16.4.20

Recensione: "La terra dell'abbastanza"



Il destino ha deciso che io abbia dovuto vedere un film che avevo sempre voluto vedere.
Ma del resto del destino parla anche questo La Terra dell'Abbastanza, grande opera prima di due giovani fratelli gemelli, i D'Innocenzo (che hanno appena vinto un importantissimo premio alla Berlinale con il loro secondo film).
Un'opera secca, realista, con dei dialoghi superbi e degli attori formidabili.
La storia di Mirko e Manolo, di un omicidio che non si voleva compiere e del loro successivo trovare la strada più sbagliata per uscirne.

Sarebbe ipocrita e disonesto intellettualmente non raccontare un antefatto.
Volevo vedere La Terra dell'Abbastanza dal primo giorno in cui lo persi al cinema. Poi, avendolo appunto perso, ho aspettato che uscisse in qualche piattaforma, ma niente.
L'altro ieri ricevo una mail.
Dalla prima riga sembrava una delle "tante" che ricevo, ovvero di registi autoprodotti che mi chiedono se possono mandarmi il link del loro primo film.
Poi, però, vedo che sto ragazzo che scrive dice di essere il regista de La Terra dell'Abbastanza e di Favolacce (che ha vinto addirittura a Berlino la miglior sceneggiatura).
Oltre a complimenti personali mi chiede se ho voglia di vedere il loro primo film.
Mi sembra tutto assurdo, il regista di due film già osannati dalla critica che chiede a me, semplice appassionato, di vedere un loro film.
La faccio breve.
Io e Damiano continuiamo, per mail e altrove, a scriverci.
Oltre alla sua umiltà, consapevolezza ed entusiasmo (uno di quei ragazzi che ancora ti scrive grazie! col punto esclamativo) noto una cosa.
Anzi, sta cosa l'avevo notata anche nella prima mail.
Ed è la "perfezione" di scrittura di Damiano, questo suo essere semplice ed evocativo, questo suo uso delle parole, di TANTE parole, semplice, immediato, forse anche cinematografico. 
Credo che abbia la penna e la testa del poeta.



Decido, ovviamente, di veder il suo film subito, mi sembra il minimo (no, non chiedetemi il Vimeo privato che non ve lo dò :)  ).
Dovrebbe essere difficile scrivere la recensione del film di un regista che due giorni prima ti ha coperto di elogi.
Per me non lo è, per un semplice fatto, che io non so dir bugie.
Quindi se per qualcuno parlerò troppo bene del film è solo perchè, come mi accade quasi sempre, il mio giudizio è troppo positivo rispetto a quello di altri, niente di più.

La prima inquadratura (campo lungo), la prima location, mi sembrava di essere su Dogman.
In realtà di riferimenti al film di Garrone ne troverò altri durante la visione, specie nel finale, quel finale di cani ed ex pugili.
Mi ha ricordato anche il campo lungo iniziale di Amore Tossico e Non essere cattivo, quello che poi si stringerà in entrambi i casi sul dialogo del gelato di Cesare.
E il riferimento a Caligari, ovviamente, non è casuale.

La prima scena è in auto (quindi la carriera dei due fratelli comincia dentro una macchina come, ad esempio, Haneke). Ci sono due ragazzi che parlano romanaccio e mangiano panini con la cicoria.
Ad un certo punto accade una cosa, ridono.

E quella risata profuma di un qualcosa che in un film come questo è praticamente l'ingrediente magico, quello più essenziale, la Verità.
Quella risata mi sembrava vera, come se i due ragazzi scherzassero fuori dalle scene.
Ma dirò di più, i sorrisi de La Terra dell'Abbastanza sono forse la cosa che mi resterà più dentro perchè ne ho visti 4,5 che mi hanno molto emozionato (specialmente un paio della madre, attrice fantastica).
E in un film duro come questo, spietato come questo, è davvero strano che la cosa che ti resti più addosso sono i sorrisi.
Forse perchè quando non stiamo bene e riusciamo a sorridere, dentro quella piccola azione involontaria c'è un grammo di speranza, un minuscolo scorcio di mondo-altro, di mente serena, un piccolo miracolo.
 Ecco, questa è la lettura dei sorrisi del film per me.
E per questo ti arrivano addosso.

