8.10.22

Recensione: "Athena" - Su Netflix

 

Athena è un film formidabile, potentissimo, deflagrante come le bombe che lo vivono.
Un viaggio senza respiro dentro una Parigi letteralmente esplosa.
Un film sull'odio, sulla rabbia incontrollabile, sul Caos, sull'impossibilità di capire chi è chi, chi ha fatto questo e quello, chi è il nemico.
Un film quasi unico perchè riesce a trasformare la tecnica usata (una serie di piani sequenza incredibili e un ritmo infernale, alla Safdie) in vera e propria tematica, senza bisogno che l'intreccio venga troppo curato (volutamente).
Un film di 4 fratelli che diventa archetipico, ancestrale, simbolico, ed è proprio per questo (come dicevo appena sopra riguardo la tecnica) che ha il coraggio di non puntare troppo sulla verosimiglianza.
Per quanto mi riguardo un film quasi perfetto e una delle miglior cose mai viste su Netflix.


Trovo sempre tanto buffo chi attacca quelli che, come me, adorano i piani sequenza. E' una cosa piuttosto infantile e ridicola, oltre che abbastanza priva di senso.
Come se i gusti sulle tecniche di ripresa possano non essere, appunto, dei gusti.
Come se si criticasse chi si emoziona per una carrellata indietro lentissima, chi per una panoramica perfetta, chi per delle inquadrature fisse glaciali, chi per i montaggi serrati, chi per le soggettive, chi per i primissimi piani, chi per i droni e chi per questo o quell'altro.
E' buffo che, alla fine, di tutte le tecniche di ripresa quella che viene però quasi sempre perculata è solo il piano sequenza, magari perchè - e a ben ragione per quanto mi riguarda - tanti la trovano spesso esaltante.
C'è sta patetica fissa generale a perculare e deridere le cose che vengono esaltate da altre persone, invece che limitarsi a dire (spiegando perchè) quello che ci piace o non piace.
E' un qualcosa di profondamente irrispettoso che, molto spesso, si ritrova anche nei giudizi sui film stessi.
Guardate ad esempio quello che sta succedendo adesso col nuovo film dei Daniels (andrò a vederlo stasera credo), film che tanti, tantissimi, hanno trovato un capolavoro e allora per questo motivo i grandi fenomeni della tastiera privi di onestà intellettuale (e, mamma mia, dentro ci sono tanti professionisti) giù a dargli della cagata pazzesca (sì, siamo ancora a sto punto, sigh...), della merda o altro. 
Ormai pochissimi sanno parlare di cinema con equilibrio, tutti esaltano o denigrano, esaltano un film (spesso quello che la massa odia) o perculano, solo in nome di aver visibilità social (e tanti ci riescono, mentre quelli che non ci riescono a sto punto sono eroi per me).
Per fortuna io non leggo nessuno ma, ahimè, lo scenario è deprimente.
Quindi meglio gente che magari capisce niente di cinema (mi ci metto in mezzo) ma dà sempre giudizi sinceri, equilibrati, personali, non mettendo in mezzo i gusti degli altri che, appunto, restano quello che sono, i gusti degli altri.
Insomma, adoro i piani sequenza, a volte mi esaltano pure.
E allora?
E' un problema?
Capisco meno di cinema per questo?
Mamma mia che pochezza.


Ma andiamo ad Athena.
Che è un film straordinario, di una potenza impressionante, di un livello tecnico spaventoso (roba per pochi registi) e che riesce in un'impresa quasi unica per me, ovvero far diventare la tecnica utilizzata vera e propria tematica, senza che quindi si debbano cercare i sottotesti nella sceneggiatura perchè questi sono già presenti nel modo in cui è girato il film.
Ci torneremo.

Siamo a Parigi.
Il militare Abdel torna dal fronte perchè è appena stato ucciso uno dei suoi fratelli in circostanze misteriose, forse per mano della polizia.
Lui cerca di calmare le acque, promette - insieme alla polizia stessa - di aprire un'indagine, ma non fa nemmeno in tempo a cominciare il discorso che un altro suo fratello, Karim - capo di una gang delle banlieu - lancia una molotov contro i poliziotti, dichiarandogli guerra e cominciando un raid.
Da qui, letteralmente, il film non si fermerà più, quella molotov lanciata è come il primo pezzo di un domino inarrestabile.
E Gavras (figlio d'arte) ha solo un modo per raccontare questo domino, i piani sequenza. Che diventano quindi non meri esercizi di stile ma acquisiscono un doppio significato nel loro uso, ovvero sia quello di vorticosa continuità temporale che parte da una piccola causa (la molotov lanciata) e porta ad un grandissimo effetto (l'intera Francia sotto assedio) senza una pausa, senza un respiro, senza una minima soluzione di continuità (come è appunto un piano sequenza), tanto che lo spettatore si ritrova in un'ora e mezzo davanti ad un effetto valanga inarrestabile e quasi impossibile da comprendere, sia, tornando al doppio uso, mezzo necessario e straordinario per raccontare il vero protagonista di Athena, ovvero il Caos.
E il Caos non puoi raccontarlo piazzando la macchina da presa, non puoi raccontarlo con una temporalità ben definita, il Caos lo racconti al meglio andando dentro l'occhio del ciclone, muovendoti avanti, indietro, a destra e sinistra senza mai fermarti, senza mai dare il tempo di capire cosa succede, senza spiegare i fatti.
Athena è un tornado e il piano sequenza è la tecnica per stare dentro al tornado.
I primi 12 minuti sono pazzeschi (alcuni passaggi sono talmente grandiosi che non riesco a vedere il trucco che, sicuramente, ci deve essere), con l'inquadratura che passa da Abdel a Karim (quasi sempre avremo un solo personaggio seguito - alla Aronofsky - ma passeremo continuamente da uno all'altro), e poi la distruzione della stazione di polizia, e poi l'ambulanza rubata sulla quale entriamo in corsa, e poi quella moto che impenna, e poi l'arrivo al quartiere e poi tutti sul tetto con la "macchina da presa" (dico in senso lato, essendo un drone o un trucco di post produzione) che finalmente si allontana dai corpi, dai tumulti, dai vicoli e si rifugia nel cielo (tra l'altro moltissimi dei piani sequenza termineranno così, con l'inquadratura che termina andando all'indietro ed allargando il campo).
Un incipit prodigioso, incredibile, da pelle d'oca.


E un incipit in cui abbiamo già il secondo aspetto (dopo quello sull'uso doppiamente sensato del P.S) sul quale mi piace soffermarmi, ovvero lo scambio di divisa.
I membri della gang indossano tute rubate alla polizia. Sembra un dettaglio stupido ma invece è solo il primo di una serie interminabili di cambi d'abito. Quasi tutti i personaggi, principali o comprimari, si cambiano continuamente d'abito, indossando le divise del nemico, diventando d'un tratto civili da militari (vedi scena del funerale), spogliandosi (vedi il poliziotto che nel finale, nudo, si ritrova in mezzo agli insorti, uguale a loro), scambiandosi vestiti, è un continuo, a volte volontario altre involontario, camuffamento.
 E, anche qui, come per l'uso del piano sequenza, ecco che questo aspetto tecnico (i costumi) diventa quindi vera e propria tematica. Siamo nel Caos e tutti sono confondibili con tutti, ognuno può diventare l'altro, nessuno è ben identificabile.
Lo spettatore spesso è confuso, perso nel tornado, magari cerca di seguire una sceneggiatura ferrea senza capire che no, che il film quello racconta, il disordine, lo scoppio dell'odio, l'impossibilità di riconoscere chi sta con te e chi no, chi è l'alleato e chi il nemico.
Perdersi, non capire, non farsi tornare le cose, è quello che deve succedere, quello che il film cerca.
Ho letto critiche sulla sceneggiatura e mi dispiace un sacco perchè Athena, con un plot coeso e facilmente intellegibile, non sarebbe stato Athena.
Che è invece racconto di una bomba che è scoppiata, di uomini che insorgono, di rabbia che esplode, di istinti animali ormai liberati, di odio politico ormai non arginabile.
Io più non capivo più mi emozionavo, perchè non volevo capire, perchè volevo essere lì, in mezzo a tutti, a non sapere dove andare, con chi parlare, chi è con me e chi contro di me.
Ma la vera perla di Athena sta in un altro aspetto che molti hanno trovato sbagliato, malfatto, quando addirittura assurdo e quasi ridicolo.
Ovvero il ritrovarsi davanti un'intera città in fiamme, in rivolta, vedere 2000 persone aggirarsi e poi a morire sono solo i 4 fratelli.
Ma è qui che Athena (anche il titolo lo dimostra, credo) vuole diventare simbolico, tragedia (greca).
In un caos infernale dove può morire chiunque alla fine muoiono solo i 4 fratelli, fratelli poi che hanno scelto parti avverse, destini diversi.
Come a dire che tutto questo odio, tutta questa violenza, tutta questa Apocalisse alla fine uccide senza distinzione chiunque, in qualsiasi parte si trovi e qualsiasi idea abbia.
E quei 4 fratelli diventano quindi simbolo della morte di tutti, di come l'odio porti alla distruzione di ogni cosa, di come non ci siano vincitori e vinti, ma solo vittime, ovunque.
Quei 4 fratelli siamo tutti noi, esseri umani (quindi fratelli) che possiamo ritrovarci di qua o di là della barricata ma che se poi, in mezzo alla guerra, ci accorgiamo che questa uccide tutti.
Una vera tragedia scespiriana, a pensarci.
E Abdel, il fratello "buono" che tutto voleva fermare è invece simbolo di chi dà la vita per gli altri ma poi, una volta capito che niente può essere fermato, che tutto è perduto, non ha ormai più speranza e, letteralmente, crolla (le sue scene di follia sono bellissime, non tanto per l'efferato omicidio del fratello ma specie per questa sua ormai completa dissociazione dalla realtà (non sente/capisce nemmeno che nel frattempo si è scoperto che la polizia non c'entra niente con la morte del fratellino).
Un film che quindi riesce a raccontare mille cose senza usare il plot (miracolo, davvero) ma solo basandosi su aspetti tecnici (i piani sequenza, i costumi) o simbolici (la morte dei 4 fratelli).
Siamo a livelli di cinema altissimi, poche volte battuti.
Tante cose restano addosso, come l'omicidio di Karim, come quello che compie Abdel dell'altro fratello, come le sequenza di nebbia e sordità del giovane poliziotto, come quel campo di fiori immacolato dove l'ex miliare, con le cuffiette, non sente nulla dell'apocalisse che ha intorno, come quell'ultimo carrello indietro che dal palazzo esce fuori, per mostrarci l'ultima terribile esplosione.


E in tutto questo, in un film che parla di morte, di caos, di controllo ormai non più possibile, di come anche un solo piccolo gesto potrebbe portare al collasso di un'intero paese, un film frenetico, incredibile, teso e inarrestabile c'è solo una figura che sembra staccata da tutto, una figura tragica.
Una mamma.
Che chiama i propri figli, che non si rende conto di quello che sta succedendo e di quello che loro sono e rappresentano per gli altri.
Una mamma che quei figli li perderà tutti.
Ma non sono loro 4 a morire.
Siamo tutti noi

8.5

22 commenti:

  1. Lo vedrò proprio per quei venti minuti di piano sequenza iniziale.

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    1. Ah, ma ce ne sono uno dietro l'altro eh!

      fai sapere :)

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    2. Fatto con un mini drone..non vedo alternativa...

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    3. E invece pare di no.
      Mi hanno mandato il making of (dice "pazzesco") e pare sia tutto non solo vero ma con steadycam e persone

      magari ci faccio un post su fb, ancora non l'ho visto

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    4. Anzi no!! Ho visto il making off...pazzesco!! Meglio del film direi!!! Incredibile e illuminante...e questo film ignorato a Venezia?!? Ma siamo pazzi?!

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    5. Guarda, non commento

      sto leggendo cose incredibile su Athena, la più divertente "eh, ma i piani sequenza così li sanno fare tutti"

      oltre che riderci sopra non riesco a fare altro

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    6. Ma tutti chi?!?.. ma trovatemeli.. !!!

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  2. Dopo “l’Haine (l’odio)” e il più recente “i Miserabili”, le banlieue francesi tornano ad essere sorprendenti scenografie cinematografiche, capaci di trasmettere il disagio di una società che non è più in procinto di esplodere; no, non c’è più tempo, la tensione è esplosa, non c’è più spazio per il buon senso, per la trattativa, per la mediazione. Abdel (Dali Benssalah) ne è l’incarnazione e il dramma che vive è ancor più nichilente quando prende coscienza che non c’è riscatto, non c’è consolazione, non c’è soluzione.

    Attraverso dei piani sequenza di estrema difficoltà (l’introduzione al film è puro cinema), R.Gavras ci immerge in questa tragedia greca (non so se il titolo del film ha qualche riferimento)
    dal sapore shakespeariano, dove “il Figlio di Saul” scappato dall'inferno dei campi di concentramento viene catapultato nell'inferno delle banlieue francesi in rivolta. Sembra di essere in un West Side Story di guerra. Teatro all’aperto, grottesco e forzato in ogni linea narrativa, rischia di far perdere allo spettatore il contatto con la realtà.
    Il finale riassume l'eterno equivoco socio politico che affligge la nostra società

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    1. e adesso ti leggo e leggerò la rece di Emiliano B. su Fb


      ecco ho letto. Sai che io sono di quelli che la sceneggiatura non è tutto, ma se c'è è meglio :-D

      per il resto molto in linea, anche sulla "tragedia greca,
      dal sapore shakespeariana"

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    2. Intanto devo vedere I Miserabili con alla regia quello che ha aiutato Gavras a scrivere Athena

      mi ritrovo del tutto nel tuo minicommento e perfetto anche il riferimento a Saul o del teatro all'aperto

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  3. Sulle tecniche cinematografiche, a me piace quando la camera si sposta impercettibilmente verso il soggetto che all'inizio rimane molto lontano, ma piano piano il campo si stringe e, in genere, c'è sempre un voice-over che accompagna questo carrello in avanti. Adesso non mi viene in mente nessun titolo, ma giuro che c'è in un sacco di film. Cioè mi piace perché ti fa entrare piano piano "nel film" come se tutto l'ambiente mostrato nella ripresa ti inghiottisse lentamente. Son pazzo, lo so, ma mi piaccio per questo 😜

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    1. ma stai scherzando?

      è una delle tecniche che amo più anche io, la carrellata lentissimissima avanti o indietro

      un esempio su tutti, gli ultimi 3 minuti di Magnolia

      parti da un campo medio e senza che te ne accorgi arrivi a un viso (o il contrario)

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    2. Eh beh con Magnolia sfondi una porta aperta. Lo adoro 😊

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  4. Probabilmente questo film mi resterà dentro per un bel po' di tempo
    forse perché non l'ho particolarmente amato.
    Penso sia uno di quei difetti che possono diventare pregi nel tempo aldilà delle posizioni personali.
    Della serie parlatene bene oppure male ma basta che ne parlate!
    Secondo me quelli che a prima vista di Athena possono sembrare pregi visti con più attenzione possono rivelarsi dei difetti.
    Poi per carità la cosa è sempre soggettiva.
    La storia : ammetto l'ignoranza sulle rivolte urbane nelle banlieu di Parigi e mi son cercato informazioni per conto mio a tal proposito.
    Ma se alla fine del film ti resta la domanda ; ma cazzo è proprio vero quello che sto guardando?
    Vuol dire che qualcosa è andato storto.
    Però è pur vero che te nell'introduzione alla rece parli di verosomiglianza ..quindi dovrei star preparato e capire che tutto quello che succede nel film di Gavras è estremizzato anche all'eccesso.
    E questo fa perdere un p0' di credibilità alla storia.
    Colpa per me del ritmo frenetico con cui è stato girato che dopo un po' stanca.
    Pure la storia l'ho trovata tantino debole e in alcuni punti pure prevedibile.
    Come se il regista ci tenesse a farti non capire niente per la maggior parte del film ,però quelle poche volte dove c'era da capire qualcosa invece ti servisse su un piatto d'argento il problema da risolvere e pure la soluzione.
    Insomma ho trovato una sceneggiatura abbastanza debole compensata solo da virtuosismi di macchina.
    E veniamo ai piani sequenza : cazzo , ho pensato son scemo ma a me quel primo quarto d'ora , venti minuti han ricordato Il signore degli anelli.
    E nello specifico la marcia dei troll verso il castello di boh?
    Insomma le scene dove gli elfi combattono sugli elefanti contro i giganti pelosi.
    Poi , le musiche , i toni così epici fino alla scritta del titolo sopra le baraccopoli della citta presa d'assedio...mi hanno ricordato tanto il secondo film della trilogia di Jackson ( o era il terzo boh..io ho amato tantissimo il secondo).
    Forse mi è capitato il film meno adatto a farmi capire la magnificenza del piano sequenza.
    Guarda ho apprezzato molto di più quello ottenuto con la macchina da presa girata a 90 gradi e l'effetto specchio che aveva sulla laguna veneziana , Ancarani con Atlantide.
    Quelli visti su Athena mi son sembrati poi non così distanti dagli effetti speciali in CGI dei film Marvel alla fine .
    Per fortuna che non dobbiamo giudicare un film solo dai virtuosismi di macchina o di computer.
    Ciao

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    1. Eccoci qua

      Allora, anche io non sono un super esperto della questione banlieu ma ne sapevo abbastanza per dire che sì, la base di partenza di Athena non solo è verosimile ma è "Storia", nel senso sono cose successe davvero e più volte. Ma sì, il film le porta all'estremo sia nei tempi (alla fine tutto nel film avviene solo in un giorno) sia nelle conseguenze (nel film come avrai visto l'intera Francia scoppia ed è messa a ferro e fuoco)

      Il ritmo è impressionante, a me questo impressionante ha esaltato, ad altri può annoiare, certamente

      e sì, come ho scritto la sceneggiatura è (per me) volutamente debole. Non aveva alcun senso in un'ora e mezzo di quel ritmo dare spazio alla complessità dei personaggi o delle azione, Athena è una bomba che esplode e noi seguiamo tutte le schegge

      non ricordo niente de Il signore degli anelli, quindi mi fido, ahah

      quello di Atlantide non lo definirei tanto un piano sequenza sia per la "difficoltà" nel realizzarlo (alla fine nulla) sia perchè tutto basato su stravolgimenti grafici. E sono quelli a renderlo unico

      ecco, il tuo finale è una mazzata all'arte perchè paragonare i piani sequenza di Athena agli effetti visivi dei Marvel fatti al computer mentre gli attori recitatno davanti ad un panno verde fa male,ahah

      sì, se non capisci l'abissale differenza tra le due cose il piano sequenza non fa per te

      ti consiglio di guardare solo due minuti di dietro le quinte di Athena!

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    2. Lo guarderò.
      Ma non credo cambierò idea .
      Perché Il problema non è quello.
      Infatti l’ho anche scritto che non giudico un film solo dai virtuosismi di macchina o di pc .
      Alla fine però li considero entrambi buoni “ effetti speciali “ lo virgoletto apposta.
      Se non ti piace il paragone con i film Marvel allora riguardati “ Il signore degli anelli “ per capire quello che intendo dire .
      Mi consola aver letto da qualche altra parte che sta cosa non l’ho notata solo io , infatti diverse recensioni parlavano di echi Jacksoniani a proposito di Athena.
      Ti faccio un altro esempio.
      E probabilmente sbaglierò come ho fatto con Atlantide .
      Non è un piano sequenza anche quello ottenuto con la steady cam
      montata sulla macchina che insegue Ash in La casa di Raimi e ci mostra la visione del demone?
      Lo so che forse banalizzo ma è per dirti che nel caso di Athena il troppo storpia .
      Meglio pochi ma buoni.
      E nessuno mette in discussione quei primi venti minuti di film ..ma non bastano almeno per me a convincermi di aver visto alla fine un buon film.
      Se poi lo paragono ad un film Marvel o a un cinepanettone , lasciamelo dire a te che te cambia ?
      -:)

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    3. Allora, riguardo il piano sequenza c'è un'interpretazione volendo solo tecnica e un'altra sia tecnica che narrativa. Nel senso che i veri piani sequenza di solito raccontano in modo continuo uno svolgersi di eventi che, normalmente, viene montato con tante inquadrature. Per capirsi la scena di Atlantide era quasi più facile farla in piano sequenza che montandola...
      Come tante soggettive di film (vedi quello che dici te della Casa. Ok, sì, non ci sono stacchi ma tutti ti diranno che è una soggettiva, non un piano sequenza che, come dicevo, presuppone un tipo di narrazione diversa

      poi riguardo "il troppo stroppia" o "troppa tecnica in questo film" assolutamente, è un giudizio super comprensibile. Io l'ho adorato per questo (ripeto, il caos raccontato così mai visto prima, caos raccontato attraverso il caos, senza montaggio e costruzione)

      a me non cambia niente, ahah, rispondo a un commento nel blog e dico la mia dicendo che sono due cose opposte, se non posso dirlo che rispondo a fa?

      ahah :)

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  5. Grande Giusé. Storia piuttosto articolata quella che mi lega ad Athena. Come ti avevo accennato ero rimasto un po' deluso. Venivo da film sulle banlieue come L'Odio e I Miserabili che mi avevano fatto impazzire e avevo le aspettative "settate" su quel tipo di film, lo ammetto. Però, ed è un però bello grande, mi è da subito rimasto un gigantesco senso di incompiutezza dopo la visione. Io il film l'ho visto sul mio apparato audiovisivo che, come dire, non è assolutamente all'altezza. Per carità, non l'ho mai vissuto come un problema così insormontabile, soprattutto considerati i film che solitamente mi piacciono. Ad ogni modo, ho visto il film e poi mi sono fiondato qui. Prima cosa che ho pensato: "non sono per niente d'accordo con la recensione!". Seconda cosa che ho pensato: "ma sai che... magari...pensandoci..". Ha continuato a crescere in me la sensazione di essermi giocato male quest'occasione. O meglio, di non averla affrontata coi giusti mezzi. È stato un po' come giocare la partita della vita con delle scarpe due numeri più piccole. L'altro giorno ho obbligato amici in possesso di un supertelevisore a riguardarlo e, manco a dirlo, è cambiato tutto. Vero, sicuramente ha aiutato averlo già visto ed essersi posti in maniera diversa, più aperta. Però, manco a dirlo, su un impianto valido il film mi è cresciuto tantissimo, nonostante io non mi ritenga un fan di questa impostazione da "videoclip". Ci sono cose veramente spettacolari (mi è rimasta impressa la scena della testuggine di poliziotti circondati dai fuochi d'artificio), che mi hanno tranquillamente permesso di andare oltre alcune situazioni che tuttora non mi convincono. Ad esempio, il finale a mio avviso un tantino esagerato e il cambiamento troppo repentino di Abdel. Però c'hai ragione tu, come sempre. Non è quello l'importante. L'importante è riuscire a farsi catturare da un film del genere, dalle situazioni e soprattutto dal bordello che lo caratterizza dall'inizio alla fine. La seconda visione è stata illuminante. Ammetto l'errore e affermo che mi è piaciuto moltissimo. La morale di tutto ciò? Devo trovare un po' di soldi e comprarmi una TV degna di tal nome, perché così non si può andare avanti!
    Grande Giusé.
    A presto!

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    1. Ahah, ma fantastico!
      Mi hai fatto motlo ridere sul passaggio "non sono per niente d'accordo con la recensione" per poi farti venire dei dubbi ;)

      Compolimenti anche per l'apertura mentale di rivedere un film alla luce di altri giudizi e provare a vederlo da angolazioni diverse

      Assolutamente, se "leggiamo" Athena alcune cose fanno storcere il naso. Ma se lo "vediamo" tutto cambia. Perchè Athena è visione, è solo quella. E' il ritrovarsi nel vortice e vedere la potenza dello stesso. E se dentro il vortice le cose non sono chiare o sembrano strane non solo non conta (per me) ma deve essere così

      sei un grande te!

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao