David Micheletti è un amico, per adesso prettamente "telefonico", conosciuto da poco. In realtà, almeno una volta, ci siamo pure visti, dato che venne ad uno dei miei cineforum, l'ultimo, ahimè.
Vide Take Shelter, e gli piacque molto, a detta sua (o l'ha detto per sviolinare?).
Sta di fatto che recentemente ci siamo messi in contatto per organizzare una cosa molto bella, una cosa che col blog c'entra poco ma di cui magari, nel caso riuscissimo a farla, mi piacerebbe fare poi il report qua.
David è docente di Teologia e Filosofia.
Non vi impaurite, fermi, andate avanti.
Perchè è anche grande appassionato di cinema e letteratura di fantascienza.
Epperò - che a me piace scrivelo tutto attaccato - in questo gran bel post, con chiarezza, coinvolgimento, competenza e zero spocchia, proverà a dimostrare che la serie sci-fi per eccellenza, Star Wars, in realtà è un fantasy.
E a tutti gli effetti poi.
Ray: “I Jedi esistevano?”
Han Solo: “E’ quello che mi chiedevo anche io un tempo. Pensavo
fossero un mucchio di superstizioni: un potere magico che tiene insieme il
bene e il male, il lato oscuro e la luce?…. La cosa assurda è… che è
vero… la Forza… i Jedi… tutto… è tutto vero.”
Le parole con cui Han Solo risponde a Ray (la Forza è un potere magico)
confermano quello che forse tutti i fans - vecchi e nuovi, compreso chi
scrive - già sanno o è opportuno che sappiano: Star Wars (1-7) è una
saga fantasy alla stregua di The Lord of the Rings, che nulla o ben poco
ha a che fare con le mitologie scientifiche e tecnologiche care alla
fantascienza (l’intelligenza artificiale, gli alieni, il viaggio nel
tempo, la realtà virtuale, il prometeismo e tutte le
utopie-distopie/sogni-incubi che la fisica teorica o l’ingegneria
genetica ha acceso nella fantasia umana).
I Robots, quando non sono avatar dei Looney Tunes, di Tom e Jerry o dei
più recenti personaggi dei cartoons-Disney, regrediscono a poco più che
droni teleguidati o, all’inverso, assurgono a membri delle
“tecno-unioni”, ovvero esemplari di una delle tante etnie/razze tra le
altre, antropomorfe, zoomorfe, ilemorfe o chimeriche che siano, le cui
intelligenze, acute, mediocri, artificiali, naturali o emotive, non
oppongono alcun dilemma/differenza rispetto alle varietà umane. Ognuno
parla la sua lingua, ma scarse sono le possibilità che non rientri tra le
più di sei milioni di forme di comunicazione conosciute e traducibili
dal droide protocollare C-3PO (nel primo adattamento italiano: D-3BO),
compreso il linguaggio della sua controparte, il piccolo astro-droide
R2-D2 (nella versione italiana della vecchia trilogia, C1-P8).
Tutto questo ci porta al problema dell’alieno: in Star Wars ci sono
razze o etnie galattiche ma non alieni, perché ognuna di loro conosce o
ha sentito parlare delle altre e non ha più importanza da quale preciso
angolo della galassia provengano. In Star Wars non ci sono gli alieni e
non c’è tutto ciò che questi comportano quanto a trascendenza, o in
tema di assolutamente altro/straniero/sconosciuto, o a proposito del
dilemma invasione-rivelazione, o sui misteri di salvezza come su quelli di
estinzione. Il più volte richiamato “orlo esterno” non corrisponde
che a un far-west rifugio per fuori legge, traditori, clandestini, clan
malavitosi, anarcoidi, clonatori e fancazzisti. Nulla di nuovo e nessuno,
a meno che non sia uscito o sia stato esiliato, può venire/tornare da
fuori: non a caso i cloni sono stati commissionati dall’interno per
esser reintrodotti, con l’inganno, al servizio di interessi
assolutamente e profondamente interni. Droidi, alieni e cloni non portano
nulla di nuovo, di altro o di estraniante (un punto di vista inedito, una
ribellione, un qual si voglia imprevisto) perché nessuno ha modo di
trovare equilibrio, legge, origine o rivoluzione se non tra i due poli
(luce e oscurità) della medesima immanente Forza: il magico Arcano di una
natura che ama nascondersi nei “Midi-Chlorian”, senza i quali - stando
alle parole di Qui-Gon – la vita (in qualunque sua forma e grado) non
potrebbe esistere né avere percezione della Forza che, magicamente, le
dà modo di esserci.
Star Wars ha ben poco a che fare con la fantascienza perché è una saga
fantasy spaziale (A long time ago in a galaxy far far away…), che non
problematizza la differenza tra il volo atmosferico e quello
interplanetario o intergalattico: i suoi spazi siderali sono rumorosi e
fragorosi quanto i nostri cieli popolati di uccelli, proiettili, missili e
aereoplani. La fantasia che anima questa saga non si misura con la fisica
einsteiniana, tanto meno specula/sproloquia su quella quantistica: il
magico/alchemico potere della Forza contempla, garantisce e manipola
arbitrariamente solo e soltanto la vecchia fisica newtoniana. Nessuno ha
problemi con l’assenza di gravità, a meno che non sia un Jedi o un Sith
a farlo lievitare, e nessuno viaggia per anni in sospensione vitale o
congelato (quindi nessuno ha problemi di nausea o ipotonia muscolare al
risveglio… se non Han Solo dopo esser stato liberato da un congelamento
che non ha subito per viaggiare da una parte all’altra dell’universo,
ma solo per punizione!), tanto meno c’è bisogno di immaginare ipotetici
“wormhole”, perché, quanto ad effetti, per il Millennium Falcon e il
suo equipaggio, viaggiare alla velocità della luce è esattamente come
superare la barriera del suono.
Ci piace Star Wars, ci piace tantissimo, ma di certo non perché lo
andiamo a classificare/catalogare/cercare tra i capolavori della
fantascienza. Ci piace perché è un bellissimo, tradizionalissimo fantasy
sul potere e sull’amore, pieno di mostri, orchi, elfi, trolls, maghi,
stregoni, chierici, guerrieri, principesse, spade magiche e mercanti senza
scrupoli. Ci piace perché è un fantasy sui rapporti sani/insani tra
maestri e discepoli, tra figli e genitori; che mette a tema la famiglia,
il clan e le comunità di appartenenza; che brilla davvero quando affronta
il nodo scottante della genealogia interrotta/oscurata per prender le
parti di quella ristabilita/illuminata; che respinge nel lato oscuro della
Forza l’Impero di qui maestri egomaniaci (Darth Sidius/Supremo Snoke)
che non possono colludere se non col figlio disturbato di nessun padre
naturale (Darth Vader) o con un discepolo parricida (Kylo Ren); che
accoglie nel luminoso equilibrio della Forza il discepolo (Anakin
Skywalker) che si riconcilia col figlio (Luke Skywalker), il padre (Han
Solo) che non confligge col maestro (Luke Skywalker), la sinergia delle
famiglie sane/sanate con la scuola dei maestri che non cessano di
riconoscersi discepoli per la prosperità di una Repubblica galatticamente
multietnica.
Beh, con tutto il rispetto per il tuo amico... questa è la scoperta dell'acqua calda! :) La diatriba è vecchia quanto la saga stessa, e non è certo un mistero che Lucas per scrivere la sceneggiatura si sia ispirato non solo a "Il Signore degli Anelli" ma anche a Kurosawa e i film di cappa e spada cinesi... insomma, "Star Wars" a seconda di come lo si guarda potrebbe essere anche un film storico! E non è certo l'unico: è risaputo che anche Isaac Asimov per scrivere il suo "Ciclo della Fondazione" abbia tratto spunto dalla Caduta dell'Impero Romano. La differenza tra fantasy e fantascienza è sempre stata piuttosto labile, diciamo che "Star Wars" viene considerata "fantascienza" in virtù della messinscena, perlappunto, più "futuribile" (astronavi, spade laser, teletrasporto, strumentazione elettronica...) ma le considerazioni del tuo amico, per quanto ovvie, sono totalmente condivisibili.
RispondiEliminaCiao Sauro!
EliminaOvviamente non è per difendere David che scrivo.
Ma scrive chi invece di Star Wars non sa nulla come me.
E, ecco, per me questo pezzo è stata una sorpresa continua, un capir cose e saper cose continuo. Ovvio che chi, come te, conosce bene sto mondo e l'ha pure analizzato, certo non ha letto tante cose nuove magari.
Ma ti assicuro che è un pezzo per cui l'acqua calda la scopriremo in tanti....
Poi sì, anche io pur non avendolo mai visto, sentivo puzza di fantasy, ma secondo me non è tanto quella la cosa più interessante (perchè è un fantasy) ma quella in cui si dimostra perchè non è fantascienza.
Ci sono dentro considerazioni che io nè avevo mai letto nè avevo mai pensato nè conoscevo.
Poi per chi l'acqua calda già la conosceva magari è solo un ribagnarsi le mani.
Ma non sai in quanti usiamo solo quella fredda in questi casi...
grazie del bel commento
Ovviamente il mio non voleva essere un commento "saccente", ho voluto solo evidenziare il fatto che la diatriba su "cosa sia" Star Wars è vecchia, appunto, quanto il cinema stesso. Ma capisco che non tutti sono appassionati di sci-fi...
EliminaCaro Kris Kelvin, non c'è diatriba - vecchia o nuova - su cosa sia "Star Wars"… semplicemente non è fantascienza… ma è importante ribadirlo perché costituisce un punto di partenza "pop" e un occasione popolare per affrontare seriamente cosa sia fantascienza, tanto in letteratura quanto soprattutto nel cinema. Credo che Caden Cotard abbia centrato pienamente la questione con la risposta che ti ha dato. In generale il "fantasy" è un genere letterario minore che più volte ha dato occasione e diffusione a un intrattenimento che confermi valori (antropologici, sociali e politici) reazionari. La "fantascienza" invece è un genere letterario minore che, nella maggior parte dei casi, offre ai suoi lettori e ai suoi spettatori occasione di affrontare criticamente tematiche filosofiche e teologiche utili a ripensare/rivolizionare la totalità delle condizioni che regolano la nostra esperienza estetica quotidiana.
Eliminada appassionato di fantascienza non posso non commentare.
RispondiEliminaAnche io ho sempre sostenuto che star wars non sia fantascienza e le motivazioni sono praticamente quelle scritte nell' articolo inoltre l'ambientazione spaziale con astronavi non implica necessariamente che l'opera sia fantascientifica, infatti esistono molte opere del genere che non sono ambientate nello spazio.
Le opere fantascientifiche vengono spesso divise in due macrocategorie quella "hard" e quella "soft".
La prima in ambito cinematografico non è praticamente pervenuta e si occupa maggiormente del lato scientifico di una tecnologia.
Quella soft invece sfrutta l'elemento fantascientifico per fare una analisi della società del periodo e quindi si sofferma più su aspetti politici, sociali, religiosi, morali....
Star Wars possiede elementi che si possono trovare nella fantascienza ma non li usa per fare un analisi della società e nemmeno per farne una descrizione tecnica scientifica, ma li usa solo per creare un ambientazione fantastica nello spazio che sia credibile.
Per me le opere televise e cinematogrfiche fantascientifiche sono per esempio: Black Mirror, Battlestar Galactica, District 9, Her, Ex Machina, Snowpiercer, Wall-e...
Affinché io (soggetto empirico) abbia esperienza di una qualunque cosa di fronte a me/diversa da me (oggetto empirico), bisogna che abbia delle sensazioni secondo lo spazio e il tempo, devo poi schematizzarle perché la mia immaginazione possa farne immagini utili alle categorie attraverso le quali il mio intelletto mi rassicuri sull'esistenza/non esistenza di quello che ho di fronte. Ma tutto questo mi esploderebbe in faccia, polverizzando il fenomeno e qualunque differenza tra soggetto e oggetto empirici, se non avessi quelle idee della ragione che non posso esperire ma devo postulare per contenere/dominare la mia esperienza. Sto parlando dell'idea di "anima" (la postulata inesperibile totalità delle condizioni del mio senso interno) che la fantascienza mette in questione riflettendo sulla robotica, gli androidi, i replicanti e l'intelligenza artificiale. Sto parlando dell'idea di "mondo" (la postulata inesperibile totalità delle condizioni del senso esterno) che la fantascienza - a partire dalle questioni epistemologiche e dalle questioni sperimentali/sperimentabili/vivibili suscitate dalla fisica einsteiniana, dalla fisica quantistica, dalla chimica e dalla biologia - affronta nei suoi viaggi intergalattici o nelle imprese di terraformazione. Sto parlado di come la fantascienza affronta le relazioni anima-mondo quando fantastica sulla realtà virtuale. Sto parlando di come l'ingegneria genetica suggestioni la nostra fantascienza a ripensare il rapporto non solo dell'anima con il mondo ma soprattutto con Dio. Eccoci dunque a Dio (la postulata inesperibile idea della totalità delle totalità delle condizioni della nostra esperienza) che la fantascienza mette a tema e in questione rivolgendoglisi come al totalmente altro/straniero/intruso dell'intelligenza aliena, con tutto quello che essa comporta quanto a salvezza o a estinzione. In proposito è da vedersi assolutamente il capolavoro di Jonathan Glazer: "Under the Skin".
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