4.6.22

La buffa storia della partita tra Passaro e Rune, quando traiettorie (quasi) impossibili della vita si incrociano

 

Sono passati meno di due mesi.
Era il 9 Aprile e nel bel challenger di SanRemo (i challenger sono tornei di tennis di un circuito minore, diciamo giocati perlopiù dai giocatori tra il numero 100 e il 200) si ritrovano in finale due giocatori che già all'epoca, ma adesso con ancor maggior clamore, non "c'entravano niente l'uno con l'altro".
Da una parte Rune, giovanotto danese all'epoca nemmeno 19enne, dall'altra "un frego de Perugia", uno sconosciuto ragazzo della mia città, Francesco Passaro.
Non si sa come i due possano essere lì, in quella partita.
Uno è un giovane molto rampante (all'epoca 90 del mondo), l'altro un perfetto signor nessuno, 500 del mondo.
La finale in quel Challenger è per Rune il minimo sindacale, è già strano che un giocatore così lanciato e forte si sia iscritto a un piccolo challenger italiano.
Passaro, invece, ha compiuto un autentico miracolo sportivo per arrivarci a quella finale.
Viene dalle qualificazioni (per capirsi non aveva la classifica nemmeno per entrare nel tabellone di quel torneo) dove ha fatto fuori, tra gli altri, un ex top ten mondiale, giocatore magnifico ma pazzo, talentuosissimo ma senza testa per il tennis, il lettone Gulbis, uno nato coi miliardi sotto il culo (suo padre è un milionario) e che quasi per divertimento è arrivato quasi al top del mondo.
Passaro arriva alla finale massacrando tutti, in semifinale addirittura 6-1 6-1 a Mager, uno che da ormai tanti anni è tra i più forti giocatori italiani (in questo momento è il numero 6 d'Italia).
Ok, Passaro ha devastato ma adesso incontra uno, Rune, che dovrebbe batterlo con la sinistra in 45 minuti.
Però accade una cosa stranissima, quasi unica nel tennis.
La settimana successiva inizia il Master 1000 di Montecarlo, uno dei tornei sulla terra più importanti di tutti.
Rune è iscritto.
Deve fare le qualificazioni (ai Master 1000 sono in tabellone i primi 60, circa, e lui in quel momento era 90).
E c'è poco da fare, le qualificazioni cominciano di sabato.
Ma Rune il sabato ha la finale a Sanremo con Passaro.
Mi accorgo di questa cosa il giorno prima e dico ai miei amici "lo so, vi sembro folle ma scommettere la vittoria del 500 del mondo contro il 90, perchè quello dopo 5 ore ha un'altra partita in un altro torneo".
Io, in ogni caso, scommetto (mai più di 5 euro).
Per andargli incontro gli organizzatori decidono di anticipare la finale di Sanremo alle 11 di mattina.
Poi, Rune, dovrà essere alle 17 a Montecarlo a giocarsi una partita ben più importante di quella finale.
Sta di fatto che sono libero e quella partita posso vederla.
Giocare a tennis sapendo che dopo 4-5 ore devi prendere una macchina o un treno per fare un'altra partita da un'altra parte è quasi impossibile.
Rune ha una sola possibilità, sparare tutto, fare in fretta.
E così fa.
Bum, bum, bum, bum e Rune fa suo il primo set 6-1.
Sapevo che sarebbe successo questo ma sapevo anche che quando spari tutto o vinci presto o perdi presto (per questo la mia scommessa, anche con gli amici).
E infatti il secondo set, con un Rune che stava solo pensando al viaggio per Montecarlo, succede l'opposto.
Il danese ha fretta, è nervoso, ma le palle entrano poco.
6-2 per Passaro.
Ormai è andata, mi dico.
E infatti il terzo decisivo set stessa cosa, Rune non può perder tempo a lottare.
Passaro si ritrova 4-2.
Alla sua prima finale.
Da numero 500 del mondo contro il numero 90 che, spoiler (ci arrivo tra poco), nei due mesi successivi dimostrerà di essere già un campione.
Ma ecco che arriva quelle cosa che ogni tennista conosce benissimo, la paura di vincere.
E niente, a Passaro non entra più una palla. Ha davanti un avversario che vuole solo andare a fare la doccia e andarsene via da quel torneino e invece niente, Passaro sbaglia tutto.
Da 4-2 e servizio a 4-6.
Rune vince (e adesso visto quello che è diventato ricordarselo vincitore due mesi fa al torneo di Sanremo fa ridere), prende una macchina al volo e arriva - presumo - un'ora prima del match a Montecarlo.
E che fa?
Batte facilmente Albot, poi il giorno dopo ancora un altro giocatore e poi arriva pure al secondo turno dove perde una partita lottatissima (7-6 7-5) con Ruud, sì, il giocatore che domani sfida Nadal nella finale del Roland Garros.
Tre giorni prima Rune era lì a perdere con "un frego di Perugia" e ora era lì, al top, a sfiorare di battere il numero 8 del mondo.
Ma se ho voluto riportare qua questa minima e buffa storia è perchè quella partita "impossibile" per certi versi è stato il momento in cui sono veramente cominciate le carriere di entrambi i nostri due protagonisti.
Rune, che rischiò di perdere col numero 500 del mondo, da lì in poi esploderà.
Vince tantissimo, pure un torneo grande (Monaco), batte il numero 3 del mondo Zverev, batte al Roland Garros il numero 4 del mondo Tsitsipas e il numero 13 Shapovalov.
Lunedì sarà 28 del mondo, tra due lunedì addirittura nei 25.
Ma Passaro, molti piani più in basso, farà la stessa cosa.
Di lì in poi anche lui esplode (quando giochi alla pari del numero 90 del mondo - che sarà addirittura 28 un mese dopo - capisci che allora sei un giocatore vero) vincendo il torneo di prequalifiche al Master di Roma e facendo anche una gran figura al primo turno col 20 del mondo Garin.
Ma se ho deciso di fare questo post è perchè un'ora fa Francesco, mio concittadino, giocatore di un circolo a 5 minuti da casa mia, ha battuto e quasi preso a pallate Munar, 90 del mondo (ex 50), uno che solo 7 giorni fa portava, addirittura al terzo turno, al quinto set del Roland Garros Schwartzman.
E Passaro è arrivato così alla sua seconda finale dove incontrerà domani (molto probabilmente) nientepopodimeno che Musetti, ovvero uno dei 5 ventenni più forti del mondo e già piccola star (ma attenzione, gioca la semifinale con lo sconosciuto Gigante, un altro ventenne italiano che meriterebbe un capitolo a parte, uno forte davvero).
Ho visto la partita di Francesco e ho capito che sto ragazzo che il 9 aprile si ritrovò in quell'assurdo match forse non c'era arrivato per caso.
Dritto pazzesco, continue discese a rete, palle corte ogni 3 colpi (tanto che oggi l'ho sentito in perugino stretto lamentarsi di farne troppe), un gioco davvero vario con un servizio e un rovescio da migliorare.
Siccome è forse destino che le partite di Passaro diventino piccole e strane storie è successa anche una cosa che io non avevo mai visto in 30 anni che guardo tennis.
Sul 40 pari del 6-5 per Passaro, il tennista perugino colpisce il net con un dritto atomico.
La palla cambia completamente direzione, in senso orizzontale, di metri.
Non bastasse va sulla riga di fondo, match point per Passaro.
L'avversario spagnolo si infuria, giustamente quella traiettoria è impossibile, se la palla devia così tanto orizzontalmente vuol dire che ha preso "sotto" il nastro ed è passata attraverso.
La regia fa vedere alcuni replay e la sensazione è che invece sia tutto regolare.
E che il dritto di Passaro sia così forte da trapassare il nastro, passandogli comunque sopra.
A niente servono le proteste di Munar.
Passaro serve il match point e vince la partita.
E io mi sono ritrovato una piccola lacrima per questa coincidenza assurda.
A pochi minuti dalla fine del match mi ero detto "Giusè, ora te racconti la storia di Passaro e metti come titolo "traiettorie impossibili".
E poi 10 minuti dopo, all'ultimo punto, ecco quella reale traiettoria impossibile, mai vista prima.
Mi sono emozionato per la coincidenza.
E son venuto qua a raccontare questa piccola cosa

2 commenti:

due cose

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3 ciao