Un grande film che è identico al suo personaggio principale.
Nero, determinato, immorale.
Se hai un obbiettivo fai di tutto per perseguirlo.
Moltissimi film poggiano tutta o gran parte della loro forza in un unico personaggio.
A volte per la riuscita dello stesso, altre per quella dell'attore che lo interpreta.
Ecco, ne Lo Sciacallo abbiamo entrambe le cose, un grandissimo personaggio, scritto in maniera mirabile, e un attore del quale ormai sta diventando pleonastico tessere le lodi.
Soffermiamoci quindi un attimo in più sul personaggio.
Una delle leggi non scritte sulle caratterizzazioni vuole che qualsiasi ruolo scrivi, anche il più nero e malvagio, abbia o un punto di rottura o una leggerissima sfumatura che ce lo rende più umano. Senza arrivare ad estremi come la "bontà della bestia" (in quanti film si scopre poi che il cattivo alla fine aveva lati commoventi o molto umani?) comunque anche nei personaggi più negativi una minima minima crepa la trovi sempre, lo stesso Joker di Ledger sembrava averla.
Ecco, Lou Bloom di sfumature non ne ha, di passati tragici che lo assolvono non ne sappiamo niente, di umanità non ne mostra mai, nemmeno una minima stilla, e non parlo di mostrarla evidentemente ma anche di farcelo almeno percepire tra le righe.
Lou Bloom è una macchina, un robot.
E il programma che hanno caricato in quel robot è quello del successo a qualsiasi costo.
Ecco, immagino che come tematica principale de Lo Sciacallo tutti avranno indicato quella del cinismo e immoralità del "sistema" televisivo e dell'informazione.
Oppure la necessità del pubblico di avere qualcosa di sempre più estremo, sempre più disturbante, sempre più voyeuristico.
Che poi una inficia l'altra in realtà, più il pubblico (share) vuole quello più le tv sono immorali, più le tv sono immorali più il pubblico inizia a voler quello.
Ci mancherebbe, Lo Sciacallo parla di questo.
Ma io credo che la base principale sia un'altra, ovvero l'arrivismo di Bloom.
Credo che questo sia un film simbolo di quel genere di persone completamente plagiate da uno dei cancri degli anni 2000, ovvero l'assoluto bisogno di successo. I corsi di autostima, quelli di management, quelli di formazioni di individui spersonalizzati che devono raggiungere solo obbiettivi.
Step by step.
Non è un caso, fateci attenzione, che Bloom parli solo e soltanto con frasi fatte, con dottrine, massime e insegnamenti tipici di questi corsi. Fare squadra, avere autostima, eliminare qualsiasi ostacolo al raggiungimento del proprio obbiettivo, creare strategie per realizzarlo.
Nel film non c'è una, dico una sola frase di Bloom umana o di vera condivisione con un'altra persona, ma neanche una di circostanza, convenzionale, non preparata a tavolino.
E qui torniamo al personaggio senza alcuna sfumatura, al robot.
La tv, l'immoralità del nuovo lavoro che trova, i servizi giornalistici e tutto il resto sono solo uno dei campi dove poteva finire Bloom. Per questo la considero tematica secondaria.
Lo dice lui stesso ad un certo punto, parlando di possibili passioni o attività che interessano alle persone per far successo. Dice che si sta accorgendo che quella attività gli sta piacendo e ci è portato, ma alla fine noi sappiamo che c'è arrivato solo per caso.
Questo quindi è un film che non solo ha Bloom come unico e vero protagonista, ma che anche narrativamente segue solo e soltanto lui.
Una lunga linea retta, senza flash back, senza vie laterali, che sale sempre più su più l'ambizione e il successo di Bloom aumentano.
Il film è bellissimo, forse andava detto entro le prime 40 righe in effetti.
Ma ha dei problemi.
Quello più importante, e diffuso quasi a metastasi in varie zone, è quello del suo eccesso.
Eccessivo è di suo Bloom, ovvio, ma questo è solo un pregio e ne abbiamo già scritto abbastanza.
Ma eccessivi sono i suoi comportamenti, non tanto per i comportamenti in sè, in linea col personaggio, ma per poterci far credere che siano verosimili. Va bene filmare tutto senza alcuna remora ma si arriva a degli eccessi (andare in casa delle vittime più volte) che molte volte cozzano con una verosimiglianza molto importante per questo film.
