29.9.17

Recensione: "Kotoko" - Orientarsi a Oriente, viaggio nel cinema asiatico - 1 - di Claudio Cappannari


Claudio è un amico.
Claudio è una persona buona, quasi un ossimoro con gambe e braccia tanto è schivo quanto simpaticissimo.
Ma, fuor di vita, quello che ci interessa in questo contesto è che Claudio è uno dei più grandi esperti di cinema orientale italiani nonchè subber ("sottotitolatore") di tanti capolavori di quelle latitudini.
Gli ho chiesto se se la sentiva di fare una rubrica.
Se l'è sentita.
Questo il primo appuntamento

In quest' opera Tsukamoto si discosta (ma non del tutto) dai territori metropolitani per avventurarsi nei meandri della mente. Oltre al proprio inconfondibile stile, il regista ci regalerà un vero e proprio one-woman-show grazie alla straordinaria interpretazione della cantante Cocco, che donerà corpo, mente e voce al personaggio di Kotoko, oltre che occuparsi della scenografia e della sceneggiatura, scritta a quattro mani col regista. 
Il film si apre con una bambina che danza sola in riva al mare, questa sarà l'unica scena realmente idilliaca e spensierata, perché di colpo saremo catapultati nella vita presente di Kotoko, interrotti da quell' evento traumatico indefinito che probabilmente è all'origine dei suoi problemi. 
Kotoko è il titolo del film, ed in effetti Kotoko non solo è presente costantemente, ma tutte le immagini che vedremo corrispondono alla sua visione ed ai suoi pensieri. La camera a mano instabile mostrerà tutto il suo disordine e la sua fragilità, e questo movimento ai limiti, o oltre, del fastidio ci accompagnerà per tutto il film, senza tregua saremo continuamente sballottati nell' inquadratura, così come una persona con problemi psichici è costretta a convivere ogni singolo secondo con la sua condizione. A questa atmosfera contribuisce enormemente anche il montaggio sonoro, con l'amplificazione di suoni stridenti e rumori, e la location: il caseggiato di cemento in cui vive Kotoko, ricorda i cunicoli di "Haze", altro labirinto mentale costruito da Tsukamoto. 


Per un'ora e mezzo ci troveremo a vivere la vita di Kotoko insieme a lei, vivremo il suo distacco e la sua insicurezza in un mondo che sente alieno, rappresentato dalla sua "visione doppia": di ogni persona che incontra vede anche una sua controparte negativa e minacciosa, e non riesce a distinguere quale delle due sia reale. Questa debolezza è anche alimentata dai telegiornali che divulgano continuamente notizie di cronaca nera. 
Non riuscendo a trovare sostegno negli altri, Kotoko deve contare solo su se stessa, ed anche qui avremo un dualismo nei metodi che ha sviluppato: l'autolesionismo e il canto. Praticato nelle stanze più buie della sua casa il primo, e all' aperto in scene luminosissime il secondo. Ma in entrambi i casi il sollievo sarà momentaneo e illusorio. 
Non è tutto, ad aumentare ancora di più il senso di inadeguatezza di Kotoko c' è il fatto che non è sola: ha un figlio ed è una madre single. E non c' è cosa più devastante che avere una responsabilità così grande senza essere minimamente in grado di saperla gestire da sola. Talmente devastante da arrivare ad avere il più terribile dei pensieri per una madre. Di conseguenza il figlio sarà affidato alla sorella di Kotoko, che vive in riva al mare, come nei suoi sogni di bambina. La visita che farà a suo figlio, in una scena quasi bucolica, nonostante sia uno scorcio di vita apparentemente felice, nasconde tuttavia il profondo disagio per via di un figlio che non la riconosce più e dei parenti che nei gesti tradiscono una certa diffidenza. 
Per risollevarsi serve uno scopo e questo per Kotoko diverrà il riprendersi l'affidamento del proprio figlio. Contemporaneamente farà la comparsa nella sua vita uno scrittore, interpretato dallo stesso Tsukamoto, che la aiuterà a raggiungere la tranquillità e la stabilità. Frequentazione che culminerà in un bellissimo piano sequenza in cui lei si esibisce nel canto per lui e, per la prima e unica volta nel film, la macchina da presa "uscirà" dalla mente di Kotoko, per sostituirsi allo sguardo dello scrittore. Ma è veramente così? Perché la sua comparsa ha un tempismo talmente perfetto da pensare che sia una costruzione mentale di Kotoko, una sorta di ancora di salvezza generata dallo spirito di conservazione. Non a caso questi sparirà nel nulla una volta che Kotoko riavrà la custodia del figlio ed una apparente stabilità mentale, rigettandola nel baratro della follia, e questa volta definitivamente, mostrando come la propria mente è una prigione senza via d' uscita, e lei ne rimarrà schiacciata, come noi saremo schiacciati sul suo primo piano in una scena estremamente drammatica (con un precedente ammiccamento all' amato Cronemberg), con un montaggio di immagini e musica bellissimo e straziante allo stesso tempo. 


Immagini e mente che imploderanno in un "puro vuoto bianco", bianco che è simbolo sì di purezza, ma anche di lutto. Anche in questo caso non sapremo se il gesto abbia avuto le estreme conseguenze o meno. Quell' origami lasciato sul tavolo ricorda il finale di "Blade Runner", ma contrariamente al film di Scott non lascia supporre ciò che sia successo, anzi alimenterà ulteriori dubbi su cosa sia reale o meno. 
Approfondendo si può anche rilevare una riflessione sul rapporto autore/opera (già presente ad esempio in "A Snake of June") attraverso il personaggio dello scrittore, interpretato dallo stesso regista e autore (nel film) di un romanzo intitolato Bullet Ballet, omonimo di una propria precedente opera. L'identificazione attore/autore è inevitabile e trova sua conferma nel già citato piano sequenza in cui la visione del personaggio va a coincidere con quella del regista stesso. Per cui è possibile dare anche un'interpretazione del film come una rappresentazione del processo creativo, con tutti i suoi ostacoli, ripensamenti, vicoli ciechi, adorazione della propria opera mista a sofferenza nel generarla. 
Il film si chiuderà con Kotoko che si allontana dalla finestra, altra interfaccia col mondo esterno che rimarrà inaccessibile a lei, e in cui ritorneremo noi, dopo questo viaggio nella disperazione e negli abissi più bui della mente. 

54 commenti:

  1. Visto un botto di tempo fa, ricordo che mi era piaciuto molto. Questa recensione mi ha fatto venire voglia di rivederlo 😬

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    1. In ogni caso la costante ambivalenza, mai totalmente definita, delle situazioni rende unica ogni visione.
      E' il classico film che vedi con sfumature ottimistiche o pessimistiche a seconda di come ti senti tu al momento della visione :)

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    1. Grande sì :) E purtroppo col "declino" di Ghezzi ci siamo persi pure la distribuzione italiana.

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  3. Ti riassumo quello che ho pensato nei primi 20 minuti (forse anche 30): "uccidete il bambino, uccidete la madre, uccidete il regista". Già, perchè quella telecamera che balla è insopportabile, il pianto del bambino è insopportabile, la pazzia della madre è insopportabile.
    E la situazione non migliora, eh? Ho trovato moltissimi buchi di sceneggiatura, il piano sequenza che tu hai amato tanto io l ho trovato di una noia indicibile: Troppo, troppo lungo (anche se, come scriverò sotto credo sia il focus del film e quindi ci stava)
    Non sono entrata in empatia con Kotoko nonostante il film fosse incentrato su di lei e su una questione molto delicata come la malattia mentale.
    Insomma un flop per me.
    Però, a distanza di 2 giorni, a mente fredda e a seguito della lettura della rece, forse dovrei rivedere il mio giudizio.
    Il film non mi piace, questo rimane.
    Però sono riuscita a dare delle letture diverse. Ad esempio non capivo minimamente perchè lo scrittore fosse così tanto legato a Kotoko e te mi hai illuminato scrivendo che forse lui non è mai esistito, si trattava semplicemente di una proiezione della mente di lei. Le forchettate poi, probabilmemte, erano il modo per distinguere la realtà dall'immaginazione.
    C è da dire che il momento di svolta, il momento in cui lei "guarisce" è proprio quello in cui canta in casa, cosa che non aveva fatto mai prima.
    Per comprendere questo film credo sia importante conoscere la storia di Cocco (visto che è autobiografico).
    Kotoko/Cocco sta bene solo quando canta, quando esprime le sue emozioni attraverso la voce, i demoni che ha nella sua mente sembrano non farle visita in quei momenti.
    Sapere che una ragazza così promettente, bella, e con tutta la vita davanti ha passato o sta ancora passando tutto quello che il film mostra è molto triste. Anche se l'ultima scena, dove lei si affaccia alla finestra, mi dà un po' di speranza. Io credo che riconosca il figlio, in un attimo di lucidità che forse non durerà a lungo o forse la lucidità c è ma non riesce ad uscire fuori. Ciò mi fa pensare e sperare che con l'aiuto delle persone care, con l'affetto di queste, il loro sostegno forse è possibile affrontare e sconfiggere i propri demoni.



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    1. Tutto il montaggio è volto ad amplificare questo senso di insopportabilità, poi ognuno ha i suoi livelli di tolleranza, Tsukamoto non è un regista facile da digerire. (comunque il pianto del bambino è normale sia insopportabile, pensa quelli veri :D )
      Così come per la sceneggiatura, quelli che per te (o altri) appaiono legittimamente come buchi, io invece li considero "spazi di interpretazione", come sopra, dipende dal livello di tolleranza di ciascuno. Le forchettate sono un modo infantile, perché semplice (elaborato da una mente sconvolta), di tenere a distanza il prossimo, ciò che si teme: adesso non ci ho badato, ma ripensandoci, mi sembra che lei non venga mai fisicamente toccata da nessuno , di reale perlomeno a parte il bambino.
      Riguardo la storia di Cocco, sì può essere importante ma non indispensabile, anche perché è solo un punto di partenza, poi Tsukamoto comunque si adatta per dire quello che vuole lui. E' importante sicuramente come ulteriore riconoscimento a lei, per il coraggio di mettersi a nudo, come aveva già fatto del resto. Adesso non ho voglia di fare troppe ricerche, anche perché non sono semplicissime da trovare: da quel che so già lei dovrebbe stare bene adesso, forse dovrebbe anche aver ripreso la carriera di cantante (anche solo qualche apparizione), credo il periodo peggiore sia limitato intorno agli anni 2000, poi aveva vissuto quasi da eremita a Londra mi pare, comunque collaborando con artisti emergenti per dar loro una mano, quindi lodevole per questo.
      Come dicevo nel commento sopra, la visione più o meno ottimistica dipende più dal nostro sguardo. Io ad esempio tutta sta speranza non l' ho vista alla fine :D però appunto, il finale è aperto anche alla tua interpretazione.

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    2. No, mi piace di più la mia interpretazione delle forchettate :D

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    3. Ah no, mi sbaglio, mi viene in mente ora che proprio in occasione di una forchettata, lo scrittore le afferra il polso. Poi bisgona vedere se è reale :D

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    4. "No, mi piace di più la mia interpretazione delle forchettate :D"
      A ognuno la sua: più interpretazioni per tutti :D

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  4. La telecamera traballante qui mi blocca, in 10 minuti mi sento come dopo una notte brava di sbronza, con tanto affetto in cuore da voler abbracciare pure un gabinetto.

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    1. Da ubriachi meglio abbracciare un gabinetto che andare con un cesso

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    2. Ci sta, ci sta (pure il cesso :D ). Forse allora si può provare a vederlo già in sbronza, così magari va in controfase e si vede come una ripresa fissa :D

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    3. A sto punto consiglio di vederlo sia da ubriachi che con un cesso sul divano

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    4. Anche se per vedere un film non c'è niente di meglio che il contrario, sobri e con una bella ragazza vicino

      oddio, poi è difficile vederlo il film ma per il cinema si fa tutto ;)

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    5. Eh no, in quel modo non vale: poi rischia di diventar bello pure birdemic. Con la scena dell' applauso poi ahaha

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    6. in effetti in quelle situazioni film come birdemic sono il top, sono i film perfetti da metter su

      se poi riesci a guardare proprio durante scene come quella sei un uomo fortunato

      in tutti i sensi

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    7. "Forse allora si può provare a vederlo già in sbronza, così magari va in controfase e si vede come una ripresa fissa :D"
      Questa è geniale. Proviamo!

      ...più tardi...

      Nuooo Burp burp BURP ssssSSSPLAAAASQQQQHHHH

      (almeno così: https://www.youtube.com/watch?v=8QjrBjdb2T8 )

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    8. Ahah in effetti c' è il rischio che invece vada in concordanza di fase, e allora l' effetto è doppio :D

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  5. purtroppo non sono riuscito a vedere -problemi di tempo- i film seguenti al cazzotrapano e alle ragnodonne, che peraltro apprezzai molto in quanto cinepoetica cyberpunk.

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    1. Questo merita molto, te lo consiglio anche in virtù del fatto che se sei passato dalle parti del cazzotrapano, l'ipercinetismo della camera non ti crea fastidio :) però qui come potrai aver intuito, niente cyberpunk.

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    2. ma quale fastidio, m'aggrada assai il movimento. Colgo l'occasione per chiederti tra tutta la filmografia, eccetto tetsuo e hiruko, cosa mi consigli ? proprio kotoko? grazie

      emmeggì

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    3. A Snake Of June è probabilmente il suo migliore, subito dietro Kotoko e Vital. A me piace tantissimo anche Tokyo Fist. Comunque Kotoko, se vuoi posso dartelo su facebook, quindi è il più immediatamente reperibile :D

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    4. Appena visto! Bellissimo, ancora più apprezzato dopo aver letto la storia di Cocco e del film. Mi piacerebbe approfondire la conoscenza di questa cantante...Grazie, Claudio
      Emmeggì

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    5. Purtroppo come detto le informazioni non sono semplici da trovare, giustamente, credo. Bisogna un po' ricostruire il mosaico scandagliando parti di informazioni qua e là. Per quanto riguarda la parte artistica su youtube si trovano diversi concerti live.
      Proprio prima di chiudere il commento, per scrupolo ho provato a fare una ricerca, ed ho trovato un'interessantissima intervista a Tsukamoto riguardo il film e Cocco, su asianfeast: http://www.asianfeast.org/sticky/tsukamoto-shinya/

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  6. Bhe deve essere proprio un "capolavoro del cinema orientale" questo Cartoccio hmn scusate Kotoko.
    Se lo consigliate pure di vederlo sbronzi e in compagnia di un cesso!
    Che fosse un film non da coca cola pop corn e rutto libero l'avevo intuito leggendo la rece.
    Comunque volevo sapere ( se potete dirmelo) dove ci sono i film con le donne ragno perchè nel mio passato mi sembra di ricordare qualche scena vista alla tv di ragni enormi con la testa da donna cinese o giapponese (non son capace di vederne la differenza scusate) mentre per il cyber trapano del cazzo forse vi riferite a the iron man (non quello della marvel)mi sbaglio?
    Un altra cosa se potete aiutarmi, volevo vederlo in streaming con sottotitoli in italiano a gratis (son vergine di tale metodica) solo che ad un certo punto il programma ti chiede di registrarti e vuole anche una carta di credito io gli ho messo i dati di una prepagata ricaricabile sembra che l'operazione vada a buon fine ma comunque non riesco ne a vederlo ne a scaricarlo mi chiede sempre di registrarmi.
    O altri "portali" ti chiedono dopo un pò dei pacchetti in abbonamento..
    Dove sbaglio...?
    Saluti
    Max

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    1. Ciao Max, il film con le donne ragno è Hiruko The Goblin, sicuramente un film minore del regista, ma un po' troppo bistrattato forse. Per il trapano sì, ovviamente Tetsuo, è una delle scene cult :)
      Per i siti di streaming assolutamente lascia perdere questi che richiedono una carta di credito, anche perché il più delle volte non hanno nemmeno i contenuti che hai cercato (sono pagine generate in automatico con descrizione del film e tutto).
      Nei siti di streaming che "funzionano" non c' è però, i file sono stati rimossi.

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    2. Grazie Claudio.
      Ciao
      Quindi per poterlo vedere dovrei scaricarlo da siti tipo torrent...anche se adesso che ricordo l'ultimo sito che ho visitato era cinesuggestioni e qualcosa ..
      e mi dava una barca di film tra cui anche questo ,mi sembra non ti faccia scaricare il download ma ti fa vedere il film con i sottotitoli però ti devi registrare , ho pensato fosse un problema di carta di credito ( non vogliono le prepagate bho?)
      In Dvd lo trovo d'importazione e in lingua originale (non ricordo neanche se ha i sottotitoli in inglese)però non mi attira poi cosi' tanto...
      Buona giornata

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    3. Infatti non è stato distribuito in Italia, si trova l'edizione con i sub inglesi.
      Cinesuggestions è uno dei siti che non richiedono carta di credito, forse il tuo era un link col nome simile per ingannare probabilmente. Il loro link streaming non era funzionante, non ho provato quello del download.
      Tu non hai facebook, giusto? Altrimenti si trovava il modo di fartelo avere :) se sei pratico di torrent lo trovi anche da solo.

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  7. No non ho mai scaricato niente!Comunque era Cinesuggestions archivio blog ecc..
    Son riuscito a scaricarlo e pure Old boy ....poi ho provato con altri due film ma mi da errore di memoria.
    Peccato!
    Forse con questo pc posso scaricare fino a un massimo di megabyte bho?
    No non ho facebook.
    Adesso non ho piu' scuse per non vedere Kotoko e Old boy ...mi devo solo procurare i pop corn e la Cola.
    Ciao

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    1. Li ho scaricati cinque minuti fa eh...!

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    2. Strana la cosa dell' errore di memoria.
      Comunque magari comincia con Old boy, anche perché sarai curioso di vederlo, dato che è uno dei film preferiti in assoluto di Giuseppe.

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    3. Ah...ma il Claudio a cui si riferisce Giuseppe sei tu!!!
      Ecco perchè rispondevi sempre...ahahah!!!
      Non l'avevo mica capito ,davvero fino ad ora!
      Scusami.
      Te sei l'esperto di film orientali...bene avrei un casino di cose da chiederti ,magari lo farò in futuro.
      Comunque ho visto Kotoko e devo dire che mi è abbastanza piaciuto.
      Ciao
      Max

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    4. Non avevo specificato ahah do troppe cose per scontato :D Sono contento che ti sia piaciuto, non è una visione "convenzionale" quindi è sempre un' incognita.
      Per qualsiasi domanda, quando vorrai sono a disposizione :) Ciao!

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  8. Ciao Claudio , trovo molto interessante la tua rubrica sul cinema orientale e soprattutto mi fa piacere parlare con te perché in un certo senso mi conosci.
    Sai come scrivo ,forse sai cosa aspettarti e quindi per me è molto piu’ rilassante aprirmi e spiegarti il mio punto di vista.
    Di sicuro ne sai più di me di cinema orientale , ma non capisco dalla presentazione che ti ha fatto Giuseppe ..conosci le lingue orientali?
    Hai sottotitolato film …magari anche questo?
    Va bhe prima di parlare del film
    premetto che son stato sempre molto avverso al cinema dagli occhi a mandorla.
    Soprattutto quando i film vengono dal Giappone , vuoi per la loro cultura ,tradizione ,retaggio cosi’ distante dal mio vuoi perché lo ammetto la voluta ignoranza in questo caso con me ha fatto da padrona.
    Sta di fatto che non riesco ad empatizzare con i film del Sol levante ..non so che dirti.
    Anzi credo di avere creato involontariamente una linea di demarcazione immaginaria che in un certo senso mi protegge mi fa prendere le giuste distanze per alla fine in tanti casi non stare male.
    Per farti capire in parole molto semplici un discorso che può sembrare complicato ma che per me è chiaro come il sole : I giapponesi hanno una soglia di dolore o gioia che è diversa da quella che abbiamo noi occidentali.
    Quello che io trovo inaccettabile per la mia cultura tradizione religione ecc.. per il nipponico è passabile.
    Quello che per me è gioia e felicità per il giapponese è facile entusiasmo.
    Non so se son riuscito a spiegarmi?
    E nei loro film questo si vede.
    Il risultato è che posso guardarmi anche un film di un regista giapponese se vuoi , ma è difficile che ne resti coinvolto che riesca a farmi trascinare.
    Sicuramente è un mio limite ma non ci posso fare niente forse è una forma involontaria di autodifesa.
    Forse partire prevenuti e distaccati non è il massimo però con me è cosi’ poi se il film in un certo senso non riesce a farmi cambiare idea a “scalfire “ le mie “difese”quindi travolgermi non vuol dire che non sia un bel film questo è quello che è successo con Kotoko e che credo succederà con tanti altri film purtroppo o per fortuna non lo so.
    La prossima volta ti parlo del film.
    Ho-i-cho-gha
    (che vuol dire?)
    Massimiliano

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    1. Scusa il ritardo.
      Riguardo tutto il discorso sulla soglia del dolore e della gioia non ti capisco, nei film c' è tutto quello che si trova anche in occidente, perlomeno a livello di contenuti. Le differenze stanno in come viene rappresentato: di solito sono molto più diretti nel mostrare le emozioni, e in particolare i giapponesi anche amplificandole (per il retaggio teatrale credo), ma allo stesso tempo sono anche esperti nel bilanciare il tutto. Poi come al solito tutto va a ricondursi al gusto personale.
      Riguardo i sub, traduco dall' inglese, non conosco le lingue :) Fai conto che la descrizione di Giuseppe è un po' iperbolica in alcuni punti ahah
      Hoi choga non significa nulla, se devo sbilanciarmi, secondo me è il nome di un' isola, o di una spiaggia ;)

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    2. Alla faccia del bilanciamento...ma credo che sia qualcosa di ancorato dentro di me che non riesco a sradicare.
      Ti faccio un esempio: fai far una scena di rapina finita male , tutta la famiglia morta bimbi piccoli compresi tranne la madre , come fai risolvere la cosa a un regista giapponese e ad uno occidentale.
      Il secondo ti fa vedere la violenza in una certa maniera ( ci sono le eccezioni anche in Occidente) risparmiandoti certi particolari e magari trasforma il film in un revenge senza rape da parte dell’unica sopravvissuta ( alla spit on your grave) l’orientale ti fa torturare tutta la famiglia nei più disparati modi prima di ammazzare tutti davanti agli occhi della madre.
      Questa alla fine avrà un crollo psicologico che la porterà al harakiri ( sventrandosi come una tinca) e ci penserà il fratello a vendicare tutti. Questo è quello che intendo per soglia di dolore diversa.
      Vedi anche Kotoko stesso .
      Dove trovi uno che arriva all’autolesionismo in quella maniera come fa il regista?
      Facendosi torturare per amore...ma dai?
      È na caratteristica nipponica in quasi tutti quei pochi film che ho visto ...
      Son diversi da noi .
      Forse i contenuti nel cinema son sempre quelli ma dai giapponesi vengono sviluppati in una maniera tutta loro.
      Che io faccio fatica a comprendere .
      Quando Kotoko parla di alieni
      Per me è come stesse descrivendo la sua gente.
      Max

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    3. Non ti trovi d’accordo?😀
      Max

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    4. Ahah, no, cioè, hai ammesso onestamente che hai un pregiudizio, ed in effetti tutto il discorso che fai è il classico che si fa per autoalimentare i propri pregiudizi: parti dalla tesi e porti esempi specifici per corroborarla. Esempi che, come dici anche tu oltretutto, possono trovarsi in qualsiasi tipo di cinema. Proprio oggi un sito ha condiviso Cani Arrabbiati, guarda caso, a parlare di rapine finite male :D

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    5. Non capisco che c’entra il film di Bava con quello che ho scritto?
      Per l’esempio della rapina finita male...mha se non ti piace te ne penso un altro😀
      Comunque pura coincidenza .
      Stiamo sempre parlando di cinema no?
      Il pregiudizio è verso quel tipo di cinema non verso il popolo giapponese.
      Non mettermi in bocca parole che non ho detto.
      Poi se l’ho ammesso son stato onesto no?
      Non mi sono precluso la possibilità di cambiare idea...magari ci riuscirai te è questa rubrica sul cinema orientale. Come hai detto te i contenuti son gli stessi poi cambia il modo in cui vengono rappresentati...questione di latitudine.
      Poi io con un giapponese non ci ho mai mangiato la pasta e fagioli , non divento matto per il sushi quindi frequento poco anche i loro ristoranti..magari son simpaticissimi.
      Non li discrimino assolutamente...spero di essere stato chiaro.
      Massimiliano

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    6. Quali parole ti avrei messo in bocca? Io ho parlato di pregiudizi senza specificare ahah coda di paglia? :)
      L'influenza culturale nel cinema orientale c'è eccome, non nella maniera che dici tu.
      Poi io mica devo convincere nessuno, do solo consigli, chi li vuole cogliere li colga :) ovviamente si può non essere d'accordo.

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    7. Se ti va di pensarlo non farò niente per farti cambiare idea neanche io devo convincere nessuno sulla mia buona fede ahaha!!!
      Poi i tuoi consigli li ho anche “raccolti”.
      Ho visto il film ..mi è anche piaciuto che vuoi di più?
      La prossima volta te ne parlo così vediamo se ho colto l’essenza di questo film è se magari abbiamo dei pensieri simili.
      Ciao

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    8. Kotoko o Cocco .
      La prima cosa da sapere è se è autobiografico o meno. Ho cercato qua e là sul web e Cocco è una cantante molto famosa a casa sua.
      La Cocco Ono del Giappone o la Madonna del sol levante.
      Passami la battuta , non t’arrabbiare.
      Comunque da quello che ho letto ha un passato da anoressica e autolesionista.
      E fin qui il film è coerente.
      Poi la finzione comincia quando si parla d’infanticidio.
      Dico finzione perché non saprei dirti se la vera Cocco è mai stata madre.
      Di sicuro ha avuto problemi di depressione e schizofrenia che forse nel film sono accentuati.
      Il messaggio di Kotoko/Cocco secondo me eh..” non voglio essere una madre non son fatta per questo”.
      E qui secondo me che il regista mischia finzione e vita vera di Cocco.
      Le sue visioni sono proiezioni del suo malessere della sua malattia, il suo gridare al mondo che non potrà mai essere madre perché non è vero che l’istinto materno è insito in ogni donna lei non è così non vuole essere madre e se dovesse esserlo sfortunatamente quel figlio non sarà mai capace di crescerlo ne di amarlo .
      E qui entra in scena il desiderio di ucciderlo..l’infanticidio.
      Ho letto sul web che il film ha trovato problemi di distribuzione qua in Italia perché non è facile parlare d’infanticidio , non è mai facile.
      Alla fine del film posso affermare con certezza che non c’è ne ci sarà mai infanticidio concreto se non nella mente malata di Kotoko.
      Questa è sicuramente una delle certezze di quel film.
      Ho sempre letto che viene etichettato come horror drama ma personalmente non lo riconosco in quelle categorie.
      È costruito da tanti quadri che esprimono un altalenarsi d’emozioni ma mai rilassatezza.
      Neanche la scena iniziale della bimba che danza sullo sfondo del mare trasmette quiete e poi quel grido improvviso lasciato irrisolto.
      Anche i momenti tranquilli nascondono la paura che da poco la scena si risolva in qualcosa di negativo.
      C’è sempre quella sensazione di chi va là dietro l’angolo.
      D’altronde anche chi guarda non può stare tranquillo come la telecamera traballante che riprende.
      Devo dire che non mi ha dato particolarmente fastidio.
      Non compromette la qualità finale del film ed ha un suo senso di essere.
      Telecamera folle come la follia di Kotoko.
      La scena più bella è quella dove saluta il figlioletto dietro un albero mostrando la sua mano al piccolo.
      Scena che viene ripresa dal figlio adolescente a ruolo invertito quando saluta la madre affacciata alla finestra dell’ospedale psichiatrico.
      Massimiliano

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    9. Il film ha anche dei risvolti assurdi , comici vorrei dire.
      E questo cementa in me la certezza che la vera Cocco non sia mai stata madre.
      Per come il regista risolve certe scene.
      C’è la noia iniziale del film che oltre a scene di visioni doppie ti propina anche discorsi doppi che si ripetono.
      Quando lei culla il bimbo e poi ci avverte che quelle sue braccia fragili lo possono far cadere fargli male.
      Alla scena successiva ti ripropinano lo stesso discorso e tu sei che speri che apra veramente ste braccia ( quello che è successo a me) che lo faccia cadere.
      E cazzo l’ha fatto davvero!!!Colpo di scena e bravo il regista nipponico!
      Poi lei corre giù per le scale e il pupo sta la a dormire.
      Ok a questo punto il film diventa abbastanza prevedibile basta pensare che le cose più assurde sono il frutto della fantasia malata di Kotoko e il gioco è fatto.
      Altro momento topico è quando fa le verdure spadellate con il braccio il pupo..ma il momento migliore lo raggiunge , come livello di comicità quando chiede all’amante masochista se forse ha esagerato e lo inquadrano con il volto tumefatto ( citazione a Tokyo Fist sempre secondo il web) e lui compiacente risponde di no! Ah...le forchettate , mai un lamento ne un filo di sangue lei le usa come si usa uno spray anti taccheggio...( qua non so se ho usato il termine corretto, insomma come autodifesa dai malintenzionati).
      Altro momento che mi è piaciuto è la scena dove sembrano animarsi trasportati da quella dolce melodia di flauto gli origami in quella che sembra la stanza del bimbo.
      La scena dovè c’è quella bambola dai capelli rossi che sembrano sangue e poi altre bambole di pezza non l’ho capita.
      Forse il ricordo dell’infanzia di Kotoko , qualche trauma passato o solo un altro tassello della sua pazzia.
      Basta detto tutto .
      Bel film
      Ciao
      Max

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    10. Adesso sono in giro, poi a casa leggo tutto con calma e rispondo in modo più consono.
      Ad uno sguardo rapido ho notato che ci ritorni un po' di volte: ti dico solo che Cocco è stata madre, ed il figlio è morto.

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  9. Se ne hai la certezza questo cambia le cose.
    Sul web non ho trovato niente a tale riguardo.
    Probabilmente ne sai piu te di me.
    La sua biografia l’ho letta su Wikipedia era in inglese ma non mi sembra parlino di questo.
    Poi le rece in italiano non ne parlano.
    Comunque nel film l’infanticidio non ci sta.
    Per me eh..

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  10. Ma sei sicuro sicuro sicurissimo che le sia morto un figlio...?
    Non ne parli mai di questo ne nel tuo racconto ne nei commenti.
    Comunque a sto punto non cambia niente ripensandoci su quello che ho già scritto pensando non fosse mai stata madre.
    No..alla fine dell’interpretazione del film non cambia niente.
    Ciao
    Max

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    1. Sì, sono abbastanza sicuro, ma come avrai notato anche tu, le informazioni sono abbastanza frammentarie. Ho trovato un documentario su di lei diretto da Koreeda, non so se tratti solo la carriera artistica o anche la sua vita privata, poi quando ho tempo di vederlo casomai ti farò sapere.
      Niente da eccepire su quello che hai detto tu, giustamente il film è una rappresentazione della pazzia. Però non penso ci sia certezza sugli eventi, il film non è costruito come un puzzle da ricostruire, ognuno può farsi la sua impressione, ma non sarà mai definitiva. Pensa ai gesti del bambino alla fine, ricalcano quelli della madre, ma da adolescente come può ricordare con precisione quello che accadeva a 2-3 anni? Glieli hanno fatti imparare i parenti, o sono proiezioni della mente di Kotoko? Anche lo stesso origami, non viene mai inquadrato chi lo sta eseguendo.
      Riguardo le scene "comiche" sono quel bilanciamento di cui ti parlavo, sembrano fuori posto, ma a livello non percettibile lavorano a rendere sopportabile tutto il resto, in questo gli orientali son maestri.
      Poi per il volto tumefatto di Tsukamoto, non è corretto che sia una citazione a Tokyo Fist: il regista in diverse pellicole viene gonfiato di botte :D Vero però che in questo film sono citate numerose sue opere, in particolare Tokyo Fist è citato in quella scena in cui aprono e chiudono più volte la porta di uscita del caseggiato. Qui però viene aggiunto un significato: quando la porta è chiusa c' è un silenzio di fondo, quando è aperta si sente un rumore tipo un "ruggito", non so come definirlo. Ulteriore elemento che mostra come il mondo esterno per lei sia fonte di insicurezza e timore (e come abbia fatto un lavoro certosino sul sonoro, ci si potrebbe fare un trattato a parte).
      Poi al di là della vicenda in sé, ovviamente il film si inserisce in un percorso artistico, ma per questo bisogna recuperare anche le altre pellicole :)

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  11. Credo che gli unici punti fissi/lucidi/ reali in quel film siano gli incontri tra Kotoko e il figlio Dajiro ( non so se l’ho scritto giusto😀).
    Il resto sono visioni.
    Credo che tra madre e figlio si sia stabilito uno speciale linguaggio dei segni che ha più potere delle parole.
    Il ragazzino ha sempre una madre biologica malata ( credo che in questo caso sia per gli occidentali che per i nipponici valga il discorso “ i figli sono di chi li cresce “) da accudire e l’unico modo che ha di comunicare con lei è quello.
    Ma non credo che fra Dajhiro e Kotoko ci sia quel legame affettivo tipico tra madre e figlio , lei stessa ammette di non averne d’istinto materno.

    Dal discorso che fai te il bilanciamento sta nel stemperare certe situazioni e in questo gli orientali son maestri.
    Nel senso ti faccio scoppiare la testa del pupo e poi ti faccio ridere con la scena degli asciugamani per tamponare le ferite alle braccia.
    Compenso una scena forte con una più leggera?
    Premetto ( non l’avevo scritto in precedenza) che trovo quella scena non sense (far scoppiare la testa del pupo) un voler aggiungere qualcosa di disturbante seppur io o te la possiamo giustificare con la pazzia e solo come un ‘altra visione di Cocco ma nel complesso del film forse è l’unica nota stonata.
    Mi piacerebbe vedere Snake of June di Testuya ...magari prima o dopo ci riesco.
    Tienimi aggiornato sulla biografia di Cocco
    Saluti
    Max

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    1. Sì, poi ripeto, il percorso è più importante di quello che effettivamente è reale o meno.
      Sulla scena che dici, in effetti può essere eccessiva o stonata, ma dipende appunto dai livelli di tolleranza di ciascuno. La citazione a Cronemberg di cui parlavo è proprio quella scena, nello specifico il film Scanners. Forse fornisce anche una chiave di lettura del perché abbia scelto proprio quell' immagine: non so se conosci il film, in breve ci sono persone con poteri psichici di lettura del pensiero ed alcuni erano capaci di convogliare questi pensieri fino a far esplodere la testa del malcapitato di turno; in Kotoko questi pensieri sono un' ulteriore rappresentazione delle sue preoccupazioni rivolte verso il figlio, talmente tanti pensieri da farlo esplodere, amplificati dalle notizie che suo malgrado sente alla televisione (altra somiglianza: nel film di Cronemberg questi psichici soffrono perché anche non volendo sentono i pensieri di tutti, come una interminabile confusione).
      A snake of june lo trovi sempre su cinesuggestions, ormai dovresti cominciare a prenderci mano ahah. Era anche regolarmente distribuito in Italia, ma ormai dovrebbe essere fuori catalogo o a prezzi improponibili.
      Ciao

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  12. Si effettivamente l'associazione ci puo' stare con Cronemberg .
    Quando l'hai citato ho pensato al PASTO NUDO non l'avevo pensato a Scanners (m'ero dimenticato che fosse suo).
    Poi non avendo ancora visto la scena..
    In Kotoko però la testa gli esplode a causa del proiettile sparato da quello che sembra un terrorista ,comunque ha senso anche la tua interpretazione.
    Son riuscito a scaricare Snake of June (mi prendeva il titolo ,anche se penso che con i rettili ci abbia poco o niente a che fare ahaha).
    Comunque lo tengo in stand by ,ho altri film "normali" da guardare prima.
    Ciao

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    Risposte
    1. Sì, infatti non avevo citato il film per lasciare la "sorpresa", altrimenti la prima cosa che si associa a Scanners è appunto l' esplosione :)
      Sul significato di Snake of june, effettivamente non c' entra con i rettili ahah

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  13. Risposte
    1. Ora che me lo hai ricordato, lo tiro giàù :D Speriamo di capirci qualcosa, visto che non ci sono sub. Poi ti faccio sapere.

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