Torno ad un circolo tennis dopo anni e anni, io che nei gloriosi primi anni 2000 calcavo ed ero conosciuto in tutti i più importanti, da Rivotorto a Chiugiana, solo per citare quelli con i nomi più normali.
Stavolta, quasi per caso, mi ritrovo invece in un circolo coi controcoglioni, e con "controcoglioni" non mi riferisco tanto alla qualità e bellezza dello stesso ma soprattutto alle persone che lo frequentano che, tra l'altro, spero mi perdoneranno per quel prefisso "contro" che ho aggiunto alla loro condizione.
Arrivo al parcheggio e la macchina più scrausa è una Porsche, la più agile un Suv.
Io sono con la mia Kia Picanto da battaglia (sono dovuto andare fuori per controllare marca e modello, non lo ricordo mai), una macchina che ha più sbreghi di Danny Trejo, e ho cercato il posto più nascosto convinto che, se mi avessero visto, mi avrebbero precluso l'accesso.
Ce la faccio, esco dal cadavere su 4 ruote e mi inerpico per il vialone alberato costeggiato da campi da tennis.
Come sempre ho sete.
Arrivo al bar schivando giovani virgulti testosteronici, anziane giocatrici in gonnellino e vecchi dirigenti incartapecoriti.
E mi succede una cosa talmente assurda che là, in quel momento, a prescindere da quello mi sarebbe successo poi in giornata, ho deciso che avrei scritto un post sull'accaduto.
Entro e penso "cazzo, ma sui bar dei circoli tennis li chiederanno ancora i chinotti e le cedrate?".
Mi siedo al banco e ordino la mia immancabile Coca Cola.
Mi affianca a destra uno dei giovani virgulti, a sinistra uno dei dirigenti incartapecoriti.
"Una cedrata" fa il primo.
"Un chinotto" fa il secondo.
In contemporanea, ve lo giuro.
In realtà l'unica cosa che ho modificato sta nel fatto che il vecchio abbia ordinato il chinotto dicendo:
"Un chinsette per favore"
Probabilmente una battuta che fa da 50 anni e che continua a dire sperando ogni volta di trovare una compagnia diversa.
Sono là in mezzo ai due, sconvolto e divertito da tale coincidenza, poi fuggo via regalando un dolce ed ipocrita sorriso all'autore della formidabile battuta del chinsette e timoroso che il prossimo cliente possa ordinare un Caffè Borghetti.
Esco e mi accorgo che c'è una grandissima piscina.
Aguzzo la mia vista per individuare possibili giocatori (non di tennis, ma come li intendo io) o eventuali casi clinici ma invece, incredibilmente, vedo tutta gente normale, o almeno apparentemente tale.
Poi trovo quello che cercavo, ovvero il classico gruppetto di sessantenni snobbone da circolo.
Le riconosci perchè hanno sempre la permanente che non si bagna mai, perchè hanno i culi grossi ma comunque li mettono in mostra e perchè, soprattutto, hanno la pelle del colore della terra battuta dei campi adiacenti.
Ne individuo una più interessante delle altre, sono convinto che possa darmi grosse soddisfazioni ma di tutto ho voglia tranne che di andare in piscina in questo momento.
Si salva.
La signora dico, si salva dall'analisi approfondita.
Vado quindi ai campi.
Sento gli immancabili rantoli da "fatica" dei colpi. Quelli femminili non mi danno fastidio, quelli maschili di solito sì. Ne sento alcuni abbastanza pronunciati, chissà che botte staranno tirando.
Mi avvicino e scopro che il proprietario dei suddetti lamenti è un bambino che per rispetto chiamerò solo grassottello. La palla esce dalla racchetta a 12 km l'ora ma il rantolo non manca mai.
Sono stato sui campi per tanto tempo, sono cose che conosco già, ma hanno sempre quel loro potere comico e al tempo stesso insopportabile.
L'adiposo bambino sbaglia un colpo. Inizia a sbattere la racchetta in terra. L'istinto omicida mi sale superando in un sol colpo i livelli di guardia.
Sbaglia un altro colpo, stavolta lancia la racchetta a 10 metri, appena sotto di me. Se avessi avuto un masso l'avrei lasciato cader giù in quel momento, modello killer dei cavalcavia.
E chi s'è visto s'è visto.
Ma non ho il masso.
Non solo il simpaticone sbatte le racchette, ma ogni volta poi va al suo immenso borsone a cambiarle. Ne ha almeno 3, roba che io non ho avuto in 10 anni.
L'altro bambino è un pezzo di pane, e la metà di lui.
Tira una palla 20 cm dentro.
20 cm dentro, la misura del mio pene per intendersi.
L'altro, il grassottelo, fa una cosa quasi inedita per antisportività.
Di solito gli antisportivi, e ne ho conosciuti tantissimi, chiamano la palla fuori e stop, l'hanno chiamata ed è inutile discuterci.