Ed eccessivi poi sono i passaggi successivi, ovvero la messa in onda di quei filmati. Tutto abbastanza plausibile, tutto fotografia di un mondo aberrante che non possiamo certo disconoscere, ma quasi tutti un filo oltre il limite.
Ad esempio una delle scene più belle, la "telecronaca" in diretta dei due giornalisti sul filmato del triplice omicidio è da pelle d'oca ma francamente inverosimile.
E non si capisce come polizia e garanti vari (specie quelli della televisione) permettano tutto quello che vediamo nel film.
Peccato, perchè si poteva arrivare alla stessa forza critica anche con un briciolo più d'attenzione.
Rimane un grande film, con un Gyllenhall che è tutto occhi, lucenti e acquosi nella notte, un finto sorriso che ti fulmina, delle finte frasi che ti disorientano, una determinazione che non lo porterà a fermarsi davanti a niente.
In pochi mesi riesce non solo a far carriera ma a farsi chiedere favori da persone alle quali doveva soltanto chiederli lui.
Ricorda un pò quella meraviglia de Il Profeta in effetti. Personaggi molto diversi ma percorsi simili, dettati da "studio", furbizia, capacità di imparare in fretta, cinismo.
Sposta i morti per avere inquadrature migliori, entra in casa di famiglie trucidate, causa morti lui stesso (anche se vedere manomettere freni la mattina e poi quell'incidente mortale di notte è una forzatura incredibile), manipola le persone come vuole.
E' una macchina, l'abbiamo detto, non un uomo.
Peccato per un finale affrettatissimo che oltre ad essere troppo ellittico (ma dai, se la cava così?) smorza del tutto una tensione che dal ristorante con gli ispanici in poi s'era fatta quasi insostenibile, in 20 minuti di cinema di livello altissimo.
Ma proprio prima della fine c'è una inquadratura, magari passata sottotraccia, che secondo me oltre ad essere bellissima è metafora di tutto il film.
Loro, lui e la cougar della televisione, sono faccia a faccia uno di fronte all'altro, estasiati dall'ultimo video di Bloom.
Dietro di loro in secondo piano il fermo immagine dell'amico morente che pare guardarli.
Quel bravo ragazzo sta morendo dietro di loro, simbolo di tutte le vittime sciacallate.
Sembra quasi chiedere aiuto.
E loro intanto quasi si baciano.
"Meraviglioso" dice lei, "meraviglioso"
Ottimo esordio alla regia; me lo sono proprio goduto lo scorso inverno al cinema. Alcune sequenze sono veramente notevoli, mentre altre cadono nei difetti che hai molto bene evidenziato. Gyllenhall disumano sia per la bravura che per il personaggio che rappresenta.
RispondiEliminaIl personaggio è ottimo ma lui, come sempre, è grandioso.
EliminaSpecie l'uso dello sguardo.
Sì, peccato, poteva essere un filmone ancora più grande.
Chissà se l'hai recensito...
L'ho visto qualche mese fa e, tra i commenti di Prisoners, ricordo di avertelo consigliato (e che tu mi rispondesti che avevi intenzione di vederlo).
RispondiEliminaIl film è praticamente il personaggio (sia in sé che l'attore), un arrivista come dici bene tu; ed è per questo che mi è sembrata ancora più strana una sensazione che ho provato durante la visione: e cioè di non sapere dove potesse andare a parare il film. Se ci fosse stata una trama vera e propria, forse sarebbe stato più logico; invece proprio perché non ce n'era una complessa (e qui posiamo ricollegarci al discorso della trama del tuo post), proprio perché il tutto si basava di lui, sulla sua imprevedibilità, mi ha tenuto incollato allo schermo. Che cavolo farà ancora?, mi son chiesto per tutto il tempo. E in realtà mi sono accorto che questa sensazione di spiazzamento la provo ogni volta che vedo film basati su personaggi 'spostati' (anche se in modo diverso): è successo con Taxi Driver, con The Assassination e con Down In The Valley. A proposito: ti ricordi che parlammo di scrivere qualcosa a tema, tipo un percorso insieme? Ogni tanto ci penso, non sarebbe male come idea.
I difetti che sottolinei tu il film ce li ha tutti, ma io l'ho trovato così inteso da soprassederci.
E' assurdo comunque: la tua recensione inizia con un excursus sui cattivissimi che, quasi sempre, hanno almeno una crepa; la mia recensione su Collateral è praticamente basata su quello :)
Più che intenzione di vederlo ci andai al cinema quando uscì, ma avevano cancellato lo spettacolo...
EliminaLa stessa sensazione la provavo anche io. A fine primo tempo ho detto a Fede, il mio amico: "secondo te che può succedere?". Perchè in effetti, ed è quasi un paradosso, il film più era lineare più poteva andare ovunque...
Ottime le tue riflessioni e sì, mi ricordo, e qualcosa si farà :=
Purtroppo quei difetti invece a me hanno fatto pensare troppo, anche durante il film, altrimenti stare parlando di un film quasi perfetto
Ahah, non l'ho letta ancora, quindi è casuale!
Ti consiglio la visione di "Enemy", per almeno 4 motivi:
Elimina- è un thriller psicologico (ed entra di diritto nelle pellicole che richiedono uno sforzo, stavolta grosso, di decifrazione);
- è tratto da un libro del tuo amato Saramago, "L'uomo duplicato";
- è diretto da Denis Villenueve, lo stesso di Prisoners e de La donna che canta;
- è interpretato da Jake Gyllenhaal.
Vediamo se sono riuscito a convincerti.
Ma secondo te non conoscere il film tratto da L'uiomo Duplicato (per me sul podio saramaghiano) diretto da Villeneuve?
EliminaCredo di aver seguito questo film da quando scappò fuori la notizia che Villeneuve volesse realizzarlo ;)
E appunto per tutto questo, per lui, per Saramago, per Gyllenhall, sto rimandando di continuo la visione.
Ma credo che almeno una ventina di commenti qua sul blog li avevo già fatti ;)
Ciao!
Ah ecco, infatti mi sembrava strano che non lo conoscessi.
EliminaAllora ti aspetto ;)
Da un anno e mezzo dico al mio fratello "lo vedo Enemy?"
EliminaPoi ogni volta penso a quel libro che ho così amato e mi blocco.
ma meglio che nelle mani di Villeneuve non poteva finire, per quello ho grandi speranze...
Altro film di cui tutti stanno tessendo lodi infinite ma che devo ancora vedermi. Dannata pigrizia!
RispondiEliminaEh dai, ti vedi Leviathan e non questi film più leggeri?
Eliminasu, movete
è anche in full hd se vuoi
Un grande film, tra i migliori dello scorso anno, interpretato da un grandissimo Gyllenhaal.
RispondiEliminaPraticamente, citando Gianluca, una versione molto più spietata di Collateral.
Sì, infatti lo ricordo nelle tue classifiche james.
EliminaDovrei venire a leggere un sacco di rece, speriamo di farcela ;)
Eh, Collateral mi manca purtroppo
Dici bene James Ford: in Collateral sembra esserci redenzione, qui no.
EliminaGrande film "minore", grande interpretazione di Gyllenhall che da vita ad un personaggio estremo che resta indelebilmente impresso.
RispondiEliminaHai ben evidenziato i pregi ed i difetti di questo riuscito film.
Mi e' piaciuta molto la critica a certa retorica promossa dai corsi di autostima etc...; ho trovato meno interessante la critica a certa tv spazzatura, tema un po' trito.
Bello.
Esatto, conveniamo, la critica latente a quei corsi e a quegli insegnamenti secondo me è non dico più forte ma meglio raccontata di quella del cinismo di tv ed informazione, forse eccessiva.
EliminaPersonaggio estremo, ecco, ottima definizione Jacopo
sono d'accordo su tutto. amen.
RispondiEliminaandate in pace
EliminaIl personaggio di Jack G. , a mio modo di vedere, e' semplicemente la personificazione di una deleteria attitudine umana chiamata cinismo. Una divergenza alle virtù che sacrifica i propri adepti, coloro cioè che ancora non sono stati iniziati allo "sciacallaggio" da questo blasfemo metabolita sociale( il ragazzo che prende come aiutante ne e' l'emblema) e si aggroviglia alle tragedie umane nutrendosi di esse. Volendo parafrasare il titolo aggiunto alla versione italiana, a mio avviso, il vero sciacallo e' costituito dal personaggio della direttrice del palinsesto dei notiziari. Una donna le cui suadenti avance del cinismo/Jack Gyllenhaal, oltre ad averla assuefatta, la penetreranno persino nelle carni( lui non fa che domandarle incontri di natura sessuale). Il finale e' pessimistico e non dà addito ad interpretazioni che si distanzino da un futuro distopico: Il cinismo si espande, si moltiplica, prende più e più strade, con i suoi tentacolari inganni forgiati da promesse di fama e gloria, in attesa di sedurre la labile moralità di nuovi sciacalli. Condivido le lusinghe in merito alla notevole performance di Jack Gyllenhaal; basta guardare i suoi occhi vuoti da invasato per comprendere la caratura della sua interpretazione. L'Academy , fra le altre cose, lo ha snobbato preferendogli Bradley Cooper di American propaganda( la sua peggior prova attoriale , nonché il peggior film di Clint Eastwood). Non che lo scopriamo oggi, tuttavia, a mio modo di vedere Gyllenhaal negli ultimi anni si e' evoluto moltissimo dal punto di vista professionale. Straordinario, come del resto tutto il film, lo e' stato in Prisoners e sono certo che, presto o tardi, se manterrà questo livello di costanza verrà riconosciuto alla stregua di nomi molto più altisonanti . Un caro saluto a te Giuseppe ;)
RispondiEliminaAll'incirca abbiamo scritto le stesse cose Pierluigi.
EliminaQuando scrivevo:
"Ma io credo che la base principale sia un'altra, ovvero l'arrivismo di Bloom
Credo che questo sia un film simbolo di quel genere di persone completamente plagiate da uno dei cancri degli anni 2000, ovvero l'assoluto bisogno di successo. I corsi di autosmima, quelli di management, quelli di formazioni di individui spersonalizzati che devono raggiungere solo obbiettivi.
Step by step."
intendevo proprio questo, il cinismo unito all'individualismo
lo sciacallaggio del film è solo una delle derive a cui poteva arrivare
diciamo che il cinismo è la base etica, lo sciacallaggio una delle possibili applicazioni pratiche (e infatti si addice più alla cougar).
E' quasi impossibile scindere il cinismo dal raggiungimento di obbiettivi. Da solo è filosofia che lascia il tempo che trova, attuato diventa uno dei motori principali della nostra società
Su Gyllenhall c'è poco da dire, non ha mai praticamente sbagliato un'interpretazione. Come dici te ho scritto anche io, sono gli occhi l'arma letale di questo film
un caro saluto e grazie del solito bellissimo commento ;)
Un manuale sull'arrivismo.
RispondiEliminaFreddo, esaltante, inarrestabile.
Per chi crede di non poter ottenere ciò che desidera dalla vita, la visione potrebbe essere di aiuto, e per questo vivamente sconsigliata.
Allora convieni anche te che la tematica principale di queesto film sia quella, e che la faccenda tv e cinismo dell'informazione sia solo un casuale approdo.
EliminaBene.
Sì, io che invece sono sempre determinato a raggiungere il fallimento dovrei studialo Lou
L'ho visto ieri sera e 'ho recensito stamattina. Nelle prime fasi ha rischiato di annoiarmi, un tantino lento. Poi i giri sono saliti, ed è venuto fuori un film grandioso. Hai scelto una delle due chiavi di lettura, io l'altra perché l''ho sentita molto di più. Ma è giusto ciò che dici, ovvero che Lou avrebbe potuto sfoggiare lo stesso "sorriso da squalo" in qualsiasi altro ambito. Ed è tutto qui il merito di questo film, l'aver unito in maniera così spettacolare due argomenti molto difficili e di grande attualità. Jake Gyllenhall è un vero mostro.
RispondiEliminaHo dovuto rileggermi la rece per ricordare e capire a queli letture differenti accennavi.
EliminaBeh, ma ci sta, io guardo sempre prima il lato umano rispetto a quello sociale.
Salvata già la pagina della tua rece, entro stanotte, domattina al massimo, arrivo
Okkei :) e non ti dimenticar del racconto su testa di ferro da stiro :p
EliminaLe recensioni che devo leggere non le appunto, semplicemente apro la finestra e non chiudendo mai sessioni ma sospendendo sempre, alla fine non scappano mai. Anche se è vero che alcune volte me se ne accumulano talmente tante che poi alla fine qualcuna non ce la faccio.
EliminaMentre per tutti gli scritti, racconti, recensioni, film da vedere etc..., mandati per mail ho una cartella chiamata "blog" dove salvo tutto immediatamente.
Insomma, o un giorno dopo o 3 mesi dopo lì non mi dimentico mai nulla ;)
solo di racconti ne ho 9 da leggere, sto anche pensando a sto punto di fare una rubrica con i racconti degli altri
ma arriverò ;)