Arriva dall'Irlanda del Nord quello che è probabilmente il post-apocalittico più essenziale e decontestualizzato che io abbia mai visto.
Una baracca nel bosco, praticamente tre soli personaggi, una sopravvivenza da portare avanti in qualche modo, insieme.
Un The Road da camera.
presenti spoiler
Mettiamo un'altra bandierina in questo bellissimo (e quasi gratuito) giro per il mondo che può essere la passione cinematografica.
Arriva dall'Irlanda del nord questo gran bel film, probabilmente, a mia memoria, il post-apocalittico più scarno, essenziale e decontestualizzato che io ricordi.
Se già qualcuno storse il naso per tutto il "non detto" di quel mezzo capolavoro che fu The Road (film amato da pochissime persone, ma da quelle molto intensamente) allora, quel qualcuno, stia alla larga da questo film.
Potremmo quasi definirlo un The Road da camera.
Quella camera, in realtà, è una baracca nascosta nel bosco. Ci vive un ragazzo, uno di quelli tipici irlandesi, fisico magro e nervoso, viso leggermente adunco, pettinatura punk. Per almeno 20 minuti lo seguiamo nelle sue cose di tutti i giorni.
Prima però c'è un incipit che non si dimentica, un corpo morto nudo trascinato nel bosco, una sepoltura. Gran bella fotografia, gran belle immagini, gran bel incipit.
Sto ragazzo campa col niente. Vestito di stracci, vive in una baracca malmessa con un letto, una piccola cucina e una stufa per stare al caldo. Lo vediamo zappare, coltivare, mettere trappole nel bosco, accendere fuochi, piantare semi, cucinare, chiudere imposte, come per nascondersi.
Siamo al limite del documentario. E che buffo, quanto somiglia tutta questa parte a quello che abbiamo visto pochi giorni fa con Corn Island...
Al solito non avevo letto nemmeno una riga di trama ma ci vuole poco per capire che se sto ragazzo vive in queste condizioni è perchè nel mondo qualcosa è successo. Se un seme di una pianta rappresenta il confine tra il vivere e il morire qualcosa è successo.
Se avete visto quello strano film che è The Martian (per me metà baraccone, occasione sprecata) vi sembrerà di cogliere nei gesti del ragazzo "sopravvissuto" di questo film quelli di Matt Damon.
Sì, solo che là eravamo su Marte, qua su una Terra che Marte sembra esserlo diventata.
Arrivano alla baracca una madre e sua figlia. Chiedono cibo, chiedono alloggio. Il ragazzo è talmente scontroso e sospettoso da raggiungere limiti quasi irreali.
Ma allora davvero la vita sulla terra è diventata un ultimo, finale, homo homini lupus, ormai l'abbian capito.
In qualche modo i tre riusciranno a conquistarsi fiducie reciproche.
Ora, bisogna solo sopravvivere.
Girato in larghissima parte in un'unica location e con solo 3 attori anche The Survivalist va nella lista di quei film che affidano quasi tutta la loro forza alla sceneggiatura. Più che la sua essenzialità colpisce l'assoluta ostinazione nel non darci riferimenti. Cosa è successo alla Terra? Perchè sono rimaste così poche persone? Chi è il ragazzo? Quale il suo passato? Chi sono quelle due?
Ogni ipotesi (disastro ambientale, guerre fratricide, carestie, alieni, etc..) ha il suo piccolo perchè per restare in piedi. E allora non dobbiamo più pensare al prima e al dopo, ma solo al durante, al come sopravvivere.
L'arrivo della madre e della figlia crea attrazioni e tensioni, speranze e sospetti. Si vive ormai in un mondo dove ognuno può uccidere e ognuno può essere ucciso. E anche sentimenti o accadimenti della vita come l'amore, l'amicizia, il sesso, il mutuo aiutarsi, non possono essere vissuti pienamente.
Nel film non c'è mai un sorriso, di nessuno, nemmeno abbozzato. Non ricordo quante altre volte, anche nei film più neri e devastanti che ho visto, è capitata una cosa del genere. Gli uomini sono ormai soltanto spenti esseri viventi che provano ad aggiungere un giorno all'altro alle proprie esistenze. Spenti sì, ma determinati però, perchè solo i più determinati e forti sono rimasti in vita, probabilmente.
Opera prima, benissimo fotografata, benissimo recitata, capace anche di regalare sequenze sorprendenti ed inaspettate. Loro che si spogliano e bagnano per riscaldare lui, ad esempio, è una scena potentissima, quasi da sabba di streghe.
E lei che tintinna con la forchetta, quasi a creare una colonna sonora, che bella cosa...
Oppure il movimento di macchina sul prato, quello che va da lui all'aggressore.
Ma c'è un montaggio parallelo veramente pazzesco, quello tra la lepre vicino alla trappola e il tentativo di aborto di lei che, davvero, in un film quasi neorealista per tutta la sua durata, è davvero una gemma che non ti aspetti di trovare.
Film per tutti, non di genere, ma a tratti visivamente molto forte, specie nei dettagli delle ferite e delle cure.
Tra l'altro, rispetto a quello che siamo abituati a vedere solitamente, anche nei nudi The Survivalist dimostra notevole coraggio con quel pene di lui più volte ripreso e con quella "vecchia" vista nuda integralmente (due tabù di solito).
The Survivalist, del resto, è anche un film di corpi. Ad esempio restituisce benissimo "l'emozione del corpo", quella che prova lui quando sente sotto le sue mani lei per la prima volta, dopo chissà quanti anni da solo.
Pochissime frasi, ma molto spesso significative.
Due su tutte.
"Non venire dentro di lei" chiede la madre al giovane, ben conscia che il sesso tra i due è sì inevitabile, ma non deve portare a un qualcosa che in futuro non solo non avrà un mondo in cui vivere, ma sarà anche solo un'altra bocca da sfamare. La madre, del resto, è un personaggio dal cinismo devastante, a tratti anche perfida, cattiva. Ma il tutto è da vedere in un contesto di ultima sopravvivenza e in quello di un "amore" verso la figlia che deve per forza andare di pari passo con l'esser pragmatici.
"Non è che stai diventando sentimentale?" chiede la madre alla figlia.
"E tu stai invecchiando"
Ecco, questo scarnissimo dialogo è per me l'anima del film e il suo punto più interessante. Se è vero che il rapporto con la propria madre sarà sempre quello più bello, in questo mondo potrebbe non essere più quello più importante. Ed è in quel dialogo che bisogna ricercare la genesi di quello che poi farà la figlia (l'avevo previsto, non so se sono bravo io od era facile capirlo).
Meglio vivere vicino un uomo, giovane, forte, che ha un futuro, che può soddisfarti sessualmente, rispetto al vivere vicino alla persona a cui vuoi più bene al mondo ma dalla quale non potrai più ricevere quasi nulla.
In ogni caso arriveremo ad un'altra scena bellissima, lui, la vecchia, le ultime sigarette, la cartuccia da non esplodere, il corpo nudo da sotterrare, chapeau.
E se è vero che questo film per struttura, essenzialità, immagini e "mood" (è un film nero che non ammette zone più grigie) è da considerare coraggioso e assolutamente fuori da ogni concessione allo spettatore e all'incasso, lo è ancora di più nel finale, con quella morte, con quella perdita di tutto, con quel fuoco.
Un film che odora profondamente di morte o di vite senza più alcun senso.
Eppure no, forse alla fine un pizzico di speranza viene fuori, forse è anche più di un pizzico, sicuramente più di quella in cui un bambino incontrò un cane e un gruppo di persone in un altro film.
E c'è così una tripla sospensione.
Quella, forse più importante di tutte, su cosa ne sarà di quella nuova vita che cresce, in che mondo vivrà.
Quella sul destino di lei, ferma là davanti ad aspettare una risposta.
Quella sul nome che gli darà.
Se sarà maschio, se riuscirà a nascere.
Probabilmente il nome di lui.
Ma noi, il nome di lui, non l'abbiamo mai saputo.
E, siccome chi ha scritto questo film è qualcuno che sa scrivere, non lo sapremo nemmeno ora.
Ogni tanto gli irlandesi tirano fuori bella roba. Mi piacciono questi post-apocalittici non fracassoni, prima o poi ci butto un occhio :)
RispondiEliminaQuesti "post" apocalittici intendi le mie recensioni?
Eliminaahhaah
attenzione, nord irlandesi eh, che per noi è quasi la stessa cosa ma valli a unire loro...
ad esempio di irlandese ricordo una decina di film, di quelli del Nord giusto un paio, nemmeno visti poi
se butti fai sapere ;)
ahahah in effetti il "post" è capitato proprio a fine linea, coincidenze? Io non credo :D
EliminaEh la visione non sarà prestissimo, per il momento grazie della rece ;)
parli con uno che guarda i film che gli consigliano o quelli che lui stesso mette in lista dopo circa 2,3 anni...
EliminaIo lo tiro fuori spesso perché mi ha agghiacciato , ma non so cosa pensi tu de il tempo dei lupi di haneke
RispondiEliminaEh, mi piacerebbe molto pensarne qualcosa.
EliminaMa devo prima vederlo. Da un decennio almeno, mortacci mia
L'ho visto stasera, bellissimo film. Mi ha ricordato un sacco un altro film che ho visto recentemente (e che consiglio caldamente), Z for Zachariah. Per alcuni aspetti sono quasi uguali, stessa ambientazione post-apocalittica dove pochi sono sopravvissuti e devono sopravvivere con quello che rimane, stesso numero di attori e stessi dubbi, paure e incertezze. Ad essere onesto mi è piaciuto più Z for Zachariah ma probabilmente perché l'ho visto prima :)
RispondiEliminaCavolo, sembra identico!
EliminaMa che buffo, in uno non sappiamo mai il nome, nell'altro pare addirittura nel titolo (ma dico a caso, non so se è il nome del protagonista)
interessantissimo, messo nella mia lista (manco tanto lunga, una 40ina di film)
ciao!
Guarda, in realtà è completamente l'opposto ahah. Il titolo si rifà ad un piccolissimo dettaglio che compare per circa 2/3 secondi nel film. E poi credo si rifaccia riferimento alla figura biblica di Zaccaria, ma non me ne intendo ahaha
Eliminafaccia riferimento* odio il fatto che non si possano correggere i messaggi ahah
Eliminaahah, c'avevo preso insomma ;)
Eliminazero proprio
gli errori non si correggono! ed è bello così, sti cazzi degli errori
sciolti ;)
Uno dei migliori film sul genere survivor visti negli ultimi anni.
RispondiEliminaAddirittura?
Eliminasì, credo di sì ;)
visto tempo fa, un film molto interessante
RispondiEliminaBenissimo, tutti d'accordo
Eliminail mio voto, casomai si volesse sapere, è intorno a 7.5