Questo è almeno una categoria OLTRE. Nemmeno si "abbassa" a chiamare fuori la palla (che in realtà era nettamente dentro) ma annuncia soltanto il punteggio dandosi il punto. Cioè, si comporta come se la palla fosse uscita di 3 metri (e quindi nemmeno da chiamare talmente era evidente) quando invece non solo era buona ma lo era così nettamente che se ne sarebbe accorto anche Bocelli.
Nella vita ho 3 Credi: L'Agonismo, La Sportività e la Carbonara.
Da istruttore ho sempre insegnato i primi due, anche perchè il segreto di una buona Carbonara lo tengo per me.
E non è la pasta.
Quel bambino andava ucciso.
Racchette sbattute e poi cambiate come per dare la colpa a loro e alle loro corde, atteggiamento sborone, palle vicino alla riga chiamate tutte fuori, gesti e movenze del campione, rantoli.
E, ovviamente, il famoso Sguardo del Consenso.
Sti autodeterminatisi fenomeni di solito non solo rubano, non solo spaccano racchette, ma quando fanno un bel colpo guardano sugli spalti per cercare idolatria negli sguardi altrui.
Fa 4,5 bei colpi e ogni volta poi si gira a guardare me, unico spettatore, peraltro più casuale di una botta di culo, ricordiamolo.
Ma io in quel momento, visto l'odio accumulato, sarei stato più interessato all'accoppiamento dei ragni che ai suoi colpi.
Fa addirittura uno smash alzandosi 1 cm da terra, mi guarda ma io ho il pensiero perso altrove, in specifico al fatto che secondo le osservazioni di alcuni ecologi, il maschio del ragno Argiope aurantia
si suicida durante l’accoppiamento. Morendo mentre è ancora congiunto
alla femmina, infatti, il suo corpo forma una specie di cintura di
castità.
Non ce la faccio più, aspetto che l'altro bambino, dolce e sportivo, incroci il mio sguardo, gli faccio un segno di "forza!" e vado via.
La macchina è ancora là, si vedono le ammaccature e i tagli da un km di distanza.
Magari un giorno qua ci torno.
Magari rimetto anche i calzoncini e riprendo in mano la racchetta.
Magari chiedo al bambino grassottello di fare una partita.
Magari lo schianto.
E che me frega se è un regazzino, è lui che crede di non esserlo.
Appena uscito dal circolo mi dirigo insieme al mio amico Fede al locale di mio fratello per andare a vedere un festival musicale, abbastanza importante, che hanno organizzato.
Hard Rock.
Io che già con Gino Paoli mi sento di esagerare.
E se con il bar del tennis avevo in testa uno stereotipo che mai mi sarei sentito di veder confermato in quella maniera, con il festival del metal invece c'è poco da fare, lo stereotipo corrisponde alla realtà, state tranquilli.
Ci sono una cinquantina di ragazzi di cui quello con i capelli più corti farebbe sembrare Branduardi calvo come Gino Paoli.
Di 50, 47 sono vestiti di nero, 1 di nero con una fascia bianca e 2 di blu scuro.
Sulle loro magliette l'immagine più ecumenica è un teschio con un verme sull'occhio.
Come già mi accadde con "L'Alba(nese) del giorno dopo" riconoscere da dietro le ragazze dai ragazzi è impossibile. Nemmeno il culo ti aiuta perchè su sti gruppi i maschi c'hanno il culo che ti entrerebbe nella coppa delle mani.
In ogni caso scopro e posso affermare che la regola in genere è che più i capelli sono lunghi più è probabile siano maschi.
In questo magma nero e crinito ad un certo punto spuntano fuori tre spruzzate di giallo impressionante.
Sono tre svedesi.
Ora, a me la bellezza svedese dice pochissimo, anzi, quasi nulla. Però le eccellenze svedesi, come succede con le orientali (ha ragione Fede) sono eccezionali. Tutte le altre, anche quelle considerate molto belle di questi due ceppi, per me valgono poco ma appena passano dal loro 8, di valutazione, al loro 9 anche il mio 5 diventa 9.
E se non avete capito è normale.
Ma c'era un motivo per cui fossero in quel modo.
Sono le mogli, ci dicono, dei componenti della band principale, quella di Thomas Silver, la guest star della serata, arrivata direttamente dalla Svezia esclusivamente per questo nuovo e quasi sconosciuto localino.
Insomma, sono le WAGS.
Questo Thomas Silver per le 6 ore del concerto non s'è mai visto, stava diventando una presenza mitologica, una specie di Marlon Brando di Apocalissi Adesso.
"Io l'ho visto" fa qualcuno.
"E' di sopra" fanno altri.
"Ma mica è venuto davero" altri ancora.
"W la fica" un altro ancora.
In realtà il Mito (loro, dei capelloni, non certo mio) c'era davvero e probabilmente se ne stava di sopra, in un piano del locale dedicato solo a lui, a farsi così tante strisce che in confronto Diprè è un drogato di Ovo Maltina.
Ma senza telecamerina è dura, meglio così.
