tempo stesso forse più interessante (direi di entrambi i capitoli) è ritrovarci davanti a quest'uomo capace di cose terribili ma col quale, in alcuni momenti, vai in empatia. Non capisci mai se lui è il buono o il cattivo, a volte lo tifi ma poi ti viene da vomitare se pensi a quello di cui è stato capace (la ragazza segregata nel primo, la bambina rapita nel secondo).
Per fortuna in questa scrittura eticamente discutibile c'è comunque un finale dove l'uomo, con molta sincerità, si dà del mostro, e allora siamo tutti contenti.
Inutile dire come ci siano almeno due errori pacchiani.
Il primo che la bimba dell'incipit avrà almeno sui 5 anni e quindi era da molto tempo era capace di riconoscere il volto del padre (non ha alcun senso nè che una volta rapita non capisca che quello non è suo padre nè che quando arriva quello vero non lo riconosce), la seconda che tutta la trama si basa sul fatto che la donna sia la "cuoca" delle metanfetamine e se muore lei finisce tutto, sono tutti spacciati.
Ma dio carissimo, non può insegnà la "ricetta" a qualcun altro? Dio santo, non ha alcun senso.
Il secondo tempo, però, scorre che è una meraviglia, ha più di una buona scena come quella con lui in quella pozzanghera che spara a tutti con quella magnifica fotografia sul blu, la sequenza in quella nebbia rossa (alla Behemoth) o la scena della carrozzina che cade giù, loro appese, e relativo taglio del braccio.
Purtroppo immaginare che 10 ex soldati giovani e forti facciano tutti la fine del gatto contro un vecchio cieco fa veramente storcere la bocca (ma forse è perchè sparano "alla cieca", non al cieco).


Ci sono scelte inaccettabili.
Sta morendo tua "figlia", le possibilità di sopravvivenza sono al lumicino sia per te che per lei e te che fai? Decidi invece di sgozzare o sparare a uno di chiudergli la bocca col bostik sperando che muoia soffocato. Io ste cose le ho sempre odiate, NESSUNO nella realtà (a parte quei sadici che hanno le loro vittime a loro completa disposizione e tutto il tempo che vogliono), nessuno dicevo quando c'è una questione di vita o di morte pensa ad uccisioni fantasiose, semplicemente c'è la disperazione e si prova ad uccidere.
Penso poi a lei che si rinchiude nell'armadio (ma che strategia è?) o ad altre forzature veramente grandissime.
Eppure il film scorre, ha il grande merito di migliorare sempre e si arriva alla fine che quasi quasi ti sembra di aver visto un buon thriller.
Si tenta anche di essere impegnati, con questo eterno dilemma se la famiglia è chi ti ha messo al mondo o chi ti ha cresciuto ma, ecco, resta tutto veramente abbozzato, di certo emozioni non è che se ne provano molte.
Lui è sempre fantastico, la bimba bravina, il resto tutti attori e personaggi funzionali.
Siamo lontanucci da quel gioiellino di Alvarez del primo capitolo ma, se si fermano qua, questo secondo episodio può aver avuto il suo senso

6/6.5


 

Ecco, qui alziamo il tiro.
Intendiamoci, Meander è un film pieno di difetti, con una storia che sembra non stare in piedi (anche se a seconda dell'interpretazione che si dà al tutto potrebbe anche reggere), con lo spettatore costretto a sfidare continuamente la sua sospensione dell'incredulità.
Ma, ecco, una volta che accettiamo che il film è forzatissimo poi c'è poco da fare, è realizzato alla grande (e ha coerenza, tornando a sopra).
Una donna che ha perso la figlia da poco (scomparsa o morta, non lo sapremo) si ritrova prima nelle mani di un serial killer (dentro il suo furgone) poi, non sappiamo come, in un gigantesco dedalo di cunicoli strettissimi.
Ha sul polso un braccialetto con un timer.
Scoprirà di dover affrontare un percorso pieno di pericoli mortali a varie tappe (scandite appunto dal timer). Una volta scaduto il tempo la  morte è certa (o forse no...).
Lo capite da soli, non ha senso.
Se vediamo il film come perfettamente realistico non possiamo credere che ci sia qualcuno che abbia costruito una struttura così gigantesca solo per divertirsi a torturare le persone.
Se lo vediamo nel lato fantascientifico idem, qualsiasi intelligenza superiore non creerebbe mai una struttura di questo tipo.
Se lo vediamo nel senso irreale (onirico, metaforico od esistenziale che sia) capite che in questi tipi di film il mondo che viene creato deve essere meno complicato di quello che vediamo nel film (complesso sì, ma non così complicato).
Insomma, qualsiasi delle 3 scelte...sceglierete comunque la trama e quello che accade vi sembrerà completamente inverosimile.
E allora prendiamo Meander come un "gioco", come un film che parte da un assunto sbagliato ma che, con molta onestà, ci viene sbattuto contro, un assunto che se andiamo avanti nella visione dobbiamo "accettarlo".
Ed accettato il contesto questo è un grande film.
E' girato benissimo, ha degli effetti speciali artigianali straordinari (le membra dei corpi, la placenta finale, i tagli e le ferite), ha una grande attrice protagonista, ha il lato "divertente" dell'escape room, ha grande atmosfera (i tunnel sono davvero strettissimi e la prova fisica dell'attrice sembra reale) e bene o male ci mette la curiosità di rispondere alla domanda delle domande, ovvero :Ma perchè??"
Cosa stiamo vedendo?
Perchè quella ragazza è lì?
Ecco, qui siamo costretti a cercare di "capire" Meander.
C'è quasi la certezza che siamo davanti a qualcosa di fantascientifico (quella luce che arriva dal cielo e presumibilmente la rapisce dopo esser fuggita dal serial killer) ma, al tempo stesso, forse di fantascientifico non c'è nulla.
Potremmo infatti immaginare tutto come una specie di Aldilà in cui si è ritrovata la ragazza (magari già morta quando arriva quella Luce, luce che in questo senso ovviamente acquista tutt'altro significato) e tutto quello che le accade come una specie di percorso del dolore, un attraversamento dell'Inferno, per raggiungere il paradiso finale (le ultime inquadrature lo suggeriscono).
Sua figlia probabilmente è già morta (ed è molto bella la scena dove lei glielo dice e si rifiuta di seguirla, molto umana e molto verosimile) ma lei in qualche modo deve raggiungerla, ovunque sia.
E c'è qui un'altra faccenda interessante, ovvero la sensazione (ad un certo punto anche esplicitata) che lei in quel labirinto mortale NON poteva morire, che anche se avesse sbagliato qualcosa si sarebbe sempre stata salvata perchè chiunque l'ha messa lì (alieni, Dio o chi volete) la sta proteggendo.
Non era quindi una questione di vita o di morte quanto una prova psicologica e dolorosa per meritarsi qualcosa.
Il film ricorda molto The Descent, non solo per quelle creature cieche quasi identiche (forse evitabili) ma anche per questo rapporto con la figlia morta. Tanto che in alcune sequenze sembrava veramente di essere nel capolavoro di Marshall (i cunicoli, i mostri, i dialoghi con la figlia che poi scopriamo immaginari, la luce in fondo che sembra salvezza ma in realtà non lo è).


Diciamocelo, di forzature ce ne sono ogni 5 minuti (quando lei trova quei segni sul braccio e capisce che sono frecce è la numero 1 delle forzature per non parlare poi di quando lotta col serial killer per il posto protetto dal fuoco, posto dove, messe una sopra l'altra, entravano almeno 3 persone) ma è il film ad essere forzato già nel soggetto, va preso come un gioco angosciante ed adrenalinico, niente di più.
Però, oh, ripeto, lei è bravissima, le trappole mortali girate benissimo (ricordiamo che non c'è spazio, non era facile), gli effetti speciali ottimi (quando sposta membra e budella del primo morto top), il sonoro è notevolissimo (quasi un personaggio), l'idea del tempo reale sempre una grande idea, il mostrino-dottore ottimo omaggio ad un certo tipo di cinema horror-sci fi, un paio di richiami ad Arrival (due immagini del tunnel che sembrano quello dentro l'astronave nel film di Villeneuve e lei che si ritrova davanti a quello specchio nebbioso), e anche più di un accenno a Truman Show (lei che rivede tutta la sua vita ripresa da una telecamera sin da quando è in fasce e la finta uscita col cielo disegnato).
Nel finale dopo un altro piccolo errore (non ha più il piede tagliato, evidente che quelle scene siano state girate prima) ci ritroviamo pieni di domande ma anche abbastanza affascinati.
Lei è morta o viva? Quella che continua a vivere è forse solo la sua coscienza?
In ogni caso, e anche sua figlia glielo dice, c'è solo una cosa da fare, la cosa che tutti dovremmo imparare a fare.
Vivere

7/7.5

10 commenti:

  1. Ciao Caden, permettimi di dissentire almeno in parte dalla tua analisi su “Meander” (però, come sempre, trovo le tue recensioni bellissime e anche poetiche…e non si tratta né di piaggeria né di presa in giro: parlo sul serio).
    Anzitutto Lisa È DAVVERO morta. Mortissima. Morta che più di così non si può.
    Ricorda le scene concitate nel flashback: lei viene presa a pugnalate e muore con gli occhi rivolti al cielo (qui, una volta tanto, non ci sono errori: siamo in inverno e d’inverno si vede la costellazione di Orione, menzione di merito al regista).
    Passiamo alla prima delle due più importanti interpretazioni:
    - lei è morta, assolutissimamente morta. Vede le luci – che sono reali – e il suo corpo fisico viene fatto rivivere per superare una prova (almeno è così che l’ho capita). Se la supera e si rivela adatta, potrà vivere nel mondo che le verrà messo a disposizione.
    Gli alieni (stiamo parlando sempre dell’interpretazione “reale”) hanno avuto accesso ai suoi ricordi e glieli mostrano - nel corridoio con le vetrate – per saggiare cosa? Se lei è tendenzialmente buona? Forse.
    Se usa bene la sua forza e la sua intelligenza? Mi pare sicuro.
    In ogni caso, dopo averne passate di tutti i colori e verificato che è perfino disposta a farsi straziare dal filo spinato (chi fra noi sarebbe disposto? Rappresenta forse la sofferenza? Le esperienze dolorose?) la prova viene ripetuta: hai imparato? Hai capito dove sbagliavi? Comprendi cosa devi fare per cavartela?
    - Potremmo interpretare anche diversamente: gli alieni sono le sue paure e i suoi drammi, le prove le difficoltà della vita, l’impegno di Lisa un’esortazione a fare sempre meglio.
    Guadagnarsi il Paradiso? Anche.
    Il film mi è piaciuto, e la sua ricchezza - a mio parere - sta nelle molteplici interpretazioni che uno ne può trarre.
    Ma è bella anche l’interpretazione della sorta di purgatorio dopo la morte. Ripeto: nonostante le apparenze – e le scene un po’ splatter – un film più ricco di quel che potrebbe sembrare.
    Un’ultima cosa: il labirinto mortale potrebbe anche essere fatto da un riccone sadico: in fin dei conti quel che ci è stato presentato in “Meander” è enormemente più semplice delle costruzioni assurde in “Cube” o nei vari “Escape room”. Lì sì che siamo di fronte a qualcosa di incredibile.
    Il che significa che gli alieni – nell’interpretazione “reale” – si sono tenuti sul semplice!

    ciao

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    1. eccomi!

      intanto grazie amico. Mi fido dei tuoi complimenti, non credo le recensioni qua sopra siano niente di che ma grazie della stima generale!

      Guarda, ho letto prima Rael (essendo un commento corto) che i vostri (il tuo stesso nel momento in cui scrivo questa riga ho letto solo la primissima parte) e rimango un pochino stranito, sai perchè?
      Perchè io ricordavo perfettamente che lei fosse morta, insomma, se dovessi raccontare il film a un amico che se ne frega degli spoiler gli direi che è morta. Però forse, come dicevo sotto, ho impostato la recensione con le sensazioni che uno ha durante il film, quindi con la certeza della morte che arriva solo nel finale. Ho giocato un pò ma sono pronto a rileggermi se invece ho scritto altro!

      "lei è morta, assolutissimamente morta. Vede le luci – che sono reali – e il suo corpo fisico viene fatto rivivere per superare una prova (almeno è così che l’ho capita). Se la supera e si rivela adatta, potrà vivere nel mondo che le verrà messo a disposizione."

      ecco, sta cosa no, mai pensata, bello! cioè, per me o c'era un'interpretazione reale o se metaforica non usando il corpo fisico, anche se sì, il film è tremendamente fisico
      Ma siamo entrambi d'accordo che quella sia una prova per meritarsi qualcosa. Una prova in cui non può (ri)morire anche se le sembra di farlo

      Ah, ma che scemo, questa tua interpretazione (l'ho capito solo continuando a leggere) è "del tutto" reale, ovvero alieni che l'hanno fatta rivivere per superare questa prova. Mi convince poco ma è molto bella!
      E soprattutto è molto bella la cosa che dici sul significato di rifare tutto da capo

      "Potremmo interpretare anche diversamente: gli alieni sono le sue paure e i suoi drammi, le prove le difficoltà della vita, l’impegno di Lisa un’esortazione a fare sempre meglio.
      Guadagnarsi il Paradiso? Anche."

      molto bello, simile a quello che ho pensato io ma espresso meglio ;)

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    2. Secondo me resta l'ambiguità di quella luce, luce che da sempre è simbolo sia delle adduzioni aliene che di qualcosa di divino. Quindi le due interpretazioni me le tengo (ce le teniamo). E' anche vero che nell'interpretazione divina stona un pò la cornice sci-fi (un dio appassionato di fantascienza?).
      Quindi magari possiamo pensare al contrario, ad Alieni divinità che possono esser padroni del nostor destino

      ahah, molto carina la tua battuta finale!

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  2. Ciao Giuse. Non ho visto (ancora) il sequel di Man in the dark, che non mi era dispiaciuto, pur restando sostanzialmente anonimo. Ma ho visto, invece, e anche apprezzato, Meandre. Devo dire che fin dal momento del risveglio, o forse dal momento in cui lei si infila nel primo cunicolo, ho pensato di trovarmi di fronte a un film fantascientifico. Col passare dei minuti ho maturato l'idea che fosse effettivamente uno sci-fi di natura "esistenziale", con derive - più o meno riuscite - metafisiche. Lei, come dice Gabriele nel suo ottimo commento, è morta. Quei meandri nei quali si ritrova a strisciare sono, forse, quelli della sua mente, resi sullo schermo come correlativo oggettivo di quello stato di sospensione, attesa, tormento e angoscia tipico del passaggio tra uno stato e un altro. Tra la vita e la morte. O meglio: tra la morte e la non vita. Quel poi a cui tutti noi abbiamo dato, non tanto una collocazione, ma un volto: quello di chi amiamo. E per lei quel poi (paradiso? aldilà? mondo altro?) ha il volto di sua figlia. Che non è più corpo - come lei ora, del resto: per questo non può seguirla nel cunicolo - ma è ricordo, memoria, astrazione, idea, stato d'animo, o più semplicemente anima. Un'immersione (forzata, inevitabile) nei meandri del proprio sé, che ha l'eterna durata di un battito di ciglia, un passaggio, un viaggio folle e - apparentemente - insensato, come del resto è la vita stessa. Per poter rinascere, senza corpo, senza vita, senza futuro, ma con la mano della persona che ami che stringe la tua.
    E' un film con tante forzature, con tante mancanze e tanti eccessi, che però non mi hanno impedito affatto di volergli bene.

    Un abbraccio, amico mio :)

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    1. Se non ti ha fatto impazzire il primo capitolo lascia perde questo!

      "Quei meandri nei quali si ritrova a strisciare sono, forse, quelli della sua mente, resi sullo schermo come correlativo oggettivo di quello stato di sospensione, attesa, tormento e angoscia tipico del passaggio tra uno stato e un altro. Tra la vita e la morte. O meglio: tra la morte e la non vita"

      vai a fare in culo, ora cancello il commento e metto sta cosa nella rece facendo finta che è mia

      "Quel poi a cui tutti noi abbiamo dato, non tanto una collocazione, ma un volto: quello di chi amiamo. E per lei quel poi (paradiso? aldilà? mondo altro?) ha il volto di sua figlia. Che non è più corpo - come lei ora, del resto: per questo non può seguirla nel cunicolo - ma è ricordo, memoria, astrazione, idea, stato d'animo, o più semplicemente anima."

      vai a fare in culo, ora cancello il commento e metto sta cosa nella rece facendo finta che è mia (2)

      "Un'immersione (forzata, inevitabile) nei meandri del proprio sé, che ha l'eterna durata di un battito di ciglia, un passaggio, un viaggio folle e - apparentemente - insensato, come del resto è la vita stessa. Per poter rinascere, senza corpo, senza vita, senza futuro, ma con la mano della persona che ami che stringe la tua."

      vai a fare in culo, ora cancello il commento e metto sta cosa nella rece facendo finta che è mia (3)

      davvero, non riesco manco a risponde, ahah, pazzesco

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  3. Caro Giuseppe, vedo che hai seguito il mio consiglio :)

    L'interpretazione di Gabriele è quella esatta, senza se e senza ma.

    La morte sopravviene subito, il resto è metafisica (più meta in effetti).

    Strano che tu abbia commesso degli errori di valutazione...

    Adesso ti rimane di vedere quel gioiellino di "Crawl Or Die"...

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    1. Rispondo ai due commenti lunghi appena posso ;)

      Ma sai che in realtà non ricordavo me l'avessi consigliato? Era su rai4, ho visto la locandina e ho deciso de vedello ;)

      Quindi no, non è sotto consiglio anche se la bontà del consiglio rimane identica, pur non essendo la causa della visione

      Poi leggo gli altri ma ci tengo a dire che sì, probabilmente non ho capito cose ovvie, boh, ma anche per me era abbastanza sicuro che fosse morta eh?

      Cioè, avrò lasciato più interpretazioni per un gioco con il lettore e lo spettatore ma credo (dovrei rileggermi ma ne sono sicuro) di esser stato abbastanza certo della sua morte (anche fosse solo col finale ;) )

      parlo di fatica per meritarsi il paradiso insomma

      poi leggo gli altri, saranno sicuramente interessantissimi

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  4. grazie a tutti e 3 per aver arricchito tantissimo sto post

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    1. Dovresti creare un canale YouTube del blog e chiamarlo, per esempio "Buio nel Tubo" :), così potremmo discutere liberamente e in modo molto più approfondito.

      Oggi mi va di scherzare!

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    2. ahha

      oddio, però a me l'area commenti del tubo me sembra peggio de Blogger

      e ce ne vuole eh!

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3 ciao