Puntata molto interessante del blogger animalista Giovanni. Prendendo spunto dalla deliziosa serie tv Minuscule si cerca di affrontare, e magari farci qualche riflessione sopra, un mondo di cui non si parla mai, quello degli insetti.
All'Expo milanese, tra le grandi sfide del futuro, appare la proposta di selezionare e allevare numerose varietà di insetti commestibili. Non voglio addentrarmi nei possibili racconti aneddotici di viaggiatori, antropologi, etologi e avventurieri vari, che in passato
hanno raccontato di quando si sono cibati di termiti, cavallette, vermi,
ragni. Tutte pietanze apprezzate anche da prigionieri di lager nel sud
est asiatico, o aspiranti vampiri. Oltre che da pigmei, aborigeni e
indigeni di foreste pluviali o desertici out back. Quello di cui
vogliamo nutrirci, quindi, non fa che confermare la sua preponderanza
come oggetto culturale e sociale, e l'ironia sugli occidentali di oggi
che non vedono l'ora di nutrirsi con cibi "copiati" dai "selvaggi",
selvaggi che, per altri versi, non smettono di disprezzare, risulta
fuori luogo; nel mentre che sembra plausibile convincersi che sembra
preferibile adattarsi a farsi piacere qualsiasi "cosa" venduta come
carne, piuttosto che "rassegnarsi" ai patimenti vegan-pseudo monastici.
Tutta la vicenda mi lascia assai sconcertato per questo suo apparire
come una forma di ostinazione in tutto e per tutto culturale, sociale.Non voglio provare a immaginare questi allevamenti intensivi di insetti, sorta di riedizioni compatte dei lager zootecnici per mucche, vitelli, polli, maiali.
Però potrebbero farlo gli ideatori della serie Les Minuscules, deliziosi cortometraggi francesi, tutti imperniati sul mondo degli insetti.
Oltre ad un lungometraggio recentissimo, con gli stessi protagonisti, che non ho ancora visto, c'è un mediometraggio, a conclusione della seconda stagione della serie, ambientato tra le quattro pareti casalinghe di un collezionista di insetti, oscuro entomologo che sembra godere nell'imprigionare i suoi esemplari vivi in deprimenti teche, tableau vivant artificiali e statici, degli ambienti naturali degli insetti imprigionativi. La situazione del curioso divertissement pseudo scientifico, deriverebbe dall'osservazione del disagio dei prigionieri, confusi da oggetti finti che sembrano cose vere, reali, come prati, fiori, tronchi, stagni, frutti, cieli aperti e che perciò, in quanto artificiali, rimarrebbero inerti agli stimoli e alle richieste degli insetti imprigionati. Una bolla kafkiana di totale incomprensibile (ir)realtà, nella quale questi sventurati si troverebbero condannati a vivere fino alla fine dei loro giorni. Il racconto finisce bene. La principale eroina di tutta la serie, la intraprendente coccinella, riesce infatti a liberare tutti gli insetti, con la collaborazione solidale di quelli scampati alla cattura. Suspense e slapstick si alternano fino al lieto finale. Gli insetti liberati possono tornare alla loro vita, ai loro dispetti, alle loro scaramucce, sfide, sogni. L'oscuro entomologo, di cui non vediamo mai il volto - escamotage che si trova anche in molti altri film di animazione, con protagonisti bambini o animali - svanisce nella sua personale catastrofe, il suo laboratorio devastato.
Intanto, avevamo imparato a conoscere e amare questi personaggini, nel corso di decine di episodi precedenti. Sapevamo che la tragedia della prigionia sarebbe stata momentanea, anche se non indolore. Il mediometraggio, infatti, rimane fedele alle scelte di trama e stile di tutta la serie, con una sua personale poetica, che si trasmette già nella speciale messa in scena dei singoli episodi: insetti disegnati in 3 dimensioni e inseriti in ambienti reali, fotografati in grande varietà di luoghi e situazioni.
E sì, perché i minuscoli attori, a dispetto del claim della serie, non sono insetti veri, ma insetti verosimili, ma anche -a scelta - micro alieni teletrasportati sulla terra, che conducono una loro vita parallela rispetto a quella degli umani o degli altri animali, anche quando entrano in contatto con questi.
Non parlano mai, ma comunicano con suoni ripetuti: una scelta azzeccata quella di usare trombette, fischietti e altri rumori meccanici, per descrivere il paesaggio sonoro di questi insetti-non-insetti, la cui "insettità'" si smarca sempre più da quella che potrebbe essere la riconoscibilità degli insetti reali.
Sono alle prese con infinite situazioni: alcuni di loro sono in perenne sfida, di velocità, di forza, o di astuzia; altri sognano, immaginano o si innamorano.
Le loro vite si svolgono sia all'aria aperta, di giorno o di notte, sia nelle case degli umani, o alle prese con oggetti umani, che, su scala minuscola, acquistano nuovi modi di essere usati.
Questi insetti , per farla breve, non sono gli insetti della realtà, quelli che conosciamo e che magari ci fanno ribrezzo. Sono una specie di insetto idealizzato e cartoonizzato, che potrebbe benissimo essere scambiato per degli alieni (in realtà anche gli insetti reali potrebbero essere scambiati per extraterrestri, per il loro modo apparentemente lontano dal nostro di vivere nel mondo, e di rappresentarselo con sensi tutti loro). Eppure, rimangono sempre riconoscibili come insetti, ne riconosciamo l'essenza. I bambini non ne hanno timore o ribrezzo, gli adulti possono divertirsi a scoprire le proprie idiosincrasie mascherate nei loro giochi ripetuti e serializzati, immaginati per suscitare "minuscoli" sentimenti di divertimento o tenerezza o curiosità . La barriera del ribrezzo svanisce, perché la insettositudine, pur riconoscibile, ha subito passaggi e metamorfosi che l'hanno edulcorata e neutralizzata. Gli insetti virtuali dei Minuscoli, inseriti in ambienti reali, hanno percorso la strada inversa a quella delle creature immaginarie della fantasia, virtuali ma rese reali e rivestite di un corpo assolutamente credibile. I mezzi usati sono gli stessi, quelli della tecnologia al servizio del cinema. Gli esiti sono opposti. Senza nulla togliere al divertimento dato dagli episodi, spesso vagamente surreali, gli insetti ora sono stati preparati per essere mangiati - dalla immaginazione prima, dal palato poi. Questo finale, però, non prevede happy ending.
Minuscule, mi piace già il titolo e non vedo l'ora di vederlo. Io sono ferma alla trilogia di Maeterlinck: vita delle api, termiti e formiche. Straordinario. La fame è altra cosa, sai che sono onnivora! Quello che trovo assurdo è il cibo-moda-alternativo-chic. Ma pare che il cibo oramai abbia sostituito le opere dell'ingegno e l'arte. Che tristezza. Ciao Giovanni
RispondiEliminaSe non sbaglio, con la sua Vita delle Apim Maeterlinck ha dato l'inizio allo studio degli insetti, anzi, allo studio del loro modo di comoortarsi. Mi permetto di mettere qui un link wikipediano che offre una infarinatura: http://it.wikipedia.org/wiki/Maurice_Maeterlinck
RispondiEliminaAnche tu, come me, "cadi" nella trapoola dei Minuscoli, che io avevo scambiato oper qualcosa di simile a Microcosmos, viasto che anche lì, si raccontas di insetti, rimanendo alla loro scala.
Le similitudini, però, a parer mio, finiscono qui, e non sinoi neanche tanto di aiuto.
Guardati la serie, disponibile in DVD, e goditi questi insetti surreLI.
ùù
Quanto al cibo, io credo che sia ingengo e arte che non si sostituisce all'arte canonica e riocnosciuta come tale, ma che è altra srte; e che a cucinar ci vuole ingegno. Il cibo è un fatto culturale al massimo, ciò che si mangia, ciò che non si mangia. Anche io, etimologicamente, sono onnivoro, tanto per dire, ché a voler approfondire in un post certte rraltà legate agli animaloi-come-.cibo- ci si guadagna l'abbonamento alla categoria 'disturbatori', togliendo in questo kodo ogni chance a un argomento molto impoortante, per le corde di empatia, di socialità, di cultura, di scienza, che fa vibnrare. Invece, di chance, la materia scottante di come noi trattiamo gli altri animali, principalmente per mangiarli, merita la possibilità divenire ascoltato senza drammi ma nemmeno senza banalizzazioni. Qui, la tristezza. Ciao Santa! :)