Vedo una famiglia di due genitori obesi, simpaticissima.
Lui ha i capelli lunghi e biondi e una pancia da birra talmente perfetta che diresti nasconda semplicemente un pallone sotto la maglietta. Hanno una figlietta sui 7 anni vestita già metallara. Più tardi, verso mezzanotte, i magnifici genitori sveglieranno la bimbetta e la porteranno, barcollante, sotto il palco a sorbirsi 7 milioni di decibel.
That's Amore.
Per il Metal intendo.
Il mio amico si "innamora" di una ragazza, molto carina.
La vede andare in bagno.
In confronto a lei Clark Kent è un principiante.
Entra nella toilette una timida e dolce ragazza, esce fuori una specie di membro dei Kiss con la faccia completamente bianca e un colpo d'arma da fuoco disegnato in mezzo alla fronte. Per il resto, ovviamente, tutta vestita di nero e con effigi varie.
Ma la sorpresa della serata diventa addirittura un What the Fuck! quando la stessa ragazzina timida diventata ora corvetto sale persino sul palco. E non per suonare, è nientepopodimeno che la voce del gruppo Monster Mash. Sì, quelle voci dell'hard rock, quelle che un pò urlano e un pò ruttano.
Mantiene comunque tutto il suo fascino, anzi, forse ne acquista pure.
Io e Fede scopriamo che questa musica a noi sconosciuta è bella musica.
Il problema è che i 25 pezzi che avremo sentito ci sono sembrati un unico pezzo cantato da facce diverse.
I fan non ballano. O meglio, per loro ballare equivale a scuotere violentemente la testa in avanti mantenendo il corpo perfettamente statico. Sembra un elettroshock in posizione eretta.
In questo bailamme di capelli scuotenti penso che in realtà quello che sto vivendo è una cosa sì lontanissima da me, ma bella, genuina, appassionata.
Ho provato più odio per un solo ragazzino al tennis che per un centinaio di capelloni con i culi stretti e il collo elastico.
E proprio mentre faccio queste riflessioni, io con la mia prima e unica birra e Fede con un 600% in più di me, ecco che arriva finalmente Lui, il re dell'hard rock, colui per il quale è stata creata tutta la serata.
Sale sul palco, inizia a cantare.
Dopo 3 minuti faccio:
"Fede, a sto punto Thomas Silver l'abbiamo visto, che dici, andiamo?"
"Te lo stavo per dì io"
E ce ne andiamo proprio nel momento del delirio assoluto.
Alla fine son tutti bravi ragazzi.
O erano ragazze?
P:S; Mi scuso con Gino Paoli perchè per contratto avrei dovuto citarlo tre volte e non solo due. Quindi uso furbescamente il piesse per ovviare alla dimenticanza
però scusa... sei stato l'unico a vedere che la palla era fuori di un pisello, avevi la tua occasione per sbeffeggiare il poco simpatico cicciotto e te ne sei stato zitto? fossi stata l'altro ragazzino, al tuo gesto di incoraggiamento t'avrei mandato a quel paese! : D
RispondiEliminaah, m'è parsa una cosa così arguta da pubblicarla due volte. me ne cancelli una?
RispondiEliminaIntervenire, specie senza conoscendo chi gioca, in una partita altrui è quasi peggio di quello che ha fatto il ragazzino...
EliminaIl mio gesto finale verso l'altro invece è stato molto bello perchè senza che io l'avessi mai visto ha capito che in quella mezz'ora io stimavo lui e non l'altro.
Ne ha rubate 4 sotto i miei occhi, è stato difficilissimo non intervenire ma, davvero, non lo fa nessuno. Del resto se ti scegli un compagno di gioco così la colpa è anche la tua.
Provvedo
Ci capiva che prima di mettere "senza" avevo messo "non"?
EliminaA sto punto che ho sprecato un commento ci tengo anche a dire, non l'ho scritto, che il ragazzino buono chiedeva ogni volta di vedere il segno (sulla terra battuta rimane) ma il grassottello gliene indicava sempre un altro. E, incredibile, l'unica volta che il buono ha chiamato una palla dubbia fuori (e fuori era) il cattivo è ANDATO nell'altro campo a controllare.
veramente, in mezz'ora tutto il bagaglio che un antisportivo può presntare
e pensa come verrà su quel bambino...
Eliminada giovine mi piaceva tanto il tennis ma ero brocca e nessuno voleva giocare con me. e dato che nessuno giocava con me, restavo brocca.
cmq, visto che oramai sei dei nostri: https://www.youtube.com/watch?v=AFRDimvVimw
Mavaacacàva
Elimina;)
brocca che non sei altro
Dai su, la moglie de Silver è tutta rifatta.
RispondiEliminaIn effetti pareva quasi bionica
Elimina"Quel bambino andava ucciso"
RispondiEliminaAhahahah momento altissimo ed esilarante!!
Che purtroppo è rimasto solo verbo...
Elimina;)
grazie!