11.6.14

Recensione: "Garage"




Io mi creo da solo delle personali trilogie...
E così dopo la terribile ma magnifica Trilogia Greca del Padre (Dogtooth, Attenberg, Miss Violence) mi si è "formata" spontaneamente senza che lo volessi la Trilogia Britannica dei Piccoli Uomini.
Sì, lo so che tecnicamente l'Irlanda è fuori dal Regno Unito e che la l'Irlanda del Nord è fuori dalla Gran Bretagna ma facciamo a capirsi no?
Tutto è partito dallo splendido Still Life, film italo-inglese che ha conquistato il cuore di chiunque l'abbia visto.
Poi solo due giorni fa arriva il nordirlandese Il Libraio di Belfast e adesso, per caso, mi ritrovo davanti questo film irlandese che più va avanti più mi rimandava con la testa agli altri due.
Ma allora ci deve essere una poetica comune, mi dico, in queste produzioni britanniche.
Oppure sono state semplici coincidenze.
Resta il fatto che tutti e tre i film narrano le "banali" e comuni esistenze di 3 piccoli grandi uomini.
John May e le sua anime da accompagnare nell'ultimo viaggio.
John Clancy e i suoi libri.
Josie e la sua pompa di benzina
Tutti e 3 i personaggi sono accomunati da almeno due caratteristiche.
La prima è l'assoluta bontà dei loro animi, la loro umiltà, il loro star defilati, la loro solitudine "sporcata" da brevi squarci di vita comune, la dignità e il poco rumore con i quali portano avanti le loro vite.
La seconda è l'attaccamento assoluto al proprio lavoro, la passione e la dignità che ci mettono dentro.
John con quella gente da cercare.
John con i suoi libri da vendere e prestare.
Josie con la sua pompa di benzina.

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Ecco, però Josie ha molti più problemi, Josie ha un ritardo e un handicap sia fisico che mentale, Josie non è come i due John.
Josie è la purezza fatta persona, un uomo che non riuscirebbe a far male nemmeno a una mosca, un uomo che ti dà sempre ragione, qualsiasi cosa tu gli dica, perchè lui si fida sempre del prossimo e non decide mai niente da solo, o se lo fa, ti chiede il permesso 10 volte.
Probabilmente questo film è un filino inferiore agli altri due, ha i suoi momenti di stanca e un doppiaggio italiano terribile, o almeno quello del protagonista.
Ma ci sono piccole cose davvero straordinarie dentro, e una caratterizzazione psicologica del personaggio principale davvero impressionante.
E così mettere semplicemente delle lattine d'olio fuori dal garage è una piccola grande soddisfazione, anche se quelle lattine non le comprerà nessuno. E insegnare il lavoro al giovane ragazzo, anch'esso disadattato, renderà orgoglioso Josie, anche se quel lavoro in realtà nemmeno esiste, perchè fare benzina o portare delle latte fuori possono farlo tutti e non ha bisogno di insegnamenti.
Josie che assiste alla terribile scena dell'uomo che uccide i cuccioli ma fa finta che sia giusto così, perchè quell'uomo gli ha detto che è giusto e non può essere altrimenti.
Josie con le sue passeggiate, le sue piccole bevute al bar, le sue chiacchierate.
Sì perchè in realtà a Josie piace vivere, è timido e disarmante nella sua purezza sì, ma non vuole nascondersi dal mondo.
Io ho trovato commovente vederlo ogni volta fare lavori inutili, come spostare un tubo di plastica, aprire e chiudere un libro, spostare una serranda, solo per far vedere a sè e agli altri quanto lavoro c'è da fare, quanto lui lo faccia volentieri, quanto quel garage e quella pompa siano tutto quello che ha.

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Ci sono persone come Josie che ti fanno vergognare di appartenere allo stesso genere.
Lo vedi e sembra felice perchè lui vuole sempre farsi vedere felice, lui con la sua pompa, con il suo nuovo amico, con la ragazza dei tabacchi e con il bar ha il suo paradiso. E sta bene così.
Ma basta un abbraccio troppo vero e troppo forte per perdere lei.
E basta una vhs avuta per caso per perdere lui.
E basta il progresso e il nuovo mondo per perdere la pompa.
Basta poco per perdere tutto.
E piano piano ci rendiamo conto che in realtà più il film andava avanti più Josie acquisiva consapevolezza.
Perchè la solitudine e il rendersi contro della propria condizione sono mostri che stanno sempre là, pronti a uscire dal buio per quanta luce provi a mettere nella stanza.
E andiamo allora a vedere cosa hanno provato quei cuccioli.
Ma prima liberiamo quel cavallo.
Bravo cavallo, bravo.

6 commenti:

  1. vedo che non ti fai sfuggire bei film :)

    l'avevo visto al cinema, ormai 5 anni fa, e avevo scritto solo questo:
    Inizia come i film nei quali c’è uno scemo del villaggio, che il villaggio tollera e ci ride sopra. Ma dopo un po’ smette di far ridere, per passare alla durezza della vita, al dramma di instillare a Josie la perdita dell’innocenza, per lui fragilissimo un dramma insolubile con il quale è impossibile convivere.

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    1. Sei te che non ne perdi uno, assurdo...

      Magnifica mini recensione, è vero, oltre alla consapevolezza della solitudine (io l'avevo vista così) c'è la perdita dell'innocenza, grande Ismaele

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    2. bravo Lenny :)

      http://www.forumpalestina.org/news/2014/Agosto14/09-08-14_Regista-Ebreo.htm

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    3. Ah ah, grande!
      E mica è facile e scontato prendere simili posizioni eh, rischi anche di rimetterci parecchio

      ma te sei informato proprio su tutto eh, impressionante

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  2. Le scene con il cavallo e lui che gli parla danno il senso della solitudine pura e sono un colpo mostruoso al cuore.. e il finale con lui che capisce e decide di lasciarsi andare e il cavallo libero dalle "catene" è davvero toccante

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