18.3.17

Recensione: "Fuga"



Il primo film, quasi sconosciuto, di quel grandissimo regista che è Larrain.
E tutto fuorchè un'opera prima sembra questo Fuga, opera dura, ossessiva, sofferta, sulla storia di un musicista e del suo componimento maledetto, un componimento nato da un terribile fatto di sangue nel suo passato.
Musica che è vita e morte, riparo e dannazione.
Sì, Larrain era già grande.

presenti spoiler

"Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra"
Questa la prima frase della prima inquadratura del primo film in carriera di Pablo Larrain.
Nemmeno un secondo nel mondo del cinema e c'è questa frase.
"Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra"
A pronunciarla è un nemmeno trentenne musicista.
Ecco, mi piace pensare che questa prima frase di questa prima inquadratura di questo primo film di Larrain -detta poi da un personaggio praticamente coetaneo del regista (all'epoca aveva 28 anni) - sia il manifesto dello stesso regista, il suo immediato presentarsi, il suo comunicarci intenti ed ambizioni.
Quel musicista giovanissimo è il regista che ha già in testa la grandezza di quello che potrà fare.
E, proseguendo la metafora, dobbiamo dire che sì, che il talento nella musica di Eliseo Montalban è pari a quello nel cinema del suo "pigmalione" (passatemelo) ed alter ego Pablo Larrain.
A 28 anni sapeva già quanto grande poteva diventare.

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E ci regala un film che non è un'opera prima, che non è acerbo, che non è sperimentale, che non è un gioco d'esordio.
No, è la prima sinfonia di un direttore d'orchestra che vuole tutto.
E può tutto.
Praticamente introvabile e sconosciuto Fuga è, se ancora non l'avevate capito, il primo film di Larrain, regista capace con la stessa maestria di raccontare le laidezze del più piccolo uomo e quelle del più grande Stato, un giocoliere che continuamente restringe e allarga, microscopie che possono esser lette come macroscopie e viceversa.
Questo è un grande, grandissimo esordio.
Paragonabile, per trama e suggestioni, a Shine, credo che Fuga sia un'opera di spanne superiore, priva di qualsiasi retorica, dura, vera, e per niente consolatoria come sempre -fino forse ad esagerare in questo aspetto- è il cinema di Larrain, un cinema dove spazio per salvezze e riscatti personali ce ne son poche, dove i protagonisti finiscono in spirali senza via d'uscita, dove fallimento, miseria e debolezze umane la fanno da padrone.
Fuga è un grande film che parla di musica, musica che è insieme salvezza e dannazione, vita e morte, scintilla e spegnimento.
Eliseo Montalban è un giovanissimo musicista che da piccolino è stato testimone di un fatto devastante, lo stupro e l'omicidio della sorellina.
Quel pianoforte che si lorda di sangue diventerà al tempo stesso attrazione incontrollabile e repulsione fortissima. E così sarà per tutta la sua vita.
Comporrà solo un'unica grande partitura, Rapsodia Macabra, un brano dolente, sofferto e violento a volte.
La frase che ho riportato all'inizio a questo si riferisce, al voler realizzare un concerto con quello spartito.
Il concerto ci sarà ma, ancora una vola, diverrà simbolo di morte.
Montalban sprofonda.

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In un'altra temporalità, l'oggi (ma di pochissimi anni successiva), un pianista privo di talento riesce a ritrovarsi tra le mani quell'opera maledetta.
Incompiuta però. Prima prova maldestramente a completarla da solo e poi, con l'aiuto di altri musicisti, si mette alla ricerca di Montalban, convinti che quest'ultimo sia ancora vivo.
Molto curioso come Fuga possa richiamare moltissimo quel mezzo capolavoro horror che è Cigarette Burns di Carpenter.
In quel caso c'era un film maledetto, proiettato una sola volta.
Qui abbiamo un'opera musicale suonata una sola volta e maledetta allo stesso modo.
E in tutti e due i casi il film racconta di un'ossessione, quella di possedere l'opera.
Ma qui abbiamo una doppia ossessione, sia quella di Ricardo Coppa, il musicista senza talento, che ricerca la parte mancante dello spartito, sia quella dello stesso Montalban che quella melodia accompagnerà tutta la vita.
Raramente vedrete la musica raccontata al cinema in questa maniera, raramente film riescono a trasmettere in maniera così viscerale al potenza che può avere una melodia (la morte della pianista è emblematica in questo), questa commistione di vita e morte, riparo e dannazione.
Larrain usa anche una scena alla Shining (il lago di sangue che esce dal pianoforte) per farci capire fino a che punto Montalban sia posseduto da quella musica e dai terribili ricordi che gli evoca.
Il personaggio di Coppa, invece, è molto ambiguo. A tratti pare quasi un truffatore, altre volte, invece, uno che veramente farebbe di tutto per far conoscere Montalban e riuscire a salvarlo, farlo uscire nuovamente fuori.
Al solito gli attori di Larrain son perfetti, Benjamin Vicuna (Montalban) eccelle.
Ed ecco che ad un certo punto viene fuori anche la fantastica coperta di Linus di Larrain, Alfedo Castro.
E, ancora una volta, l'attore cileno si dimostra grandissimo anche se, devo dirlo, per me tutta la parte nell'ospedale psichiatrico è la più debole (e, per 10 minuti, i provini ad esempio, anche troppo leggera, abbassa la tensione).
Potentissima e quasi struggente però la scena del concerto dentro il carcere con Castro che, invece di fuggire come avrebbe potuto, porta il corpo dell'amico morto nel prato.
Tra l'altro per la terza volta il componimento di Montalban, la Rapsodia Macabra, sarà sinonimo di morte, pazzesco.

