6.12.18

Di Asperger, di sè, di contatti, di paure e di altre delicate e belle cose


Per la prima volta nella storia del blog pubblico nè un pezzo mio nè un pezzo mandato da altri.
Ora voi me direte: che altre opzioni ce sono? gli alieni?
No.
Il pezzo che leggerete è un qualcosa che mi hanno scritto in chat.
Una lettrice.
Non saprete nome (nel brano la chiamo Rebecca), età, niente.
Il fatto è che quando ho letto sta chat c'ho trovato dentro tante tante cose.
Cose che mi toccano da anni (diciamo che ho molta vicinanza con gli Asperger o casi simili e che noi fratelli Armellini, chi più chi meno, abbiamo sintomi come quelli descritti), cose di vita "normale", bisogni umani, paure, gioie, incertezze e dolori.
La fregatura poi è che non bastavano solo gli argomenti, sta ragazza ha scritto tutto anche con una passione, scrittura e voglia de raccontà davvero uniche.
Pura letteratura.
E a me me pareva na cosa brutta tenella per me una cosa così.
Gli ho chiesto se potevo mettela nel blog, ha detto sì.
Io credo che possa far bene a tanti, che possa interessare, a tratti divertire e soprattutto far pensare.
Boh, magari aprimo una rubrica de racconti de vita vostri, che ne so

Dopo la diagnosi Asperger ad inizio ottobre, ho fatto la cosa più semplice e più stupida. Ho cercato gruppi Asperger qui su fb, per imparare, capire, conoscere, confrontarmi. Ho trovato un gruppo che mi sembrava serio, vi sono entrata. Come d'uso e costume nei gruppi, mi sono presentata e ho raccontato di me. Ho ricevuto conforto virtuale al mio smarrimento. Il primo commento ricevuto è stato un bellissimo e gentile incoraggiamento, da parte di un moderatore, che si capiva essere un ragazzo giovane. Erano piovute decine di richieste di amicizia (non la sua, ma di tanti membri del gruppo) che non avevo accettato, come sempre. Non ho mai voluto avere l'amicizia su fb con persone che non conosco fisicamente o di cui ignoro l'identità. Per questo, non ho mai superato la trentina di amici, al massimo. Voglio avere l'amicizia solo con persone che conosco "dal vivo" o che non conosco ma che stimo. Nel gruppo, sentivo sempre parlare bene di questo ragazzo e vedevo i suoi "interventi", sempre per me intelligenti e misurati. Mi sembrava una persona dolce, un bravo ragazzo. Così pochi giorni dopo, avevo chiesto l'amicizia.
Mi aveva detto di essere " Aspiefriendly" , di soffrire di lieve depressione, di sentirsi molto solo, di non avere amici (come me), di avere 33 anni. Tutti colpi ben assestati (scientemente o meno) alla mia indole ingenua e accudente. Perciò messaggi dall'alba al tramonto, complimenti sul mio aspetto fisico e sulla mia "perfetta cristallinità", lodi su ogni cosa che dicevo, raccontavo, svisceravo ed elucubravo. E scuse per ogni volta che temeva di aver detto qualcosa di sbagliato (più volte ripetevo: " Non sono di cristallo!"). Voleva vedermi per parlare un po'. Ho preso il treno, ci siamo incontrati a metà strada. Abbiamo camminato e parlato per 6 ore. Prima di salutarci mi aveva sfiorato i capelli e mi aveva chiesto: " Posso accarezzarti?". Avevo risposto di no. Da 3 minuti dopo il nostro saluto, di nuovo messaggi suoi ad un ritmo forsennato, da quel momento con cuori e baci. Io guardavo il libro che mi aveva regalato. Nel giro di due giorni ed ormai erano 10 giorni che ci conoscevamo (dopo aver parlato più con lui che con chiunque in tutta la mia vita), si era dichiarato innamorato. Io, no. Era troppo giovane, troppo infantile, troppo irruento, troppo sbagliato "per me".
Ma era così dolce, così colto, così intelligente, così affettuoso. E quel " così giovane" da un difetto, è diventato un pregio. Ma non volevo. Giorni di lotta, con lui che mi apriva la mente sul suo mondo libero di ragazzo che non ha preconcetti né pregiudizi. Con la sua laurea di filosofia ad insegnarmi cos'è la vita. A me, che ero sempre stata chiusa nel mio piccolo mondo antico. E antico in tutti i sensi. Grazie, prego, mi scusi, abbi pazienza, perdonami, perdonatemi tutti se sono così diversa da voi, scusate se non so scegliere cosa comprare dal macellaio e ci metto tempo, se arrossisco, se quando mi emoziono balbetto e mi contorco le mani, se ho sempre creduto solo all'amore e poi ho smesso per sempre, se non ho mai avuto una avventura, se sono all'antica, se ragiono come una delle "Piccole donne" della Alcott (e non, Jo), se sono banale, insicura, impulsiva, se ragiono troppo, se scrivo e rimuovo, se sto con le ginocchia retroflesse e le punte dei piedi verso l'interno quando non so cosa dire, se la mia vita sociale è fatta di film sul divano col the (ho i denti persino un po' scuri, per i miei (beeeeepppp) anni di film e the), di sogni mai avverati (come tutti), di felicità avuta quando non sapevo di averla, di gesti goffi, di poesie, di cucina e meno male che cucinare non mi fa pensare anche se poi penso che non cucino mai per qualcuno, di un lavoro che mi ricorda ogni giorno che siamo qui a fare un cazzo (lavoro in Hospice, accompagno e assisto le ultime ore di vita di bambini e adulti e poi li lavo, li vesto, li trucco) eppure proprio guardando loro penso che è bello lo stesso bere i miei diecimila the guardando i film, di ricordi conservati e dimenticati e cancellati apposta, di treni presi da sola, di cinema con la sala vuota allo spettacolo delle 18, di telefonate mai fatte perché amo scrivere messaggi. Di poco e di tutto.
E lui non mi "ascoltava" stranito, non mi osservava incuriosito e perplesso, non mi derideva. Per la prima volta, potevo essere me stessa. Non ero più una aliena. Così gli ho detto: " Okay. Okay. Io non posso amarti. Non riesco più. E non potrei. Sei un ragazzo. Ma posso volerti bene. Possiamo essere amici. Possiamo persino fare sesso. Non ho mai fatto così, non so nemmeno come si fa. Ma okay. Tu mi insegni a non negarmi nulla. A vivere davvero. Okay. Non è amore, lo sai. È una terapia. Quanto costa la tua psicologa, a seduta? 50 euro? Ecco. Terapia gratis o quasi. Tu, per la tua lieve depressione. Io, per la mia solitudine Asperger. Non voglio avere intorno nessuno e se lo voglio lo scelgo tra cento. E poi quell' uno su cento però non ama gli alieni e allora ciao. Noi, no. Tu, no. Mi accetti. Io accetto te. Facciamoci compagnia. Coniamo questo termine: amici di tutto. ADT. ".
Carpe diem.
Ed eccola, la Rebecca Asperger. In tutto il suo splendore. Gli ho regalato l'abbonamento del treno per vederci, gli ho comprato un pigiama, dei libri. Mi sono ammazzata di cibo cinese perché a lui piaceva. Perché negare qualcosa ad un ragazzo di 33 anni che ti guarda e ti dice che ti adora? Ingenuità imbarazzante, la mia. Te l'ho detto. Ho fatto persino una follia, sono andata a comprare i preservativi. Mai fatto in vita mia. E mentre sentivo la faccia caldissima la cassiera aveva detto: " Buona serata!".
E poi ieri sera, dopo i miei commenti nel Guardaroba, ho fatto un giro su FB e sulle pagine che lui segue. Un giro durato 5 ore perché facendo incroci e incastri, giocando a tetris, ho scoperto che fa parte di gruppi che "amano" le milf, le tardone, le donne mature. Ci ho messo 5 ore, a scoprire tutto quello che non si vedeva. È per questo, che è pericoloso uscire dal mio piccolo mondo. È per questo. Ci torno subito. Tolgo il secondo cuscino dal letto, stava da 4 anni e mezzo nell'armadio. Butto via i preservativi. Metto in fondo al cassetto del mobile in sala, il suo libro. Magari un giorno lo leggerò. Mi preparo un the, mi macchio ancora un po' i denti. Metto "The orphanage". Non è successo niente. Ho solo vissuto, vero? Come tutti. O era "solo" un film? Se lo era, voglio che il regista sia Guadagnino.

17 commenti:

  1. E io che credevo avesse fatto chissà quale truffa...invece, in pratica, era solo iscritto a gruppi poco eleganti su Facebook.
    Se ci stavi bene con quella persona non è un motivo sufficiente...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. boiler, amico mio, hai letto bene il post? ;)

      perhè hai risposto come se chi scrive abbia dinamiche normali nelle relazioni umane

      quella "piccola" cosa che dici sarebbe piccola per noi, non per un Asperger per cui anche solo avvicinarsi a qualcun altro è un Everest scalato ;)

      un abbraccio

      Elimina
  2. Si sarà anche come aver scalato l’Everest ma come scrive Jeffrey Raley : se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna.
    (Jeffrey Rasley) aggiungo io una volta in cima buttati!!!
    Vivi tutto quello che la vita ti offre.
    Ci torno su questo post.
    Ho tanto da scrivere , più che altro domanda e dubbi che non capisco.
    Riassumo dicendo anche sapendo della sindrome di Asperger relativamente poco mi ritrovo con quello che ha scritto il lettore sopra anche perché leggendo quello che ha scritto “Rebecca” nel tuo post la montagna l’ha anche scalata poi ha deciso di farla franare.
    Lei.
    Ci ritornerò ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. mmm, non posso esse d'accordo Max

      tutto legittimo ciò che pensi (pensate) ma, davvero, sono su binari opposti

      a persone che hanno il terrore dei contatti umani (ma anche il bisogno, cosa che rende tutto ancora più difficile) solo una piccola "sporcatura" in quel rapporto glielo rende impossibile, minaccioso, sbagliato

      specie se prima hanno fatto una fatica immensa per costruirlo

      sono equilibri di una fragilità impressionante che non possiamo giudicare con le nostre dinamiche "normali"

      sempre che normali siamo noi, io ho sempre più dubbi

      Elimina
    2. Non è una recensione questo tuo ultimo commento vero? è una questione di sensibilità e tatto al quale non tutti ci arrivano ,o perlomeno non con la tua delicatezza !

      Se guardassimo più con il cuore che con gli occhi ci renderemmo perfino conto delle nostre imperfezioni e dei dubbi su cosa vuol dire essere normali..

      Buonanotte Giuseppe

      Elimina
    3. ti ringrazio molto

      credo che ogni opinione data con rispetto sia valida

      poi non so se sia questione di sensibilità, sicuramente di esperienza e di profonda empatia per un certo mondo ;)

      Elimina
  3. Sono d'accordo ancora una volta con te,forse è proprio l'empatia che spesso manca ,quella capacità di cercare di immedesimarsi e non di giudicare in questo tutti ne sono capaci!

    Buona giornata e grazie

    L.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. che poi non parlo di empatia generale, ma particolare

      ogni essere vivente ha empatie diverse

      ci sono stati criminali incredibile nella storia dell'uomo che, ad esempio, aveva un'empatia assurda per i propri famigliari o gli animali

      è un discorso complesso :)

      buona giornata a te :)

      Elimina
  4. È un discorso complesso perché siamo abituati agli eccessi credo ,perché spesso anche l'empatia necessita di un certo equilibrio ...esserne privi rende gli esseri umani insensibili ed esserlo troppo fa altrettanto danni.
    Che non sia questa ricerca di equilibrio il percorso personale di avere la forza di ascoltare?

    L.

    RispondiElimina
  5. Non lo so sinceramente.
    Credo che provare empatia non voglia per forza dire anche giustificare certi comportamenti.
    Accettarli passivamente.
    Il problema è che qua se giriamo sempre attorno al discorso su cosa sia normale e cosa non lo sia non ne usciamo mai fuori.
    C’è una cosa che mi frena molto , ed è non riuscire a sentire sincero il post.
    Non accuso nessuno eh..però il dubbio ti resta.
    Alla fine è un racconto di qualcuno che probabilmente conosci solo “virtualmente “ mi sembra di capire.
    A differenza dei post che hai dedicato a Davide e ad Alex dove entrambi comunque interagivate “fisicamente “ con i protagonisti delle storie.
    Qua si va sulla fiducia ..con Rebecca !
    Scusami i dubbi , ma c’è li ho ...perché troppe cose non tornano da quello che scrive.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. no Max, sei compketamente fuori strada ma a che serve provare a convincerti del contrario?

      oltre ad essere inutile credo non si debba neanche fare, questa storia (vera o no) deve restare privata

      ritienila finta o poco credibile, alla fine puoi anche immaginarla come un racconto, cambia poco

      ste cose nella vita accadono, può insegnare comunque qualcosa ;)

      Elimina
  6. Ci sono occasioni in cui non so se sentirmi delusa del prossimo o di me stessa; di solito capita quando faccio qualcosa (che si rivela poi fallimentare) che non mi appartiene, o in cui non credo pienamente, per via del fatto che "massì, santo cielo. Se per una volta faccio diversamente mica muoio, bacchettona del"..va beh.
    Mi fa male il petto, allora. Brucia, e il bruciore si irradia come tentacoli di polipo.

    È così che ho letto questo post/racconto di vita. Con dei tentacoli di polipo che mi hanno dapprima chiuso la gola, poi mi hanno bruciato il petto. Ci sono piccole cose che sono enormi. Immense. Richiedono fatica, e autoconvincimento a furia di acido ingoiato.

    Penso che le parole a volte rischino di fare diventare i concetti piccoli piccoli, così smetto di scriverne per non diventare ancora più minuscola di quanto già non mi senta.

    Dico solo: grazie.
    A te per aver condiviso.
    A "Rebecca", per il coraggio di aver tentato. Punto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. bellissima lettura Marti...

      forse più che fare una cosa in cui non si crede pienamente questo post racconta di fare qualcosa che si sogna di poter fare ma di cui si ha una paura fottuta

      una cosa che ci appartiene dentro ma non ci appartiene fuori

      e quando poi in quel fuori riconosciamo un nostro fallimento iniziamo a pensare che a noi quella cosa non appartiene

      e il cane si morde la coda, sarà sempre più difficile provarci di nuovo

      e hai colto perfettamente il punto in "Ci sono piccole cose che sono enormi. Immense. Richiedono fatica, e autoconvincimento a furia di acido ingoiato." che secondo me nei primi commenti non è stato ben capito

      tu non sei mai minuscola

      e io ho sempre visto il nascondersi come il mostrarsi più bello del mondo

      grazie a te

      Elimina
  7. Su segnalazione di Max, arrivo a questo post e voglio commentarlo anche se con grandissimo ritardo rispetto a quando è stato pubblicato (quasi 2 anni fa!).

    Non so se Rebecca leggerà mai le mie parole, ma mi sono sentita davvero coinvolta nel suo racconto.

    Da mamma di due bambini, anzi di un bambino e una ragazzina con un disturbo dello spettro autustico, non potevo non essere toccata da queste parole.

    Ho immaginato magari la mia Monella, come amo chiamarla io, in un futuro più o meno lontano che potrebbe trovarsi in una situazione simile.

    Di certo la vita di Rebecca non deve essere stata semplice, perchè se scrive che ha avuto la diagnosi di sindrome di Asperger solo da adulta vuol dire che avrà intanto vissuto tanti anni sentendosi fuori luogo, "diversa" dagli altri senza neppure capire perchè.

    Mi rendo conto sempre più col passare del tempo che la cosa che più mi preoccupa, pensando al futuro dei miei figli, oltre al fatto che possano non essere autonomi (e io e mio marito non siamo eterni, ahinoi) è che possano essere delusi dal mondo. Dal mondo che non li saprà sempre accogliere nel modo giusto e comprendere.

    Finora l'esperienza di crescita dei Monelli miei è stata positiva perchè abbiamo avuto la fortuna di trovare un terreno piuttosto fertile intorno a noi, vivendo in un piccolo centro ci si conosce un po' tutti e spesso e volentieri abbiamo avuto manifestazioni di affetto e ci sono state tante persone, sia bambini che adulti, che si sono date da fare per star loro vicino e coinvolgerli in attività di vario genere.

    Ma certamente sono consapevole che non mancheranno momenti difficili, così come per tutti certo , perché nella vita di ognuno ci sono difficoltà o prove, ma per chi ha una sensibilità e una reattività amplificate e senza filtri e dei codici di comunicazione e comportamento molto particolari le cose sono molto meno semplici.


    Quello che posso fare è cercare di dare ai miei figli quanti più "strumenti" per andare avanti, con l'aiuto, il lavoro e l'impegno costante di tutti quelli che li seguono. E poi dirò loro di non mollare, anche quando sembrerà che non si possa andare oltre o quando resteranno scottati da un'esperienza negativa. Perché è troppo bella la vita, vale la pena di provarci,  sempre, a fare un passo verso qualcosa di nuovo e di diverso da ciò a cui sono abituati. Dirò loro di coltivare la tenacia, la curiosità, la voglia di essere felici... anche quando magari resteranno male per qualcosa. 


    Se una volta è andata male potrebbe andare meglio la prossima... questo sembra molto banale come pensiero ma non lo è: rinunciare a priori pensando che non possono farcela o che incontreranno sempre persone che non li capiranno è quanto di più triste ci sia, loro devono pensare che anche già solo provare, mettersi in gioco è un primo traguardo. 

    Avranno sempre da imparare, anche dagli sbagli o dalle delusioni. 

    E questo vorrei dire a Rebecca: di non rinunciare a inseguire dei sogni, dei progetti da perseguire e vivere anche con tutte le proprie particolarità e problematicità. Non significa essere inconsapevoli o nascondere a se stessi e agli altri i propri limiti, ma anzi significa prenderne coscienza e cercare di conviverci al meglio e mettere a frutto quanto di buono c'è. Perché c'è sempre qualcosa di buono e di unico in ognuno e, appunto, vale la pena di fare un passo in più piuttosto che un passo in meno, anche dopo una delusione.

    Rebecca ha avuto coraggio a mettere per iscritto ciò che ha vissuto, io spero che poi non si sia chiusa al mondo ma abbia ancora avuto voglia di provare e di cercare la strada per essere felice, come merita senza ogni ombra di dubbio.


    RispondiElimina
  8. Ciao spero che Rebecca oggi sia felice.
    Conosco la difficoltà di rapportarsi con gli altri ma so anche che chiudersi in se stessi non è mai la soluzione migliore.
    Complimenti per il tuo bel Blog
    Eliana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ti ringrazio molto

      ho perso le tracce di "rebecca" e non a causa mia credo

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao