13.3.16

Recensione "Room"


Lo vedo rotolarsi di nuovo Jack.
E di nuovo quel viso.
Magari è lo stesso viso che abbiamo tutti alla nascita ma che poi nessuno fa mai in tempo a vedere.
Ché, appena arrivati, abbiamo troppa fretta di piangere.

Me la ricordo come fosse ieri Natascha.
Prima arrivò l'eco dell'abominio che aveva passato, poi un giorno arrivò proprio lei, in tv.
Quella bandana viola, quel viso bello e quasi rilassato, un viso ormai pronto a raccontare l'inferno e, forse, il paradiso che ne può scaturire.
3096 giorni.
Gran parte dell'infanzia e tutta l'adolescenza passate in una cella.
Forse ne sarebbero bastati 20 di giorni passati in quella maniera per perdere definitivamente l'infanzia e l'adolescenza, che mica son periodi temporali quelli, ma stati d'animo.
Rivedo l'intervista della Joy di Room (cui presta il volto una grandissima rivelazione, Brie Larson, una specie di nuovo viso alla Holly Hunter) rivedo l'intervista e la testa mi va al volto di Natascha e alla sua bandana.
Alla sua storia.
Eh, però qua, nel film, c'è Jack (di Tremblay nemmeno riesco a dir nulla, forse meriterà un post a parte).
E non è una piccola differenza, ma abissale, quella, ad esempio, che passa tra ciò che poteva essere Room e quello che in realtà è.
Quando sento di queste vicende ripenso che se c'è un dono sbagliato che dio onnipotente ha fatto agli uomini è proprio quello che lo contraddistingue.
L'onnipotenza, appunto.
C'è sempre l'onnipotenza dietro al male, sempre.
Poi si unisce a cose diverse, alla pazzia, alla brama di potere, alla cattiveria, alla vendetta.
Ma l'uomo che compie del male è un uomo che crede di essere onnipotente.
C'è onnipotenza nel rapire una bambina di 10 anni e nel tenerla segregata in una cella privandola di tutto e violentandola.
C'è onnipotenza nel comprare 1500 euro di droga in una notte (quello che guadagno in due mesi di fabbrica, e non è retorica e populismo, ma fredda e spietata realtà matematica), farsi fino a perdersi, chiamare qualcuno da uccidere per vedere che effetto può fare. E poi ucciderlo davvero, a pugnalate e martellate, travestiti persino (e se sia da donna, spazzino o super eroe poco conta). Travestiti, dettaglio non da poco conto, solo il beffardo vestito dell'onnipotenza, del menefreghismo, dell'amoralità.



Ma ci sono anche onnipotenze diverse.
Ad esempio quelle che si possono creare nel rapporto tra una madre ed il proprio figlio.
Delle forze titaniche, gigantesche.
L'onnipotenza cattiva è quella che ti fa credere che tu puoi fare ogni cosa, senza regole.
L'onnipotenza buona è quella per cui credi che non sei te che puoi fare ogni cosa, ma che sono le stesse cose che possono far tutto.
E al di là di come sarebbe andata a finire la vicenda, che non viviamo in un mondo di favole, ma in quello reale dove tante cose poi finiscono male, al di là di tutto l'onnipotenza dell'amore tra Joy e Jack avrebbe battuto quella personale ed inumana del loro rapitore.
Avevo già conosciuto Lenny Abrahamson nel minuscolo e tenero Garage, me lo ritrovo adesso, in un film ancora piccolo per fattezze ma gigantesco per ambizione.
E trovo un'opera che sfiora la perfezione, specie per costruzione psicologica (e il merito va per forza alla Donoghue -una donna, e chi se no?- autrice del romanzo e della sceneggiatura derivatavi.
Per trattare un soggetto così c'erano tre possibili strade.
La drammatica, secca, fredda, alla Haneke.
Quella thriller, quasi di genere.
Quella lirica.
Room decide di percorrerle, a fasi alterne, tutte e tre, e non sbaglia nulla in armonia e ritmo.
Se c'è un difetto, ma ne parleremo poi, è nella terza via, in quella lirica.
Ho già scritto tanto, perchè ci tenevo a dire due cose su contesti, episodi e tematiche più generali.
Ma in realtà non ho scritto la cosa più importante, ovvero quello che in realtà è Room.
E Room non è un film sulla prigionia, sul rapimento (non a caso lui, il mostro, è puro espediente narrativo da eliminare prima possibile, forse pure troppo presto). Room è il film di Jack e dei suoi mondi. Di quello che conosceva, di quello che immaginava, di quello, reale, che troverà poi.
Quello che conosceva era in 9 metri quadrati, era fatto di una decina di oggetti, trattati dal bambino alla stregua di esseri umani.
Quello che immaginava era un mondo magico, un mondo che esisteva solo sulla tv, non realmente fuori da quella stanza.
Il cosmo fuori. E quell'uomo che ogni sera veniva dal cosmo era un uomo buono, magico appunto, uno che creava cose e le portava nel microcosmo di Jack e di sua madre.
Il mondo che troverà, invece, quello reale, è il nostro.
Joy dovrà prepararlo a quel mondo, le serve sia per scappare sia per non dare un trauma troppo grosso al bambino.
Vero e falso, questo è vero, questo è falso, questo è vero che gioca al falso, sembra che il mondo alla fine sia tutto in questa divisione manichea. E, forse, in effetti, lo è.


