15.2.19

Recensione: "Il Corriere" (The Mule)

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Per me era solo il quinto film di Eastwood alla regia.
E, al solito, ho trovato il solito gran bel film, granitico, lineare, quasi inesorabile.
Lui giganteggia ma Eastwood a quasi 90 anni potrebbe anche star zitto 100 minuti e giganteggiare lo stesso.
Gran bel soggetto, buono svolgimento e un film che regge.
Ma anche una sceneggiatura troppo basica, piena di inverosimiglianze, troppo poco curata in alcuni aspetti.
Quello che più ci resterà è la storia di un vecchio che poco prima di andarsene riuscirà a farsi perdonare, riuscirà a capire quello che realmente conta nella vita, riuscirà a diventare uomo.
E' tardi, ma c'è ancora tempo

Se ci credete (e perchè non farlo?) ho visto solo 5 film di Eastwood regista.
E non pensate che se ce aggiungo quelli dove recita soltanto aumentamo de tanto eh.
Insomma, avè visto solo 5 film in quella che è una filmografia sterminata equivale quasi a non conoscelo.
Però ho visto almeno un capolavoro, Gran Torino, due grandissimi film - Million Dollar Baby (dove svenni gli ultimi 10 minuti, ma letteralmente eh) e Mystic River - e un gran bel film, Sully.
Insomma, il mio Eastwood è a media 8.
E la media di certo non si abbassa troppo con The Mule.
Anche se...

Son contento che tra quei pochi Eastwood visti ci sia Gran Torino.
Non tanto per il valore -immenso- del film ma perchè il personaggio di The Mule pare quasi lo stesso.
E' come se l'altro non fosse stato mai ucciso, come se fosse sopravvissuto in quel meraviglioso finale e ora ce lo ritrovamo qui.
Forse più legato alla vita, forse più sorridente, forse meno razzista. 
Ma del resto Gran Torino proprio questo raccontava, di un ammorbidimento, di una "maturità" raggiunta sopra gli 80 anni.
Quasi il coming of age di un 80enne, incredibile.
Per il resto è lo stesso personaggio, molto spigoloso, a volte molto duro, disastroso con la famiglia.
Impossibile non pensare che in questi due personaggi Eastwood non abbia messo anche qualcosa di suo, non abbia voluto espiare -rendendolo pellicola- qualche senso di colpa che l'Eastwood uomo si è portato dietro.
Siamo davanti al "solito" film di Clint, ovvero l'apoteosi del grande cinema americano, quel cinema granitico, inesorabile, lineare (Clint avrà mai fatto un film che gioca col tempo? complesso?), una specie di monolite messo su una carriola che avanza.
E' il cinema americano che mi stuzzica meno (rispetto all'indipendente) ma che molte volte regala dei film bellissimi, quasi intoccabili.
Stavolta, però, The Mule pecca proprio in uno di quei aspetti che in questo tipo di cinema è più inattaccabile, la sceneggiatura.
Ma ci arriveremo.

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Dico subito quello che ho più amato di The Mule.
Per prima cosa l'interpretazione di Eastwoood.
C'è da dire una cosa un pò scomoda però, e magari facilona, ma non posso non dirla.
Quando nel cinema recitano vecchi e bambini il loro compito è facilitato.
Si crea un'empatia maggiore con lo spettatore, la tecnica è minore e si può essere più spontanei.
Un bambino per saper recitare bene da bambino basta che di ricordi di essere un bambino.
E un vecchio lo stesso.
In tutte le età in mezzo invece se non sei un grande attore c'è poco da fare.
Insomma, Eastwood in questo momento funzionerebbe anche se lo inquadrassero per 90 minuti senza dire niente.
Le sue rughe, la sua camminata, il suo limine vitae (con tutto il rispetto), il suo sguardo, sono già cinema, sono già personaggio.
Poi per me che adoro i vecchi, che mi emoziono sempre con loro, ha fatto bingo.
Il personaggio l'ho amato molto.
Certo, niente di nuovo (nemmeno sulla sua stessa filmografia) ma mi piacciono sempre tanto quei personaggi che fanno i conti con sè stessi, che non si piangono addosso, che si rendono conto dei propri disastri e che non accampano scuse.
Come in Gran Torino questo personaggio maturerà, capirà, si renderà conto (cosa che dico sempre a tutti) di quanto alla fine del nostro cammino capiremo che tutto quello che conta è l'affetto che abbiamo dato e abbiamo ricevuto, le altre cose non contano un cazzo.
Secondo me il percorso di Earl Stone (il personaggio di Eastwood) è raccontato in maniera davvero notevole.
Gli altri invece sono abbastanza stereotipati, buoni sì ma non indimenticabili.
I messicani nemmeno li considero, tutte macchiette.
I poliziotti lo stesso, minimo sindacale (Cooper è sempre bravo ma poco più poteva fare).
I famigliari invece funzionano, sono personaggi più complessi.
Ho amato specialmente la nipote perchè è così che accade, quando sei giovane provi ad amare tuo nonno nonostante tutto, non hai ancora tutte quelle esperienze nel mondo degli adulti, tutte quelle delusioni che possono portarti a staccarti da lui.
Quando sei giovane sei sempre meno disilluso, speri sempre che un rapporto non possa mai morire.

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Poi mi è piaciuto molto il soggetto.
Davvero semplice eh, ma molto interessante.
I cartelli della droga che usano vecchietti bianchi per trasportare il loro carico, figo.
Tra l'altro credo ci sia una vena anche molto ironica (quasi comica) in questo, vedere Eastwood a quasi 90 anni che se ne va in giro per l'America con dietro il culo 150 kg di cocaina a me ha fatto sorridere.
Anche perchè, e questo è uno dei problemi del film, la parte drammatica non è mai troppo potente.
Pregio? Difetto?
Non so, io avrei preferito un film più nero con magari alcune pennellate comiche (anche in Gran Torino c'erano) come quella delle lesbiche.
Abbiamo comunque un film che se ne va spedito per la sua strada, come il furgoncino del suo protagonista.
Ha uno svolgimento ineccepibile, un percorso etico e morale molto fermo e individuabile, un buon climax ascendente nella parte più poliziesca.
Ma ci sono grandi problemi di scrittura, alcuni di banalizzazione e altri addirittura di verosimiglianza.
Innanzitutto tutta la parte "guardi e ladri" è davvero poca cosa...
Cioè, sembra scritta da uno come me che ne sa quasi niente.
Tutto molto schematico, già visto, banale, basico.
Parlo sia del comportamento dei messicani che quello della polizia.
Ma in questo raccontare basico si commettono comunque degli errori abbastanza pacchiani, inconcepibili.
I messicani che mettono 200 kg di droga sul portabagagli del furgone senza nasconderli un pochino, i poliziotti che per una soffiata vanno al motel dove sarebbe arrivato il corriere e non controllano i furgoncini neri parcheggiati (incredibile, bastava controllarne due e lo avrebbero preso), i messicani che perdono di vista Eastwood e per giorni non controllano nemmeno se è tornato a casa (assurdo), la scena del cane, quella abbastanza inconcepibile dei messicani alla locanda, guardati come cani e trattati peggio dal poliziotto (dai su, non ci credo che basta esse messicani per scene del genere).
Per non parlare del processo finale che viene risolto in due secondi appena lui dice "colpevole".

Ma quando mai? :)

Insomma, minimo sindacabile e anche abbastanza inconcepibile a volte.
Ma tutto è troppo schematico 

Eastwood fa la prima corsa
Eastwood compra la macchina nuova
Eastwood fa la seconda corsa
Eastwood fa un regalo alla nipote
Eastwood vede che il locale dei reduci va male
Eastwood fa una corsa
Il locale riapre e tutti ballano

insomma, una serie di sequenze senza guizzi di sceneggiatura, più da film comico che da potenziale thriller

Per non parlare delle due scene del grande Clint con le puttane, prima al motel poi alla villa, quasi trash (se invece prendiamo il film in maniera divertita sono super cult).
Dai, diciamocelo, questa è una sceneggiatura molto banale, piena di riempitivi, troppo poco curata.


Succede però il miracolo che il film non solo regge per tutta la sua durata ma, addirittura, più va avanti più sembra migliorare, farci capire dove voleva arrivare, completare il suo percorso.
Ed è il percorso di un uomo vincente nella vita ma tremendamente perdente dentro casa, un uomo amato e stimato da tutti che non è riuscito ad amare ed essere stimato dalle 3 persone più importanti della sua vita.
Ora l'ha capito, non è mai troppo tardi.
Ma Earl sa di essere colpevole e in quel tribunale lo dice davanti a tutti.
Sì perchè quel "colpevole" io non ho mai pensato si riferisse al suo ruolo di corriere ma a quello di uomo.
Un uomo che si è reso conto che deve pagarla.
E che tornare indietro per vederla morire con 200 kg di coca in macchina è sì una cosa grande ma anche il minimo che si poteva fare.
Earl è una persona sbagliata ma che ha una qualità, sa di esserlo.
E ora c'è il carcere, ora ci sono, di nuovo, i suoi amati fiori.
Ma, soprattutto, c'è qualcuno che adesso riesce a guardarti negli occhi.
C'è qualcuno che ti ha perdonato.
Non resta tanto da vivere ad Earl, il finale è vicino.
Ma sarà un bel finale.
E i bei finali, come in alcuni film, sono quasi tutto

7 / 7.5

10 commenti:

  1. La sceneggiatura, per me, è volutamente semplice, lineare. E anche un po' inverosimile, come quella di Alvin Straight in "Una storia vera" di Lynch. Inverosimile ma simbolica: è evidentemente un film-testamento, e la parabola di Earl Stone è quella dello stesso Eastwood. Ci sono incongruenze e ingenuità, ma anche la granitica certezza di un finale che ti fa dimenticare tutto… assorbendoti completamente.

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    1. sì sì, mi piace molto questo commento col quale condivido in larga parte

      eppure non capisco perchè pur in una sceneggiatura basica (non c'è niente di male) che dovrebbe solo far da base ad un film simbolico (per i motivi che dici ottimamente te) si debbano essere commessi alcuni errori

      cioè, si poteva far comunque basica, film simbolico ma più attenta no? :)

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  2. Eastwood diciamo che come regista, alterna veri e propri capolavori, a bei film, ad altri cosi cosi'. A me sembra che sia molto bravo a proporre personaggi e storie altamente drammatiche, senza retorica, storie dure, con finali a volte tutt'altro che lieti.
    Questo vecchietto trafficante, simpatico, ha colpito lo spettatore, ma non tanto come la ragazza di million dollar baby, forse è lo stesso Clint, in realta', mi trovo d'accordo col commento di Kris....quella scena verso la fine quando guida la macchina, col volto segnato dai cazzotti, sembra un congedo, scusate per tutto, ho fatto un casino incredibile, non son perfetto, ma son cosi'...

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    1. io sono stato fortunato, i film così così non li ho beccati (o diciamo che li ho evitati a pelle :) )

      sì sì, anche per me, l'ho scritto in rece, Earl è lo stesso Clint, secondo me non solo evidente ma persino "giusto"

      hai 90 anni, decidi di recitare ancora, ci vuole un film intimo

      molto bella la tua considerazione finale ;)

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  3. "Non posso comprare il tempo", dice Earl ad un certo punto. In fondo è una banalità che tutti noi sappiamo bene, tuttavia è d'obbligo ricordarsene quando invece possiamo scegliere cosa fare del nostro tempo. Ecco, mi pare che il film sia tutto qui: un quasi didascalico monito di un novantenne (che il tempo ha certamente usato in modo produttivo) per ricordare a tutti, anche a se stesso, che il tempo non si può comprare ma si può sempre decidere come usarlo.

    La semplicità della sceneggiatura, la banalizzazione di alcuni momenti e l'inverosimiglianza di altri credo sia ricercata e strumentale a non distrarci, forse a farci attendere e concentrare sul finale che invece è stupendo. Di nuovo un momento semplice - sia benedetto Eastwood per non essere mai retorico nei suoi film - ma penetrante.

    Mi lascia con una riflessione, un dubbio: se diciamo a qualcuno che è troppo tardi forse a volte è solo una forma di vendetta.

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    1. sai che mi ero appuntato la frase ma poi ho completamente dimenticato di metterla in rece?

      meno male l'hai fatto te

      dirò una banalità ma nella nostra vita (a meno di ritrovarci in condizioni limite di oppressione, schiavitù o plagi mentali) noi scegliamo sempre come occupare il nostro tempo anche quando scegliamo - e io lo so bene - di non occuparlo

      il tempo scorre lo stesso sia che te fai o non fai qualcosa

      arrivare alla fine pensando che te quel tempo (attivo o passivo) non l'hai sprecato è molto importante

      io per fortuna sono uno di quelli che pensa che anche il mio "non tempo" o "brutto tempo" sia stato importantissimo

      non cambierei nulla

      riguardo la sceneggiatura, come dicevo sopra, la banalità ci sta alla grande, le incongruenze meno, si può essere banali ma perfetti ;)

      però la penso come voi, finale bellissimo per un film che è tutto nella sua parabola e nel suo insegnamento

      l'ultima tua frase è troppo grande, serve un saggio

      la penso come te

      ma penso anche che ci siano dei "troppo tardi" oggettivi

      molto meno di quelli che si dicono, ma ci sono

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    2. Sulla questione del tempo chiamerei Nolan come interlocutore speciale :)

      Anche secondo me ci sono dei "troppo tardi" oggettivi ma non è facile distinguerli dagli altri, alcune volte poi c'è solo bisogno di un po' di tempo perché ciò che sembra oggettivo finisca per essere rivalutato.

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    3. nolan e eastwood in comune credo hanno solo il sesso maschile, molto affascinante trovarli insieme in un unico luogo :)

      sì, puoi rivalutarlo, ma a volte accadono cose reali cui è troppo tardi rimediare

      ma nel tuo animo c'è sempre tempo per vederle con occhi diversi

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  4. Io credo che questo film sia il suo testamento cinematografico e che Earl Stone sia semplicemente Clint.

    Il messaggio del film è la sintesi di tutto ciò che Clint ha imparato nella sua vita...a cosa servirebbe intricare una trama quando quello che conta è solo il messaggio?
    Fai la cosa giusta prima che sia finita, e ricordati che non è finita fin che c'è un alito di vita in te.
    E fanculo alle licenze poetiche, che si potrebbe liquidare come errori di scrittura (Dante piegava la lingua italiana al suo volere per far tornare una rima, non gliene facciamo certo una colpa....).
    Esse sono solo il mezzo, il fine è il messaggio

    Comunque risulta impossibile non provare empatia per lui.
    Per entrambi, personaggio e persona, eroe della storia ed eroe del cinema.

    Sai che sbaglia, sai che non è innocente anche se vorresti che lo fosse, sai che il secondo (intendo Clint uomo) si sta prendendo delle libertà narrative...ma è un pò come fosse tuo nonno e non te ne frega niente. Lo adori e basta.

    Piange il cuore a vederlo avvizzito, così segnato dal tempo che passa, perchè ti rendi conto che anche gli eroi non sono immortali.

    Al pari di un nonno, che obiettivamente sai non essere esente da difetti, vuoi bene a questo film perchè senti che c'è una sincerità profonda in esso. La stessa che c'è nelle favole della buona notte...quanto più irreali tanto più vere.

    Alla fine della fiera il vecchietto puttaniere di The mule è un pò come Ebenezer Scrooge. L'importante è la redenzione finale

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    Risposte
    1. sì sì, siamo tutti d'accordo che Earl sia Clint ;)

      e che questo sia davvero il suo film testamento. Anche se, boh, un pò di dubbi se dopo Gran torino fosse necessario farne un altro ce l'ho

      riguarda la basicità della trama la penso come voi, ci stava alla grande

      ma gli errori o le incongruenze che ho segnalato non c'entrano nè col complicare la trama nè con il fregarsene della stessa

      erano scene ormai scritte che semplicemente potevano essere gestite con più cura

      non si tratta di licenze poetiche funzionali (come il tuo esempio), nessuna di questa lo è

      sì, grande empatia, ma io per i vecchi ce l'ho sempre ;)

      e paradossalmente ci sono dei personaggi negativi, ma veri, che danno più empatia di quelli positivi ma retorici

      piange il cuore ma ha anche, mi pare, 88 anni. E quindi potremmo anche leggere sta cosa al contrario, ovvero altro che cuore che piange, qui abbiamo un 90enne che gira un film (e i set sono durissimi) e recita pure

      un inno alla vita, specie per quei 30/40/50 enni giò morti dentro a quell'età

      "Al pari di un nonno, che obiettivamente sai non essere esente da difetti, vuoi bene a questo film perchè senti che c'è una sincerità profonda in esso. La stessa che c'è nelle favole della buona notte...quanto più irreali tanto più vere."

      questo infatti è esattamente il personaggio della nipote ;)

      molto bella e centrata la citazione a Scrooge ;)

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