Intanto, mentre parlavamo dei sorrisi, i due ragazzi sono ancora in macchina, per strada.
Poi la tragedia, la prima.
Abbiamo il prologo, comincia il film.



Ho sempre trovato interessantissimi i film che partono da un omicidio (volontario o no) e poi per tutta la loro durata raccontano, più o meno esplicitamente, quello che avviene nella testa dell'omicida. I suoi sensi di colpa, la sua elaborazione del "lutto", il tentativo di rimozione, il nascondimento sociale.
Il racconto paradigma per me è sempre stato Il Cuore Rivelatore di Poe in questo.
E, se devo citare un piccolo ma ben fatto film recente, direi Calibre.
In ogni caso, il primo omicidio compiuto da chi non solo non ha mai ucciso prima, ma non ha nemmeno mai pensato di poterlo fare in vita sua, porta ad uno sconvolgimento emotivo devastante.
Manolo e Mirko sono due adolescenti, l'impatto è ancora più forte.
Per uscire da questa condizione, anzi, non per uscirne (che mai se ne esce...) ma per convivere con questo Babadook ci sono molte strade.
Manolo e Mirko sceglieranno la più sbagliata, quella di "siamo assassini? e allora facciamolo per davvero".
Come se ormai ci fosse stato un imprinting, come se ormai la loro anima si fosse lordata e quindi, già che ci siamo, anneghiamola nel sangue.
In realtà tutto questo è accompagnato dalla possibilità che hanno i due de "svortà", ovvero dare una svolta economica alla propria vita.
Che non è una vita terribile, solo quella di due adolescenti senza tanti soldi che vivono in famiglie non ideali. Credo che possa nascondersi qua il titolo del film, in questo "abbastanza" che non è comunque mai "abbastanza". A me piace pensarla così.
I ragazzi hanno un piccolo lavoro, delle fidanzate, delle famiglie "a metà" ma comunque non disfunzionali.
Ma ora hanno l'occasione di far soldi, parecchi soldi, entrando in un clan.
Mi chiedo - e fossi stato nei due gemelli avrei inserito un dialogo in questo senso - se i due ragazzi questa occasione datagli dalla gang l'avrebbero accettata anche prima dell'incidente, oppure sia "solo" il  mix tra bisogno di soldi e quello di dare un seguito, anche se tremendo, a quell'omicidio.
Sta di fatto che entrano, compiono un altro omicidio "di iniziazione" e poi cominciano a lavorare, tra prostituzione e droga.

La Terra dell'Abbastanza ha il suo più grande pregio nei dialoghi, e dopo le mail scambiate con Damiano ne ero quasi certo.
I D'Innocenzo hanno un piccolo grande dono che solo pochissimi sceneggiatori hanno, Fahradi su tutti. Ed è quello di "aggiungere" piccole cose a dei dialoghi che, in altre mani, sarebbero più "perfetti". Quando si costruisce un dialogo due persone parlano e si dicono cose, essenziali o ridondanti che siano. Ecco, loro aggiungono piccolissime interiezioni, delle minime frasi in più, fuori dal dialogo principale.
Questo rende quello che ascoltiamo reale.
E' difficile per me spiegarmi ma sono dettagli straordinari, un dialogo passa da "ben scritto" a "vero".
Certo per esaltare questa scrittura servono attori che restituiscano tutto al meglio. E in questo film, davvero, li ho trovati tutti perfetti. Paradossalmente quell'ingrediente nascosto che dicevo riguardo ai dialoghi, quel 3% in più non "ufficiale", può venir fuori anche dall'improvvisazione. Anzi, è più facile improvvisarlo che scriverlo.

Dialoghi e recitazione, quindi.
Poi c'è la storia, il plot.
Mi è piaciuto molto questo essere essenziali, non lasciar nulla al di fuori del realismo. In film come questi a volte si insinuano (anche alla grande in alcuni casi) degli elementi "di genere", qualcosa da giallo (l'investito iniziale è morto veramente?), da thriller (adrenalina continua mentre qui, vedi i due omicidi, si toglie tutto, addirittura l'ultimo è fuori campo in campo lungo), elementi trascendentali (metafore, sogni).
Qua niente, qui si va secchi, quasi come il cinema italiano degli anni 40.
E anche la regia sembra avere questo basso profilo, quasi una regia che oltre al semplice raccontare non vuole darsi altri obiettivi. Ci saranno solo pochissimi momenti "sospesi" nel tempo, come la notevole inquadratura di loro che guardano le pastarelle, con Mirko che in quei secondi può "sfogare" il suo turbamento d'animo - tra l'altro scena gemella a quella del kebab alla fine, anche se una si racconta il post, nell'altra il pre-,  oppure il ralenti del rubabandiera, ma per il resto i D'Innocenzo girano in pendant con la materia che raccontano, senza fronzoli.
Sono così tanto sotto le righe che è anche difficile trovare una scena madre, dato che loro l'evidenziatore, se lo usano, ce l'hanno nascosto.