Un passo indietro prima.
Perchè almeno una scena mi si è conficcata nel cuore. Ed è quella di un bambino che sussurra "cinque" da dentro la sua casettina nella casettina, un armadio matrioska che gli deve celare la vista di lui. E che lo deve celare alla vista di lui.
"Cinque" sussurra quando quell'uomo crede che in realtà siano quattro.
Con orgoglio e dolcezza lo sussurra, prima di stendersi e perdersi nell'immaginazione, una specie di labirinto del fauno, breve e bello, che dura il tempo di qualche cigolio di letto.
Arriviamo ai dieci minuti centrali di Room.
Qualcosa di talmente bello da fare male.
Il bambino che fa le prove nel tappeto, la madre che con forza, cattiveria e fermezza deve spiegargli perfettamente cosa fare. Le urla di lui, urla di un bambino che si sta rendendo conto che questo è un gioco che a 5 anni non è giusto fare.
E il tappeto che esce fuori nelle braccia di lui, e i primi spiragli di mondo, e quella musica.
E quel tappeto che poi si apre.
E poi niente, e poi questo.



E questa non è una scena da descrivere, non è un volto da descrivere.
Lo vivi e basta, al massimo sussurri un "grazie" come lui sussurrò quel "cinque"
Comincia il secondo film, quello che avrei giurato fosse tremendamente più debole di quello della prima parte.
Non lo è.
Trovo che in Room ci siano degli esempi di quelli che io chiamo "adulti notevoli" straordinari.
Lo è la prima poliziotta, quella che con passione, amore, competenza e ben celata tensione fa le prime domande a quel bambino nato due volte.
Lo è il compagno della nonna, un uomo che sa quando parlare, sa quando non parlare, sa quello che fare.
C'è una sua scena che passa sottotraccia ma è di devastante importanza.
Lui si accorge di Jack, usa quello che con i bambini bisognerebbe usare, il gioco.
E lo porta a sè.
E quei cornflakes mangiati insieme sono il ballo delle debuttanti di una nuova vita, sono il primo momento realmente voluto e vissuto senza la madre, sono la prima crepa di una corazza che non si rompeva mai.
E poi c'è lei, la nonna, una donna straordinaria (interpretata in modo impressionante dalla Allen) che deve tenere tutti i pezzi insieme. E sono pezzi di un puzzle difficilissimo, fatto d'amore, rabbia, dolore, tempo, pazienza, affetto.
Nemmeno l'accusa di essere stata lei la causa di tutto rompe quel puzzle che deve tenere assieme.
Gli occhi di quella donna, lucidi ma fermi, rattristati ma coscienti, sono gli occhi di un mondo intero.
Di un mondo buono.
Poi ci sono anche gli adulti che di notevole hanno poco, il padre che non accetta un nipote generato da un mostro, un'intervistatrice che di vita capisce nulla e chissà chi altro.


Ha un difetto Room, un difetto evidente.
Lo accennavo prima.
Ed è un ridondante eccesso di lirismo quasi assassino.
Mi riferisco alle 3,4 scene raccontate in voice off dal bambino, mezzuccio non solo sbagliato, ma inutile.
Chiedo a tutti voi una cosa.
C'è più bellezza e meraviglia in tutte le cose che racconta a voce off il bambino del nuovo mondo o in quei 3,4 secondi in cui, senza dir niente, vediamo il suo volto uscire dal tappeto?
Non c'è nemmeno paragone.
Uno di quei casi in cui il togliere dà immensamente più del dare.
In questa recensione che forse pare studiata e organizzata ma che come al solito non lo è voglio rifare un altro passo indietro.
E il mio ricordo va ad una madre che esce dalla stanza prigione e corre piangendo verso suo figlio.
Quel figlio che con coraggio e senza fargli notare alcuna angoscia aveva consegnato nella braccia del mostro con il rischio, concretissimo, di non vederlo mai più.
Non riesco a capire se possa esistere un caso nella vita in cui l'amore e l'orgoglio verso un'altra persona possano raggiungere contemporaneamente un mix tanto grande.
Quel suo figlio, a 5 anni, l'ha salvata, ha salvato entrambi.
Stavo arrivando al finale e mi chiedevo quale potesse essere. E mi sono stupito che quello scelto nel film  fosse il migliore possibile, perfetto, l'ultimo tratto di una scrittura circolare che non avevo assolutamente immaginato.
Rivedere adesso quella stanza, quel 3 metri per 3, rivederla dall'esterno e spoglia mette i brividi.
E anche a livello tecnico fa pensare quanto la prima parte sia stata perfetta a muoversi in quegli spazi e a mostrarcela più grande.
Il bambino saluta tutti gli oggetti, come nella prima scena.
Che scrittura.

















Potrei finire qua, come loro.
E invece torno ancora indietro.
Dopo soli 5 minuti di film mi è rimbalzato sulla testa un titolo.
Anche là figli cresciuti in un mondo altro, senza possibilità di conoscere quello reale.
Anche lì la televisione come unico portale.
Due educazioni diverse, certo, forse pure opposte.
Ma due film quasi sovrapponibili in certe cose.
E il regista, o chi per lui, lo sa bene, lo conosce.
Ed è talmente lampante un riferimento al film di Lanthimos che quando ho visto questa scena mi è mancato il respiro, come se me l'aspettassi.
Un dente staccato anche qua.
E quel dente diventa simbolo di libertà, di mondo al di fuori da quello in cui qualcuno ci ha costretto a vivere.
E quel fuori da raggiungere dentro un'automobile.
Là un cofano che rimane chiuso, chissà fino a quando.
Qua non c'è nessun cofano. solo un cassone di un pick up.
C'è solo un tappeto che ci occlude la vista del mondo, del mondo vero, del mondo nuovo.
Lo vedo rotolarsi di nuovo Jack.
E di nuovo quel viso.
Magari è lo stesso viso che abbiamo tutti alla nascita ma che poi nessuno fa mai in tempo a vedere.
Ché, appena arrivati, abbiamo troppa fretta di piangere.

54 commenti:

  1. Bellissima recensione, ho visto questo film e condivido in toto il tuo parere :) il punto di vista del bambino è quello che viene presentato dal regista...basta ne parlerò prossimamente da me :)

    RispondiElimina
  2. È incredibile la capacità che hai di farmi rivalutare un film.
    Ho visto Room, lunedi scorso, pensando di trovarmi di fronte al degno rivale di revenant . Già, quest'anno ,almeno fin ora, il metro di paragone è proprio il film di Inarritu.
    Esco dalla sala, però con un senso di delusione, non per aver visto un film brutto, assolutamente, ma per non aver trovato quell'empatia che desideravo trovare in un film come questo.
    Ero preparata a piangere, ad avere il cuore colmo di dolore e di gioia, a sentirmi vicino a Jack e Joy.
    Eppure, c'è stato qualcosa che ha frenato le mie emozioni.
    Si, le lacrime hanno rigato il mio volto in almeno 2/3 occasioni, ho provato un senso di pienezza e gioia la prima volta che Jack apre gli occhi e vede il mondo ( la scena più bella secondo me,quella del furgone), ho adorato quel piccoletto, che nel trailer, con quei capelli lunghi mi era sembrata una bambina, ho sperato con tutta me stessa che ci fosse il lieto fine, che quel bambino insieme alla sua ma potesse finalmente vivere la vita che era stata loro negata.
    A dirla cosi sembra che il film mi sia arrivato, però non è cosi, o meglio non fino in fondo.
    E non so spiegarti il perchè, ci sono film che hanno dietro una storia immensa eppure tu non riesci ad abbracciarli come vorresti.
    L'intero film si regge, almeno per me, su Jacob Tremblay. Io non so come sia possibile che certi bambini siano cosi talentuosi.
    Ecco, voglio che mio figlio sia la copia esatta di Jacob.
    O almeno qualcuno me lo faccia adottare!!!
    È stato bellissima la scena finale,quando tornano nel capanno. Non mi ero accorta di quanto fosse piccolo nella prima parte del film.
    Ovviamente dopo aver letto la tua recensione penso di aver trovato quel tassello che mancava per farmi amare il film:)
    Che te devo di? Grazie:)

    Ps: coincidenza vuole che io ieri abbia visto dogtooth e abbia scritto un commento che ancora non ho inviato e che, molto probabilmente, farò stasera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, lo dici a me la scena più bella?
      Dio bono, credo di averlo fatto capire abbastanza bene...
      (pensa che ho messo quell'immgine anche come sfondo di fb)

      Buffo, io non ho trovato empatia con Inarritu, sì qua. Più che empatia parlerei di forti emozioni. Insomma, bene o male sapevo come andava a finire, l'empatia completa, quella del "salvati" era smorzata.
      Però di momenti tesi ce ne sono stati tanti...

      E come seconda scena più bella citi un'altra che anche io, l'avrai letto, ho trovato bellissima...

      Ti auguro un Jack ma fatto in condizioni normali...

      Non so quale sia quel tassello ma son contento ;)

      su dogtooth, se ho capito bene, se ne parlerà

      Elimina
  3. Film splendido, e il tuo pezzo non è da meno.
    Ti consiglio, ovviamente, la lettura del romanzo.
    Il film è rispettosissimo, però risparmia qualche dettaglio: uno bruttissimo, relativo ai sette anni di prigionia di Ma' (nel romanzo, infatti, non ha nome) e altri tanto dolci, su Jack e il Fuori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' incredibile come te sia sempre così completo nell'abbinamento film-romanzo.
      E poi sai il piacere che ho nel leggerti.

      Non mi sono accorto se hai scritto di Room, semmai fammelo sapere, anche nell'altro mondo (o linkando qua)

      Elimina
  4. film molto bello fino a metà, fino alla corsa della madre e agli occhi di quel diavolo di ragazzino che la guardano dalla macchina. poi diventa bello come sono belli tanti altri film. però quel grido uscendo dal tappeto durante le prove in casa... quel grido! una delle scene più impressionanti viste in vita mia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come hai notato quel grido ha compito moltissimo anche a me, non potevo non segnalarlo.
      Quei 10 minuti Ciku, quelli del tappeto, anche a casa, dono cinema enorme per emozione, costruzione e qualità-
      A tanti la seconda parte non è piaciuta, pensa che io l'ho trovata ancora più interessante (non bella, interessante)

      Elimina
  5. Room é un film di un'intensitá dolorosa, bellissimo. Quando sono uscita dalla sala, avevo un peso enorme sullo stomaco, il peso che mi lasciano tutti quei film(rari) che mi rapiscono. La tua recensione é davvero perfetta. Sono nuova qui, ma credo che mi troverò bene :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bel primo commento Andreina

      io spero che ti troverai bene ma ti prometto che se non sarà così ti restituisco i soldi. Bevande escluse, quelle no

      Elimina
  6. Grande pezzo, e davvero un film sorprendente.
    La sequenza che citi è una delle più belle e toccanti del Cinema recente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi piace come con fermezza e sicurezza dici sta cosa amico mio.
      La penso come te.
      Così tanto che Mommy qua sopra, intendo l'immagine, era a rischio...

      Elimina
  7. Grande pezzo e grande film.
    Un film pieno di delicatezza. Una costellazione di tanti piccoli (apparentemente) grandi momenti.
    A me ha colpito molto anche la scena in cui Jack posa - quasi fosse la luna e lo storico primo passo dell'uomo - il piede titubante sul pavimento della stanza dell'ospedale, quasi fosse il suolo di un "altro pianeta" sul quale è approdato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione!
      Me l'ero appuntata scrivendo sai cosa?
      Gravity.
      Mi aveva ricordato il ritorno della Bullock
      Poi, come sempre, è finita tra le cose non messe in rece

      ottimo che lo hai detto

      Elimina
  8. Jack si meritava l'Oscar, a sorpresa, come è una (bellissima) sorpresa il film

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma poteva essere candidato??

      comunque ne parleremo di bambini prodigio...

      Elimina
    2. dice Wikipedia:


      Gli attori più giovani premiati con l'Oscar

      Tatum O'Neal nel 1974 a 10 anni per Paper Moon - Luna di carta, è la più giovane interprete premiata con l'Oscar
      Anna Paquin nel 1994 a 11 anni per Lezioni di piano
      Patty Duke nel 1963 a 16 anni per Anna dei miracoli, prima minorenne ad essere premiata

      Elimina
    3. Vedi però?
      11 anni, 10 anni, questo ne ha 6, non so se ci sia un limite, ufficiale o "morale"

      molto interessante, grazie

      Elimina
  9. Grande recensione come sempre. Tra qualche anno la raccolta delle tue rece sará uno dei libri piú belli scritti sul cinema 2000-2020. E non scherzo. Anzi ho dato questa definizione temporale perché non hai citato Paaolini. E perché per come ti conosco non l'hai citato perché ti sei scordato ma perché non hai visto "Cosa sono le nuvole", per me una delle cose piú poetiche mai scritte e filmate. Maxsará perché amo Totó, e perché lui ha fatto una scena che considero ancora una delle piú belle del cinema di sempre. E da cui secondo me il regista ha tratto ispirazione per la scena piú bella di Room. Non ti dico altro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. https://www.youtube.com/watch?v=pjlTcL8gNnM

      beh, complimenti

      non so perchè il personaggio di Davoli non sa cosa siano, non conosco la storia. Ma la citazione è perfetta

      grazie Paolo

      Elimina
    2. Perché era un pupo siciliano, un burattino,stava sempre a recitare o appeso ad un filo in magazzino ad aspettare il suo turno...comunque un giorno magari recensirai anche questo filone...
      Comunque Leila ha pianti tutto il film,che é bellissimo. Grazie per il sí

      Elimina
    3. EH, m'hai fregato, volevi solo un sì o no e me so preso il rischio.
      Anche pensando a quello che state vivendo adesso, insomma, un anno fa sarebbe stato diverso.
      Ah, ecco, ora capisco

      ma perchè non me fai una rubrica te su Pasolini...

      Elimina
  10. Perché dovemrei rileggermelo,rivedermelo,non ho la memoria che hai tu. E non ho tempo e neanche voglia. Só solo che lo ho amato come si ama a venti anni.

    Sull'anno fa hai ragione. Magari avrebbe pianto meno e io per niente...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti quoto solo la voglia, è tutto lì
      il tempo si trova per tutto, figurati recensire un film in un mese
      E certo, li dovresti rivedere, io mica vado a memoria eh, i film li guardo ;)

      (poi sì, ho anche memoria ma incide pochissimo)

      via, se ne parlerà a voce, speriamo

      Elimina
  11. Te e il cinema siete due rette parallele

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao!

      Ti rispondo subito che passavo da queste parti.
      Hai perfettamente ragione.
      L'unica cosa che mi dispiace è che essendo paralleli (perchè credo tu stia sulla parallela del cinema) non potremo mai incrociarci, mi sarebbe piaciuto conoscerti!

      Elimina
  12. Fai lo spiritoso.
    Ma io mi chiedo davvero come fai ad avere tutto questo seguito non capendoci un cazzo di cinema

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma no!

      Qui sbagli amico mio!
      Ho tutto questo seguito (quale poi?) proprio perchè io non ci capisco niente di cinema, il segreto è quello!

      ti prego, passiamo la notte insieme

      Elimina
  13. Buffone, passala con i tuoi film del cazzo la notte

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu non lo sai, ma da adolescente Hop Frog di Poe era il mio idolo.
      Mi hai fatto un complimento grandissimo amico

      Elimina
  14. ciao Giuseppe,
    solo per farti i complimenti per la splendida recensione di un film sul quale avevo aspettative non molto alte ma che mi ha emozionato, commosso e fatto piangere come non mi succedeva da tanto tanto tempo al cinema. Sento di dire che sia uno dei tuoi migliori scritti, o almeno uno dei miei tuoi scritti preferiti ;D
    P.s. I complimenti sono anche da parte di mia madre che ha apprezzato molto la tua recensione ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, uno di quei commenti ai quali oltre che ringraziare non posso fare altro.

      Un abbraccio alla mamma e i complimenti per aver tirato su un figlio così a posto, intelligente, curioso e anticonformista.
      Anche se a mio parere du sveglie tocca dattele, ma se vengo giù ce penso io

      Elimina
    2. So io che ringrazio te (no per le sveglie però eh ahahah)

      Elimina
  15. "Passala con i tuoi film del cazzo la notte"

    Bellissime parole, c'è poco o nulla da aggiungere per farti un complimento.

    Mi sa che ho fatto bene a vederlo perché un film così deve passare il girone, per forza.
    Un po' mi ha spiazzato il focus di tutta la vicenda, insomma ero sorpreso di scoprire la liberazione di entrambi già a metà film, io mi aspettavo un'altra ora di tentativi di fuga, di un climax di tensione ed abusi fino ad un epilogo (ahimè devo ammettere) tragico.

    Invece no, con la brutale forza di chi rinasce una seconda volta vengono spazzati via i miei schemi mentali, dei banali clichè, e, con la delicatezza di un bambino che scopre il mondo, si parla di amore e comunque di sofferenza.

    Ma riflettendoci bene, io mi sento di dire che è stata molto più dolorosa ed anche empatica la seconda metà del film:
    un padre che nega lo sguardo a suo nipote,
    una ragazza che scopre che il mondo è andato tranquillamente avanti senza di lei
    una madre che non sa come aiutare sua figlia che non è rinchiusa in un posto inaccessibile, è semplicemente lì davanti a lei, è libera, ma piange disperata

    Sì sono spiazzato perché è stato molto doloroso, ma un dolore non da storia di telegiornale ma molto più intimo, molto più vicino e molto più fitto.

    P.S. Grandissime righe le tue, la citazione che hai trovato di dogtooth è geniale, non ci avevo minimamente pensato


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, sarà molto dura che passi il girone, troppo giovane ancora, gli altri sono nella storia, grande o piccola, recente.
      Guarda, a me ha spiazzato da morire quella cosa, io come te prima non mi informo su niente e mai mi sarei aspettato un'uscita, o quantomeno così presto.

      Non sai quanto mi faccia piacere che te la pensi come me, ossia che la seconda parte è eccezionale come e quanto la prima (più?). Ho risposto a tanti commenti, qua e su filmtv, ho letto tante recensioni o minicommenti ed ho trovato un 95% di persone che dicono che il film nella seconda parte o crolla o diventa immensamente retorico.
      Secondo me c'è tantissimo pregiudizio in questo, la prima parte è orginale, nuova, una parte se ci pensi che gioca sul mettere (piccolo spazio, inventiamoci più cose possibili). La seconda è sul togliere (tante cose, tanto tempo, le asciughiamo), molto più difficile, molto più vista e stravista.
      Secondo me le dinamiche psicologiche e le cose interessanti della seconda parte non si contano ed io l'ho trovate quasi perfette.
      Ma è un secondo tempo senza appeal per la gente.
      Contento che da uno come te che analizza la scrittura viene fuori sto parere concorde.

      Guarda, la cosa incredibile è che quella citazione, mezza intuizione, è venuta prima, non dopo.
      Io ci vedevo tanto di Dogtooth sin dall'inizio, quando è successa la cosa del dente è stata una cosa, che ne so, tipo che allo stesso tempo "sapevi" ma ti sembrava impossibile potesse accadere.
      Io sono sicuro che il regista ha visto Dogtooth e l'ha citato.
      Anche perchè, francamente, quella cosa del dente è forzatissima e nemmeno incastrata alla grande se ci pensi

      ciao!

      Elimina
  16. Ho visto un paio di giorni fa ROOM.
    A posteriori, leggendo i tuoi pensieri su questa magia, posso dirti che la scena in cui Jack, sul furgone, si scopre al mondo, è qualcosa che non avevo mai visto nè provato prima guardando un film.

    Quella è LA scena.

    Mi ha inondato, trapassato da parte a parte lasciandomi con il cuore in gola e il respiro strozzato.
    Il piccolo grande Jacob Tremblay assolutamente indimenticabile.


    "E questa non è una scena da descrivere, non è un volto da descrivere". Hai ragione, è una scena da assimilare, e tenere per sè

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Harold, è la scena dell'anno.
      E una delle più belle che abbia mai visto.

      "Mi ha inondato, trapassato da parte a parte lasciandomi con il cuore in gola e il respiro strozzato."

      ecco, te hai citato me ma io cito te

      è stato quello

      Elimina
  17. L'ho visto ieri sera ...
    mi è successa una roba strana che tu poi riuscirai sicuramente a chiarire come sempre ...nel senso che avendo visto e letto ciò che hai visto e letto e ne hai scritto così bene ( tanto da superare o meglio sopperire alle mancanze ...) troverai il modo di giustificare i miei ....non so nemmeno se chiamarli dubbi ....le mie sensazioni ....mancate ...boh...

    intanto è praticamente impossibile non essere d'accordo con te su quella voce off ...poi oltre alla scena della "foto" l'altra scena del ritorno , ma sopratutto la sua frase "...senza porta non è stanza .."
    questa frase ha per me il doppio valore di confermare quella sensazione strana che dicevo all'inizio di leggera insoddisfazione ed allo stesso tempo di struggente realtà , e te lo dico subito , a dispetto di tutto ciò che accade nell'intero film sono le uniche due scene per me davvero "struggenti" , e questo ti fa già capire che ho avuto problemi nell'approccio .....
    dopo i primi momenti inizia un percorso talmente perfetto nella sua follia che non ti stupisci più di nulla ...ecco questa è la sensazione che ne ho ricevuto ...ma è molto difficile da descrivere senza essere fraintesa
    di fatto non è possibile non menzionare la bravura dei due protagonisti , la ricostruzione meticolosa " di stanza " , perfetti i personaggi di contorno , nonni , giornalisti , e l'agente ...
    PERFETTO
    e quindi dov'è il problema ?
    è possibile trovare nella perfezione una mancanza ?

    RispondiElimina
  18. ...insomma quello che dici tu è tutto vero , se preso a sè , nel senso che se io avessi letto il tuo post non come recensione ma come racconto , come testimonianza di un fatto che putroppo sappiamo bene essere accaduto , lo avrei letto , come poi di fatto l'ho letto, con emozione condividendo parola per parola ed immaginandomi il tormento e l'inventiva di questa madre che riesce a compensare la mancanza del mondo per il proprio figlio
    poi però la realtà prende il sopravvento e ti dirò ...troppi particolari incastrati per benino , troppi dubbi lasciati in sospeso , e alla fine bisogna solo che mi concentri su Jack e ...via ...è un buon lavoro se guardo a lui e ad un mondo che non c'è , per fortuna diremmo noi ....ma il resto c'è ...sua madre arriva da qua .... e "c'era solo una porta a fare stanza "

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahah, sai che forse ti ho capito pochissimo Dolly?
      Uff, l'ho riletto tante volte ma non capisco del tutto quello che volevi dire...

      ad esempio sto passaggio

      "poi oltre alla scena della "foto" l'altra scena del ritorno , ma sopratutto la sua frase "...senza porta non è stanza .."
      questa frase ha per me il doppio valore di confermare quella sensazione strana che dicevo all'inizio di leggera insoddisfazione ed allo stesso tempo di struggente realtà"

      ma anche la parte finale del commento che, credo, si unisce a questa parte sopra

      "è un buon lavoro se guardo a lui e ad un mondo che non c'è , per fortuna diremmo noi ....ma il resto c'è ...sua madre arriva da qua .... e "c'era solo una porta a fare stanza ""

      arrischio una risposta ma probabilmente non c'entra un cazzo

      te hai visto il cinema dentro room

      e quando uno vede il cinema è pericolosissimo

      mi spiego

      quando uno vede i fili del cinema in film appunto cinematograficamente bellissimi, che so, quelli si Scorsese, niente di male, anzi, è un bene.

      Già durante ti viene da dire "questo è cinema allo stato puro, che bello"

      quando invece un film i fili del cinema li vuole nascondere, farti entrare completamente in empatia con lui, farti star dentro, soffrire, emozionarti e tutto quello che vuoi facendoti dimenticare che è un film, ecco, lì invece quando inizi a vedere il cinema è un casino, ti crolla tutto

      e te forse hai visto troppo cinema dentro room . E in un film come questo è un male

      mi viene l'esempio di Revenant

      ecco, quello è un film che se lo vedi come cinema è un capolavoro. Se invece provi a viverlo (come voleva inarritu) niente, non ci riesci, rimane un grande spettacolo visivo con una forza centrifuga dall'empatia

      Elimina
  19. ...dunque ...si ...immagino che sia stato un casino "leggermi"..
    allora potrei rispondere subito con una battuta , tanto per alleggerire , e cioè io quando guardo un film vedo il cinema ...per forza ....
    ma sarebbe una risposta a cazzo , della serie voglio fare la cretina ;)
    in questi giorni ho risposto sul sito ad una osservazione in cui mi si diceva ( riassumo ...) che non mi sono lasciata trascinare sufficientemente dalle emozioni ..altro modo per dire la stessa cosa ...ed io ho risposto che (purtroppo? ) negli ultimi anni scopro di essere più esigente proprio con certi film , ma forse lo sono con tutti poi, solo che al grosso del pubblico fa più specie che una persona non sia in grado di tralasciare certi dettagli vedendo film simili in cui è indiscutibile la bravura di ragista ed interpreti ,e dove la storia è talmente ....straziante ...da commuovere chiunque .

    tornando alla battuta iniziale di fatto è pur vero che io lo "vedo" sempre il cinema , per non cercarlo dovrei mettermi lungo una strada , in un bar, in un ristorante , in un qualsiasi lugo pubblico ed osservare , senza filtri ( che è poi quello che spesso mi trovo a fare ..) , ma per qualsiasi operra ,lavoro, e proprio per ciò si chiama lavoro, è di fatto cinema , che ti piaccia o meno , il fatto che " l'illusione " del momento riesca bene fa la differenza tra un lavoro mediocre, disctreto, buono , ottimo , capolavoro; questo indipendentemente dal fatto che mi si racconti di una tragedia o di altro , sempre di storie costruite parliamo .
    in certi casi è sufficiente una stupidaggine a far sì che qualche cosa guasti l'atmosfera , un piccola incrinatura , e non è detto , anzi credici se vuoi, che uno stia li a cercare col lanternino ; lo dimostra il fatto che a volte in tutta onestà si dice , toh, non so cosa sia ma mi son fatta prendere tanto che mi pareva tutto vero mentre appunto altri poi ti fanno notare particolari che nemmeno avevi visto,e questo è "cinema".


    RispondiElimina
    Risposte
    1. non per forza il cinema del dolore o quello straziante è quello che nasconde meglio i fili del cinema.
      Il cinema del coinvolgimento può essere in qualsiasi genere.
      Il fatto è che se in alcuni film entrarci dentro è obbligatorio in altri è accessorio o, addirittura, non richiesto.
      Room credo sia una via di mezzo.
      Poi ci siamo anche noi.
      Nel senso che più film vediamo più, purtroppo, acquisiamo maggior consapevolezza ed esperienza filmica perdendo fascinazione e capacità di perdersi.
      Io mi emoziono spesso col cinema eppure, forse anche per il fatto che ne scrivo dopo, la mia parte analitica difficilmente si spegne.
      E allora devo fare un pò la "tara" di tutto, unire l'emozione alle analisi più dettagliate, cercando di non pendere troppo da nessuna delle due parti. Ma mi sono accorto che quando pendo dalla prima parte vuol dire che il film mi è piaciuto da morire, quando pendo verso la seconda meno ;)

      Elimina
  20. ..poi potrei entrare nei dettagli ..ma non so nemmeno se poi servano a qeusto punto perchè credo ti farebbero gridare ...o quantomeno mi ripeteresti che sono dettagli di "cinema" che in questo contesto ammazzano il film..
    però per finire mi allaccio al tuo esempio a cui sinceramente non avrei pensato ..a quel Revenant...ecco per me li sotto un certo punto di vista è succesasa la stessa identica cosa ...anche se siamo già in un altra atmosfera in cui ci si potrebbe permettere ( di fatto si è permesso ...) di spaziare ancora di più nella fantasia , nel surreale , nel sogno ,nell'epica ( in Room non ci poteva essere spazio diverso dalla nuda e cruda realtà , almeno per come ha impostato il film ...) dicevo , in Revenant quello che mi fece abbassare il voto , l'incrinatura di cui parlavo prima , è stata proprio la parte di "cinema ", mentre tralasciando quella, tutta l'emotività scatenata dai personaggi ed in particolare il rapporto unico tra padre e figlio , quel padre e quel figlio, è stata PERFETTA !
    mentre tu mi dici che secondo te guardandolo come cinema sarebbe stato un capolavoro ....io ad un certo punto ero davvero in estasi , presa , lo vivevo eccome ...
    alla fine della fiera insomma un film è "cinema" e come sempre , a parte il solito discorso della soggettività con cui guardiamo , sono tanti mattoncini che compongono l'opera , e tra ciofeca e capolavoro in mezzo ci stanno varie gradazioni di valutazione , come sempre .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma che buffa cosa...
      Ho citato un film che ci stava alal grande nel tuo discorso ma...per motivi opposti.
      Ahaha ;)

      no no, per me, appunto, è stato proprio il contrario.
      Però sì, hai ragione, Room, e mi riallaccio alla parte sopra, aveva ancora più bisogno di verosimiglianza e di empatia. Anche Revenant tantissimo sì, ma potrebbe piacere anche facendone del tutto a meno

      Elimina
  21. ...ahh a proposito di lavoro fatto bene...
    in film di questo tipo in cui un bambino è protagonista , e che protagonista!, io non posso fare a meno di far notare ancora di più " il lavoro" del regista , perchè se con un adulto o anche con un adolescente , è possibile esporre il quadro generale del raconto , ed ognuno è in grado a quel punto di metterci del suo ( magari in certi casi è addirittura un arma a doppio taglio perchè il "pensiero" dell'attore potrebbe non conbinare con quella del registamentre in altri casi viene fuori un connubio sensazionale ...) , con un bambino così piccolo tu devi saper gestire ogni suo gesto , epsressione , movimento ,sguardo , ecc., e portarlo dove vuoi tu , e hai volgia parlare di sistinto innato o dono , lui per istinto farebbe la qualsiasi ; servono davvero le palle per tirare fuori scene simili !!!
    e lo dimostra poi il fatto che tanti bambini crescendo non valgono più nulla come attori !!!

    RispondiElimina
  22. Recensione scritta superbamente, per una pellicola davvero bellissima e struggente, che cambia pelle ma che non cede mai ne di ritmo ne di coinvolgimento. Bravissimi gli interpreti e bellissime diverse sequenze che rimangono impresse.

    Abrahamson col suo film precedente Frank non mi aveva convinto del tutto (lo dovrei rivedere), ma qui centra direttamente il bersaglio, bellissimo tra l'altro il tuo rimando in rece a Dogtooth col dente ;)

    Voto: 8,5

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei allora d'accordo che la seconda parte, bistrattata da tutti, non sia assolutamente inferiore alla prima.
      Ovvio che la prima "è Room".
      Ma era la seconda la più difficile da gestire.
      E secondo me sono andati alla grande

      beh, sulle sequenza c'è La Sequenza, una delle più grandi dell'anno

      devi vedere anche Garage suo

      (e io Frank)

      guarda, a me il richiamo è venuto "facile" ed immediato. ma vedo che non c'è da nessuna parte e tutti mi dicono bravo

      ahaha, accetto il bravo allora

      Elimina
  23. Assolutamente si, due parti diversissime tra loro ma per come sono e vogliono rappresentare perfette entrambe, si può prediligere l'una all'altra ma la qualità e il ritmo non vengono meno, e nella seconda parte era difficilissimo.

    Si la scena che per la prima volta nella vita il bambino vede il fuori, ciò che si era immaginato e aveva visto solo in tv è memorabile ;)

    Dovrei vedere Garage e rivedere Frank, perchè ho la sensazione di non averlo apprezzato appieno, ma il film vale.

    Il bravo te lo meriti tutto fidati! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di Frank mi parlò benissimo Chiara (Scura) e di lei c'è da fidarsi...

      riguardo la scena, se mai farà una classifica a fine anno, questa per me è sul podio ;)

      ahah, grazie

      Elimina
  24. Visto oggi...mi ha lasciato un senso misto di claustrofobia e angoscia per ben mezz'ora dopo aver finito la visione. Forse per essermi immedesimata troppo nella storia, o forse per avermi ricordato la storia allucinante a cui è ispirato il film -il caso Fritzl- che quando uscì sulle cronache mondiali mi sconvolse tanto da darmi incubi notturni...un padre che tiene segregata la figlia per 24 anni, la violenta, la mette incinta e la costringe alla prigionia con tre dei figli frutto dell'incesto mentre altri quattro li porta in casa a vivere con lui e la moglie-madre della sequestrata...orribile. A parte questo ricordo terribile, mi è piaciuto molto questo film. Dall'inizio ho pensato che il bambino in realtá fosse la bambina, a cui la mamma aveva dato un nome e un identitá da maschio per salvarla da eventuali idee malate del suo rapitore...mi sbagliavo vabbè. Grandi attori, la mamma e il bambino, e ti dirò a me la voce narrante del bambino non mi è dispiaciuta, mi ha dato un pò piú idea dell'immaginazione e della sconfinata fantasia che sviluppa(e probabilmente salva) un bimbo nato e cresciuto in uno spazio di sette metri per sette. Son d'accordo sulle due scene fortissime, quella della prova della fuga con il tappeto, quell'urlo straziante, e la scena nel cassone del pickup...bellissime da piangere. E sulla scena della casa assediata da curiosi fan e reporter al ritorno dei due eroi mi è scappata l'esclamazione a voce alta “che mondo di m....” che il mio ragazzo che non guardava il film mi ha guardato basito pensando che fossi definitivamente “andata”. Grazie. Mi stai regalando delle perle. Ti voteró come prossimo presidente, ti venisse mai idea di candidarti :D
    Ora vado a vedermi Garage. Un saluto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sì, anche io vissi molto il caso Fritzl (e anche quello Krampusch che per certi versi lo ricorda più per altri meno) essendo purtroppo appassionati di cronaca nera, serial killer etc...
      Ho visto tanti documentari su questi argomenti.
      No, ma guarda che quella cosa del bambino/a è voluto eh, ci siamo cascati in tanti.

      se mi scrivi così vuol dire che criticavo la voce fuori campo (non ho voglia di rileggermi ;) ) ma sì, va vista come libertà, unico modo di evasione, un pò come quella in Mare Dentro o come la farfalla che vola via dallo scafandro nell'omonimo film

      la scena madre rimane per me una delle scene più grandi di questi anni. Nascere a 10 anni, come uscire dal corpo della madre per la prima volta a quell'età e vedere il mondo, quel mondo che ti avevano solo raccontato

      beh, potevi fare vedere il film anche a lui no? ;)

      garage molto più piccolo, umile, non certo un capolavoro. Ma tanto dolce

      grazie a te!

      Elimina
  25. Altro recupero di questa settimana (eh sì sto tornando a vedere film, miracolo smart working che mi fa alzare un'ora più tardi insieme a una firestick che mi permette di vederli direttamente sulla mia obsoleta tv).
    è un film che avevo accuratamente evitato, un tema che mi scombussola troppo, complice però la scadenza su prime video mi sono imposta di vederlo.
    Mi aspettavo altro, mi aspettavo un "massacro" psicologico, mi aspettavo di vedere una protagonista alle prese con una sorta di sindrome di Stoccolma, mi aspettavo un film straziante.
    Invece no.
    Mi trovo davanti a due occhi nuovi che vedono il mondo, che ne hanno paura e ne restano affascinati allo stesso tempo. A un figlio che salva la mamma, in tutti i modi in cui può farlo.
    Mi trovo davanti a un film tutto sommato dolce, che ti fa intuire l'orrore, ma si sofferma sul fatto che l'orrore vero sia il "dopo", sia tornare alla "normalità". Quello che di solito è la fine di un film diventa il nodo centrale, ed è sviluppato in maniera convincente, a mio parere.
    Anzi, in un certo senso ho provato molta più empatia per la Joy fuori dalla stanza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. l'incredibile ritorno di Tullipannnnnnnn (ho visto che hai commentato anche altro, poi verrò)

      hai ragione, il film non ha quel taglio, anche perchè vuole raccontare il "bello" di esperienza così terribili, vedere la speranza
      mi fa pensare a quel capolavoro che è Hope, un film dalla trama quasi insostenibile eppure tutto basato sugli aspetti più positivi (del resto il titolo lo dice)

      e hai ragione, a volte è più difficile il dopo, il mondo reale, di quello apparentemente più inumano
      mi fa tornare in mente The Hurt Locker, con quel militare disinniescatore di mine che si trova perso nel supermercato quando torna

      e anche io ho apprezzato molto che metà film fosse sul dopo, con una storia del genere quasi tutti sarebbero rimasti sempre là dentro

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao