Seconda grande puntata del viaggio di Jolly (frutto di personalissime ricerche) nel -nemmeno tanto ufficiale- sottogenere dei Rednecks Horror.
Dopo un'altra decina di chicche rimaste indietro sul primo "Non aprite quella porta", Jolly ci parla di quelli che, forse, possono essere considerati i capostipiti del genere.
E lo so, l'immagine di copertina c'entra poco (è comunque la protagonista di uno dei 3 film) ma quando ce vole ce vole
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Rieccoci qui con i nostri cari amici Redneks, i Colli Rossi, per la seconda puntata a loro dedicata.
Come detto nella prima puntata, Non Aprite Quella Porta è stato il primo film horror a larga scala ad aver portato sullo schermo questi svitati e inquietanti abitanti del sud degli USA e a conferir loro una caratterizzazione spiccatamente orrorifica. Tuttavia il citato film non fu il primo horror a trattare questo tema: i Rednecks avevano già fatto la loro comparsa in altri film precedenti (quindi prima del 1973) che diedero un contributo fondamentale nell’ispirare Tobe Hooper per il suo capolavoro.
Qui ne vedremo tre, più o meno noti: MudHoney, 2.000 Maniacs e quel piccolo gioiello di Deliverance.
Però, prima di parlare di loro, vorrei di nuovo tornare su Non Aprite Quella Porta per parlarne con tono più spiritoso, segnalando alcune divertenti curiosità che nella prima puntata ho omesso per ragioni di brevità.
Eccone alcune:
- Le riprese durarono 32 giorni. Gli attori ricevettero poche centinaia di dollari. Come si può ben immaginare non tirava una buona aria tra la troupe e il regista Tobe Hooper! Comunque, lui stesso incassò pochissimo. Gli ingenti proventi finirono tutti alle società alle quali era stato costretto a vendere i diritti del film per reperire i fondi necessari a realizzarlo.
- I soldi erano talmente pochi che non bastavano per affittare un furgoncino. Quello sul quale girano i ragazzi è il furgone da lavoro del tecnico delle luci!
- Paul Partain, l’attore che interpreta il disabile che viene ucciso dal Leatherface, sul set non rivolgeva neanche la parola a Gunnar Hansen (che interpretava il Leatherface), il quale, poveraccio, ci restava molto male e si chiedeva continuamente perché fosse oggetto di tale prezzante comportamento. In realtà, Paul Partain teneva questo distacco per entrare maggiormente nel proprio personaggio: i due si chiarirono e diventarono amici…ma molti anni dopo le riprese!
- La temperatura, quando fu girato il film, era costantemente sopra i 42 gradi. Gli attori furono costretti ad utilizzare sempre gli stessi vestiti, col divieto di lavarli. Dopo qualche giorno, cominciarono a puzzare. In particolare Gunnar Hansen, che era costretto ad indossare tutto il giorno la maschera ed il pesante vestito di Leatherface, puzzava come un animale e, poveraccio, se ne doveva stare sempre in disparte perché gli altri erano nauseati dal suo odore!
- La famigerata scena della cena, che dura una decina di minuti, impegnò gli attori per due giorni consecutivi. Nel frattempo, le salsicce che si vedono nei piatti andarono a male e l’aria nella casa si fece irrespirabile; il povero Gunnar Hansen (oh, sempre lui!!) a un certo punto si sentì male e scappò fuori a vomitare!
- La maschera del Leatherface limitava parecchio la vista di Gunnar Hansen, il quale, correndo di notte con la motosega per acciuffare la protagonista, urtò contro diversi alberi.
- Nella scena in cui il Leatherface fa a pezzi con la motosega la porta di casa (una porta finta, a sostituzione di quella vera che era di pregio), Gunnar ci mise così tanta foga che rovinò pure lo stipite della porta vera e due assi del muro attorno all’uscio.
- Nella scena in cui, dopo aver fatto a pezzi la porta, Leatherface si proietta sulla scala, fa un movimento innaturale (una specie di salto all’indietro): egli non sapeva, al momento di girare la scena, in quale posizione si sarebbe trovato il cameraman all’interno della casa….e se lo trovò proprio davanti, a momenti non lo inforca con la motosega!
- L’attore che interpreta il Nonno aveva 24 ANNI al momento delle riprese; la sessione di trucco fu massacrante per l’attore. Vista l’impossibilità di replicare, dovette restare truccato per 36 ore consecutive e girare tutte le scene in cui appariva il Nonno!
- Tutte le ossa di animali che si vedono nel film sono vere ossa di manzo e pollo provenienti dagli scarti degli allevamenti. Un membro della troupe si alzava ogni mattina e girava in auto raccogliendo tutto quello che gli capitava. Raccolse persino il cadavere di un armadillo schiacciato da un auto, lo portò a casa, studiò da autodidatta il processo di imbalsamazione in un libro e riempì la carcassa di formaldeide. L’armadillo fu poi utilizzato nella scena iniziale.
- Il film fu gravemente censurato in tutto il mondo e addirittura in Gran Bretagna fu bandito per 25 anni.
Va beh, ora basta. Veniamo ai 3 film!
Two Thousand Maniacs (1964)
Sembra incredibile, ma il vero e proprio Rednecks Horror nacque ben dieci anni prima di Non Aprite Quella Porta. In Two Thousand Maniacs non c’è soltanto un redneck squilibrato, non c’è solo una famiglia di pazzi cannibali, ma addirittura i maniaci sono un intero paese di duemila persone!! Un prototipo di rednecks horror comedy che anticipa tutti i tempi.
Un gruppo di turisti del nord USA (3 coppie) si trovano del sud, per un viaggio di piacere…che diventerà presto un viaggio di profondo dispiacere ;-) Infatti, i “simpatici” Rednecks li accoglieranno festosamente a Pleasant Valley, ridente cittadina, nella quale si sta festeggiando il “centenario”. Il centenario di cosa? Ovviamente della guerra di secessione….nella quale il sud ha preso sonore mazzate dal nord. Peccato che la festa del centenario consista, in pratica, nel fare “la festa” agli yankees del nord, per vendicarsi!
I Rednecks faranno credere ai turisti che il loro paesino, durante la festa del centenario, ospita gratuitamente i turisti del nord, mettendoli al centro dei loro giochi.
Sì, vero. Peccato che i giochi consistono nel torturare e uccidere i nemici del nord!
Il film peraltro non risparmia in quanto a truci fantasie: nel corso di questa “sagra”, i turisti verranno mutilati….o legati a cavalli e poi smembrati….o fatti rotolare giù dalla collina in un barile con i chiodi piantati verso l’interno….o addirittura schiacciati da enormi massi, secondo un meccanismo che scatta quando, durante i giochi, il redneck di turno tirando una palla fa centro, come al luna park. E tutti gli altri giù a ridere, contenti di questa sagra che quest’anno sta uscendo così bene.
2.000 maniaci ha i tratti della commedia. I Rednecks del film sono insopportabili ma in fondo simpatici, nel loro essere sgrammaticati, buffi e teatrali. Comunque, è un piccolo gioiellino da recuperare. Il regista è Herschell Gordon Lewis, padre dello Splatter (Blood Feast). Ci torneremo, forse, in futuro.
Film di Russ Meyer, regista che caratterizzava i propri film con un’ampia dose di erotismo, sesso e anche violenza – ma perlopiù in chiave ironica. MudHoney non è un horror, ma fu considerato tale soprattutto per una scena, quella del linciaggio finale e l’impiccagione in piazza, nella quale si sfoga la violenta vendetta del popolo contro il mostro del villaggio.
Il protagonista buono, Calif, è un ex galeotto, ma anche una persona onesta che vuole ricostruirsi una vita. Grande lavoratore, viene assunte nella fattoria del vecchio Lute e si invaghisce di Hanna, la nipote di costui. Il problema è che Hanna è sposata con Sidney, un redneck perverso, alcolizzato, puttaniere ed anche assassino, che la picchia in continuazione. Hanna e Calif si innamorano, ma Sidney, che attende la morte del vecchio Lute per ereditare la fattoria e i soldi, ne farà di tutti i colori per rovinare la passione tra i due amanti.
Il film è l’esaltazione dell’atmosfera Rednecks. Un paesino della campagna del sud USA, una piccola cittadella popolata da ubriaconi, zozzoni e lavoratori debosciati, che spendono tutti i pochi risparmi al bas o nei bordelli (popolati da biondone bellissime e molto provocanti J)
Gran quantità di Rednecks ovunque, in questo film i personaggi strani non mancano, predicatori fanatici che scatenano le folle contro il diavolo, sceriffi obesi e pasticcioni, contadini sporchi che non sanno parlare, prostitute prosperose ed oche, con sfruttatrici abiette e senza morale. Personaggi strani ed inquietanti, la cui caratterizzazione fu sfruttata in modo molto efficace nel cinema successivo.
E qui alzo le braccia! Un Tranquillo Week End di Paura non è catalogabile semplicemente come un film horror, che è solo una sua componente. E’ un po’ come Cane di Paglia, non è un film di genere. E’ letteratura del cinema, insomma.
E siccome questo blog è frequentato da gente che di cinema se ne intende – e molto più di me - mi piace l’idea di contribuire a riscoprirlo, dato che mi sembra un po’ finito nel dimenticatoio.
Il film narra di quattro amici di città che vanno in vacanza in una località sperduta degli USA, per dedicarsi al rafting lungo i torrenti che scorrono in una splendida natura incontaminata.
Innanzitutto, il film presenta la tematica dello scontro tra provincia e città, che in USA è molto più sentito che da noi. Un vero e proprio antagonismo, in virtù del quale “city boys” e “rednecks”, sotto sotto, si disprezzano e si odiano a vicenda.
Ancora più importante è però lo scontro tra uomo e natura. I quattro protagonisti scopriranno che la vera natura non è un semplice torrente con le sue rapide - che si possono affrontare con una canoa di e dei remi di ultima generazione. La natura ha un lato molto più oscuro e selvaggio, rispetto a quello che dei turisti della domenica, attrezzati come Indiana Jones, pensano di poter controllare. Un lato che è prima di tutto quello nascosto dentro di noi, più che nella natura che ci circonda. Il vero scontro è tra l’uomo civilizzato e la sua aggressività animale, ciò che di selvaggio e di assassino è rimasto dentro, sepolto sotto anni di educazione e di civilizzazione. Lo scontro tra la razionalità e la civiltà che secoli di progresso civile hanno ormai impiantato nel nostro DNA, contro l’istinto assassino che abbiamo sottopelle ed i livelli di violenza a cui può condurci. Un istinto crudele e sopito che nemmeno più conosciamo, ma che è pur sempre latente e può risvegliarsi in un ambiente ostile, in una situazione in cui è in pericolo la nostra vita.
Questo film è divenuto molto noto anche per una scena, quello di uno stupro di gruppo praticato da due Rednecks ai danni di un uomo…Il più grassottello dei quattro turisti, che viene denudato come un verme, insultato e costretto a fare i versi del maialino mentre loro lo stuprano come fosse una bestia…
Una scena cruda, realistica e che dura diversi minuti, tremenda, visivamente impressionante, da far accapponare la pelle.
Ancora co sto "il Leatherface"!?
RispondiEliminaComunque sei la Bibbia degli horror, le cose che hai detto di Non aprite quella porta non le sapranno nemmeno i figli di Hooper. E poi sono assurde, il nonno aveva 24 anni, non potevano cambiarsi... che passione che avevano per fare i film.
A me incredinilmente Deliverance ha deluso. Confermo che la scena dello stupro è strepitosa, anche io ho notato i temi città-provincia e uomo-natura, ma non mi ha detto nient'altro, come se mancasse qualcosa.
Nonostante la delusione ho messo 7 eh, non sono cieco.
già, ormai potrei fare una tesi su quel film :-)
EliminaComunque è proprio la passione il punto. Mi ha stupito leggere quanto erano tutti presi dal film che stavano girando, c'era un entusiasmo pazzesco.
Avevano una grande passione a quei tempi che oggi è difficile trovare, purtroppo
Ormai IL Leatherface non glielo leviamo dalla testa, per vendetta nemmeno l'ho corretto stavolta...
EliminaMi ispirano tutti e 3 i film Marco, prima o poi devo passarci.
In realtà di appassionati d'horror ce ne sono anche ora ma all'epoca la sperimentazione e la semiamatorialità avevano terreno fertile, adesso sono completamente schiacciati, si vede troppo la differenza col resto
ah è vero, questo mettere "il" davanti a Leatherface mi esce troppo automatico....non riesco a controllarmi.
EliminaComunque Deliverance è il più carino. In effetti io avevo dato un voto più alto di 7, ma è perché ci sono i Rednecks :-)
Mudhoney ha una scena che vale tutto il film: l'attrice della foto fa la doccia, mostrando praticamente ogni cosa :-)
Ciao Jolly! Bel post! Non sono una grande esperta di redneck horror, a parte il capolavoro di Hooper che è cinema puro e ha scoperchiato un'America raccapricciante, in tutta la sua bigotta ottusità, che poi può andare a finire nel dramma totale (oltre a essere un horror strafigo è anche una critica sociale di quelle giganti). :) non sapevo un sacco di cose sul film, tipo la variabile "puzza", che a quanto pare dominava il set, ma si vede che è una cosa fatta con passione e impegno e, spesso, quando non si hanno i mezzi, proprio la passione ti spinge a fare di tutto per realizzare quello che devi nel modo in cui vuoi. Che bravo Tobe Hooper
RispondiEliminaGrazie mille Miriam. Sì è vero come dici tu, Non Aprite Quella Porta è stato un film importante, ha infranto un velo patinato scoperchiando il marcio che poteva nascondersi sotto. Nella cronaca nera americana era già successo (con i delitti della Manson family o di Ed Gein) ed il cinema horror - che fino a quel momento era stato distante dall'orrore quotidiano - seguì la scia dello sbigottimento collettivo con un film come questo. Il discorso della passione è anche legato ai tempi - io non ne vedo più così tanta come allora. Purtroppo forse oggi la sola passione non basterebbe nemmeno più per creare risultati così eccellenti, salvo casi rarissimi
EliminaVero, pero` se spulci tra i corti di ABCs of death secondo me qualche nuova promessa con passione la trovi!
EliminaA me piace molto Ti West al momento!
Comunque in Non aprite quella porta la scena della stanza delle piume e` perfetta!
ma che, scherzi? Ti West piace pure ammè! Ho visto The Sacrament recentemente e mi ha colpito parecchio. L'episodio di ABC da lui diretto è uno dei migliori. Però certe scene come quella della stanza delle piume...dove le piume erano vere e pure le ossa di animale, e la stanza puzzava di decomposizione...quelle scene non le trovo più da nessuna parte. Comunque non sono un nostalgico, apprezzo molto le nuove promesse. Sono anzi convinto che il genere horror stia vivendo un momento molto "effervescente", per fortuna :-) Grazie del commento
EliminaSisi, in realtà io fino a un po' di mesi fa non lo conoscevo (accidenti), me l'ha "presentato" il mio moroso, così come Adam Wingard. Però adesso sono tutta tesa ad aspettare i loro lavori!
EliminaPrima ero un po' persa nella cieca adorazione di Repulsion tra i classici e Cigarette Burns o cose a caso di Miike (dato che fa tutto) e il buon Rob Zombie e quei due lì non li conoscevo, purtroppo. Ma, adesso che ho visto di cosa sono capaci, uno con l'ironia cinefila, l'altro con una fighettitudine colta pazzesca, Wingard e West sono tra i miei preferiti contemporanei. anche se tra the guest e the sacrament ho l'impressione che faranno molto anche al di fuori del genere horror!
Grazie a te per le info interessanti!
Io vado con Rumley ;)
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