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Più di una volta Larrain si affida ad un montaggio alternato tra le due temporalità, in almeno un paio di casi davvero perfetto (vedi il concerto mentre Coppa tocca le note sul muro dell'ospedale).
Sulla colonna sonora, ovviamente, c'è poco da dire, è motore e protagonista del film stesso.
C'è una scena che mi ha messo un dubbio atroce.
Quando torniamo sul flash back principale, quello dell'omicidio della sorella (vero e proprio fatto scatenante di tutto) Eliseo si ferma davanti al pianoforte, guarda lo spartito e suona le prime 3 note di Rapsodia Macabra. Mi sembra assurdo che quella composizione non l'abbia scritta lui ma fosse quella che stava suonando la sorella.
Credo più o che quelle tre note gli siano venute fuori al momento, col suo talento, 3 note di morte venute fuori da quello che aveva visto, oppure che il flash back "reale" si sia mischiato nella testa di Montalban con la melodia che scriverà negli anni successivi.
In ogni caso un grande film, non perfetto, un film ossessivo, sofferto, che si muove tra grandi palchi teatrali e squallidi e poveri interni.
Fino ad arrivare ad un finale che è al tempo stesso bellissimo ma anche abbastanza troppo costruito e forzato (perchè li lasciano su quella chiatta in mezzo al mare? perchè lei si rifiuta di dare un semplice bacio e reagisce in quella maniera? alla fine erano arrivati alla fine della loro ricerca impossibile, invece che essere contenti sembrano diventati pazzi senza alcun motivo).

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Però Montalban sulla spiaggia, Montalban che decide, forse, di riprovare a vivere, Montalban che interrompe la melodia e che poi, però, come un pianista sull'oceano, si mette a suonare la parte mancante.
Fino a quello che accadrà.
E a quell'andar giù giù attaccato alla sua maledizione.
Attaccato alla sua vita.
Attaccato alla sua morte.


14 commenti:

  1. opera prima di un grande.
    il film di un regista da cucciolo

    http://markx7.blogspot.it/2016/08/fuga-pablo-larrain.html


    hai scritto molte parole, ma sono d'accordo ;)

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    1. Sempre prima arriva Ismaele ;)

      stroncato in patria?

      non sapevo!

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  2. per esempio:

    http://www.lanacion.com.ar/887481-fuga-de-ideas-en-un-film-sin-vuelo

    http://www.lafuga.cl/fuga/145

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  3. Ciao Giusè!
    È un po' che non scrivo, lo so, però in compenso continuo a leggere.
    Sto scaricando tutti i film del guardaroba, però non so quando riuscirò a vederli. Intanto ti ringrazio mille mila volte, per l'ennesima bella cosa che fai. E poi prometto che li guarderò tutti e tornerò a discuterne qua con voi. Un abbraccio!

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    1. ciao carissimo!

      sono contento ti piaccia l'iniziativa, speriamo piaccia anche ad altri ;)

      sono qui sempre e quando vuoi ;)

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  4. "C'è una scena che mi ha messo un dubbio atroce.
    Quando torniamo sul flash back principale, quello dell'omicidio della sorella (vero e proprio fatto scatenante di tutto) Eliseo si ferma davanti al pianoforte, guarda lo spartito e suona le prime 3 note di Rapsodia Macabra. Mi sembra assurdo che quella composizione non l'abbia scritta lui ma fosse quella che stava suonando la sorella.
    Credo più o che quelle tre note gli siano venute fuori al momento, col suo talento, 3 note di morte venute fuori da quello che aveva visto, oppure che il flash back "reale" si sia mischiato nella testa di Montalban con la melodia che scriverà negli anni successivi."
    Per una volta forse ti posso aiutare io, o almeno spero. Forse ti è sfuggito che le note che ha suonato quando trova la sorella morta non le legge dallo spartito che lei stava suonando ma le suona pigiando sulle gocce di sangue che si trovano sui tasti del pianoforte formate dagli schizzi del sangue, piùDanza Macabra di così :(

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    1. Fantastico

      non solo mi hai tolto il dubbio ma adesso diventa addirittura la scena top questa

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  5. Appena visto, mi ha lasciato un po stranito, l'ho trovato macchinoso, un po brusco, anche se affascinante e singolare. Spesso si fa riferimento all'acqua, lui da bambino che nuota nel mare poi in piscina, la frase "ho visto morire mia,sorella da sotto il pelo dell'acqua" e alla fine lo sprofondare negli abissi, ma non ho ben capito questo elemento, se ha una connessione con l'omicidio, con il suo sturm und drang o che altro. E la boa in mezzo al mare? Mistero. la scena che ho più apprezzato é appunto quando lui da piccolo, suona la melodia seguendo le gocce di sangue sul piano, mi ha colpito.
    Di certo il film sgocciola passione da tutti i pori. Grazie

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    1. Sempre interessantissimi e pertinenti i tuoi commenti

      forse ho capito che intendi per macchinoso e brusco

      sì, ricordo perfettamente l'importanza dell'elemento acqua e anche come ritorna nel finale

      ma ora dirti se e quale connessione aveva con l'omicidio non so

      oh, ma lo sai che io non me ero accorto che lui suonava quelle note di sangue?

      cioè, ovviamente la metafora l'avevo colta ma che tecnicamente potesse "suonare" quel sangue m'era sfuggito

      io credo che un film come questo sia quasi un obbligo vederlo

      non per il valore (che, comunque, c'è) ma per vedere da dove viene un regista così grande

      grazie a te

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  6. Grande esordio di un grande regista. Anche a me la suonata sulla chiatta è sembrata inutile e macchinosa,come se non si riuscisse a trovare un finale convincente. Evidentemente scartata l'idea del lieto fine è stata scelta quella del ritorno all'acqua e della morte. Montalban esce dall'acqua della piscina, sente la musica e vede la morte, sulla chiatta Eliseo suona, finisce in acqua insieme al pianoforte e muore.

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    1. molto contento

      sì, perfettamente d'accordo su tutto quello che dici

      ora devi vederti Post Mortem, per certi versi il mio preferito (ma forse solo per la "snobberia" che lo vidi quando Larrain non era nessuno e credevo di presentare un regista sconosciuto che sarebbe rimasto tale)

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  7. finalmente l'ho visto ...

    Larrain è sicuramente un grande regista, ho apprezzato molto "Il Club", ottimi anche "Neruda" e "No", meno "Jackie", ma non ho mai visto nessuno dei suoi acclamati esordi e così, eccomi davanti al vero esordio, quello sconosciuto ai più. Film girato con una maturità, un'intensità e un equilibrio da veterano (ma aveva solo 28 anni), un film coraggioso (portare la musica e l'ossessione per essa sul grande schermo non è esercizio semplice) dove si ritrovano le classiche figure protagoniste nelle opere del Regista cileno. Personaggi entusiasti, animati da un talento, un ossessione, una passione, tutte figure mai realizzate che si muovono in contesti dove il perdono e la vittoria non sono possibili. Non c'è assoluzione o soddisfazione, nemmeno per lo spettatore che ha una sola certezza, non può sperare nel lieto fine.
    Film caratterizzato dal montaggio (più periodi racchiusi in breve lasso temporale, a parte le origini, tra loro intrecciati), dalla fotografia già curata e sempre luminosa, ma soprattutto dalla musica (scritta, ascoltata, composta, assassina). Non tutto funziona (ho subito alcune sequenze in manicomio e non ho capito la logica degli eventi del finale), ma non lascia indifferenti. Ci sono sequenze che rimangono nella memoria (la morte durante la fuga dal manicomio), figure allegoriche (il sangue che esce dal piano) e tanto altro che, messe assieme, formano uno spartito che è un piacere vedere/ascoltare.
    Non so come Larrain abbia avuto così coraggio e da dove abbia tratto l'ispirazione, ma il suo alter ego nel film compone la sua prima e unica melodia seguendo le tracce ematiche lasciate sui tasti del pianoforte dopo un evento traumatico e tragico, spero che non vi sia nulla di autobiografico. Gulp.

    VOTO ***+

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    1. con il solito ritardo eccomi a rispondere ai tuoi soliti interessantissimi commenti

      sai che non avrei mai detto che ti potesse piacere Neruda?

      sì, questo già adesso è un film sconosciuto di Larrain, senza guardaroba credo che non l'avrebbe proprio visto nessuno

      (e che soddfisfazione parlare per strada a Torino con Larrain stesso e dirgli che avevamo trovato e fatto vedere il suo primo film...>)

      sì, si fa fatica a considerarlo un'opera prima

      però sui personaggi larrainiani un pochino discordo, almeno in quella accezione "entusiasti"

      si solito li vedo invece molto malinconici e tristi ;)
      (però non ho visto NO)

      per il resto analisi perfetta, non ricordo alcune cose che dici ma mi sembra tutto molto ben giudicato

      e riguardo la faccenda del sangue (mi allaccio al secondo commento) assolutamente, è come dici te

      il fatto è che io non l'avevo praticamente notata sta cosa, il film sarebbe stato anche più bello

      è una cosa anche abbastanza argertiana (del primo Argento dico)

      comunque gran film

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  8. ecco.... rileggendo la tua recensione,
    riguardo alla composizione originaria, ho avuto la sensazione che eliseo abbia seguito le tracce di sangue
    sai come in quei film che per digitare un codice, su una tastiera numerica, seguono le impronte digitali, o i numeri più consumati, ecc..
    ecco, qui Eliseo, digita tasti sporchi di sangue, nella sequenza che appare davanti ai suoi occhi; ma tutti tasti con evidenti gocce di sangue

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