Dico la verità, in un film di crimini, tragedie e liti furibonde, io ho trovato la scena che m'ha fatto più male completamente altrove.
Ed è quando Mirko porta i regali costosissimi alla sorellina(astra).
In quell'arroganza, in quella madre che deve fingere un sorriso, in quel padre che non può dir nulla, in quel loro avere pochi mezzi e vedersi davanti quelle scena, io ho sofferto più che in sequenze emotivamente o drammaturgicamente molto più importanti.
Chissà, magari c'è qualcosa nel mio passato o dentro di me che m'ha colpito, ma non pensiamoci.
Anzi, andiamo più veloci dai.
C'è qualcosa che non m'è piaciuto?
No ma, lo sapete, mi accade spesso.
Certo il film è troppo "standard" per gridare al capolavoro, non ha quel qualcosa in più che lo eleva nell'Olimpo, ma non c'è mezza sbavatura.
Anche se, lo ammetto, in un film così "realista" ho trovato quel finale, quell'omicidio appena prima di consegnarsi, leggermente forzato.
Sia nel fatto in sè (uccidere davanti la stazione di Polizia?) sia perchè il film aveva già sfiorato l'argomento del destino nell'incidente iniziale, l'ho trovata una chiusura del cerchio perfetta, ma troppo volutamente perfetta.



Sono interessantissime - e non è un caso che il film regali a loro il finale - le due figure dei genitori, una terribile, quella di Max Tortora, l'altra straordinaria (Milena Mancini).
Tanto infantile, immaturo, non consapevole uno, tanto disperata, forte ma impotente l'altra.
E il finale è il manifesto, lui che gioca alle slot e pensa di onorare il figlio con un tatuaggio, lei che forse cercava un approccio profondo e maturo che se ne deve andare.

Per il resto è un film di scene "minime" che però, quando poi succede quella cosa nel finale (mi riferisco a Manolo) acquistano significato.
(oh, ma sto a fa quasi una recensione senza spoiler pesanti, che m'è preso?)

Pensiamo ad esempio alla scena della "pecorina" (scusate...). Forse nello sguardo di Manolo c'era già il trailer della fine del suo film.
Del resto era stato proprio lui a dire a Mirko "perchè pensi? non pensare", proprio perchè si era reso conto che pensare equivaleva a morire.
E anche quel "ci pensi mai a quella sera?", ricordarlo alla fine mette i brividi.
Ma ora c'è solo un ragazzo in macchina (scena bellissima) che si dà le colpe di non aver capito l'amico.
(ah, grandi i due attori eh).

E poco dopo c'è il mio finale.
Nè l'omicidio davanti alla stazione di Polizia nè l'incontro tra i due orfani di figlio.
Ci sono una madre e un figlio.
Tutti e due diranno all'altro "vado un attimo in bagno", una forse per prender fiato, l'altro per lasciare qualcosa.
Ma il mio finale parte da una battuta che imperversa da anni qua in Italia.

"Il Molise non esiste"

Lui dice a sua madre di andar via, di fuggirsene lontano, fuori da quello schifo.
Le chiede dove voglia andare, quale sia il suo sogno.
"In Molise"
risponde lei.
Forse perchè, come il Molise, anche il futuro non esiste

28 commenti:

  1. (Commento con semi-spoiler)
    Ho visto questo film, qualche tempo fa, su Sky. Ho cominciato a vederlo, così, quasi per caso e senza sapere cosa aspettarmi.
    Avevo intravisto qualche scena, però, e lo scambio di battute mi aveva immediatamente colpito, non avrei saputo neppure dire perché. Probabilmente era proprio quel realismo di cui parli nella tua recensione, privo di affettazione e fatto tutto di nitida e semplice spontaneità. Oltretutto, attraverso i volti di due attori giovani ed emergenti, da cui non mi sarei mai aspettata una performance così intensa, così efficace, e così straziante.
    Le loro espressioni, i loro sguardi mi hanno veramente trafitto.
    Quella scena iniziale, il dialogo in macchina, mentre mangiano i panini, prima che tutto succeda... È qualcosa di incredibile. Sembra di essere lì, come se stesse accadendo davvero, da qualche parte, in una qualche periferia o proprio sotto la nostra finestra.
    Mi hanno ricordato gli interpreti del film "Fiore" di Giovannesi, che mi era piaciuto tanto e, in particolar modo, della protagonista, una Daphne Scoccia vivida e disarmante.
    Altra sorpresa, per me, è stata l'interpretazione di Milena Mancini, che mi è parsa subito immensa. Non la conoscevo e pensavo di non averla mai vista sulle scene. E ci sono rimasta veramente di stucco quando ho realizzato che si trattasse della stessa attrice che, in un recente passato, avevo visto a teatro in un (ahimè) brutto spettacolo diretto e interpretato dal marito, Vinicio Marchioni, e in cui lei era, spiace dirlo, davvero terribile.
    In questo film, invece, buca proprio lo schermo: intensissima, vera, realisticamente opalescente.
    Viene proprio da pensare che degli ottimi registi sappiano condurre anche gli attori, verso le loro migliori performance.
    Il film mi è piaciuto molto, si sarà ormai capito. Ma più ancora che per la storia narrata, il cui epilogo pare già scritto fin dall'inizio, per il modo in cui viene narrata.
    Un racconto tragico e asciutto, di un mondo ormai spoglio di tutto, in cui si può vendere e sacrificare qualsiasi cosa, anche se stessi, finché non ci si prosciuga e si avvizzisce, senza aver conquistato nulla, scomparendo, così come si è vissuti.
    Eppure, ecco, questo racconto, seppur così asciutto e privo di sbavature, trabocca di emozioni che paiono tangibili, di sorrisi, come dici anche tu, che significano sempre qualcosa e che ti rimangono appiccicati addosso, continuando a turbarti.
    "La Terra dell'Abbastanza" è un film che mi è rimasto dentro e che non dimenticherò.
    Chiara R.

    PS: quel pensiero sul Molise l'avevo avuto anch'io.

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    1. Ciao Chiara!

      semmai faccio leggere questo bellissimo commento anche al regista ;)

      quando becchi film per caso e poi ti rapiscono è la cosa più bella che può capitare col cinema. Accade quasi mai, quando vogliamo vedere un film lo scegliamo e, chi più chi meno (io quasi zero) sappiamo qualcosa di esso

      quella magia dei film che ti arrivano addosso paradossalmente può accadere solo in tv, come è successo a te

      sì sì, basta la scena iniziale per regalarci quella verità che poi è conditio sine qua non di tutto il resto

      Fiore mi manca!

      come avrai letto anche io, tra tutti, ho trovato immensa l'interpretazione di Milena Mancini (che non conoscevo)

      molto carino (anche se non per lei) il tuo aneddoto ;)

      assolutamente, ci sono registi che saprebbero far recitare chiunque, in italia vedi lo stesso Garrone

      "Un racconto tragico e asciutto, di un mondo ormai spoglio di tutto, in cui si può vendere e sacrificare qualsiasi cosa, anche se stessi, finché non ci si prosciuga e si avvizzisce, senza aver conquistato nulla, scomparendo, così come si è vissuti."

      perfetto

      sì sì, è un film di morte e morti che fa intravedere la vita molte volte, è quello che ti frega ;)

      sul Molise a sto punto (siccome me lo avete detto in 3) magari era scontato il signiicato, ora lo chiedo proprio a Damiano

      ciao!

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  2. Stupidamente, ho dimenticato di fare una premessa fondamentale, al mio commento.
    E cioè che la recensione, come sempre, è stupenda. E che, come sempre, mi ha emozionato tanto quanto il film a cui si riferisce.
    Chiara R.

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  3. Che belle le tue recensioni!
    Non ho visto il film, mi riprometto di cercarlo, ma l'anno scorso ho comprato il loro libro di poesie "Mia madre è un'arma", una raccolta scritta a quattro mani da Damiano e Fabio che visto che hai ripreso a leggere ti consiglio fortemente. C'è il loro quotidiano, il rapporto coi genitori, dialoghi intimi, le telefonate mancate, i loro disagi, scritto bene, una scrittura particolare e intima, mi è piaciuto molto. Sono certa che le cose non accadano mai per caso, era un incontro il vostro probabilmente già scritto. Ciao

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    1. eh, infatti io ho scritto che nelle sue mail mi è sembrato un poeta per poi scoprire il giorno dopo che lo è davvero...

      no, non amo la poesia, sin dal liceo

      o meglio non amo la forma poetica, poi la poesia in prosa, ovvero lo scrivere poetico in prosa s'

      però per damiano (ormai è una amico, posso dirlo) posso cambiare idea ;)

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    2. Sicuramente, non è la classica poesia, e qui sono pronta a scommettere che ti piaceranno molto.

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  4. Ciao Giuse', come sempre grande recensione (ah, la cosa del "quasi senza spoiler" l'avevo notata anch'io 😉 e mi è piaciuta, anzi te direi "continua così" se non sapessi che ti è impossibile 😁, visto che tante tue vorrei leggerle subito ma non lo faccio per non "rovinarmi" il film).

    In realtà purtroppo gli spoiler me li ero fatti già da solo di recente perché mi ero informato anche su questo film dopo la curiosità sul loro "Favolacce" (non vedo l'ora di vederlo al cinema, quando finalmente li riapriranno), però ripeto son lieto che per una volta non li abbia fatti troppo pesanti.

    Ciò detto e tornando al film mi pare opera senza dubbio da recuperare, le tue parole e le sensazioni che hai avuto durante il film mi sembrano molto belle, sentite, ed è bello quando un piccolo film come questo riesce a trasmetterle (anche a chi legge, per tuo tramite in questo caso).
    Guarda, non so perché ma leggendo ciò che dicevi qui mi è venuto in mente anche il cinema di un'altra abbastanza giovane coppia di fratelli gemelli registi (!!) qui di Torino, due miei amici molto bravi anche loro (magari i D'Innocenzo li conoscono, chissà... 😉) che pure fanno un cinema piuttosto fuori dal coro, poco omologato e molto vero, parlo di Gianluca e Massimiliano De Serio (tra l'altro pure loro con un nuovo film in uscita quest'anno che con 'sti casini ora chissà quando si vedrà... 😯😞)
    Se non sapessi che con tutti i mille consigli che ricevi al giorno non lo vedrai mai comunque proverei a dirti di vedere il loro "Sette opere di misericordia", film che pure lui son sicuro ti piacerebbe molto, ma evito di farlo e se vorrà mai il destino un giorno vedrai pure lui.😄😉

    Comunque sia bellissimo l'aneddoto iniziale sulla mail ricevuta dal regista che ti contatta lui perché ha piacere tu veda il suo film. E nota bene: non chiedendoti poi una recensione, ovviamente positiva, come purtroppo fanno tanti (è capitato ad amici che conosci anche tu 😒😑) ma solo "guarda il mio film se puoi, che me fa piacere". Troppo bella 'sta cosa, a maggior ragione da due registi che nonostante il recente e importante premio alla Berlinale non se la tirano affatto, come purtroppo invece accade per troppi e per molto meno. Niente, me so' già simpatici 'sti due.☺
    In attesa di poter vedere "Favolacce" annotiamoci pure questo, così arriviamo "preparati" a quell'altro, quando sarà.😉
    Un abbraccio, ciao!

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    1. 1 la cosa del non spoiler è casuale

      sai che penso che una recensione con spoiler non è una recensione, è solo un invito alla visione. Infatti appena l'ho scritto me so pentito e praticamente li ho fatti ;)

      2 sarei curioso che lo vedi anche se sono indeciso, non so quanto ti piacerà (credo "abbastanza" ma on tantissimo)

      3 mai sentiti i De Serio, chissà se Damiano li conosce ;)

      4 quella prima mail è stato l'incipit di tanti altri contatti con Damiano e tutti hanno confermato la prima sensazione

      anzi, ormai è diventato un fruitore impazzito del guardaroba, ahah

      5 speriamo per favolacce!

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  5. coincidenze bellissime, un film del film, un film da recuperare, senza nessun dubbio


    https://markx7.blogspot.com/2018/06/la-terra-dellabbastanza-fratelli.html

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    1. ovviamente perfettamente d'accordo con la tua mini-recensione ;)

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  6. Bel film questo sì, ma è sempre un errore creare alte aspettative, molto spesso deludono, fortunatamente non è questo il caso, anche se proprio perfetto non è.

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    1. quando scrivi "un errore creare alte aspettative" a cosa ti riferisci Pietro?

      che "noi" (che scriviamo di film) dobbiamo stare attenti ad esaltarli oppure che ognuno non dovrebbe crearsele per sè stesso?
      perchè nel primo caso non sono d'accordo, noi quando scriviamo di un film dobbiamo dire tutto quello che pensiamo, se lo troviamo bellissimo lo dobbiamo esaltare senza pensare a creare aspettative o no

      insomma, come sempre essere onesti intellettualmente, basta quello ;)

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  7. Grazie per tutti questi occhi belli e precisi, righe che teniamo sia io che mio fratello, per migliorare ma anche per essere abbracciati. Dato che questo spazio necessario serve per imbattersi in film di valore magari poco riconosciuti, io segnalo 'Fiore' di Claudio Giovannesi e 'Manuel' di Dario Albertini, due storie lavorate con grande acume e onestà.

    Un abbraccione e ci si ritrova su questo terreno fertile,
    damiano

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    1. grazie a te Damiano ;)

      eh, anche te nomini Fiore, ottimo!

      spero di vederlo, anche se al momento il film italiano che più mi interessa è Sole, di Carlo Sironi

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  8. Non so perché quella scena ti abbia “turbato” così tanto.
    Io non ci ho letto frustrazione negli occhi di quei due genitori davanti ai regali costosi che faceva Mirko a sua sorella.
    Ma delusione e tristezza anche perché se non ricordo male la madre poche scene prima era venuta a conoscenza di che “ lavoro” faceva il figlio apostrofandolo come un pedofilo.
    C’è poco da provare invidia.
    Sul piano personale credo che l’amore/l’affetto in generale non lo compri con i soldi , in tutti i sensi.
    Veniamo al film.
    Bello.
    Partiamo con i difetti se vogliamo chiamarli così, le scene nella macchina.
    Son finte?
    Perché per me son finte..almeno lo sembrano .
    Nel senso che mi sembrano girate davanti a quello schermo verde dove poi proiettano le immagini della strada in movimento.
    Forse mi sbaglio..perché se son vere , girate con la macchina davvero in movimento mi devi spiegare come riescono a recitare in quella maniera-:)
    Altro neo: Max Tortora c’ha capito alla fine che il figlio si è suicidato ?
    Con il senno di poi la storia che gli ha raccontato Mirko non poteva reggere.
    Va beh ...restiamo con il dubbio.
    Perché dalla scena finale ( quella vera) non mi sembra l’abbia capito...come non ha capito che se suo figlio si è suicidato la colpa è sua che lo ha spinto ad entrare nel clan.
    Nemmeno qua come in Favolacce gli adulti ci escono bene.
    Mi è rimasto impresso il commento di Tortora quando Mirko gli ha detto della morte di Manola.
    “Son i rischi che corre la gente come noi...” o una cosa del genere.
    Aveva preventivato il rischio di morte del figlio già dal momento che lo aveva inserito nel clan.
    Pazzesco.
    Adesso c’è da capire se il prossimo film dei fratelli sara’ incentrato sul mondo degli adulti.
    Dopo gli adolescenti e i bambini tocca per forza a loro completare questa specie di Trait d’union presente nei due film dei gemelli.


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    1. eccomi ;)

      Max, ma io non ho parlato di invidia eh, rileggi...

      ma è uan scena che mi ha fatto male e dato sensazioni negative che forse è meglio non analizzare, ahah

      ma sai che sta cosa delle scene delle macchina me l'avete dette in tanti e io, incredibilmente, non me so accorto?

      dovrei rivederle. Nel cinema "realista" contemporaneo mi sembra strano vengano fatte in teatro con la parete verde ma devo rivederle

      bella domanda riguardo Tortora. Ma tanto quel genitore è così immaturo che gli cambierebbe poco, non ha proprio profondità

      gli adulti sono disastroso, specie i padri, TUTTI (nei due film)

      nelle madri qualcosa si salva, certo molto in questa del primo film


      ripeto, Tortora è un bambino di 50 anni incapace di avere empatia, tutto in un suo mondo, perso in cazzate (vedi il tatuaggio) che sostituiscono la profondità

      il prossimo sarà un thriller ;)

      e in teoria sì, di solito sono tutti adulti ;)

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    2. E allora me la devi spiegare ...almeno che non sia qualcosa di troppo personale per te...che con il film non c’entra niente.
      Abbiamo due interpretazioni diverse di quella scena ..forse ho sbagliato il termine più che invidia ci stava meglio frustrazione o manco quella .
      Non saprei ma per me è una scena che fa fare una figura de merda solo a Mirko che non tocca i due genitori.
      Poi se te ci hai visto altro...


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    3. sì, la figura di merda la fa fare a Mirko ma la scena è tristissima

      vedere bambini riempiti di regali costosi quando magari te invece puoi regalargli poco (ma con tanto più amore) a me fa male, anche perchè quei bambini non riescono bene a capire la cosa

      nel caso del film poi viene proprio fatto per "arroganza", in una maniera che psicologicamente fa male anche alla madre

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  9. Manolo no Manola😀
    Poi ho trovato delle similitudini con Favolacce nella scena in piscina e quella dei gavettoni che si fanno i bambini e le scene che citi te ( quelle davanti al Kebab e al distributore ) in La terra ..
    Stessa sensazione ed effetto di sospensione quasi da sembrare oniriche.
    Ultima cosa ...curiosità mia , te ( lo hai scritto nella rece) ricevi film autoprodotti di registi che vogliono farsi conoscere e ci sta....grande dimostrazione di stima nei tuoi confronti.
    La maggior parte dei film che recensisci non hanno distribuzione e non li conosce quasi nessuno.
    Poi ti manda una mail il tizio..ma cazzo , pura curiosità senza assolutamente voler far polemica ma sti fratelli nei titoli di testa di entrambi i film ci trovo , prodotto da Rai film ecc.
    Hanno la Rai dietro le spalle non mi pare che siano proprio dei “morti de fame”.
    Non so se riuscito a capire la mia disamina ahaha!!
    Son bravi e i loro film belli ma non capisco che c’azzeccano con te .
    Avendo una produzione come quella della Rai dietro le spalle.

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    1. sì sì, quando poi usi il ralenty l'effetto si somiglia sempre ;)

      la mail forse non te la ricordi ma c'entrava ZERO con il promuoversi o cercare una mia recensione

      Damiano girava motlo il buio in sala, mi stimava e amava come vedo i film. Con profondissima umiltà mi chiedeva solo di vederlo

      poi l'ho conosicuto meglio e ti confermo che la sua era una mail puramente intima e umana verso di me, non gli servivo a niente

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    2. Si ..hai ragione te avevo frainteso , o me ne son dimenticato cinque minuti dopo che avevo letto il passaggio dove spieghi perché il regista ti ha cercato.
      Quindi solo una grande dimostrazione di stima da parte sua nei tuoi confronti.

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    3. sì. stima talmente "pura" che quasi commovente (almeno per me)

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  10. Quello che abbiamo non è mai abbastanza, giusto, è proprio questo che muove Manolo e Mirko, senza la tua rece non avrei dato questo senso al titolo.
    Ti dico solo che anche io ho trovato un pugno al cuore la scena dei regali alla sorellastra, la madre davvero bravissima, esprime un misto di rabbia, desolazione, delusione con un solo sguardo.
    Favolacce però mi sa che non lo guardo, sono troppo sensibile al tema e da quel che ho letto non lo reggerei

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    1. oh, meno male, almeno te hai capito il profondo disagio di quella scena...

      la madre eccezionale, una sorpresa

      no, allora non lo vedere :)

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  11. sì, e ti parlo da madre, non so se avrei avuto tutta quella dignità.

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    1. penso poche ce l'avrebbero avuta fino a quel punto

      comunque molto interessante dopo la terra dell'abbastanza e favolacce vedere la profonda differenza che i D'Innocenzo vedono tra padri e madri

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao